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iz/^'^<br />
I<br />
.4*<br />
I<br />
(;riJS)C;vi£Bpi<br />
AIVIVO I.<br />
LODl<br />
TiPOGRAiiA ormiro, camaoni o mara/zi if
305<br />
V. \
ARGHIVIO STORIGO<br />
PER LA CITTA E GOMUM<br />
DEL CIRCONDARIO<br />
I>I LODI<br />
Aivrvo I."<br />
LODI<br />
TIPOCRAFIA QUmiCO, CAMAGNI 6 MARAZZI<br />
1882.
Digitized by the Internet Archive<br />
in 2011 with funding from<br />
University of Illinois Urbana-Champaign<br />
http://www.archive.org/details/archiviostoricop01cava
X<br />
V.I<br />
ANNO 1' CIUGNO DISPENSA l'<br />
\Y©m/k E©©LEmmYm^<br />
BELLA CITTA DI LODI<br />
^ del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO «''<br />
I."<br />
Origine e fondazione della Chlesa lodigiana<br />
S. BARNABA APOSTOLO<br />
I.° Costante tradizione, confermata dall'autorita d'una schiera<br />
di illustri Scrittori, afTerma la Chiesa Lodigiana aver ricevuto<br />
il lume della Fede fin dal tempo degli Apostoli. — Noi ne for-<br />
niremo le prove.<br />
E dapprima parve necessario discorrere sulla fondazione<br />
della Chiesa Milanese, dalla quale, come rivoli da <strong>fonte</strong>, trassero<br />
origine tutte le Chiese delle citta circonvicine; poi con maggiore<br />
sicurezza potremo concludere che 1' Apostolo medesimo<br />
(1) La Storia dei Vescovi della cilia di Lodi del Sac. G. A. Porro e la<br />
piu anipia che noi abbiamo, bcnche nel manoscrillo die apparlicnc alia Biblio-<br />
tcca Comunalc si Irovi ia lacuna di aicune vile di Vescovi. Nel presenlare al<br />
pubblico que
— 2 -<br />
che evangelizz6 la Metropoli della Lombardia, portossi pure ad<br />
evangelizzare la nostra vecchia citta.<br />
U.° L' autore degli apocrifi attribuiti a S. Clemente Papa<br />
{lib. I, Eecognil.) , terzo Pontefice dopo San Pietro , k il piu<br />
antico Scrittore cbe asserisca essere San Barnaba Apostolo,<br />
imperando Claudio, capitato in Italia e venuto a Milano, ove e<br />
in tutta rinsubria predicasse il Vangelo. Altrettanto accertano<br />
S. Ip[iolito martire (/. cle Septuaginta discipulis) e il b. Doroteo<br />
vescovo di Tiro. Sozomeno poi {Synop.) scrive: « Barnaba, co-<br />
stituito ministro della Divina parola con Paolo, fu il primo che<br />
a Roma predico Cristo e poscia fu fatto vescovo dei Milanesi. »<br />
E S, Girolamo {Ep. ad Cromat. el Heliodor.): ah' A.Y>osiolo Barnaba<br />
fu fatto vescovo di Milano. »<br />
Ne diversamente parlano i nostri Scrittori. — Leggesi nel-<br />
I'Antica Generale Cronica di Milano, esistente nella Biblioteca<br />
Ambrosiana: « Il beato Apostolo Barnaba, co' suoi due santi<br />
discepoli Anatalone e Caio nobile romano, arrive a Milano, e<br />
avendo trovato sulla vetta delle porte della citta interna domi-<br />
nare gli idoli, e essersi promulgata la legge che chiunque var-<br />
casse le porte della citta doveva o genuflettere dinnanzi agli idoli<br />
o essere decapitate, rimase fuor dell' antica citta e abit6 presso<br />
il Fonte Santo . . . Opero molti miracoli, e vicino al <strong>fonte</strong> e-<br />
resse un altare e vi celebro la messa. Consecro vescovo di<br />
Brescia il Beato Anatalone, e a suo coadiutore ordino il Sacer-<br />
dote B. Caio. Avendo poscia battezzato il popolo nel santo <strong>fonte</strong>,<br />
e convertiti molti alia fede di Cristo, e distrutta in gran parte<br />
I'idolatria, entr6 nella citta interna, y E dopo aver chiamato<br />
Barnaba primo vescovo di Milano, conchiude col testimonio di<br />
Barnaba medesimo che di se stesso disse : « lo pervenni a Mi-<br />
lano, che, dopo Roma, e la citta piu famosa che si abbia, ove<br />
trovai alcuni del popolo che volontieri udivano la parola di Dio,<br />
e ricevettero il dono della fede. » Anzi nell'Officio Ambrosiano<br />
nelle lezioni del giorno (11 Giugno) di questo Apostolo, si legge:<br />
« Barnaba levita, di Cipro , . . . separatosi da Paolo, parti pei*<br />
ritalia e dapprima venne a Roma, indi associatisi i discepoli<br />
Anatalone greco e Caio romano venne a Milano, della qual citta<br />
fu il primo vescovo, avendola imbevuta nei misteri della fede<br />
Cristiana. Indi lasciato in suo luogo Anatalone, stabili nella fede<br />
cristiana Bergamo, Brescia e altre citta; » e continua fmo alia<br />
sua partenza per Cipro e martirio a Salamina. II Card. Baronio,<br />
padre della Storia Ecclesiastica, negli Annales Eccles. {t. I, p.<br />
305, n. 54): « Che lo stesso Barnaba sia venuto in Italia, abbia<br />
predicate nella Liguria ed eretta la nobilissima Chiesa Milanese<br />
e diflusamente propagata la fede di Cristo, lo attestano in mode
- 3 -<br />
certo e indiibitato le tradizioni della medesima Chiesa, e i momimenti<br />
conformati dalla testimonianza di niolti Scrittori. » A<br />
tiitti i quali scrittori appoggiato c alia Cronica di Bartolomeo<br />
i^econdi di Alba clie soiisse il 15 febbraio 938, Fra Salvatore<br />
Vitali asserisce aver Milano nel 43 d. C. (l)(primo deU'impero<br />
di Claudio) ricevuto il Vangelo: « In quest' anno, secondo il<br />
calcolo pill foiulato, Barnaba, detto anclie Giuseppe, levita di<br />
Cipro, conseguito insieme con Paolo dottor delle Genti 1' apo-<br />
stolato I'ra i Gentili, esercitando I'opera della predicazione a s6<br />
ingiunta, visitate le regioni dell'Asia, e diffusovi in lungo e in<br />
largo il Vangelo, venne in Italia, predico nella Liguria ed eresse<br />
la Chiesa Milanese, e nel <strong>fonte</strong>, dove poscia rizzo un altare,<br />
battez/o una moltitudine d'uomini. Egli fu il primo Arcivescovo<br />
Metropolita e Primate della Gallia Cisalpina. llisiedette per sette<br />
anni .<br />
. . Della venuta di S. Barnaba in Italia parlarono ab-<br />
bondantemente piii di trecento scrittori, che attestano aver egli<br />
])redicato nella Liguria, nella Lombardia e nelle altre terre fi-<br />
nitime. » E a conforto di sua asserzione, oltre la tradizione ver-<br />
bale e scritta, le cronache antiche e rOfficio Ambrosiano, cita<br />
Francesco Scoto {Iti)ie)'ario d' Italia), Giacomo Gabbiano cremonese<br />
{f.audia(tes I. Ill), Odoardo Garoluccio (/. /, fol. 3),<br />
Federico Federici, Filiberto Pingonio, Lodovico Chiesa {De hist.<br />
Eccl. Pedem.), Gaspare Trissino, Gaspare Sanzio {in Comment,<br />
hist. Ap.), e molti altri storici cremonesi e bresciani. Confuta<br />
infine Giacomo Gualla e Antonio Maria Spelta, che, asserendo<br />
aver S. Siro predicate in Milano ordinandovi ogni grado di clero<br />
e operandovi miracoli, negano essere S. Barnaba il fondatore<br />
6 primo vescovo della Chiesa milanese e propagatore della fede<br />
cattolica in molte altre citta circonvicine e sulTraganee (2).<br />
(I) Conforta questa sua opinione coll'aulorila di Filippo Bergamasco, Flavio<br />
Lucio conlcmporaneo di Si Gerolamo, delle Cronache Sacre del Monle Seraflco<br />
deH'Alvernia.<br />
(2) Alessando Monaco nella sua Lode, seguilo da Simone Melafraste e da<br />
gravissimi autori greci e da Luigi Lipomano vescovo di Verona, scrisse: * Come<br />
poi Barnaba, condollo dallo Spirilo divino, usci dalla cilia di Antiochia, Yisil6<br />
lulle le cilia e le regioni d'llalia, diffoiidendo in lungo e in largo il Vangelo<br />
di Crislo; ne si fernio linclie venne a Homa . . . L'scilo di lloina, porlo il Van-<br />
gelo a Milano e alle cilia vicine. »<br />
Francesco Castello afferma in un suo libro esislente nella Biblioleca Ambrosiana<br />
che I'anno del Signore XLI, prime dell'lmpero di Claudio, Barnaba<br />
predicasse in Roma I'Evangelo, e che, slimalo pazzo da clii mai aveva udilo<br />
simili misterii, scossa la polvere da'piedi, di la si diparlisse c venisse a Milano,<br />
citli principalissima ed allora chiamala la seconda Roma, ed avendo seco con-
- 4 -<br />
III.o Se perfetto e V accordo fra gli scrittori sulla venuta<br />
deir Apostolo S. Bai-naba a IMilano, disparatissime invece sono<br />
le opinioiii sul tempo di questa venuta. Gaspare Bugati la pone<br />
nel 40 di Cristo ; nel 41 Francesco Castello ordinatore del<br />
Duomo di Milano; nel 42 Lodovico Cavitello, scrittore Cremo-<br />
nese; nel 43 lo storico milanese P. Salvatore Vitali, francescano;<br />
nel 48 (anno sesto di Claudio imp.) Andrea Alciato; nel 51 Baronio<br />
seguito da Fausto Verdelli, che e come il suo commentatore,<br />
e da altri. Corre un divario di undici anni fra la prima e I'ultima<br />
sentenza. L'epoca di Gaspare Bugati parci troppo antici-<br />
pata ; troppo tarda quella di Baronio , a meno questi inten-<br />
desse precisare solo 11 tempo in cui, essendo convertita la Gallia<br />
Cisalpina al Cristianesimo ,<br />
1' Apostolo parti dall' Italia. Ai piii<br />
degli scrittori arride il 41, 42, 43 di Cristo. A noi basta poter<br />
asserire che al cadere della prima metk del secolo I.°, Barnaba<br />
fondasse la Metropolitana , da dove per un settennio portavasi<br />
a predicare, erigendo verso il 45 la Chiesa di Lodi.<br />
IV.° Qui aveva mandato discepoli a preparargli la via: tenne<br />
ei dietro in persona , e seguito da' suoi precursor! e dai pochi<br />
primi credent! fino allora rimasti occult! , csercito 1' apostolato<br />
suo in pubblico , predicando , confondendo Flamini e Rabbini<br />
che pur in Lodi avean stanza, convertendo, battezzando , fondando<br />
la nostra Chiesa. — A cio non contraddice la Storia.<br />
Molt! autori implicitamente 1' attestano ; molti esplicitamente<br />
raffermano.<br />
(CoDtinua).<br />
dotti due suoi discepoli, Anatalone e Caio, (rovato esser presidcnte Imperiale<br />
in cssa citla certo Giuliano, Rellorc anchc della Gallia Cisalpina primo<br />
di lulti annunciasse la parola Dio. E a conferma di cio, non solo cifa le ac-<br />
cennate parole di S. Barnaba^ nia ricorre anche alia Cronica di Pagano Mila-<br />
nese e del P. Galvagno Fiamma scritlore assai nolo, e di Leone milanese; e<br />
afferma il racconlo del <strong>fonte</strong> e dei miracoli presso a quello operali, dell'aliare<br />
erelto, della predicazione nella Gallia Cisalpina^ e dell'elezione del successore<br />
Analalone prima di partire per Cipro.<br />
Gasparo Bugali {Ci'on. cap.): « Essendo I'ampia citla di Milano inline soUo<br />
i felici auspicii de' Ilomani, Barnaba, dopo allie varie fatiche e diversi viaggi,<br />
venne in Italia, ed in questa citta (di Milano) I'anno 41 del Signore per tesli-<br />
roonio di S. Gerolamo e di Silvestro 1." Papa, oltre il B. Uoroleo, fondo la<br />
prima Chiesa di Cristo non solamcnle nella provincia milanese, ma forsc d' 1-<br />
lalia, ecc. »<br />
Lodovico Cavitello {Hist, di Cremona): « Barnaba, discepolo di N. S. G. C,<br />
insieme a Caio romano e Anatalone greco, venne a Milano, e ivi e in tutia la<br />
Gallia Cisalpina per selte anni divulgato per loro mezzo la iiarola divina, fallo<br />
Analalone Vescovo di Brescia, i Cremonesi alia loro predicazione ricevettero<br />
la fede. »<br />
Giovanni de Deji cd Eusebio Catlanio barnabita e vescovo Felesino dicono:<br />
« L'Apoblolo Barnaba di Cipro .... alcuni anni dopo rAsccnsione di Cristo
— S -<br />
Sijjtiore ai cielo, fa il primo cho per romniissionc del H. Aposlolo Piclro prc-<br />
(lico la ft'do ai Koinaiii; di poi, niandalo dni modesinio I'iclro nolla Gallia Ci-<br />
s;dpina a prodicarvi il Vaiiirt'Io di Crislo, wnne a Milano, c islitiii c fondo<br />
la L'hit'sa, cho por uii stMlfiinio santissiniamoiite ymminislrd, e lascialovi il ve-<br />
soovo Analolio col suoofssore, eresso la Chii'^a di HtT^iaiiio<br />
di Hirseia. »<br />
BtM'iiai(iit)o Corio {Uistoria ili Milana) si iimila ai liilto {lie; « Qiiivi (a<br />
Milano) al prosoiilo c' o il lompio di S. Salvalorc, nonie imposlo per il Divo<br />
Barnaba opiscopo di Milaiio. »<br />
L'erudilissimo Alcialo: t Morlo Tiborio, iiel soslo anno doirimpcro di<br />
Claiidio, Barnaba voniio a Milano. Lo accompagnavano i du
ANTIGHI OSPEDALI L0DI6IANI<br />
S. Sepolcro in LiOd-iveccliio<br />
Prima del quattrocento di nostra era non trovasi eserapio<br />
di uno stabilimento precisamente simile ai nostri spedali, od<br />
almeno agli ospizj ne' quali son raccolti i nostri cronici. Ora<br />
tali stabilimenti per la natura e I'importanza loro non dovevano<br />
sfuggire ai racconti degli istorioi. Probabilmente i nostri antichi<br />
non n' ebbero noppur I'idea o non ne provarono il bisogno (1).<br />
I costumi patriarcali e la primitiva civilta prevenivano un<br />
tal bisogno coll' ospitalita, colla costituzione della famiglia e<br />
colla schiavitii.<br />
L' ospitalita veniva esercitata come privata virtu con tal<br />
viva espansione, che lasciava sentir poco il bisogno di un pubblico<br />
benefizio. I costumi degli Ebrei ed i popoli dell'Asia moderna<br />
ne conservano tuttora le tradizioni. Cosi pure presso gli<br />
anticbi la famiglia lormava un corpo piu strettamente unito;<br />
era essa in tal qual modo protettrice di tutti i suoi membri.<br />
Essi disperdevansi meno, e venivano piu assistiti. Se gli antichi<br />
non avevano pubblici spedali, avevano domcstiche infermerie.<br />
Gli schiavi ancora erano compresi nella famiglia ; il padre di<br />
famiglia era tenuto a curarli in malattia ed in vecchiaja, ed<br />
alimentarli se sani. Era lo schiavo ricevuto anch' esso e curato<br />
nell'infermeria domestica, e nel locale per la convalescenza. La<br />
schiavitii non era un mezzo di disfarsi de' poveri, ma poneva<br />
a carico del padrone il mantenimento del servo.<br />
I beneficii del Cristianesimo non saranno men degni della<br />
nostra ammirazione e della nostra riconoscenza per aver prov-<br />
veduto con nuovi soccorsi ai bisogni anch' essi nuovi, e per<br />
(1) De Gerando: Pubblica Beneficenza. Vol. VII.
— 7 —<br />
aver impresso alia pieti iin piii sublime carattere, e prer.tata ai<br />
soccnrsi una niagpior perfeziono.<br />
Dissi ai nuovi bisogni, poiciio iiuamlo libeio divennc il la-<br />
voro e rartifiiano dovette giornalmente guailagnarsi la sussistenza<br />
col proprio salario, incominci6 a farsi seiitire in mezzo<br />
alle citta il bisogno degli spedali. Questi adunque divennero<br />
necessarj per causa della eniancipazione del lavoro, dello slancio<br />
delle arti e delle condizioni da esso adottate.<br />
Nei primi quattro secoli dell'era nostra atteso le persecu-<br />
zioni degli imperatori roinani contro i cristiani, non potevano<br />
questi ultinii erigere chiese e tanto meno gli spedali, ma la<br />
casa di ogni cristiano era aperta al suo confratello; facevano le<br />
parti fra essi giusta i mezzi dell'uno ed i bisogni dell'altro. Le<br />
case dei vescovi e dei preti erano un' asilo aperto ai poveri<br />
ed agli stranieri; la di loro tavola stessa era comune agli ospiti<br />
che vi arrivavano (1). S. Giovanni Grisostomo ci fa sapere che<br />
la necessita di fondare o?pedali non si fece sentire che quando<br />
la carita incomincio a ralTreddarsi. II genio della religione fece<br />
germogliare una tale idea in qualche anima generosa, e cre6<br />
quasi altrettanti monumenti, ne' quali la carita si mostrava vi-<br />
vente (2).<br />
I primi asili aperti dalla cristiana carita vennero destinati a<br />
ricevere quegli stranieri, che viaggiavano per pie cagioni, per pel-<br />
legrinaggi. Uno di tali asili ne troviamo nel nostro territorio presso<br />
Castione nell'antichita chiamato Scnodogo voce derivata dal greco<br />
Xenodochium, perche posto suUastradaromeao romana, serviva<br />
d' albergo ai viandanti. In Lodi ne avevamo uno detto di S.<br />
Stefano fondato da un Modegnani (ora la cosidetta Corle della<br />
Gatta), un altro in faccia di S. Giacomo detto appunto: Ospedale<br />
de' Pellegrini di S. Giacomo, fondato da un Temacoldo.<br />
Le scarse notizie, die potemmo rilevare dalle ruine di Lo-<br />
divecchio ci permettono di credere che ivi gia ne esistessero.<br />
Anzi quella Santa Savina de' Tresseni, che fu si pietosa a raccogliere<br />
le ossa dei martiri Naborre e Felice, non era che una<br />
dama illustre, intenta solo a consacrare le proprie sostanze e<br />
se stessa al servizio degli infelici.<br />
Nel 7' 8 la piccola citta di Lucca si fa gloria di esser stata<br />
una delle prime a fondare un ospedale, cui ben presto le citta<br />
tutte d'ltalia moltiplicarono a gara simili fondazioni.<br />
II primo ospedale lodigiano ricordato dal canonico Defen-<br />
dente Lodi, il piii diligente investigatore delle nostre antichita<br />
(1) Thomassino: Veins el nova Lcrl. disciplina, pari. I. lib. 2.<br />
(2j 6. Uiovanui Urisoslomo. Omclia 85,
- 8 -<br />
6 quelle cli S. Sepolcro della vecchia citta. « Essa ebbe origine<br />
subito dopo la crociata impresa da Goffredo Buglione nell'anno<br />
1099. Avendo molte persone presa in allora la via di Cierusalemme<br />
per divozione religiosa ed umanitaria, fra queste v'ebbe<br />
un Giselberto Cainardo, il quale nella partenza consegn6 ai ca-<br />
nonici di S. Lorenzo un suo podere coll'onere difabbricarvi un'<br />
ospedale, come infatti fecero. Infermatosi il crociato dopo il<br />
ritorno nell'antica Lodi, vi mori dopo aver ordinato le sue cose<br />
e raccoraandato agli amici alcune reliquie del Santo Sepolcro<br />
di Gerusalemme e della Croce Santissima di N. S. da lui ac-<br />
quistate non senza grandi difdcolta, per consegnarle ai suddetti<br />
canonici, colla preghiera di fabbricare una chiesa ad onore del<br />
Santo Sepolcro e della S. Croce propriamente vicina al fondato<br />
ospedale. A tal uopo tenutosi consiglio, quel canonici chiesero<br />
ad un Bernardo Chievano di quel dintorni, tanto terrene, che<br />
bastasse per 1' erezione della cbiesa od oratorio. Compiacque<br />
Bernardo cortesemente al Capitolo senza alcun interesse, anzi<br />
voile farsi cedere dal suo fratello Guarino altrettanto terrene<br />
per soldi otto. Notisi bene che il soldo di quel tempi, giusta<br />
I'Arcidiacono, il Boerio ed il Lodi (1) valeva uno scudo. Dove<br />
esistessero codesta chiesa e codesto ospedale, si puo dedurre<br />
in parte dall'Atto di compera del suddetto terrene, che nota ar-<br />
rivasse sin dentre le fosse pubbliche scavate gia per difesa<br />
della citta in occasione delle guerre co' Milanesi, pojcia in<br />
parte spianate d'ordine del Capitolo medesimo coH'ajute de' vi-<br />
cini, onde proseguire 1' erezione della suddetta chiesa; sicche<br />
convien dire che fosse poco fuori della citta e bensi a mezzo-<br />
giorne. Cio e anche confermato dall'lstrumento d'acquiste rogato<br />
da Amizzene Giudice nel 1148, neirintervallo cioe dalla prima<br />
alia seconda distruzione di Lodivecchie, fatte da mensignor<br />
Cassino di un campo, di cui da per confini il fiume Sillere ed<br />
il borgo di san Sepolcro, quindi posto in mezzo ai due borghi<br />
di s. Sepolcro e di s. Naborre, dei quali si ha frequente men-<br />
sione neU'Archivio del Vescovato.<br />
« II tempo precise di codesta erezione si rileva da antichis-<br />
sima pergamena della Collegiata di S. Lorenzo, eve se ne legge<br />
tutta la narraziene, di poco anteriore alia prima distruzione di<br />
Lodivecchie (anno 1111). Da principle 1' ospedale ebbe nome<br />
di S. Lorenzo per esser state fabbricato da quel Capitolo. In<br />
seguito si vede che I' ospedale era raolto discosto dalla cane-<br />
nica di S. Lorenzo con grave incomodo pei merti che vi si do-<br />
(1) Can. Defondcnle Locli : Ilisloria dcgli Ospedali di Lodi. Manoseritlo della<br />
Laudensc.
— —<br />
vevano tumularo. Dippiii la chiesa annessa essendo ancor fatta<br />
di legno , il Proposto tlclhi CoIlo;j;iata la racconiaiidt^ per \m<br />
anno in un coU' ospedale ad un Anselino da Vidardo uomo no-<br />
bile e riccliissimo, che prometteva di votar so e tutte le sue<br />
robe al servizio di Dlo, associandosi anche il suo fj'atello sacer-<br />
dote Arialdo. Anselmo scorgcnilo poi die codesto prete era aniato<br />
dai cittadini e specialniente dai pelicgrini, costrusse la chiesa<br />
sotto r invocazione del S. Sepolcro, e cominciaro ad eccitare 11<br />
popolo e la vicinanza contro il Preposto di S. Lorenzo, ed egli<br />
stesso e molti altri a dotarla di beni. 11 popolo riscaldato da<br />
questi esempii, prego dapprima con buone parole il Preposto ,<br />
perche la rinunciasse , e vedendo poi che in niun modo lo potevano<br />
tacitare, lo costrinsero colla fuga a concedere quanto<br />
avea prima rilliitato. Egli gottando in terra il bastone , che te-<br />
neva in mano , disse : cc Rinuncio a quanto non e di diritto a<br />
S. Lorenzo. » Dope cio i pellegrini vi impiegarono un sacer-<br />
dote monaco dietro consenso ed autorita del Vescovo Arderico,<br />
che poco dopo lo sospese dalle fiinzioni sacerdotali. Distrutta<br />
Lodi neir anno 1111, il suddetto Vescovo fece chiamare il Pre-<br />
posto e gli disse: « Ora riprendi 1' autorita sulla chiesa a te<br />
levata con violenza, non potendo in allora farti giustizia, giocche<br />
gli uomini di questa citta erano di dura cervice. » Poscia quel<br />
Preposto eresse con mattoni quella chiesa , che prima era di<br />
legno. Nei dintorni di essa molte persone provenienti da ogni<br />
parte vennero ad abitare, tra esse venne un milanese, uomo no-<br />
bile e sapiente di nome Belencio de' Beccaria, il quale sentendo<br />
la passata rinuncia, convoco tntti i vicini e fece-^ji da loro pro-<br />
mettere con giuramento , che sarebbero seco per difendere la<br />
giustizia di quella chiesa. Cio fatto scacci6 i ministri della sud-<br />
detta Collegiata di S. Lorenzo dalla chiesa di S. Sepolcro, e<br />
cos'i nacque lite tra quel vicini ed il suddetto Preposto col Capitolo.<br />
Tale questione venne data in appello al Vescovo Arderico,<br />
di venerabil me^noria, che udita la discussione d'ambele<br />
parti, col consiglio di tutto il clero , dei giudici e d' altri savi,<br />
venne alia line definita nel seguente modo, che la chiesa di S.<br />
Sepolcro di nuovo fosse e dovesse stare sotto il governo e di-<br />
sciplina della suddetta chiesa di S. Lorenzo. La definitiva sen-<br />
tenza dai parrocchiani per un decennio fa rispettata. II turbato<br />
posscsso avvenne ancor sotto il sullodato Vescovo, e di nuovo<br />
venne canonicamente confermata la precedente sentenza dietro<br />
consiglio di Bernardo, Vescovo pavese di venerata memoria, e<br />
d' altri venerablli laici e chierici lodigiani, tanto di coloro che<br />
assistetlero al tempo della costruzione di quella chiesa, che<br />
degli altri. Cosi leggesi nei nostri irifrascritti istrumenti affissi al
- 10 -<br />
pubblico^ quali potete vedere con fede occulata, quale raille volte<br />
e stata confermata da tutto il clero lodigiano, meno due (1) ».<br />
Questa scrittura ancorchfe semplice ed imperfetta ci h parso<br />
bene di riferire integralmente , contenendo essa molte partico-<br />
larita che rischiarano le cose nostre di quel tempi, stimandosi<br />
assai autentica dalla sua anticliita , dacche i caratteri in piii<br />
luoghi smarriti la rendono difficile ad intendere , oltrecche la<br />
forma dell' abbreviature usuale di quei tempi la rendono oscura.<br />
Quelle parole di venerahile memoria per monsignor Arderico<br />
nostro Vescovo e primo di questo nome, nonche per monsignor<br />
Bernardo pure primo di quel nome a Vescovo di Pavia, danno<br />
a conoscere esser quel racconto compilato molto tempo dopo<br />
I'erezione della suddetta cbiesa di S. Sepolcro, facendosi rnen-<br />
zione di Arderico Vignati in piu scritture di questo vescovato<br />
dall'anno 1109 a tutto il 1127, e di Bernardo Lonato, Vescovo<br />
di Pavia dal 1120 al 1138, Credesi nondimeno che cio sia av-<br />
venuto prima della seconda e totale distruzione della vecchia<br />
citta nel 1158. Resterebbe a vedere , come avendo il Cimarco<br />
assegnato un podere ai canonici di S. Lorenzo perche fabbri-<br />
cassero I'ospedale e poscia appresso una chiesa sotto il titolo<br />
di S. Sepolcro, credessero necessario di mendicare il luogo per<br />
essa, quando la parola praedium iii questo senso non la piglias-<br />
simo per campo. Inoltre come spianassero le fortiflcazioni du-<br />
rante la gyerra ed erigessero la chiesa con tavole di legno, ci6<br />
non fu che dopo lo sterminio della citta, essendo d'allora proi-<br />
bito alzar mura , ed altri simili particolari poco confacenti al<br />
nostro proposito. I tre bisantini, monete di Costantinopoli, no-<br />
tate in quell' istrumento e consegnate ai latori delle Santa<br />
Reliquie, possono esser date per loro ricognizione, sebbene dal-<br />
r obblazione fatta dall'imperatore Federico 1." ed imperatrice<br />
Beatrice di Borgogna per la fabbrica della nostra Cattedrale<br />
accennata dal Morena, si conosce gi^ quanto fosse scarso il denaro<br />
in quei tempi , sicche possono considerarsi quale obbla-<br />
zione anche alia fabbrica del siiddetto S. Sepolcro.<br />
Sorta la nuova Lodi, il Preposto ed i canonici di S. Lorenzo<br />
si trasferirono in essa e noi siamo ancora in dubbio suUa sorte<br />
deir antico ospedale e della chiesa di S. Sepolcro, se demoliti<br />
restassero in abbandono , oppur se quei beni con altri del Ca-<br />
pitolo venissero incorporati. Eppero a loro memoria venne e-<br />
retto ancora un nuovo ospedale e chiesa sotto il titolo di S. Se-<br />
polcro nel borgo oltre I'Adda, di cui nell' Archivio del nostro<br />
(1) Pubblicala nel « Codex diplomaticus Laudensis » del chiarissimo abate<br />
Cesare Vignali. Parle 1, N. 170. Milano, Brigola, 1879.
— It —<br />
Ospedale INIaggiore conservasi istrumento rogato da Filippino<br />
Cazzulo per 1' anno 1318. — Non nianca chi crede , esser deri<br />
vata dal summenzionato ospedale la ricca Commenda di S. Gio<br />
vanni gia esistente in questa citta, sapendo cheroidine di que<br />
cavalieri ebbe origine poco do[io la i)iima crociata per proteg<br />
gere i pellegrini , e cbe nel progresso del tempo i canonici d<br />
S. Lorenzo venissero spogliati dei beni annessi a quell' ospe<br />
dale. Dippiii le terre della Quaina addette all'accennata Com<br />
Dienda , essendo non molto discoste da Lodiveccliio , ci fa so<br />
spettare che gia appartenessero all' ospedale in discorso , non<br />
che la prossimita della casa spettante alia Commenda a quella<br />
della canonica di S. Lorenzo. Cos'i quest' antica istituzione be-<br />
nefica, seguendo I'andazzo dei tempi, associava lo spirito ca-<br />
valleresco all' ardente carita del cristianesimo.<br />
DEL LAGO PULIGNANO<br />
NEI PRESSI DI LODI<br />
Comeche la cognizione delle vicende storiche di una zona<br />
quantunque ristrettissima di territorio , qualora per la sua im-<br />
portanza possa tornare di utile benche picciolo alia storia ge-<br />
nerale di una provincia , ci sembra non essere del tutto fru-<br />
straneo 1' intento diclii cerca illustrarla. Per lo che, riscon-<br />
trando caduti in non pochi errori coloro che in addietro scris-<br />
sero del Lago Pulignano, troviamo conveniente spendere parola<br />
al riguardo.<br />
A tramontana di Lodi e precisamente di fronte al tratto<br />
che corre fra 1' attuale Barriera Vittorio Emanuele e Porta<br />
Palestro, distante poco piii di un chilornetro, si stende intorno<br />
ad una pianura di circa dueniille pertiche, una costiera a forma<br />
di anfiteatro. La demarcazione di tale costiera e segnata dai<br />
seguenti fabbricati legati fra loro da antichissima strada , ora<br />
pressoche abbandonata , ed in alcuni punti resa quasi impra-<br />
ticabile.
— 12 -<br />
Da Locli al luogo detto dei Ratti venendo alia Ca-Alta,<br />
Palazzetto, Camola, Chiossino, Sandone di Sopra, Gissara, Fan-<br />
zago, Galea, Torretta, 6 segnato per tratti non interrotti il ba-<br />
cinu clie racchiiideva I'antlco lago deiiominato del Pulignano.<br />
In tempi ben piu antichi questo lago non era che una pro-<br />
pagine del mar Gerundo o Geroso (1),<br />
il quale prosciugato per<br />
il provvido incanalamento dell' Adda e de' suoi principali con-<br />
fluenti , lascio luttavia non poche ed estese paludi navigabili<br />
aventi forma e dimensioni di veri laghi. II Morena ed il Corio<br />
sotto V anno 1158 ricordano le due paludi navigabili di Selva<br />
Greca a mezzogiorno della Citta , e quella denominata di S.<br />
Vincenzo o del Pulignano a tramontana.<br />
Neir assedio posto a Lodi dalla prima Lega Lombarda il<br />
Corio dice che in tali paludi Cremonenses cum navibus et ten-<br />
toriis hospilali sunt, ed il Sigonio (2) soggiunge « Terrestri<br />
et naulico opparatu. »<br />
^la egli e un fatto, come vedremo in appresso, che il lago<br />
del Pulignano si restringesse di quel tempo a piu modeste pro-<br />
porzioni, e precisamente alia summentovata descritta cerchia.<br />
Vediamo come nel 1206 il Consiglio di Lodi faceva donaziono<br />
a Gualtero Garbagni (3) di otto pertiche di terreno, (ove sorse<br />
in seguito la vecchia Chiesa di S. Gualtero, e presentemente ,<br />
distrutta quella ,<br />
1' Istituto dei Sordo-Muti) per fabbricarvi un<br />
ospitale, per la di cui sostentazione il lodigiano Giovanni Vertua<br />
lasciava un capitale, non che una casa in Lodi nella Vallicella<br />
(Parocchia della Maddalena).<br />
Una tale opera fece credere ad alcuni che di quell' epoca<br />
piu non esistesse il lago del Pulignano , ma male s' apposero ,<br />
imperocche una tale localita sebbene sita in bassa ubicazione,<br />
pure al confronto della vallata del Pulignano poteva dirsi ab-<br />
bastanza elevata , e 1' Ospitale venne eretto sulle sponde del<br />
lago a favore dei poveri contadini e pescatori che vi abitavano<br />
all'ingiro.<br />
Anche nel 4309 la palude o lago del Pulignano~*esisteva<br />
bellamente, dacche un istromento rogato da Dorato Cadamosto<br />
del i2 Gennajo, ricorda il lago, e viene dato per coerenza alia<br />
possessione del Fanzago (4).<br />
(1) A, Fino — Storia di Crcma.<br />
(2) Lib. 14.<br />
(3) Rogilo di Alberto Longo 30 Aprile 1206. Sara piibblicalo dall'abale<br />
cav. C. Vignali nd « Codex diploma Ikits Laudi'usis. » Parle II.<br />
(4) E qui dobbiamo ossorvare come I'crudito slorico Dcfendcnle Lodi ncl-<br />
P Oltavo suo Discorso, pigliassc non grave errore rilcncndo il Fanzago per
— 13 -<br />
Nel registro delle entrate del Vescovato, srritto da Giovanni<br />
Vailati notajo lodigiano sotio I'anno I WO e riconlato un livello<br />
clie pagavano le Monaclie del Coiivento di S. Vincenzo (1) alia<br />
mensa Vescovile , per rinvestituia di alcune terre situate alia<br />
costa di Fanzago sopra il ligo. In altri istronicnti e cliiamato<br />
lago di S. Vito, forse dalla cliiesa od oratorio esistente in Tor-<br />
retta. Fra quest! ve ne ha uno dell'anno liG2(2)in cui si affitta<br />
a perpetuo detto lago di S. Vito con certo terreno contiguo,<br />
parte lama e parte canneto , e vi si da \\cv confine dalla parte<br />
di sopra il Monastero di S. Giovanni Cattista , ora Palazzetto ,<br />
la detta cliiesa di S. Vito, e la costa di Fanzago.<br />
Nel 1508, in un istrumento rogato da Davide Sabbia addi<br />
30 Agosto, di transazione sopra il predetto livello, appare clie<br />
erano dette acque per la niaggior parte disperse ed il terreno<br />
che occupavano ridotto quasi tutto ad onesta coltura.<br />
Se non che nel 1523 , vennero di nuovo allagate queste<br />
terre, non tanto per le innondazioni dell'Adda che di quell'anno<br />
usci grandemente, quanto per opera di Giovanni di Bonavalle, Governatore<br />
in Lodi per Francesco T di Francia , e nel 1524 da<br />
Federico Gonzaga , e cio j er tenere lontane dalla citta 1' armi<br />
nemiche.<br />
Devesi all' opera prima di Giacomo e Bonadeo della Valle<br />
la beneficazione di questa zona di territorio, che con loro di-<br />
spendio notevole coll'anno J537, scavarono roggie profonde per<br />
la colatura delle acque del detto Pulignano, che vennero fatte<br />
sgorgare nell'Adda.<br />
Defendente Lodi conclude che tale localita fosse gia da<br />
remoti tempi prosciugata , leggendo nel Corio accennata una<br />
selva del Pulignano, non avvertendo che le coste che attornia-<br />
vano il lago saranno state certamente rivestite da fitte pian-<br />
tagioni.<br />
Xelle vicinanze del Lago Pulignano e verosimile frequen-<br />
tassero le lavandaje della Citta specialmente per rendervi cayi-<br />
diiJe le tele, da cui ebbe origine il cascinale tutt'ora denominato<br />
dei Cancli.<br />
Torrelta, picciola terra di circa 300 abitanti, prese il noma<br />
da una torre erettavi nell'anno 1163, e che il Corio ricorda siccome<br />
detta DaiscUa. Gli avanzi delle fondamenta di una tale<br />
ristesso Pulignano, inquantoche allora non vi sarebbe piu ragione a credere<br />
che nel J309 vi avcsse in lale localilii un lago, c nulle le irrcfragabili jirove<br />
storiche che vi lianno rifeiimonlo, (juiindo invccc lutla la parlc olevata al di<br />
sopra del Pulignano cliiamavasi comunemenle Cosla del Fanzago.<br />
(1) Ora Albergo Milano e Teatro Sociale.<br />
(2) Hogilo del nolajo Slcfano lirugazzi dell' 11 Maizo.
— 14 —<br />
torre, costrutta alle rive del lago Pulignano , per sicurezza dei<br />
naviganti, scorgonsi tuttora siilla proprieta dei signori Talini<br />
di Lodi, chiamata ancora oggidi il Torrino.<br />
Dalle premesse notizie e considerazioni e quindi ovvio I'as-<br />
serire che il cascinale del Pulignano posto nella parte piii<br />
depressa di questa Valletta , incominci5 ad avere origine non<br />
prima del 15 j7, qiiando cioe i Dellavvalle posero mano al totale<br />
prosciugamento della zona, e certo non prima, se si rifletta<br />
airistrumento del 1309 che designava il lago del Pulignano per<br />
confine del podere Fanzago , e I'altro d' affitto del lago stesso<br />
nel 1462.<br />
La feracita di questa angusta plaga di territorio e di molto<br />
inferiore al rimanente dei chiosi landensi, dacche possiede uno<br />
strato di terreno solo in piii di qiielli che presenta la Geradadda,<br />
che per le esondazioni dell'Adda perdette quelli che contal'agro<br />
lodigiano in generale.<br />
A^ttualita.<br />
^ «VvaO*v\n^H^<br />
G. Oldrini.<br />
Col giorno 28 ultimo scorso Aprile , venne aperta la Ses-<br />
sione Ordinaria Primaverile del Consiglio Comunale di Lodi,<br />
Fra 1 non pochi oggetti a trattarsi ve ne furono alcuni che en-<br />
trano nel nostro campo , per il che intendiamo non lasciarli<br />
passare inosservati. Dessi sono<br />
Citta.<br />
1.° Cambiamento nella nomenclatura di alcune vie della<br />
2." Ilistaiiro dell'arco di accesso a Porta Palestro con siste-<br />
mazione degli spazi esterni.<br />
S." Proposta per un diverso coUocamento del Patrio Museo.<br />
Saremo brevi non comportando lo spazio ne lo spirito della<br />
presente pubblicazione una troppo minuziosa rivista in proposito.
- 15<br />
Sill primo ogijjctto non abbiamo che a prodigare lodi alia<br />
solerte anitniiiistiazioiio Coinuuale per aver libattezzato alcune<br />
vie della Citta con criterio piii ragionevole ed opportuno fra<br />
le quali il Coiso Palestro in qucllo di Corso Milann, Via Melegnano<br />
in Via De' Tresseni , Via Fort' Adda in Via Maffeo<br />
Veijgio, Via Magazzeno in I'm E'jhezzone , Jorta Cremonese<br />
coll'antico siio nome di Porta Roinana, e di altie.<br />
Un desiderio, sentito da molti, crediamo anche noi di esternare<br />
e cioe che si abbiano qiianto prima a porre piii decent! e<br />
complete le tabelle portanti le indicazioni delle vie , che po-<br />
trebbero essere in quadri di sasso, come vedesi ora ben anco<br />
in umili comunelli, e che la dicitura la principalmente ove ri-<br />
corda una gloria lodigiana , suoni piii completa, come per es.,<br />
Via Tito Fanfulla, Franchino Gaffurio, Francesco Lemcnc, 01drado<br />
Da Ponte, Antoyiio Fissiraga, Oltone ed Acerho Morcna,<br />
ecc. Le indicazioni come sono oggidi poco o nulla servono<br />
d* illustrazione , dacche non troppo chiaramente ricordano il<br />
personaggio cui si riferiscono.<br />
Solo e a deplorare che siasi dimenticato il nome del grande<br />
Ludovico Vistarini proclamato dai nostri avi padre della palria,<br />
si perche nel 152'i ci salvo il Tesoro di S. Bassiano dal sac-<br />
cheggio degli Spagnuoli, si perche nel 1527 ci difese dalle pre-<br />
potenze del famigerato Fabrizio Maramaldo, comandante in al-<br />
lora del nostro Castello.<br />
II ristauro dell'arco, o meglio degli archi di Porta Milano,<br />
sembra, a nostro avviso, sconveniente permolte considerazioni,<br />
Essi non presentano nulla di pregievole in linea artistica<br />
ed architettonica; nulla o ben poco dal lato storico.<br />
Ma altre e ben piii valide ragioni vengono a suffragare<br />
I'opinione no?tra e cioe che presto o tardi quegli archi do-<br />
vranno di necessita essere distrutti per dar maggiore sfogo al<br />
nuovo stabilimento (Macello Pitbblico) che vi sorge a tergo, e<br />
per maggior decoro cittadino sostituita una cancellata da cos*
- 16 ~<br />
truirsi in posizione piii acconcia ed euritmica di quelle che<br />
ora non si trovino gli arclii che si stanno restaurando; tanto<br />
pill poi per chi scende dalla Torretta, che si trova di fronte<br />
una porta chiusa.<br />
Si poteva perlanto lasciarli come erano e provvedere momentaneamente<br />
solo alia sistemazione dell'area esterna, di fronte<br />
alia Stazione del Tram , ed a porre un altro cancello all' arco<br />
destro di chi esce dalla citta.<br />
Comprendiamo che ella e tutta questione di denaro, percio<br />
tanto valeva risparmiare anche quelli pel restauro.<br />
Mentre invece lodiamo la conservazione e I'ultimo ristauro<br />
deirantico arco di Porta Cremonese perche di stile dorico;ha<br />
un non so che nel complesso delle sue proporzioni, che lo fa<br />
molto armonico, da renderlo degno di assumere il nope di Porta<br />
Roma (1).<br />
In quanto alia nuova collocazione del Museo, tre sarebbero<br />
i progetti ; il trasporto nel locale di S. Filippo; o nel Palazzo<br />
alias Provasi; o meglio conservarlo nella primitiva sua sede<br />
Casa Taxis.<br />
Confidiamo nel senno del capo della Comunale amministra-<br />
zione per un saggio e durevole provvedimento.<br />
Alia Esposizione Musicale di Milano vennero inviati per<br />
parte del Comune le tre Opere del distinto nostro concittadino<br />
Franchino Goffurio, e due Corali, uno dei quali lavoro nostrano.<br />
Alcuni spartiti dei lodigiani Bonfichi e Bigoni vennero forniti<br />
dal Maestro Rota. Sappiamo che venne pure dalla Giunta Mu-<br />
sicale di Codogno spedito il ritratto del celebre nostro musi-<br />
cista Ambrogio Minoja.<br />
Lodi.<br />
G. Oldrini.<br />
(I) Osscrvazioni arlisliclie del Prof. Basilio Ticozzi, pillore, rcsidente in<br />
Sac. Andrea Timolati, Direttore.<br />
Lodi 1881. Tip. QuiricoeC- Camagm Giuseppe, Gerenlc responsale.
ANNO I.° LUGLIO DISPENSA 2."<br />
DELLA CITTA DI LODI<br />
del Sac. GliCOMO ANTONIO PORRO<br />
(Conlinuazionc vodi N. preccclcnle).<br />
V.» Nelle Ricognizioni attribuite a S. Clemente leggesi che<br />
Barnaba « venne in Italia, stabili la Chiesa milanese e predico<br />
in tntta la Gallia ». Alessandro Monaco seguito dai Greci e<br />
da Lipomano: (.<<br />
Barnaba<br />
usci di Roma e porto il Vangelo di<br />
Cristo a Milano e nelle cilta finitime ». II codice del Breviario<br />
Ambrosiano alia terza lezione dell' 11 Giiigno: « Poscia, lasciato<br />
Anatalone in suo luogo , stabili nella fede cristiana Bergamo,<br />
Brescia e altre cilia ». II card. Baronio asserisce « lo stesso<br />
Barnaba aver predicato nella Liguria (1)... e per ogni dove dif-<br />
fiisamente {longe lafeque) aver propagato felicemente la fede<br />
di Cristo ». E Riparaonti (j^art. I. lib. 1); « Adunque, come dissi<br />
fin da principio, fondata a Milano la religione, comincio la legge<br />
e la fede santa a scorrere ancbe nelle confmanti provincie ».<br />
Ora se Cavitello , dopo aver scritto che a Barnaba co' di-<br />
scepoli venne a Milano, e ivi e in tutta la Gallia Cisalpina di-<br />
vulgo per sette anni 1^ parola divina », — conchiude che « i<br />
(1) Qui per Liguria non s'intendc il solo Genovesalo, ma lulla I'lnsubria.<br />
Vedi intorno a cio Alberti, Descrizione dlkilia. — Sigonio in due luoglii del-<br />
17/(»7. de reg. llaliae lorn. 1, fa terminare la Liguria coil'Adda e colla provincia<br />
venela. Mombrizio nella sua \ila di S.Dassiano pone Lodi nella Liguria: « ^iene<br />
in ispirito annuuzialo al P;idre essere per giungere a lui il giorno dopo due<br />
personaggi dulla Liguria dictro suggerimento del Signore ». — Ne altro in-<br />
tendono sigiiillcare Lcrino: « Predicato largamcnie, in modo parlicolare nella<br />
Liguria, il Vangelo *; e Barlolomeo Sccondi citalo dal Vilali: « Barnaba venne<br />
in Italia e predico nella Liguria »; c Francesco Bonomi vescovo di Vercelli<br />
(Lib. de S. Eusebio): « Dajiprinia voi per bontii di Dio foslc imbevuti dei mi-<br />
sleri della fede fino dal principio della religione, c cioe in quel IcmjiO nel<br />
quale S. Barnaba Aposlolo dissemino il Vangelo in quasi tutta 1' Insubria e la<br />
Liguria >.
- 1« -<br />
Cremonesi alia predicazione di Lui ricevettero la fede » ; se il<br />
Vescovo di Novara flib. II de Eccl. Novarien.), dopo aver scrit-<br />
to: « bisogna credere che I'Apostolo (S. Barnaba) e i personaggi<br />
apostolici abbiano curalo di portare il sacrosanto Evangelic<br />
dalle citta primarie, che erano come metropoli (1), anche<br />
alle altre citta e castella » , —<br />
conchiude : « Cosi e credibile<br />
che da Milano subito venissero i nunzi dell'evangelica verita a<br />
Novara, citta non lontana , primaria anch'essa e non dissimile<br />
di costumi da quella j> ; —<br />
come mai non potremo ancor noi<br />
dedurre che, avendo Barnaba predicate in tutla la Gallia, a<br />
Milano e nelle citta finitinie , a Bergamo , a Brescia e altre<br />
cittd, , non abbia predicate anche a Lodi , citta nel cuor della<br />
Gallia e vicina a Milano piu di Cremona e di Novara , aggre-<br />
gata anzi nel governo temporale a quella Metropoli, e sulla via<br />
di Bergamo e di Brescia piu che le altre due citta , massimamente<br />
se « per sette anni amministr6 la Chiesa milanese? »<br />
{Giov. de Deji eel Eugenio CattaneoJ. Certo non si sara accinto<br />
a passare in altre provincie , prima di aver stabilito la fede<br />
nelle citta dello State, fra le quali una e non poco importante<br />
era quella di Lodi.<br />
VI." Ma veniamo agli scrittori che esplicitamente 1' affermano.<br />
Francesco Scoto (Itiner. d' Italia) parlando della nostra<br />
citta attesta: « Quasi insieme a Milano, alle esortazioni di San<br />
Barnaba, Lodi abbraccia la fede. »<br />
Giacomo Gabbiano poetava:<br />
Laudae etenim non uliima palma sacratae<br />
Falsorum Divum contemptrix, prima recepit<br />
Verbiim divinum, divino Barnabae ab ore,<br />
Quiim Christum Insubres docuit, lavitque priusguam<br />
DilectUiH ad Cyprum, et fortem Salamina rediret.<br />
(Laud. lib. ni).<br />
II P. D. Gasparo Trissino negli Atti di S. Savina Lodigiana:<br />
a Tra gli ornamenti maggiori di Lodi e da porsi quelle d'aver<br />
attinto i rudimenti della fede cristiana dall'Apostolo Barnaba.*<br />
E Galesino nelle Annotazioni al Martirologio (11 Jwn.) parlando<br />
di Lodi: « Si dice che abbia ricevuto la dottrina della<br />
fede cristiana fin dal principio della predicazione evangelica. »<br />
(1)<br />
« Inoltrc e Iradizionc anlica orale e scritla clic non solo (S. Barnaba<br />
predicasse) nella ccclcsiaslica provincia milanese, ma anche nella Bresciana, Bergamasca<br />
e Torinesc. » — Ibid.: « Barnaba di poi fu mandalo dal medesimo<br />
Pietro nella Gallia Cisalpina a predicorc il Vangcio di Crislo. » — Giovanni de<br />
Deji ed Eugenio Callaneo.
- 19 -<br />
Fra i nostri scrittori patrii il Canonico Lodi {Disc. Vl<br />
foglio 265): « Nel particolare di questa citta, che alia prcdica-<br />
zione di S. Barnaba abbracciasse la dottrina evangelica, non 6<br />
da dubitare , noii csscndo credibile die dctto santo, essendosi<br />
tanto allargato con la predicazione medesima qui d'intorno,<br />
dovesse Egli far passaggio in altre piovincie confinanti, col la-<br />
sciarsi indietro citta comprovinciale e cosi vicina a Milano<br />
come e Lodi. »<br />
II Padre Villanova {Hist, di Lodi, I. J, foglio 5): « £ tradi-<br />
zione antichissima tra Lodigiani , autorizzata dal Concilio Provinciale<br />
VI di Milano e da Monsignor Francesco Bosso Vescovo<br />
di Novara, Visitatore Apostolico in questa citta 1' anno 1584, che<br />
la citta di Lodi ricevesse i primi lumi della santissima fede<br />
dalle prediclie di S. Barnaba, Apostolo glorioso del Redentore. »<br />
Camillo Beonio, prevosto di S. Salvatore, nelle sue Cronache<br />
manoscritte sopra questo particolare dice [Mss. ex S. Philippo<br />
Is'crioJ : « Che la citta dei Lodigiani abbia ricevnto la dottrina<br />
della fede cristiana fin dal principio della predicazione evange-<br />
lica , I'attestano molti scrittori e diplomi di Sommi Pontefici.<br />
Imperocche le lettere Apostoliche di Eugenio IV e Sisto V,<br />
sembrano prestar appoggio alia credenza che i Lodigiani ab-<br />
biano appresa la legge e osservata la fede Cristiana per I'apo-<br />
stolato di S. Barnaba. »<br />
Mons. Pietro Antonio Maldotti nelle Vite dei Vescovi: « S.<br />
Barnaba e il fondatore della provincia Milanese e della Chiesa<br />
Lodigiana. »<br />
Mosso da tante fondate testimonianze, Mons. Taverna nostro<br />
Vescovo non credette errare nella sua relazione fatta di questa<br />
sua Chiesa a Papa Sisto V di s. m. (1), di porla fra le piu<br />
antiche di Lombardia; onde in una bolla dello stessoPontefice,<br />
scritta a favore di esso Prelato, leggesi : « La petizione a Noi<br />
presentata per parte del venerabile Nostro Fratello Lodovico<br />
Vescovo di Lodi, conteneva: che essendo nella Chiesa Lodigiana<br />
una delle antiche Chiese cattedrali di tutta la Lombar-<br />
dia, ecc. »<br />
II Sesto Concilio Provinciale ci eccita a ringraziar Dio<br />
di un tanto benefizio come fu quello d' aver S. Barnaba A-<br />
postolo generate alia cattolica fede la provincia di Milano , e<br />
ordina che in tutta la provincia se ne festeggi il giorno<br />
natalizio che cade all' 11 di Giugno (2). La stessa obbliga-<br />
(I) Esisle neU'Archivio della Catledrale,<br />
(•2) € Per dono e bencficio di Dio csicndo slafa la Chiesa milanese imbe-<br />
vula dapprima dei mislerii della fede, come pure allrc e molle cillii di qucsla<br />
,
- 20 -<br />
zione di solennizzare il nostro fondatore ci venne ingiunta<br />
per decreto di Mons. Bosso nella sua Yisita alia nostra Chiesa<br />
nel 1584, dicendo: « Col medesimo editto poi annoveri anche<br />
tutu i giorni festivi che o per diritto , o per consuetudine<br />
della Chiesa Lodigiana, o per decreto Sinodale si debbano<br />
osservare. Anzitutto curi che sia celebrate col culto dei divini<br />
officii e colla cessazione dalle opere scrvili il giorno festivo di<br />
S. Barnaba Apostolo nella Provincia Milanese, e di S. Ambro-<br />
gio pure Arcivescovo e Patrono, e siano rettamente osservati<br />
gli altri giorni festivi. » Se ando in disuso la cessazione dalle<br />
opere servili, ne fu in parte causa la Bolla di Urbano VIII (De<br />
Dicriim festoram cuUu, 1636), il quale restrinse I'obbligo alle<br />
sole feste di precetto ecclesiastico, rimettendo quelle di devo-<br />
zione all'arbitrio del popolo, ed esortando i Vescovi a non ob-<br />
bligare il popolo a tanto numero di feste. Rimase quindi la<br />
sola officiatura, secondo il precetto di Santa Chiesa.<br />
A memoria del Santo Fondatore rimase nella nostra Cattedrale<br />
eretto un canonicato derivato sin da Lodi vecchio coi<br />
suoi titoli. A nostri di Don Giovanni Battista Perla , Prevosto<br />
della Cattedrale, rinnovo da' fondamenti un oratorio dedicate<br />
a S. Barnaba che si trova sulla strada di S. Colombano , che<br />
essendo antichissimo, era stato demolito in guisa, che non ne<br />
restava altra memoria fuorche essersi quel sito chiamato sempre<br />
col nome di S. Barnaba, Avendolo rinnovato e dotato del<br />
proprio, la casa Perla solennizzd senza riguardo a spese il giorno<br />
natalizio dell' Apostolo ; laonde anche i vicini , mossi a quel-<br />
I'esempio, non mancano anch'essi di festeggiarlo.<br />
Convinto per le addotte ragioni aver la Chiesa di Lodi a-<br />
vuto le sue origini da S. Barnaba, Monsignor Serafmo Corio<br />
nostro Vescovo , comincio a lasciar correre nel nostro Calendario<br />
sotto gli 11 di Giugno queste parole: « Di S. Barnaba<br />
Apostolo, fondatore della Chiesa Lodigiana. »<br />
(contiDua)<br />
provincia essendo slalc illustrate da! iume dcll'Evangelio per la predicazione<br />
di S. Barnaba Apostolo, hanno quindi ogni motivo di celebrarne precipuamente<br />
come una festa il suo giorno. Per la qual cosa il Vescovo curi die il suo<br />
giorno natalizio clic cade al HI dcgli idi di Giugno, piamente e religiosamente<br />
sia sanlilicato al modo con cui si festeggiano dal clero e dal popolo gli altri<br />
giorni festivi di precetto, quando esso non sia uclia sua dioccsi vcnerato e saa-<br />
tiflcato. » Del cuUo dei giorni festivi.
— 11 -<br />
m^.rr.^.^ @<br />
)E:\IPI(IE |)TORICHE<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI CORTEMIGI.IA PISANI (1)<br />
CAPO I.°<br />
Tempi Anlichi<br />
Discesa dei CcUo-G'aUi — Forum Diuguntorum — Quadratd<br />
— Padiim — Domus liuhea — Acerra — Guerra dei Galli-<br />
Boi coi Romani — 1 Romani passano il Po — Guerra<br />
d'Ottone e Vitellio — Primi Cristiani — Calata dei Bar-<br />
bari — Mar Gcrundo — Lago de' Barilli — Casielnuovo,<br />
Cauacurta e Retegno.<br />
Correva I'anno ICO dalla fondazione di Roma (anni 593 av.<br />
Cristo) ai tempi di Tarquinio Frisco, quando Ambigale re dei<br />
Biturigi e principe fra i maggiori della Gallia Transalpina, vedendo<br />
crescere a dismisiira la popolazione de' suoi Stati, ne<br />
questi piii bastando a contenerla, voile die Sigoveso e Belloveso<br />
due suoi nipoti a capo di Celto-Galli peregrinassero oltre i<br />
(1) Giovanni Pisani Corlcmiglia nacque in Codogno nelPanno 1781, da gio-<br />
vinello dicssi con tanlo amore alle Slorie Lodigiauc, clie ]icr narrarle allrui<br />
con crilica coscicnziosa, c copia o novila di documenli, dopo venl'anni d'inda-<br />
gini panose, raccolse si larga mcsse di maleriaii, da vincerc di iunga mano ie<br />
ricerche di quanli al medesimo line I'avevano prcccdulo. Poi dicde mano ad<br />
una bella e diligenle sloria di Codogno, c gia s' era fallo a incominciarc ie<br />
vile degli uomini celebri iodigiani c della provincia, quando strenio di forze<br />
manco ai vivi in Brescia il 10 Liiglio 18C1. Lc prescnli Mi'moric storiche del<br />
Basso Lodigiano dai primi Icmpi sino al 1799sono scrillc con moUe diligenze<br />
e la sua esposizione e cosi semplicc e modesla die acquisleru 1' aggraUinicnlo<br />
di quanli amano la sloria del loro pacse:<br />
Il DlRETTORE.
~ 22 -<br />
patrii confini, onde si cercassero novelle dimore in terra stra-<br />
niera. Gettate quindi le sorti, dovette Sigoveso (1) prendere la<br />
via della Selva Nera, ove s'impadroni di gran tratto della Ger-<br />
mania, mentre Belloveso seguito forse da 300,000 Galli-Celti in<br />
un colle donne e co' figli ascese arditamente al Moncenisio,<br />
creduto sin allora insuperabile, secondo Tito Livio. Era I'ltalia<br />
superiore dominata a qiiei tempi dagli Etruschi, popoli gia av-<br />
vezzati alle arti ed alia guerra, e dei quali si ha la storica cer-<br />
tezza die siano stati i primi dominatori o coltivatori della Lorn-<br />
bardia.<br />
Avanzatosi pertanto Belloveso verso I'odierno Piemonte offri<br />
battaglia sulle rive del Ticino agli Insubri, che tale era il nome<br />
dato dagli Etruschi agli abitanti di codesto paese e li sconfisse.<br />
Resosi percio Belloveso signore di tutto quel tratto di paese che<br />
propriamente Lombardia si chiama ed appell5 la sua residenza<br />
forse con voce d'origine celtica Midland, o paese di pianura,<br />
posto fra I'Adda, il Ticino ed il Po, nome che poscia latinizzato<br />
dai Romani si pronunzio Mediolanum. All'epoca pero della prima<br />
calata dei Celto-Galli, Milano o non esisteva o non era gran<br />
fatto ragguardevole, mentre citta principale degli Insubri vuolsi<br />
fosse Castel Seprio, che ora non piii esiste, ma che fu capo-<br />
luogo di un Contado sino ai tempi di mezzo. Unitamente a<br />
Castel Seprio ed a Milano sorsero altre citta durante la dominazione<br />
dei Celto-Galli, cioe: Laus Pompeja, Moguntiacum, Forum<br />
Diuguntorum, Quadrata padam, Domus rubea, Acerra (2). Fa<br />
d'uopo credere per cio che la popolazione de' Galli crescesse<br />
prodigiosamente, e che fra essi abitassero nondimeno alcuni de'<br />
vinti Etruschi, onde al dir di Polibio, esercitarvi le arti di ricamo<br />
d'intaglio in cui erano eccellenti, e fabbricarvi le armi,<br />
i sajoni e le collane d'oro, de' quali oggetti i Galli, solamente<br />
dediti alia guerra ed all'agricoltura, ambivano molto d'ornarsi.<br />
Della semplicita del vivere di questi popoli ragiona Plinio il<br />
vecchio (Hist. Nat. lib. 18. cap. 10) ove dice: che per pane si<br />
cibavano del panico misto alle fave delle quali servivansi in ogni<br />
vivanda. D'altro lato le tante guerre sostenute contro i Romani<br />
fanno prova del valore dei prise hi Insubri, sicche Anneo Floro<br />
dice di lore: « Avevano gli animi di fiera ed i corpi loro erano<br />
piu che umani. » Cosi il citato Claverio volendo testimoniare la<br />
supremazia degli Insubri nell' armi sopra tutte le altre tribii<br />
millo.<br />
(1) Till Livii: Historia ab urbc condita. liber V, — Plutarco: Vita di Ca-<br />
(2) Pli. Claverii: Introd in univcrs. Geograph. cap. 23 — Muralori: DisserU<br />
corogn medii evi Tab. Theodosiana.
— t»3 —<br />
della Gallia Cisalpina (T^omLardhi) ilicc: Oli Insiibri furono dei<br />
piu valorosi di tiitto le tribii gallichc in Italia. » Egli 6 ccrto<br />
per5, die la prima cagione di questo sorgere meraviglioso di<br />
tante citta fosse la naturale feracitii del terrcno; pcrlocchc forse<br />
con troppa esagerazione scrivcva Gaudenzio Morula nelle sue<br />
Anlichitcl iki Galli Cisa^pini al lib, 1.": » Per tanto Tagro lodi-<br />
giano era il piu fertile di tutti i confinanti, che poteva chiamarsi<br />
il modello della Gallia Cisalpina, ed a detta di tutti gli<br />
scrittori essendo la Gallia Cisalpina superiore a tutte le altre<br />
parti d'Europa, e questa all'Africa ed all'Asia, quindi con tutta<br />
ragione possiamo dire, che Tagro lodigiano 6 il piu beato di<br />
tutti quelli che stanno sotto la cappa del cielo. »<br />
E noto ove fossero Laiis Ponipcja (Lodivecchio) e Moguntiacum<br />
(Monza). Di Quadrala padam e di Domus rubea h noto<br />
appena, che la prima esisteva alia foce del Lambro e precisamente<br />
sulla riva sinistra del fiume, e la seconda dirimpetto a<br />
Piacenza sulla sinistra sponda del Po. Non tanto chiaramente<br />
puossi dall'altro lato precisare ove fossero Accrra ed il Forum<br />
Diuguniorum. Tolomeo nella sua Geografia al libro III, cap. I.<br />
pone il Forum Diuguntornm fra Bergamo e Brescia, il Fino<br />
nella Prima Seriana lo vorrebbe a Fornuovo non lungi da Ca- •<br />
ravagio. Plinio, Fra Leandro Alberti, Ferrari, il Cavitello ov' e<br />
Crema; ed altri infme, fra i quali il Ruscelli nella sua traduzione<br />
di Tolomeo, ov' e presentemente Pizzighettone. Queste due ultime<br />
opinioni sono quelle in cui si concorda il maggior numero<br />
degli scrittori. All'egual modo che del Forum Diuguniorum di-<br />
scordano le opinioni sul luogo ove esistesse un tempo I'anti-<br />
chissima Acerra. Gaudenzio Merula la pone a Cerro gia nel con-<br />
tado di Castelseprio; ma Plutarco nella Vita di Marcello dice<br />
chiaramente, che Acerra era fabbricata ad di sopra del Po.<br />
Guardando d' altronde le vecchia Favola Peutingeriana vedesi<br />
Acerra posta all'eguale distanza da Piacenza e Cremona sulla<br />
diritta sponda dell'Adda. 11 Muratori (1) e con esso il piu degli<br />
scrittori, dice in proposito che Acerra fosse gia ove trovasi pre-<br />
sentemente Gera di Pizzighettone. Pochi anni or sono vicino<br />
all'oratorio di S. Giulita eretto non lungi da Melitto suH'antico<br />
promontorio che sovrasta I'asciutto letto del Po, venne scoperto<br />
un vasto cimitero pagano, entro al quale ogni cadavere teneva<br />
tiittora nella bocca la moneta, che gli doveva servire nel tra-<br />
gitto d'Acheronte. Queste raonete erano quasi sempre di rame,<br />
talvolta d'argento e piu raramente d'oro, e quasi esclusivamente<br />
appartenevano ai tempi di Costantino Magno, ne raai oltrepas-<br />
(1) Dissert, corog. mcdii cvi.
-24-<br />
santi il 380 dell'era volgare. Questo cimitero, che fa prova ir-<br />
refragabile dell'esistenza d'una citta rotnana, appariva anche in<br />
parte corroso ed inghiajato dall'acqua, un tempo vicina al Po.<br />
Presso a quelle tombe si scoprirono anche delle mine, delle<br />
pietre nere ed affumicate, prova che il fuoco ebbe ivi una parte<br />
anch' esso nella distruzione della citta, che in quest' ultima i-<br />
potesi doveva essere Acerra, ingojata adunque daU'onde prepo-<br />
tent! del fiume Po, o distrutta dal fuoco nelle miserande guerre,<br />
che afflissero gli ultimi tempi dell' affievolita potenza romana.<br />
Acerra situata poco lungi dalla foce dell'Adda nel Po scomparve<br />
sulla fine del secolo IV."<br />
Dopo I'invasione del primi Galli in Italia sotto la condotta<br />
di Belloveso, altri Galli si avventurarono ben presto allettati<br />
dalla fortuna dei primi e si vennero stabilendo all'lntorno del-<br />
rinsubria, sinche i Galli Senoni 1' anno di Roma 366 (avanti<br />
Gesii Cristo 389) si cacciarono piii avanti sotto la condotta di<br />
Brenno, chiamati da Oronte di Chiusi per (1) vendicarsi d' un<br />
oltraggio fatto a sua moglie. Avendo questi Galli provato una<br />
gioja frenetica nel gu!5tare i vini d'ltalia ad essi da Oronte spe-<br />
diti, vennero cercando la terra che dava sj delizioso prodotto,<br />
ed assediata la celebre Chiusi nell' Etruria, presero ed abbru-<br />
ciarono sinanco la stessa Roma. Cosi per le continue discese di<br />
nuovi Galli i confini d'ltalia s'andarono mano mano restringendo<br />
e tutto il paese occupato dai Galli ch' era cinto dall'Alpi, dai<br />
due mari, dall'Esino e dalla Macra (2) ebbe il nome di Gallia<br />
Cisalpina per distinguerla dalla Transalpina, che poi fu divisa<br />
in Gallia Narbonese ed in Gallia comata. La Gallia Cisalpina<br />
dal Po che la separava venne distinta in Traspadana ed in Cispadana<br />
e Gallia togata venne eziandio col tempo chiamata, o<br />
perche dalla vicinanza con Roma questi Galli ne avessero ap-<br />
prese le costumanze, o perche venisse ai medesimi concessa la<br />
toga, quali associati alia cittadinanza romana. Le romane legioni<br />
per6 coU'andar degli anni estesero novellamente i confini del-<br />
ritalia insino al Po, e dopo aver soggiogati con accanitissime<br />
guerre i Galli Insubri che sotto questo nome intendevansi gli<br />
occupanti il nostro paese, I'ltalia tutta ritorno agli antichi suoi<br />
limiti, che natura sembra averle posti come insuperabile bar-<br />
riera, ma che non fu mai d'ostacolo alle tante nazioni che ven-<br />
nero a conquistarla. I Galli-Boj adunque, la piu bellicosa e pos-<br />
sente tribii dei Galli, avevano per confine all'oriente il paese de'<br />
Cenomani, ov' erano Brescia, Mantova e Cremona; al mezzodi i<br />
(1) Tito Livio: Libro V, Plutarco nella: Vita di Camillo*<br />
(2) Aldo Manuzio: de Galliae divisione.
- 25 -<br />
Gain Senoni, ov'orano Parma, 'Modeiia, Bologna e diedero il nome<br />
a Sinigaglia; a sera il paese de' I.iguri e de' Marici, ov' erano<br />
Pavia, Tortona, Geneva; cd a settentrione gli Orobii, ov'erano<br />
Bergamo e Como.<br />
Era cessata la prima guerra cartagincse, die dur6 22 anni,<br />
qiiando i Galli Insubri I'anno 225 av. Cristo no intimarono im'<br />
altra ai Romani. Bencho avessero i Galli forze bastanti a so-<br />
stener la guerra, nulladimeno richiesero I'ajuto dei Gessati popoli<br />
d'oltremonte, che abitavano le rive del Rodano, e clie al dir di<br />
Pliitarco nella Vila di Marccllo, erano guerrieri prezzolati che<br />
si prestavano a difendere la causa di chi maggiormente li pa-<br />
gava. S' accusano gli Insubri , dagli storici antichi ; d'avere in<br />
mal punto scelto il momento di far la guerra, mentre avrebbero<br />
potuto agevolmente vincere i Romani, quando questi erano im-<br />
pegnati nella prima guerra cartaginese. Nondimeno questo pe-<br />
ricolo pose in tanto timore i Romani, che ad onta de' gia sof-<br />
ferti travagli misero in armi, giusta Polibio, 700 mila pedoni<br />
6 70 mila cavalli per opporsi ai Galli Insubri, che gia s' erano<br />
avanzati arditamente insino a Chiusi. Tale eralafama guerriera<br />
che presso i Romani si erano acquistati i Galli, che temendo<br />
novellamente di vedere assediato il Campidoglio, come ai tempi<br />
di Brenno e di Camillo, avevano sino d'allora fatta una legge,<br />
che dispensava i sacerdoti dal prender I'armi, fuorche nel caso<br />
che i Galli ricominciassero la guerra. Intimorito il Senato Romano<br />
dai primi eventi favorevoli ai Galli e da alcuni cattivi<br />
presagil, spedi lettere ai consoli Flaminio e Furio, onde ritor-<br />
nassero coll'esercito a Roma, ed affidassero nuovamente i de-<br />
stini della Republica a campale giornata. Ma il console Flaminio<br />
vedendosi cosi rapita di mano la vittoria ricuso d' aprir le let-<br />
tere avanti la battaglia, ed attaccando i Galli li pose in fuga,<br />
saccheggiando tutto il paese insino al Po, e se crediamo a Po-<br />
libio, (Istorie lib. 2°) I'esercito romano lo passo eziandio per la<br />
prima volta alia foce dell'Adda (1). Appena fatta la pace cogli<br />
Insubri venne bentosto rinnovata la guerra dai Gessati^ che nuovamente<br />
superate le Alpi in numero di 30 mila ed unitisi agli<br />
Insubri assai piu numerosi si volsero contro di Acerra (2), pre-<br />
sidiata dai Romani, mentre il re Britomarto o Virdumaro con<br />
10 mila Gessati andava saccheggiando il paese alio intorno.<br />
Questo fatto narratoci dal suddetto Plutarco ci mette in con-<br />
traddizione con parecchi storici antichi, i quali s'accordano nel<br />
riferire all'anno 224 avanti Cristo il primo passaggio del Po fatto<br />
(1) .\ Caslelnuovo Bocca d'Adda.<br />
(2) Gera di Pizzigliellonc.
- 28 -<br />
dalle legioni romane. Difatti se in quest'anno istesso 520 dalla<br />
fondazione di Roma si volsero i Galli contro di Acerra in cut<br />
I'esercito n(3mico era comandato dai consoli M. Claudio Mar-<br />
cello e Gneo Cornelio Scipione, convien dire che Acerra fosse<br />
gia stata conquistata dai Romani o dopo la vittoriapoco prima<br />
riporlata dai console Flaminio, il die e piu probabile, o dopo<br />
la celebre vittoria di Telamone in Etruria guadagnata dai con-<br />
sole Lucio Emilio Papo. Nulladimeno, ci racconta Paolo Orosio<br />
che I'anno 529 di Roma i consoli Manlio Torquato e Fulvio<br />
Flacco furono i primi a condurre gli eserciti romani oltre il Po,<br />
nel qual tempo diedero un' insigne rotta agli Insubri, uccidendone<br />
23 mila e 5 mila conducendone prigioni.<br />
Udita dai console Marcello la nuova che Britomarto re dei<br />
Gessati e gli Insubri marciavano alia volta di Acerra, lasci6 in<br />
questa citta il suo collega coU'infanteria, con tutta la soldatesca<br />
di grave armatura, ed anche colla terza parte della cavalleria,<br />
ed egli col resto de' cavalli e con COO soldati leggeri marci5<br />
con ogni celerita fmche raggiunse i 40 mila Gessati con cui re<br />
Britomarto depredava la campagna (1). Avvenne la pugnapresso<br />
Clastidio (Casteggio) villaggio non lungi dai Po , ch'era poco<br />
prima in poter dei Romani. Dopo d'avere Marcello uccisa la<br />
maggior parte di quel Gessati e d'avere ottenute le spoglie<br />
opime uccidendo il re di sua mano , accorse in ajuto del con-<br />
sole Cornelio suo collega, che uscito da Acerra, ed assediando<br />
i Galli ed i Gessati in Milano gi^ loro capitale, aveva avuta la<br />
peggio; perlocche, dice Plutarco, da assediati che erano, asse-<br />
diavano essi Cornelio. Udita dai Gessati all'arrivo di Marcello<br />
la sconfitta dei loro 10 mila compagni e la morte di Britomarto,<br />
si ritirarono alia loro patria , ed 1 "Galli e gli Insubri abbando-<br />
nati a se soli si sottomisero ai Romani , dai quali ottennero la<br />
pace ed il perdono. Egli e al tempo di quest' ultima guerra fra<br />
i Romani ed i Galli che il Campi sulla fede della cronaca del<br />
Tinea da lui pubblicata , trova I'origine di Guardamiglio. Due<br />
anni dopo che gli Insubri vennero sottomessi dai valore di<br />
Marcello, tornarono essi a ribellarsi; per la qual cosa il console<br />
Emilio varcato il Po, ne uccise 40 mila in un luogo che chiamossi<br />
Ardor Emilii in memoria del suo valore , e quindi per<br />
volgarizzazione Guardamiglio.<br />
Debellati per tal modo i Galli-Insubri , sotto la cui denominazione<br />
comprendevansi talora anco le altre tribu celtiche<br />
della Gallia Transpadana e Subalpina, pensarono saggiamente i<br />
Romani ad assodare la loro conquista fondando delle colonie<br />
cello.<br />
(1) Valerii Maximi: Diclorum faclorumque memorabilium; ubi de M. Mar
che prestas
-28 -<br />
riva sull'Alpi, i Galli-Insubri invasero le campagne delle due<br />
colonie , e tanto fii il terrore ovunqiie da loro sparse , che le<br />
popolazioni delle ville fiiggirono alia loro comparsa, ed i Triumviri<br />
diffidando delle stesse mura di Piacenza, rifuggironsi a Mo-<br />
dena; erano essi Cajo Lutazio, Cajo Servilio e Tito Annio (1).<br />
Annibale frattanto sicuro dell'alleanza de' Galli Transpadani<br />
s'avanzo vittorioso sino alia Trebbia al cospetto dei Romani<br />
che per timore degli Insubri sollevati non aveano osato di gui-<br />
dare gli esercili sulla riva sinistra del Po. Vuolsi da taluno che<br />
meiitre i consoli P. Cornelio Scipione e Tiberio Sempronio sta-<br />
vano accampati sulla Trebbia onde opporsi ad Annibale , aves-<br />
sero stabiliti i forni per la sussistenza dell'esercito romano in<br />
un luogo che venne percio detto Casale pistormn o Casale dei<br />
fornaj. Noi avvertiremo d'altronde a suo luogo che verso il<br />
mille dell'Era volgare, Casal Pusterlengo aveva un'altro nome,<br />
e che r attuale sua denominazione e ben piii recente, senza bisogno<br />
di farla discendere dalla venuta di Annibale il Cartagi-<br />
nese.<br />
Lunga e sanguinosa fu questa guerra tra Romani e Galli<br />
che duro sin dopo la cacciata d'Annibale dall'Italia, avvenuta<br />
neli'anno 203 avanti Cristo, Le misere colonie di Cremona e di<br />
Piacenza furono sempre le prime a sentire il peso della vici-<br />
nanza degli Insubri , sicche ogni raomento vedeano depredate<br />
le campagne, incendiate le ville e minacciate le citta. I coloni<br />
di Cremona e di Piacenza spedirono legati a Roma , perche<br />
venissero salvate le loro campagne dal nemico , ed il Senato<br />
ordinando ai coloni che facessero ritorno alle loro terre, incomincio<br />
la guerra cogli Insubri neli'anno 200 avanti Cristo. I<br />
Galli ebbero I'ajuto de' Cartaginesi, e benche sul principio fos-<br />
sero perdenti, pure 1' anno 197 avanti Cristo poterono impadro-<br />
nirsi di Piacenza, ed atterratala ed incendiatala in gran parte,<br />
v'abbandonarono solo 2 mila persone fra le ruine (2). Compiuta<br />
la ruina di quell' infelice citta, i Galli ripassarono nuovamente il<br />
Po, e si volsero contro Cremona per adeguarla al suoloalparo<br />
di Piacenza. Cola pero non furono si fortunate le loro armi<br />
poiche i Cremonesi resi prudenti dalla miseranda sorte di Pia-<br />
cenza, s' erano preparati a respingere I'assalto, mentre Lucio<br />
Furio giungendo coll'esercito a gran passi da Rimini, pote bat-<br />
tere i Galli e salvar la citta. Queste perdite non facevano per<br />
altro che viemmeglio inasprire I'odio de' Galli, e noi vediamo<br />
infatti dopo due anni nuovamente incominciata la guerra, nuo-<br />
(1) Tito Livio: Slorie Romanc lib. 21. Anni 218 avanti Cristo.<br />
(2) Tito Livio: Storia Romana lib. 31.
- 29 -<br />
vamente devastate le campagno viciiic al Po, cJ i Galli Ibj uniti<br />
ai Galli Cenomani a difesa dell' antica loro libertu. Invano<br />
Marcello batte i Galli vioino a Como, invano il proconsole L.<br />
Valeric FLicco ne uccise 10 mila presso a ]\Iilano (1), che vinti<br />
e non abbattuti ritornavano piii forti e baldanzosi aU'olTesa; e<br />
solo neir anno 50i di Roma (anno 191 avanti Cristo) pole il<br />
console P. Cornelio Nasica assoggettare pienamente I'Insubria,<br />
al dominio della Repubblica Roniana.<br />
Vinte cosi per 1' ultima volta le sedizioni della Gallia Cisalpina<br />
, ne Roma usando ancora coi vinti della primiera ma-<br />
gnanimita, non ottennero i Galli dal vincitore patti piu favore-<br />
voli di quelli ch'ebbero dal console Marcello trent' anni addietro.<br />
Pero videro gli Insubri all' ombra della pace crescere fra loro<br />
bentosto ogni civile istituzione. A tal' uopo cessata appena ogni<br />
ragione di guerra, il console Q. Flaminio avendo formata una<br />
grande strada da Roma a Rimini, I'altro console Emilio Lepido<br />
diede fine nell'anno 187 avanti Cristo ad un' altra gran via che<br />
da Rimini a Piacenza, da Piacenza a Milano, e da Milano Tors'<br />
anco arrivando ad Aquileja , fu dal suo nome appellata 1' E-<br />
milia. Oltre a cio Roma per collegare i popoli vinti piii saldamente<br />
alia sua potenza coll'incanto dei favori, I'anno 88 avanti<br />
Cristo, per opera di Giulio Cesare, loro accordo la cittadinanza<br />
roraana (2), e poterono quindi gli abitanti aspirare alle prime di-<br />
gnita della Repubblica e parteciparne i privilegi. Sono queste<br />
le scarse notizie che riraangono alia storia nostra al di la del-<br />
1' Era volgare , giacche gli Insubri unicamente agricoli o guer-<br />
rieri non ebbero chi tramandasse ai posteri le loro gesta , ne<br />
gli scrittori latini pensavano alia memoria dei popoli vinti.<br />
MUSIGA<br />
PIETRO RAY<br />
(«. 1773 - m. 1856)<br />
Altrove abbiamo detto e qui ripetiamo che Lodi non fu, ne<br />
c, eminentemente musicale (3), ma pure puo andar orgogliosa<br />
di contare anch' essa dei concittadini che nell' arte del canto e<br />
del suono le aggiunsero lustro ed onore. PoUaroli, Gaffurio, Mi-<br />
(1) T. Livio. lib. 33, 3i.<br />
(2) Dtiiina : lUioluzioni<br />
d'lliUia lib. 2. — Crcvior: Sloria ilcgli Inipcra"<br />
tori llomani. — P. Vcrri : Sloria di Milano vol. I, cap. 1.<br />
(3) Lodi Musicale, Memoria 1881,
- 30 -<br />
noja, Bigoni , Bonfichi e tanti altri di cui la storia ne registra<br />
i meriti distinti, fanno fede come i lodigiani anche alia musica<br />
dedicassero con amore le loro cure.<br />
Nel secolo clie corre , la nostra Lodi conta distinti musicistl<br />
, e qui per ora ricorderemo 11 maestro Pietro Ray , nato<br />
a Borghetto Lodigiano nel novembre 1773.<br />
Giovinetto addimostro non comuni talenti, e per le sue disposizioni<br />
musical! venne collocato nel Regie Conservatorio<br />
detto dei Turchini in Napoli , ove compie I'intero corso degli<br />
studi d' armonia e contrappunto sotto la direzione di Nicola<br />
Sala. Frequento il giovane Ray in quella capitale ben anco la<br />
scuola particolare del celebre Picinni (1)<br />
, in allora prefetto<br />
degli studi e di tutti e tre i conservator! di quella capitale<br />
scuola che il<br />
mente e solo<br />
Picinni teneva di<br />
per colore fra gl!<br />
sua libera<br />
allievi del<br />
volonta gratuita-<br />
,<br />
Conservatorio che<br />
egli trovava forniti di cognizioni letterarie , e dotati di fmo<br />
senso e giudizio nelle cose pertinent! all' arte. Compiuti con distintissimo<br />
profitto gli studi musical! , torno il Ray nella sua<br />
Lodi, ove attese all' esercizio della professione, ed ove nel<br />
1800 fu nominate maestro di cappella della nostra Incoronata<br />
continuando in quell' incarico fino a tutto il 1804, in cu! si trasferi<br />
in Milano. Nel 1807 fu richiesto di scrivere un Sacro Oratorio<br />
per la Chiesa di S. Pietro INfartire in Monza ,<br />
lavoro fece conoscere la propria valentia. Ed infatt!<br />
e con tale<br />
nel n.° 99<br />
del Giornale Italiano del 9 aprile 1807 leggiamo quanto segue:<br />
« Nel prossimo passato marzo venne eseguito un Sacro Oratorio<br />
posto in musica dal valente maestro Pietro Ray. Gli intelligent!<br />
hanno trovato in questa composizione non ordinario<br />
possess© d' armonia e di melodia, ricchezza d' invenzione giu-<br />
,<br />
stezza e vivacita d'espressione. E desiderabile che 11 maestro<br />
Ray abbia presto occasione d! comporre<br />
tale onde aver piu largo campo d! far<br />
pe! teatri<br />
conoscere<br />
della capi-<br />
i suoi ta-<br />
ll) A suffragare la nostra asserzione riproduciamo il seguente imporlaiilissimo<br />
documenlo emesso da quel dislinto macsiro di Musica che fu Benedetto<br />
Neri: ^<br />
Milano, 10 Dicembre 1826.<br />
Fo plena ed induhitala fede io qui solloscrillo, che il Sig. Maestro Giovanni<br />
Pietro Ray da Lodi, Professore di qtieslo /. /{. Conservatorio, fece I'in-<br />
tero corso degli studi del contrappunto nel Conservatorio detlo de' Turchini,<br />
in Napoli , e di poi fu ricevuto alia scuola particolare del celebre Piccinni<br />
Prefetto degli studi di tutti e tre i Conservatori della suddetta Capitale: alia<br />
quale scuola (che il detto Piccinni faceva di sua libera volonta eper solo zelo<br />
che avcva quel buon vecchio di propagare la vera musica italiana), non ernno<br />
sorliti che quegli allievi dei Conservatori ch' egli trovava forniti di cognizioni<br />
letterarie, e dotati di piu fino senso e giudizio nelle cose pertinenti all' arte<br />
armonica.<br />
Tanlo attesto per la pura veritd e certo di non ingannarmi , essendo<br />
sempre stato il suddetlo Sig. Maestro Ray mio condiscepolo, lanto ncU'una che<br />
neW ultra scuola.<br />
Ed in fede<br />
Benedetto Neri<br />
Maestro nella Cappella MusiCHle del Duomo. [lUano propria).
- 31 -<br />
lenti. » (1). Ccnno piu liisingliiero non poteva certo corrcre pel<br />
nostro Ray, ed egli tenne 1' invito di scrivere pei teatri. Infatli<br />
I'anno successivo compose la nuisica di un' azione sccnica , iti-<br />
titolata Alcssandro in Armozia , per festeggiare il ritorno del-<br />
I'armata italiana dalla giierra gennanica. Qiiesto niiovo lavoro<br />
ebbe un esito lelicissinio , tiovaiulo un articolo ncl Corriere<br />
Milanese n." 30 del 1) Marzo 1808 , die ne parla con molto entusiasmo.<br />
Ne riportiamo i principali brani :<br />
« Abbiamo deplorato piu volte I'infausta influenza della musica<br />
sulla paesia drammatioa, e ci siam doluti cbe tutto si sacrificasse<br />
al lusso nuisicale, e die i poeti si ibssero avviliti al<br />
segno di acconsentire di essere riguardati come i servi umilissimi<br />
dei musici. E ora scguita una rivoluzione teatrale sulle<br />
nostre scene, e ci e dato una volta di veder rappiesentarsi un<br />
opera, la quale alia purezza dello stile riunisce la ragione e la<br />
convenienze. E non e questo in Italia un fenomeno di poco rimarco<br />
I'avere un azione drammatica, nella quale tutti i personaggi<br />
parlano il linguaggio cbe conviene al loro carattere, ove<br />
agiscono conformemente alia tradizione storica e nella quale infine<br />
non ispaccino ne freddure ne spropositi. Un letterato egualmente<br />
distinto pel suo talento e pe' suoi lumi come pel sue<br />
gusto (2) ba rovesciato con un sol colpo tutti i sofismi, cbe si<br />
accumulano per dimostrare cbe la poesia e musica non possono<br />
marciare di fronte, e che se noi vogliamo cbe il musico diletti<br />
il nostro oreccbio convien sofirire che il poeta oltraggi il buon<br />
senso e la ragione ».<br />
(1) Riproduciamo la seguente atlestazionc, che serve pure di documeiito<br />
alia prcscnle biogralla:<br />
Monza, add'i 5 Aprile 1807.<br />
Facciamo fode noi infrascrilti con parlicolare giuramenio, qualmentc il<br />
Signor Maestro Pielro Raij Lodioiano in oggi (limoranlc in Milano celebreper<br />
le sue produzioni di musica, il quale anco nella CaKedrule di S. Giov. Battista<br />
di Monza con phtuso universale , ed aggradimento pnbblico ha fallo esefuire<br />
una scellissima musica, opera del suo raro talenlo , nella solfnnissima<br />
>«/a del S. Cfiiodo del 7 SeHembre 1806^ giorno , in cui onorarono col loro<br />
intervenlo a auesla Insigne Basilica le LL. AA. II. e Ileali.<br />
Se si acce tralasciare la doiula lode al suddello Sig, Maestro per allra<br />
musica da lui composta, e falta eseguire neqli Sagri Oralorf della Seltimana<br />
Sanla^ ed in ispecie neW ultimo del Gioredl Santo 26 p. p. Marzo altesa la<br />
sua singolare energia, e manicra di comporre studiatamente tanio per le vocali,<br />
quanlo per le filarmnniche voci, arendo resa pienamente conlenta , e gustata<br />
la pubblica dolta udienza accorsavi anche da lontane parti; ed arendo<br />
riscosse le comuni dimostrnzioni di giubilo unicersale, rincrescendo a Monza<br />
il non polere avere sempre fissn, e fermo vn tanlo soggelto Ira li suoi concittadini<br />
; Ed in fede della verila ci soscririamn.<br />
Carlo Caronno, Sindaco, Fabbriciere della Basilica suddella.<br />
(L. T.) GiLSEPPE FoRCiiERA, Fabbriciepc.<br />
Can.co Gii'SEPPE Consoni, Fabbriciere.<br />
Alles'.o to Sotaro infradcscrilto della aulenticita delle precedoiH firme<br />
serine a mia presenza e vista ^ e ce^ti/ico pure quanlo sopra qual Cancelliere<br />
deW Amminislrazione della tahbrica della predelta Basilica Collegiala; in<br />
fede<br />
(Luogo Tabellionato) Dolt. (Ih-seppe Antomo Bonacina, Notaro di Milano.<br />
(2) II Sig. Luigi Lambcrli, cavalicrc della Corrona di Ferro, membro della<br />
I.epione d'Onore o dciri>,liluto Naziomilo Italiano, diretlore della K. Biblioteca<br />
dj Brera ed Ispellore Gcnerale della I'ubblica Islruzione.
- 32 -<br />
« Alessanclro in Armozia b una composizione, nella quale<br />
il gusto pill severo cercherebbe indarno argomento di censura;<br />
la saviezza del piano, la bellezza dello stile e la giustezza<br />
delle idee ne costituiscono nn poema, il quale pu5 servire di modello.<br />
Non parlo io gia dell'edizione conforme alia rappresentazione,<br />
in cui c troppo facile I'accorgersi che da una penna straninra<br />
vi sono fatte delle addizioni. »<br />
« Ho detto abbastanza dell'argomento perche il lettore giudicar<br />
possa da sc medesimo le felici alliisioni, die ha somministrato<br />
alia circostanza, che il poeta avvisossi di celebrare.<br />
Furono esse tutte colpite con trasporto dagli spettatori e sovratutto<br />
venne applaudito il bel coro dei guerrieri Cretesi:<br />
Salve Monarca Altissimo<br />
Sommo fra i sommi eroi<br />
dei guerrieri tuoi<br />
Padre non men che Re,<br />
Deh! ti conservi a noi<br />
Quel Dio che a noi ti die.<br />
II maestro Sig. Ray si e investito dello spirito del poeta ed<br />
ha dato alia sua musica il carattere di dignita, e la conveniente<br />
espressione. Ha egli perfettamente concepito che doveva mirare<br />
piuttosto ad essere semplice e nobile che brillante e manierato.<br />
Mi e noto che alcuni lo hanno biasimato per questa semplicita<br />
di espressione; ma I'esito che ha avuto, e la risposta migliore<br />
che dar si possa a' suoi critici. » (1)<br />
Si fu nell'Aprile di quello stesso anno d808 che venne nominato<br />
professore di solfeggio e di bel canto nel Regio Conservatorio<br />
di Milano , ove il 4 Settembre dell' anno medesimo<br />
incomincio il suo servizio stabile, che per lunghi non interrotti<br />
anni presto con zelo ed amore ammirabili.<br />
Per la nascita del Re di Roma nel 1811, music6 il Ray una<br />
cantata che venne eseguita il 9 Giugno detto anno nel Palazzo<br />
di residenza del Senate Italiano.<br />
Nell'anno 1813, scrisse espressamente dei pezzi di musica<br />
per la Vice Regina d' Italia, musica che venne altamente apprezzata,<br />
dacche veniva fatto dono al nostro Ray di una preziosa<br />
tabacchiera (2).<br />
A quell' epoca musico un componimento drammatico , intrecciato<br />
con danze , intitolato il Tempio cV Imeneo , ed eseguitosi<br />
nel Teatro della Real Corte di Monza.<br />
(Continua) G. Oldrini.<br />
(1) « Lo spetlacolo fu onorato dall'intervenlo delle LL. AA. 11. e RR.<br />
Milano, li 9 Ottobre, 1813.<br />
(2; II Conte Alessandro Annoni GiambeUanodi S. M. I. e R., Commendatore<br />
deU'Ordine della Corona di Ferro, al Signer Maestro Ray Professore<br />
nel Reale Conservatorlo di Musica.<br />
S. A. I. In Principessa Vice Regina essendo stata contcnlissima dei pezzi<br />
di Musica, che Ella ha composlo espressamente per Essa, mi ha incaricato di<br />
rimcUerle la qui unila Tabacchiira. Nell' eseguire una cosi piacevole commissioner<br />
ho il vantaggio di rallegrarmi con Lei perl'esilo felice che otiiene ogni<br />
volla delle sue composizioni, e quello ancora di ripclerle la mia stima e con,'<br />
siderazione. Annom.<br />
Sac. Andrea Timolati, Direttore.<br />
Lodi 1881. Tip. Quiricoe C. Camagm Giuseppe, Oerenle responsale.
ANNO l" AGOSTO DISPENSA 3.'.<br />
BELLA CITTA DI LODI<br />
del Sac. GIACOIVIO ANTONIO PORRO<br />
(Conlinuazionc, vedi N. prcccdcnle)<br />
Vll.o Fondata la Cliicsa lodigiana , non dobbiamo credere<br />
cbe Barnaba gli destinasse ancbe il Vescovo (1): cio in quo'<br />
primi tempi non era facile, massime quando la citta intieramente<br />
non professava la fede. Si raccomandava il piccol gregge<br />
a uno pill sacerdoti, cbe aveva, se non il nome, il carico di<br />
vescovo. II Metropolitano pero vi avea autorita, e visitava quel<br />
fedeli per animarli e aumentarne le fila. Fu quindi cura di Ana-<br />
talone e Cajo, successori a Barnaba, di istituir , come in altre<br />
citta (2), ancor qui lor vicarii.<br />
Tanto 6 il tempo trascorso e le vicende di Lodiveccbio ,<br />
massime pei varii incendii di Archivi pubblici e privati, e per<br />
(1)<br />
II noslro aulore nclla narrazionc succcssiva si lascio Irasporlare da<br />
lro|>pa smania di induzione, per potcr dire qualchc cosa di Lodi e delia sua<br />
Chiesa nasccnlc. Noi ci pcrmellommo di tralasciaro il troppo minuzioso rac-<br />
coiilo dii falli die ri.miardano unicaniciilc la sloria universale, per fermarci a<br />
fjueili die iiileressano sollatilo la sloria lodigiana.<br />
(2) Non si coslumd dar cosi di subilo il Vescovo alle cilia minori. 11 pic-<br />
rolo niimero dei crisliani c la chiesa csisna , clie non era ncppur Iroppo ferniamcnlo<br />
riunila, si re.^gcva dai saccrdoli;a quel modo cl.c ora si governano<br />
aicnnf liorgale, cosi allora si faceva anclic per alcuno piccolc cilia. A lali sa-<br />
cordoli (in dai primi tempi vcnne dalo I'oflicio c la cura episcopale, benchfi<br />
non ne avesscro il nome e I'ordinazione. — iMous. Francesco Dosxi vesc.diNch<br />
ram — Lib. II de Errl. Xovar. — All'Aposlolo Banialta suocessero immedia-<br />
lameiilc nella cliicsa di Milano, come in mclropoli, i vescovi Analalono, Caio e<br />
gli altrl in seguilo die s' afTiilicarono con ammirabile aimonia nei dovcri di<br />
vescovo e per la religione crisliana. Dclle allre cilia ddia I'rovincia gli annali<br />
piu sicuri non ricordano a Icun vescovo, ma furonoisliluili mollo dopo, benclie<br />
non vi mancassero Tiomini ci isliani die collivassero e difendessero que' primj<br />
raiiif-olii ddia fcdc — I'ranccsco Uonomi, Vcsc, di VeneUi I. c.
- 3.i -<br />
la distruzione della stessa citta, die poco ci c noto dei prirnitivi<br />
fasti religiosi, nc dei primi sacerdoti che la governarono , fino<br />
al priino Vescovo. Dagli storici delle citta circonvicine avemmo<br />
alcune notizie che rigiiardaiio specialmente i Vescovi di Milano,<br />
e Siro e Invenzio di Pavia, che provano come la fede , da S.<br />
Barnaba in poi , piu non cesso in Lodi e dalla citta si diffuse<br />
anzi nelle adiacenze, Noi , seguendo il Conte Fausto Verdelli<br />
{Hist. eccl. I. I) negli avvenimenti della Chiesa universale, toccheremo<br />
i particolari della nostra citta finch^ c' incontreremo<br />
col primo Vescovo, dal quale cominceremo a narrare le gesta<br />
dei Presuli nostri.<br />
VIII. Narra adunque il Vitali {I. c. an. C. 45) come Pietro<br />
avendo fondata la Chiesa Romana e risedendo in quella cattedra,<br />
vi ordinava il tutto come Vicario di Cristo, or predicando in<br />
quella citta traboccante di Dei e di errori, or inviando gli uomini<br />
apostolici a spargere per ogni dove il Vangelo. Al pari di<br />
lui pieno di zelo, non mancava Barnaba d' adoperarsi alia con-<br />
versione di Milano e della Gallia Cisalpina, e dove ei non poteva<br />
giungere inviava Anatalone e Caio con aliri nunzii. Avea seco<br />
il Vangelo di Matteo , che dall' ebreo avea tradotto in greco, e<br />
quelle seguendo ammaestrava i credenti. Se poi in alcuna citta<br />
luogo importante avvenivano numerose conversioni, vi si por-<br />
tava e assicuratosi di loro fermezza, apriva una chiesa, erigeva<br />
TaltarC;, v'ordinava sacerdoti, Talvolta disputava in pubblico e<br />
in private conlondendo Piabbini e Flamini, operando miracoli<br />
/Act. Ap. c. XIV e XV).<br />
Cosi, come fu detto, sorse anche la Chiesa di Lodi; poich6<br />
Barnaba avvertito dell'incontro ottenuto da' suoi precursori e<br />
discepoli, e del numero de'credenti, ei pure vi venne e v'accrebbe<br />
colla predicazione le conversioni. Indi conosciuta la costanza dei<br />
neofiti, aderi ai loro voti di aprire un luogo ove potessero in<br />
comune radunarsi alia preghiera ed ai sagrifizi. Infatti fra le<br />
varie case offerte , scelse quella gli parve meglio acconcia , e<br />
I'apri a chiesa, erigendovi altare e croce, ordinando sacerdoti<br />
ed ogni altro ministerio conveniente al decoro e ai bisogni della<br />
Chiesa nascente. E dati i prowedimenti piii opportuni per la<br />
edilicazione completa di essa, se ne parti chiamato altrove dai<br />
gravi affari dell'apostolato, lasciando a capo di Lodi uno de'piu<br />
provetti e zelanti suoi sacerdoti.<br />
IX. Egli tutto cio operava in forza dell'apostolato a cui lo<br />
Spirito Santo I'avea destinato insieme con S. Paolo, e in forza<br />
dell'autorita che S. Pietro all'epoca di quella segregazione e or-<br />
dinazione gli aveva conferita in Antiochia. Presso il Vitali, prova<br />
ci6 il Linno [Act. Ap. ep. I c. XVJJJ contro Baronio, e riporta
— 3j -<br />
la testimonianza di I.cono IX e della Glossa {Dccrct. c. Quis<br />
nesciat, dist, XI) (1). No altrimenti potrcbbe correre la cosa,<br />
ilaccho Innocenzo III scrivo a Dcccnzio: « Niiino fondo Chicsa<br />
alcuna nell'Italia, nelle Gallic, nclla Spagna, ncll' Africa, nella<br />
Sicilia e nelle isole adiacenti , sc non qiielli che I'Apostolo S.<br />
Pictro i suoi successori ordinarono saccrdoti. » Se S. Pietro,<br />
che maiulo a Pavia S. Siro , non si euro di inviare alcuno a<br />
Milano, citta tanto nota e celebre ai Romani si da chiamarsi la<br />
seconda Roma , certo fu perche gli era noto come quivi e in<br />
tutta la Cisalpina s'adoperasse con frutto S. Parnaba.<br />
X." E in vero questi, confiiso 11 Pontefice gentile, colla continua<br />
predicazione e coi prodigi conciliossi non solo gran parte dei cit-<br />
tadini milanesi d'ogni stato, ma gli stessi nobili e magistrati<br />
sicche poclii erano gli impedimenti alia sua autorita ccclesia-<br />
stica (2). Narra adunque Francesco Castello che, volendo egli<br />
aprire una chiesa pubblica, ottenne il Palazzo pubblico del Comune<br />
che dedico al Salvatorc, situato secondo alcuni a S. Tecla,<br />
secondo altri a S. Salvalore in Senodochio. Imagini ognuno<br />
quanta debba essere stnta la consolazione dell'Apostolo all'erc-<br />
zione di quella Chiesa, alia conversione'di quella citta; e quanto<br />
maggiormente crescesse in lui lo zelo e I'ardore per ladiffusione<br />
del Vangelo;e quanto quosto esempioinfluisse anche su Lodi<br />
Frattanto usci il decreto dell'imperatore Claudio che ordinava<br />
agli Ebrei di sgomberare Roma (an. 49). Ne usci anche<br />
Pietro, e secondo 11 Vitali, contro ropinlone dl Metafraste, Euseblo<br />
, ecc, venne a Roma , ove udlto da Barnaba della facile<br />
dilatazione della fede, si rallegro, e presi gli opportunl concert!<br />
a dar forma migliore alia Chiesa, ordinarono a vescovo dl Mi-<br />
lano Anatalone, che vl era gia stato eletto, e Pietro sped! Barnaba<br />
a Cipro. Altri autori si oppongono a questo racconto; ma<br />
11 Vitali conferma con sodisslme raglonl la verlta della venuta<br />
dl Pietro a Milano, e clta la Cronlca (c. 228).<br />
Se sta I'andata di" S. Pietro a Milano, non sarebbe da ma-<br />
ravlgliarsi che egli sia passato anche per Lodi, che era sulla<br />
strada da Placenza a Roma plu plana e in retta linea con Mi-<br />
lano. E se clo avvenne quanto sara glovata la sua presenza e la<br />
sua parola all'lncremento rnagglore della nostra Chiesa<br />
Alia fine, come dlcemmo, lasclati ad Anatalone gli oppor-<br />
tunl ordinl, Pietro riprese la via per Roma e Barnaba quella<br />
di Cipro. Questi, capitato a Salamlna, vl fondo la Chiesa ch' ei<br />
(1) Barnaha fu un Irgalo n latere di S. Pieiro, c cortje laic cressc Chicse,<br />
ordino diacorii, preli e vescovi — /'. Galnigtin I'iumma.<br />
(2) Giuliano, crilralo in flis[iul.i con [iiunalia o rimasto viiilo spccialmenle<br />
dalla forza dei miramij, si ritiro. Da f|U('i |>uiilo Harrialja fii libfro nel jircdicart',<br />
*' aveiido conviiili uiolli, gcllo vaslo ic fondariicnla dtila rcligiono — Al-<br />
eialOj I, c.<br />
!<br />
! ,
- 3C-<br />
presiedette finclie nell'anno ottavo dell' impero di Kerone ot«<br />
tenne la palma del martirio.<br />
Rimase in Milano Anatalone, che invigilava non solo sul suo<br />
gregge, ma anche sulle citta circonvicine, tutto governando con<br />
sapienza, desideroso com'era della salute d'ognuno e del progresso<br />
della fede cattolica.<br />
XI.° Quando I'imperatore Claudio replico I'editto di espulsione<br />
da Roma e le pene contro gll Ebrci (1), passando i cristiani<br />
come aderenti a qiiella religione , furono coinvolti nella<br />
pena. Percio il Baronio (I. 1 I. c.) e di parere che S. Pietro si<br />
assentasse di nuovo dalla citta. Ma Vitali prova col detto di S.<br />
Leone Papa S, Pietro non esserne uscito che quando il chiamarono<br />
i bisogni della Chiesa , come avvenne: che per le dissensioni<br />
suscitate da Cherinto, presiedette a Gerusalemme il primo<br />
Concilio, ove intervenne cogli altri Apostoli anche S. Paolo e<br />
Barnaba che poi furono incaricati delle cose dei gentili.<br />
Giunse pertanto ad Anatalone copia degli Atti del Concilio<br />
con una lettera di Barnaba piena di sante esortazioni per la<br />
sollecita esecuzione dei decreti e la cura pastorale. Ed il santo<br />
Vescovo s'adopero perciie nella Gallia Cisalpina il tutto si osservasse:<br />
come avvenne senza difficolta perlospirito d'obbedienza<br />
che informava que' primitivi fedeli verso i loro Pastori. Egli<br />
poi visitava or 1' una or I'altra chiesa della Pro\incia; e narrasi<br />
che capitato in Brescia e risiedutovi per qualche tempo ,<br />
vi opero molti miracoli sollerendovi travagli d'ogni sorta per<br />
la persecuzione mossagli contro dai maghi e stregoni, e dal demonio<br />
medesimo. ]\Ia egli ne usci vittorioso , convertendo al<br />
nome cristiano molti nemici. — Verso questo tempo fu lapidato<br />
e crocefisso {Vitali, 282) in Eliopoli S. Filippo, del quale Apostolo<br />
alcuni asseriscono aver, in certo suo passaggio, predicate<br />
nella Gallia Cisalpina.<br />
S. Epifanio (in Pancr. haer. 5iy osserva che nella seconda<br />
lettera di S. Paolo a Timoteo ove narra che Crescente era stato<br />
da lui spedito in Galazia, s'abbia da intendere in Gallia ; del<br />
qual parere e anche Teodoreto (m cp. 2 ad Timoth.) citato dal<br />
Baronio che pure cio afTerma cosi [in iSot. Martyr. '21 jun.J: « Per<br />
la qual cosa quando si dice — partito per la Galazia — ,si deve<br />
intendere Gallia. » E il Martirologio Romana « In Galazia;<br />
S. Crescente, discepolo del B. Ap. Paolo, che passando per la<br />
Gallia, coUa predicazione convert! molti alia fede di Cristo. Ritornando<br />
poi ai Gentili per i quali specialmente era stato create<br />
vescovo, fino al termine della sua vita confermo i Galati nel-<br />
I'opera del Signore. Da ultimo compi il martirio sotto Trajano. »<br />
— Per qual parte delle Gallic Crescente facesse passaggio per<br />
andar da Roma nella Galazia, provincia dell'Asia Minore, Vitali<br />
(p. 287) aflerma esser stata la Gallia Cisalpina. Che se in essa<br />
convert! molti alia fede , egli non avia mancato di predicare<br />
anche in Lodi, convertendo, confermando i fedeli, e raccomaadando<br />
quella Chiesa a chi faceva le veci di vescovo.<br />
(1) V. Gioseffo, Taolo Orosio, Svelonio.<br />
contiona.
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI GORTEMIGI.IA PISANI<br />
(Vedi conlinuazione Numcro precedcnte)<br />
Koi arrivammo adunque alia venuta di Cristo, principio del-<br />
I'Era volgare , e verremo cosi mano mano esponendo i fatti<br />
degni di memoria, die sino a' d'l nostri s' avvicendarono in<br />
questo paese. Scarsi per altro , siccome quclii puranco d' ogni<br />
citta e nazione , soiio i documeiiti storici incontrati nei primi<br />
dieci secoli dell' Era volgare. Invasa e percorsa 1' Italia per ogni<br />
lato da straniere e barbarissime genti, in tempi rozzissimi, nei<br />
quali la coltura delle lettere stava sepolta nella povera cella<br />
d'lm frate , andarono perdiiti in gran parte i dati clie dovrebbero<br />
servire al nostro assunto. Percio mentre infeconda c la<br />
storia sino appresso al mille, altrettanto, merce le infinite cronache<br />
talor fedeli e talor ingombrate da anacronismi e da favole<br />
, pure sparge benchc rozzamente la sua luce nei secoli<br />
posteriori,<br />
Venne I'anno 09." dell' Era presente , anno memorabile in<br />
cui la guerra civile pose Torribile suo teatro in queste parti.<br />
Mentre IJttone veniva proclamato impcratore a Roma, Vitellio<br />
che dalle Gallie gli contendeva la corona, spedi a questa volta<br />
Cecinna suo generale^ che rotti sul Cremonese i pedoni ungheresi<br />
d' Ottone, fece prigioni oltre a mille altri soldati forse non<br />
lungi dalla foce del Lambro (1). Questo primo successo pose<br />
in grandi^simo spavento gli Ottoniani , ma rese troppo baldanzoso<br />
Cecinna , die spediti in prima alcuni soldati IJatavi oltre<br />
il Po quasi dirimpetlo a Piacenza, egli stcsso poscia dopo aver<br />
dimorato qualche tempo nella pianura lodigiana, passu coll' esercito<br />
il liume, ogni arte cercando della guerra e della seduzione,<br />
perclie la citta venisse in sua mano. Ma Spurina, governatore<br />
della colonia, ributto valorosamente gli assalti de' V^itelliani,<br />
siccbe Cecinna scornato ripasso il fiume e si volse a Cremona.<br />
A tal nuova accorsero gli Ottoniani in soccorso della<br />
colonia minacciata, mentre in ajuto di Cecinna, che mal conduceva<br />
la guerra, giungeva Valente col resto deH'armi VitcUiane,<br />
(1) P. Cornelio Tacilo: Anmdi Libro 18.
— 38 -<br />
Stavasi intanto rimperatore Ottone con una parte dell'esercito<br />
a Brescello , e Proculo di lui generale con<br />
chiiideva Tarmata di Vitellio accampata vicino<br />
le altre genti<br />
a Cremona fra<br />
la sua e quella d' Ottone,, e guadagnava il conduente dell'Adda<br />
nel Po. A noi non spetta il ragionare dei varii avvenimenti di<br />
questa guerra, come della miseranda fine d' Ottone, die ponno<br />
leggersi in Tacito (1), ma verremo solo discorrendo d'una questione<br />
topografica, ora clie n'c veniito il destro.<br />
Noi dicemmo che Proculo voile impadronirsi del confltiente<br />
dell'Adda e colla scorta di I'olibio avvertimmo eziandio come<br />
i consoli P. Furio e C. Flaminio condussero le loro legioni in<br />
questo luogo istesso , onde invadere I'lnsubria. Ora vuolsi da<br />
taluno die I'Adda non scorresse direttamente nel Po a<br />
nuovo Bocca d' Adda, ma chs ne' tempi antichi trovasse<br />
Castel-<br />
la foce<br />
alia Cava cremonese e secondo altri a Cremona , a Casalmaggiore,<br />
a Brescello od altrove. Stando ai due passi da noi citati<br />
egli e indubitato, die interpretando ragionevolmente la mossa<br />
di Proculo e dei due consoli, I'Adda doveva sboccare certamente<br />
a] disopra di Cremona e percio non tanto lungi dal sito<br />
ove sbocca attualmente ; mentre ne t'roculo in case diverse avrebbe<br />
potuto chiudere fra le due armate di Ottone i saldati di<br />
Vitellio accampati a Cremona, ne i consoli Furio e Flaminio<br />
avrebbero potuto molestare gli Insubri , ma bensi i Cenomani<br />
fra i quali era posta Cremona. Eppure quasi generale e la credenza,<br />
che I'Adda scorresse un tempo non lungi da Cremona,<br />
benche I'esame del tcrreno quasi non ce ne renda persuasi. E<br />
in questo caso concorderebbe forse I'opinione del Monti (2),<br />
cioe che 1' Adda in tempi a noi troppo lontani ed ignoti scendessn<br />
anche al di la di Cremona, ma che all'epoca di cui ragioniamo<br />
avesse veramente la foce ove I'ha tuttora, se a cio<br />
non ostasse un documento che ci offre il Manini. E desso una<br />
tavola dell'antica citta di Cremona nell'anno 70 dell' era nostra,<br />
eh' egli dice far parte d' un manoscritto (3) posseduto dai nobili<br />
Sommi-Picenardi. In essa vedesi delineata I'Adda, che scor*<br />
rendo alcune miglie al nord di Cremona , dope poco tratto si<br />
divide gettandosi parte nel Po , e parte col nome di Addella<br />
proseguendo il suo corso sin poco lungi da Casalmaggiore. Dimenticando<br />
noi, che prestando fede alia verita di questo preteso<br />
documento, verrebbesi a dare una mentita a tutto cio che<br />
Tacito racconta avvenuto all' epoca delle guerre civili fra Ottone,<br />
Vitellio e Vespasiano, risponderemo soltanto con un'altro<br />
antichissimo argomento, quale si e la tavola Peutingeriana su<br />
cui vedesi I'Adda scorrere direttamente in Po tra Acerra e<br />
Cremona. Aggiungeremo poi che la tavola di Peutingero, benche<br />
pregiatissima, e pero scorretta in mode che contro ogni possibilita<br />
mette Piacenza tra gli Insubri alia sinistra riva del Po.<br />
Percio se plena fede non si deve prestare a questo documento,<br />
lo si deve prestare a tre storici, come sono Polibio, Tito-Livio<br />
(1) Tacilo: Annali Libio 18. — Crcvier: Sloria degli Imperatori liomani<br />
Libro 13.<br />
(2) Monli Lorenzo : Notizie sloricke del dislrcllo di Codogno, Parle II.<br />
(3) Crilico oompendio universale storico degli avvenimenti piu rimarche"<br />
Yoli dclla cilia di Creuioua. M, ti.
-- 30 -<br />
e Tacito, le cui descrizioni non s' accorderebLero giammai col-<br />
I'opinione di coloro die vogliono avo:?sc 1' Adila la foce al disotto<br />
ili Cromona. Tiitti gli anticlii d'allronde corcordarono nel<br />
dare per limiti alia terra depli liisubri il Lambro, I'Adda cd il<br />
Po; cos'i, amnieiioclio di risalire alio epoclie antidiluviane, neppure<br />
poteva I'Adda anticamente scorrere al di la di Cremona,<br />
se qiiesta stessa citta togliondobi ni Cenomani non si poneva<br />
nell Insubria. Clie se mi dira talnno essere indubitato , die<br />
I'Adda solo dopo qnalcbe secolo cominciasse ancora a metter<br />
foce nel Po ove ora g Caslelnuovo ; rispondero non essere improbabile<br />
, che 1' Adda in questi tempi possa essere ritornata<br />
nel suo antico canale; pure o inio ] arere e d' altri ancora, che<br />
I'Adda scorresse anticamente nel Po non lungi dalla Cava, come<br />
lo dimostra la natura del terreno c il corse del fiume segnato<br />
sulla tavola di Pentingoro.<br />
A Senna nell'abbassare pochi anni ora sono im'altura detta<br />
volgarmcnte Castellaccio in memoria d' un forte, die doveva esistervi<br />
una volta , si trovarono tra pietre e cementi annerriti<br />
da qualclie antica combustione, varii domestici arredi, scheletri<br />
d' uomini e d'animali domestici, monete di Gallieno, Valeriano,<br />
Claiidio , Quintillo e Salonina , come pure un metallo coniato ,<br />
che fra i soldati di vario linguaggio, ignari dell'idioma latino,<br />
costituiva il segnale per lo scambio delle guardie, detto (esscra.<br />
Questi oggetti furono al certo sepolti sotto le rovine d' un castello<br />
che tuttodi si rammenta dalla popolare tradizione , e se<br />
dair ultima data di queste monete discendenti sino all'anno 270<br />
dell'Era nostra si voglia giudicare dell' epoca in cui avvenne<br />
questa distruzione, noi dovremo attribuiria al tempo incirca dei<br />
trenta tiranni e alTojiera dei Vandali, la prima tra le orde vaganti<br />
che in quel torno venne ad invadere I'ltalia.<br />
A questi anni la nuova fede di Cristo aveva gia de' credenti<br />
in questi paesi , ove sin dal primo secolo .I'Apostolo San<br />
Barnaba l' aveva predicata (1). Da quanto pero osservammo intorno<br />
alia distruzione di Acerra avvenuta probabilmente sulla<br />
fine del trecento ed alia scoperta ivi fatta d' un cimitero pagano<br />
, si deve credere che i pochi cristiani vivessero isolati e<br />
professassero il nuovo culto segretamcnte a motivo delle persecuzioni<br />
crudeli ordinate dagli imperatori romani. Infatti nel-<br />
I'anno 292 erano stati,.decollati al ponte del Sillero a Lodivecchio<br />
i santi martiri Naborre e Felice. Pure se dovressimo credere al<br />
Goldaniga, fu appunto di questo tempo che gli uomini di Codogno<br />
ammirando i prodigi operati dal martire Biagio, medico<br />
e [loi vescovo di Sebaste , lo elessero a loro protettore ed avvocato<br />
innalzandogli la prima Chiesa (2). Quest' opinione del<br />
Goldaniga non appoggiata ad alcuna prova, ripugna alia verita,<br />
giacche oltre all'esistere a quel tempo, come si disse, ivi vicina<br />
una citta pagana, e stiano die potesse pubblicamente innalzarsi<br />
una Cliiesa e che un'inliero borgo potesse ad un tratto abban-<br />
— rorn> :<br />
(I) Lodi Def.: Anuoli di Lmli. — I'. F,. Zani: Idruiu Imidrusium hisloria.<br />
Mle de' \escoii Lodigiiiui ; tutii manoscritli (k'lla Lautlciiso.<br />
(•2) F. Pier Goldaniga: .Vt7/
- iO -<br />
donare il culto<br />
primi cristiani<br />
antico quando invece erano pochi ed ignoti i<br />
,<br />
di quel secolo. Egli 6 vero che si ha memoria,<br />
che il popolo di<br />
S. Biagio, ma la<br />
Codogno non conobbe mai altro avvocato che<br />
prima cognizione che si ha del suo tempio non<br />
risale tant'alto, ne e tuttavia provato che sulla fine del secolo<br />
III.'^ Codogno esistesse.<br />
SulV Itinerario Gerosolimitano scritto nell'anno 333 trovansi<br />
fra Lodi e Piacenza marcate due stazioni, I'una delle quali ad<br />
Rotam e I'altra delle Tre Taverne. Ove esistesse quest' ultimo<br />
luogo e difficile congetturarlo , ma dalle annotazioni che sono<br />
aggiunte all' Itinerario suddetto , vuolsi che Ruota fosse un castello<br />
cui venisse dato in seguito il nome di Zorlesco, antichissimo<br />
feudo dei Vistarini di Lodi , a motive del fiumicello che<br />
gli scorreva vicino. Diffatti il Bremhiolo ch' ora trae la sua denominazione<br />
da Brembio ove ha principle , chiamavasi anticamente<br />
col nome di Zorlesio (1).<br />
Se si deve credere alia cronaca dell' arciprete Bergamaschi,<br />
fu sulla fine del 300 che I'Arcivescovo di Milano S. Ambrogio<br />
mando un prete Ilario ad una terra gia detta Villafranca ed<br />
ora Franca, onde ritornasse quel popolo alia fede, che dopo la<br />
predicazione di S. Barnaba aveva abbandonata (2). II Bergamaschi<br />
afterma d'avere tolta una tale notizia dalle cronache di<br />
Bonifacio Simonetta secondo Abate di S. Stefano al Corno. L'esito<br />
dice egli, corrispose alia santa impresa, ed il tempio d'Apollo<br />
ch' ivi era in venerazione , venne cangiato in un tempio<br />
cristiano dedicandolo a S. Fedele. A proposito di Villafranca,<br />
continua il cronista, in cio seguito anche dal Monti (3), che<br />
ruinata dal fiume Po fosse anticamente assai piu popolata che<br />
non al presente, ch'ivi fosse il porto e la strada Emilia che da<br />
Piacenza guidava a IMilano, e che gli fosse dato un tal nome o<br />
per gli<br />
lato di<br />
antichi privilegi alia medesima concessi , o<br />
Piacenza circondata da selve , sicuro asilo<br />
perche dal<br />
dei malandrini<br />
, il viandante giunto a questo luogo fosse franco e sicuro<br />
da ogni periglio. Qualunque sia la fede che si debba meritare<br />
la cronaca del Bergamaschi, egli e pero certo che la stranezza<br />
di questa etimologia ci fa dubitare assolutamente della loro ve-<br />
rita.<br />
Alarico re dei Goti, vinto piii volte nell'anno 403 dal prode<br />
Stilicone generale dell'imperatore Onorio, venne a' patti col<br />
vincitore ; ma ofTeso dalla mala fede dei Cesari , nel 408 scese<br />
novellamente in Italia, saccheggio Aquileja, Concordia, Altino<br />
e Cremona, e prime dopo la calata d'Annibale affacciaiidosi<br />
alle mura dell'atterrita Roma, la pose a contribuzione e diedela<br />
poscia in preda a' suoi soldati. Egli e tra gli orrori di<br />
una tal guerra , che vuolsi avvenisse fra noi uno di quel prodigii<br />
con cui la nascente religione di Cristo s'andava dilatando.<br />
Credesi che S. Gaudenzio Vescovo di Novara, nel ritornare da<br />
Roma, giungesse il 22 Gennajo del 407 alia villa di Secugnago (4),<br />
(1) P. Filippo Briezio: Paralleli di vecckia e nitova geografia.<br />
(2) Francesco Bergamaschi: (Cronaca deW Abulia di S. Siefano sul Lodigiano.<br />
Manoscrillo della Laudensc.<br />
(3) Lorenzo Monli: Nolizie sloriche del dislrello di Codogno^ Parle I, Co-<br />
Uogno, 1818.<br />
(i) P. Alessandro Ciseri: Giardino slorico, a pag. 30. Milano, Marelli, 1732,
- II —<br />
e che cercando ricctto cd alimcntn alia oasa del ministro di<br />
Dio , noil vi trovasso cosa alcuiia da cibarsi , pcrclie I'esercito<br />
dei Goti poco innanzi essondo passato , avcva posto a rapiiia<br />
tutti gli abitanti. Porlocclio il Santo fatte gettare alciino semonti<br />
neU'orto vicino , in meno di due ore si vidcro crescere<br />
gli crbaggi , e poscia col segno doUa croce convert! I'acqua in<br />
vino.<br />
Indispettito Alarico re dei Goti dall'orgoglio e dagli inganni<br />
deirimperatore Onorio, varco I'Alpi nel i 10, per la terza<br />
volta assedia lioma, la prende per tradirnento degli schiavi, la<br />
saccheggia, ma non vi ia alcun massacre e muo>e nel 412.<br />
AU'esempio doi Goti scese pure in Italia nel 452 Attila re<br />
degli Unni che si facea chiamare il IJafjcllo di Dio, seco conducendo<br />
un'esercito di 500,000 guerrieri, con cui distrusse<br />
Aquileja , Concordia, Padova e iMilano , ponendo a ferro ed a<br />
fuoco le citta e le campagne. A lui seguirono ben presto i<br />
Vandali guidati da Genserico nel 455, poi gli Alani nel 404<br />
sotto di r>eorgor, indi Odoacre nel 470 con un formidabile esercito<br />
di Eruli e di Sciti, con cui die fine aU'impero d' Occidente,<br />
scguito da Teodorico re degli Ostrogoti nel 489 ed infine<br />
da Gundebaldo re dei Borgognoni nel 490, che per la Savoja<br />
venuto in Italia, chiamatovi non si sa se da Odoacre o da<br />
Teodorico , dai quali fu poi deluso e respinto , ritorno al suo<br />
paese dope avere poi devastata I'lnsubria e condotti seco in<br />
schiavitii giovani e donzelle. — Vuolsi da alcnni che in una di<br />
queste incursioni di barbari , Odoacre guadato il Lambro , of-<br />
I'risse battaglia ad Oreste padre deU'iinperatore Piomolo Augustole,<br />
ch'era accampato sul coUe di S. Colombano. Conoscendo<br />
Oreste la debolezza delle sue forze , non voile cimentarsi ad<br />
una pugna, e si trattenne fra gli steccati; ma vedendo le sue<br />
bandiere disertare ad Odoacre, egli col favor della notte fuggl<br />
disordinato in Pavia (1). Gli T^ruli pertanto vedati all'indomani<br />
abbandonati gli alloggiamenti dell'inimico, se ne impadronirono<br />
bentosto , tutto ponendo il vallo a ruina, e lasciarono al luogo<br />
il nome di Campo ruinalo , die in memoria del fatto tuttor si<br />
conserva, e la villa vicina con ispirazione religiosa venne chiamala<br />
Campo S. Uinaldo.<br />
Assassinate Odoacre da Teodorico di lui collega nel dominio<br />
d' Italia, dopo un banchetto nel 493, i Goti restarono soli padroni<br />
d' Italia , sinche Belisario a nome dell' imperatore d' 0riente<br />
Giustiniano , facendo valere i suoi diritti anche sull' impero<br />
d'Occidente, li vinse nel 535. Ma sollevatisi i Goti dopo<br />
due anni coll'ajuto di 10,000 Borgognoni, spediti da Teodeberto<br />
re dei Franchi e nipote del famoso re Clodoveo, poterono nuovamente<br />
impadronirsi delle nostre pianure. Se non che Teodeberto<br />
invaghitosi della conquista d' Italia abbandono I'amicizia<br />
de' Goti, e scendendo nel 539 dall'Alpi di Savoja con 100,000<br />
de' suoi, fe' conquista di tutta 1' Italia superiore insino alia Toscana,<br />
ma le sue genti piii che dalla guerra vinte dall'insolito<br />
(1) G. D. Viilanova: Historic della cilia di Lodi, lib. 1. — Carlo Genlilej<br />
Compendio della sloria di I'avia, tomo I.
-52 -<br />
clima , dalla fame e dalla pestilenza , doveltero far ritorno lo<br />
stess'anno e ripassar I'Alpi.<br />
Durando I'invasione di Teodeberto, i Goti per limore s' erano<br />
racchiusi nella Venezia e nell' Emilia, perlocchc ritiratosi<br />
il re de' Franchi , Narsete eh' era successo a Belisario nel comando<br />
del Greci , occupo ancora I'Insubria, e benche i Goti<br />
prolungassero la guerra, nondimeno vinti piii volte da Narsete,<br />
vennero finalmente sottomessi per I'ldtima volta nell'anno 5G7.<br />
Un'anno dopo la distruzione dei Goti, Narsete, luogotenente<br />
dell'imperatore Giustino, chiamo per vendetta in Italia Alboino<br />
re dei Longobardi , che impadronitosi in prima del Friuli nel<br />
569, venne poscia nell'lnjuibria e la conquisto 1' anno stesso in<br />
cui nacque Maometto; dando origine in tal modo ad una lunga<br />
dominazione che tanto influi sui costumi d' Italia.<br />
Circa vent' anni dopo la venuta d' Alboino in Italia, i fiiimi<br />
di Lombardia fuor di modo innondarono gran tratto di terreno,<br />
cosicche fu in quel tempo, se crediamo a Pier Francesco Goldaiiiga,<br />
che venne a formarsi il mar Gcrundo e il lago de' Barilli<br />
Barisi, che si estendeva per tutta la valle ch'e fra San<br />
Fiorano, Fombio, San Stefano e Guardamiglio (1). II Muratori<br />
pero ed il Verri hanno ragionevolmente dedotto dalla fisica costituzione<br />
della Lombardia, che anticamente le acque abbandonate<br />
a se stesse e non frenate dall' opera umana allagassero il<br />
suo piano, e che col tempo e coll'industria gli abitatori delle<br />
eminenze aprissero gli scoli alle acque stagnant! e cominciassero<br />
cosi ad abitare sul terreno , che innondato prima dalle<br />
acque, non era che una vastissim'a palude. Questi laghi adunque,<br />
o a meglio dire paludi , altro non erano che luoghi paludosi<br />
non ancora ridotti a coltivazione. L' Adda non frenata da argini,<br />
moderata da canali scaricatori delle sue acque, allagava<br />
un' immenso tratto di terreno , che per la sua vastita e per il<br />
suo letto ghiajoso o geroso, chiamavasi appunto Mar Gerundo.<br />
Una parte del suo letto antico e quella ch' anco oggidi chiamasi<br />
Geradadda. Secondo il gia citato Goldaniga, sarebbe stato<br />
Childeberto re de' Franchi , che invadendo per la terza volta<br />
r Italia per toglierla ai Longobardi nel 590, apri il corso all'Adda,<br />
onde salvare tanto terreno dall'innondazione e fabbricando alio<br />
sbocco di questo fiume nel Po un forte castello per difendervi<br />
il passaggio e la navigazione, die 1' origine a Castelnuovo Bocca<br />
d' Adda. Vedonsi ancora presso Camairago gli avanzi d'una cappella<br />
che un tempo i barcajuoli dell' Adda innalzarono a Maria<br />
Vergine, onde loro fosse di guida nella navigazione, e del luogo<br />
ove Childeberto incomincio il cavo, che direttamente guidasse<br />
per la via piii corta I'Adda nel Po , ce lo ricorda la villa di<br />
Cavacurta, ove probabilmente finiva il mar Gerundo. Per I'egual<br />
modo il lago dei Barilli che aveva per limite dal nord al sud<br />
Fombio e Guardamiglio, e dall' est all'ovest San Stefano e Somaglia<br />
, fu causato dalle acque del Lambro e fors'anche da<br />
quelle del Po. II Lambro a quel tempo atto alia navigazione ,<br />
(I) Pier Francesco Goldaniga: Mnnorie sforiche del llcgin borgo di Codogno,<br />
lib, 2. M. S, — Sigonio: Ue Regno llatiae , lib. 1. — Defendenle Lodi<br />
JJisrorso storico Yll. — i'iefro Verri: Sloria di Milam, capo 1. — L. A. Muratori<br />
: Medii Evi, dissert. XXI.
- 43 -<br />
serviva per conJiirre il sale da Venezia a Milano , baf^nava la<br />
villa d'Orio, o guingendo a Soinaglia ciuivi entrava nel lago dei<br />
r>arilli , e nassando inline non lungi da Fonibio seguiva il suo<br />
corso per la Mortizza (2), che altro non e clie Tantico suo alveo<br />
abbandonato , e trovava la foce in Po non lungi da Noceto. E<br />
perclie il J^ambro procedendo da Orio alimentava il lago dei<br />
Barilli, cosi e che nelle antiche mcmorie leggesi cliiamato talvolta<br />
anche Oriolo e talvolta Lmnhrcllo. Vuoisi dal Goldaniga<br />
che i pescatori di questo lago stendessero le reti al sole ed abitassei'O<br />
su di un promontorio, che percio venne cliiamato l\etegno.<br />
Ivi innalzarono le loro povere capanne come in luogo<br />
per essi acconcio, ed ivi da soli crebbero inosservati formando<br />
una comunita libera a guisa di piccola repubblica. Erano essi<br />
da un lato circondati dalle acque del lago e dall'altra da estesissime<br />
paludi. Si ha da un'istrumento conservato neirArchivio<br />
Comunale di Codogno, clie per asciugare appunto queste paludi,<br />
si imprese nel 1492 la formazione del cavo Guarda lobbia. Isolati<br />
pertanto gli uomini di Retegno in una posizione quasi inaccessibile<br />
ed atta alia difesa , poterono benissimo non destare<br />
I'ambizione dei loro vicini e vivere indipendenti sotto 1' egida<br />
della loro poverta, sicche i)ochi secoli da noi lontani si diedero<br />
spontaneamente vassalli ai Triulzi col patto nondimeno, che ve*<br />
nissero rispettati gli antichi loro privilegi.<br />
MUSICA<br />
PIETRO RAY<br />
(«. 1773 - m. 18aC)<br />
fContinuazione e fine)<br />
conlinua.<br />
La fama acquistatasi dal Ray si diffuse ben presto ovunque,<br />
si che la nostra Lodi non tenendo calcolo del vecchio aforismo<br />
a Isemo Prophcta in patria » nel Dicembre del 1815 lo chiamava<br />
nello intento di festeggiare il soggiorno delle Loro Maesta,<br />
e per allestire nel Teatro Sociale uno spettacolo degno di tanti<br />
ospiti. Infatti il Ray prestavasi volonteroso, e musicava in quel-<br />
I'occasione una Cantata che venne anche dalle stesse Auguste<br />
Persone assai apprezzata; in quella Cantata sostenne una parte<br />
principale un allievo esterno del R.° Conservatorio.<br />
E qui sarebbe opera superflua il richiamare alia memoria<br />
le molteplici incombenze avute da varie municipalita, I'ra cui una<br />
(i) G. B. Barallieri: Architellura d' acque, vol. 1. I'iaccnza, Bazaclii, 1699.
— 44 —<br />
della capitale lombarda (1), incombenze che ilnostro valente musicista<br />
disimpegn5 ognora con somma gloria e le cui opere<br />
rArcliivio del 11. Conservatorio di Milano tuttavia gelosamente<br />
conserva.<br />
Nel 4827 il Ray venne conferrnato maestro nel R. Conservatorio<br />
di Canto pei maschi dalla Commissione Aulica degli<br />
(I) Ecco due documcnli dai quali emerge in quale slima fosse salito il Ray<br />
nell'arle della composizione musicale:<br />
REGNO LOMBARDO VENETO<br />
PROVIMCIA DI MILANO Li 20 Aprllo 18J9,<br />
—>@"©x-<br />
La Congregazione Mnnicipale<br />
della R. Citta di Milano •<br />
Sez. III. N. 5429<br />
AI Signer Professore Ray<br />
La Commissione delegala p. le Veste si njf'-eila di communicarLe la copia<br />
dcll'Itmo da canlarsi nell'I. R. Tcalro quando Stia Maesia I. II A. si degnera<br />
onorarlo coll' Angiisla sua prescnza, e lo prega Sig. I'rofessore, a volervi applicare<br />
i distinii suoi liivori musicali.<br />
Prcmoidn poi, eke qucsU lavori siano prontnmenlP disposti, la Commissione<br />
aggradird di conoscere qunndo snrn in grado di fame la dislribuzione<br />
ai cantanti ; facendole ossenare che Sua Maesld fard I' ingresso il giorno 10<br />
Maggio p. v. sicche lutlo dovrd essere nUimalo per potcre eseguire I'lhno anche<br />
per la sera di dello giorno.<br />
societa' filarmonica<br />
GLIORFEI<br />
VILLA Podesl.<br />
LOR. PRINETTI Ass.<br />
Croce Seg.<br />
Milano liSGcnnaio 1820.<br />
Al Sig. Ray Maestro presso PL R. Conservatorio di Musica<br />
Signore<br />
Inlenla 'qucsla Societa ad acq\ustare cosl pel nome che per la qualitd,<br />
de' suoi mcmbri lo scopo cm lende, cioe a conservare in onore la vera musica<br />
e massimamente quella della scuola ilaliana, e pcrsuasa del vanlaggio e della<br />
cooperazione che pud essa ollenere dalla di Lei assistmza, Sig. I'rofessore Hay,<br />
e pnssnla a nominarla a pieni voli suo Socio Onorario. Essa liisingasi di vedere<br />
non solamenfe aggradita dal Sig. I'rof. Roy qucsla dimostrazione spontanea<br />
della sua stima verso di lui , ma ben anc/ie di esserne assecondata nei<br />
suoi voti non meno che nel suo oggetlo.<br />
Lieto di porgerle queslo avviso , mi faccio anche dovere di mandnrle<br />
copia del nostra liogolamento per di Lei norma, c la prcgo Sig. Prof. Ray di<br />
volerci favorire del suo frcquenle inlervcnto e de' suoi p'regiati consigli.<br />
II Prcsidenle<br />
CARLO CARLI.<br />
II Segrclarlo<br />
Giovanni Balabf.
- la -<br />
stiulii. Da mm tale epoca sino al J830 attese ben anco alia gestione<br />
di Proless(>re ili composiziono e vice Censore, nolle 4iuili<br />
caiiciie vonne e/iaiulio conrorniato il 13 Dicenibre 1838.<br />
Nel Ciiiifiiio IS't'k til cliianuito a suppjirc alia caiica di C^onsoie,<br />
e nel Febbiajo lS't\) {j;li venne allidata , ollre il solito insci^namento,<br />
ancbe la sopraveglianza all'istruzione musicale dello<br />
alunne del Conservatorio poste a convitlo.<br />
Ne qui e a laceisi come I'opera colta e zelante prestata in<br />
quel R. Istituto, e clie venne cosi allamente ajiprezzata, traesse<br />
il Ray alia conipilazione di lavoro utilissimo.<br />
Avend'egli osservato come le tio[>pe complicazioni c dil'dcolta<br />
dei Metoiii di Com] osizione usitati impacciassero le tenere<br />
menti dcf^ii allievi, e ne ritardasseio i progiessi, si studio<br />
di compilaie un metodo col titolo di Studio Tcorko Pralicodi<br />
Contrappunto , clie unendo la chiarezza a maggior semplicita<br />
fosse atto a metterli al possesso dell'arnionia , e della pratica<br />
del contrappunto ; il qual metodo ottcnne rai)])iovazione di rcjuitatissimi<br />
maestri dell'arte, suoi contemporanei, quali, per tacer<br />
d'altri, nn Caccia ed nn Easily. E per una lunga esperienza<br />
avendo argonientato egli stesso della oji]ioitunita di tal lavoro,<br />
lo diede alia luce nel 18-10 sotto gli auspici di S. A. 1. R. I'Arciduoa<br />
Vicerc, clie ne accettava la dedica. Tale Sludio conservasi<br />
in duplo nelia Riblioteca del R. Stabilimento.<br />
Ma in ben altre e molte brillanti occasioni ebbe Pietro Ray<br />
a far conoscere ed ammirare i suoi rari talenti musicali.<br />
Nel 18'28 , essendo state invitate dalla cospicua famiglia<br />
Borromeo a visitare le jnoprie Isole sul lago Maggiore le LL.<br />
MM. il Re e la Regina di Sardegna, nolle feste in tal ricorrenza<br />
allestite, il nostro Ray vi ebbe certarnente la parte principale.<br />
Anche i giornali milanesi di quell'epoca furono pieni di descrizioni<br />
e di elogi per tali feste, e noi togliamo da un periodico<br />
piemontese il seguente brano clie tanto davvicino riguarda<br />
il Ray:<br />
« La sera furono pregate le LL. MM. di aggradire una<br />
festa teatrale allusiva alia fausta loro venuta. Dove poclii di<br />
prima non vedevasi che un antro oscuro fra i diru[)i dello<br />
scoglio, aprivasi allora quasi per incantcsimo un biillante teatrino<br />
decorato con tutta eleganza , e su quelle scene ol'fiivasi<br />
un'azione lirico-dramipatica, in cui non avean parte ne gli Dei<br />
ne gli esseri allcgorici, ne i pastori d' Arcadia , ma clie esprimeva<br />
soltanto colla maggior verita i sentimenti di giubilo, da<br />
cui tutti si sentivano animati per cotanto favore. La musica fu<br />
scritta dal cliiarissimo Signor IMaestio Pietro Ray, Professore<br />
nel R. Conservatorio di Milano, il quale ambizioso d'incontrare<br />
r approvazione delle MM. LL. che ben sapeva essere tanto intelligenti<br />
cosi in questa , come in ogni altra bell' arte, invento<br />
melodie tanto variate, nuove ed espressive , die gli fecero appunto<br />
conseguire il brarnato iiitento, I virtuosi di canto erano<br />
la giovane Levis , che ha un nome distinto nell'arte , Giuseppe<br />
Yaschetti e Stamslao Marcionni ; il coro poi e tutti i virtuosi<br />
dell'orchestra erano i Professori del R. Teatio alia Scala di Milano.<br />
Si gli uni che gli altri jier I'abilita e I'impegno dimosti-ato<br />
nella esecuzione delle rispeltive luro parti , si nieritarono gli
- fit -<br />
applausi universal! ; ma ci6 , che fa ad essi ben caro , e che<br />
sempre sara loro di grata ricordanza, furono le parole di bont^,<br />
colle quali la Real Copi)ia si defin5 di manifestare il sovrano<br />
aggradimento desiderandone eziandio la replica nella sera seguente.<br />
»<br />
Ed in vero 1' opera del Ray torno assai gradita tanto alia<br />
illusfre famiglia Borromeo quanto ai Reali di Sardegna, i quali<br />
ultimi facevano tenere al nostro maestro ricca memoria, come<br />
evinces! dai qui trascritti document! (i).<br />
(1) Riverilissimo Sig, Maestro mio Padrone,<br />
E sicnramoute vn caso lulln nuovo^e sctiza escmpio,di redermi favorilo<br />
di uua gpulilissima lellcra, csprimcnlc aentimcnli di quella riconoscenza, che<br />
non solo'non mi si compete , ma che anzi dere essere lulla da me esercilata<br />
verso di lei , ed e laiilo rcro , che iuleudo con qucsta mia di rendere a V. S.<br />
li massimi ringruzimncnti dei quuli Ella due riconosrcrmi debilore verso di<br />
Lei ; La prego adwiqiie, slimadssimo Signor Maestro , a voter essere persuasa<br />
che conosco' qmmto a Lei debbo, e che valuta ul soiujiw, e Vopra sua, ed il<br />
ctiore col ^uale soslenne li tanti iucomodi presisiper favorirmi, in quella imporlante<br />
circostanza , nella quale li riscossi applatisi drrivano nella massima<br />
parte dalla scienziala amcnita delta mitsica, che diede ta vita a quel Iratleni'<br />
mento, che non lasciava di prestare, per la brevild del tempo impicgato, lanle<br />
difficolta da Lei tanto bravamente siinerato, come lutti ne convengono.<br />
Mi fa poi gran piacere quant' Ella mi accenna delta soddisfazione di<br />
tutti quegli eccellenti Professor i , che con (onto impegno e cordialitci ^ si preslarono<br />
,'onde portar la cosa a quel punto di perfeziime , che appoggiato ad<br />
Essi non poleva mancarmi, per cui gliene sard a ttilti sempre riconoscente.<br />
Mi feci dovere, giorni sono, d' andare da S. M. per un alio di ringraziamento<br />
dell' onore comparlitoci venendo sn questo scoglio, e non pud credere<br />
con quali e quanti sentimcnti di compiacenza siasi espressa la delta M. S., e<br />
sul compless!) delta cosa, e speciahnente sulla cantata e sul modo con cui fu<br />
eseguita, come ne' varii giorni in cui mi ci fermai , ebbe la bontd di replicarmi<br />
cVaver al sommo aggradita.<br />
In qualunque circostanza nella quale Y. S. mi creda capace ad ubbidirla,<br />
la prego a disporre liberamenle di me, onde io possa darle col fatto<br />
qualche prova delta mia sincera slima e riconoscenza, con la quale mi pregio<br />
di protestarmi<br />
Di V. S. Riv.ma<br />
Isola Bella, 11 Ottobre 1829.<br />
Signor Maestro Slimalissimo,<br />
Devolis. Serv.<br />
GiBERTo Conte Borromeo.<br />
D' ordine di S. M. il Re di Sardegna, ho il piacere di rimetterLe qui<br />
miilo nn attestato del Sovrano aggradimento per V ottima riuscila dell'omaggio<br />
musicale ch' Ella con lanto saper'e e fatica compose a di Lui (ratten imcnlo , e<br />
a principal decoro delle feste. che da noi Gli vennero o/ferle.<br />
La giustizia che il voto Sovrano rende in questa circostanza al vero<br />
merito, cui fa eco I' universale upprovazione.giova asanzionare e sewpreppiu<br />
accrescere la indelebile gralitudine che Le prbfessiamo, ascrivendo quasi totalmente<br />
alia di Lei gentile cooperazione,ben corrisposta colla maesti ia de' Cantanti<br />
e Suonatori,'l' onore delta Sovrana soddisfazione mostrataci con non equivoche<br />
riprove , e che incancellabile rimanendo nella memoria nostra, rendera<br />
pure eterni i sentimcnti delta nostra gralitudine e stima, cui terrb<br />
sempre a dovere di comprovarle in ogni circostanza, e mi sard grato di inaU<br />
terabilmentc chiamarmi<br />
Di Lei Stimatissimo Signor Maestro<br />
Ifola Bella, li 19 Settembre 1828.<br />
Dcv, Aff. Servo eil Amico<br />
VlTALIA^o Borromeo.
La musica sacra fii anclie di soguito coltivata dal Ray;<br />
semprc inlcnto , scrisse egli stesso, a promuovcre i profircssi<br />
degli allicii , procurai di cacrcitarli atiche Jiclla musica sacra ^<br />
c pero /coUa adcsionc ilella Dirczionc del ConscrvalorioJ ncUe<br />
occasioni di sacre funzioiii con musica die cro cJiicsto a dare<br />
nella Chicsa attitjua al Conscrvatorio , cccitava i piii hravi al-<br />
lievi di composizionc a scriver pezzi di Diusica la di cui csecu-<br />
zionc era aff'idata agli alunni tutli unitamente ai Professori<br />
esterni. lo pure scrissi per csscre cscguiti dai medesimi molli<br />
pezzi appositamcnte, fra i quali il pia imporlante cioe , le Tre<br />
ore d'Agonia di N. S. a grande orchestra , sacra composizionc<br />
cui accorreva gran frcquenza di popolo nel Venerdi Sa7ito; le<br />
quali Tre Ore furono poi cseguite anchc nclla Sala delle Acca'<br />
demie di qucsto Ji. Conscrvatorio la Quaresima del 1839, cui<br />
intervcnnc S. E. il Sig. Conte Governatore c Vaggradimcnto generale<br />
che ottcnne, se fu lusinghiero per I'autore, torno adonore<br />
degli alunni ed alunne che tutti con intclligenza ed esatlezza<br />
I'eseguirono. »<br />
Dopo quanto di tale composizione scrisse lo stesso Ray non<br />
sara certo fuor di luogo il qui riportare i gindizi degli intelli-<br />
genti contemporanei, quali un Lambertini ed un L. Vicentini.<br />
II primo, cioe il Lambertini, dice: « Egli (il Ray) bascritto<br />
vari pezzi di musica a coro, a soli, a due e a tre voci sulle<br />
Tre ore dell' Agonia di Nostra Signorc , di un effetto mirabile,<br />
di una condotta irreprensibile, di una verita d'espressione clie<br />
gli valsero rnolti plausi e gli procurarono sincere congratula-<br />
zioni. — Grandiosissimo il Coro d'introduzione; appassionata la<br />
prima parola ; forte e robusto il pezzo della scconda parola; e<br />
cosi di non minor pregio il terzo pezzo , non cbe 1' altre parti<br />
della composizione. Chiudesi il bel lavoro di vera magistrale<br />
fattura.<br />
E ricca la composizione di belle armonie e di graziose<br />
melodie affidate anche in parte all'orchestra. »<br />
L. Vicentini dando relazione dell'esito di un'Accademia te-<br />
nutasi nel R. Conscrvatorio, scrive: a E alio Stabat Mater del<br />
Pergolese tenne dietro uno squisito componimento dell'egregio<br />
Sig. Maestro Ray, composto per le Tre Ore ecc. L'istromenta-<br />
zione di cotesto pezzo c tutta italiana, ossia vigorosa, espressiva,<br />
robusta: ne son belli, dolci, teneri, affettuosi ipensieri: la mente<br />
sublimasi ad ogni nota, il cuore or geme, ora sospira, or s'apre<br />
alia speranza: riesce insomma di un effetto grandissimo e certo,<br />
pregio che non sempre rinviensi nelle niusiche sacre, e che qui<br />
poi per r indole medesima dell' argomento , indispensabil tor-<br />
nava. »
— 48 —<br />
Oltre alle opere ricordatc, moltissimi lavori musicali tanto<br />
sacri che profani condusse a termine il chiaro nostro concitta-<br />
dino, non solo per I'ltalia, ma bens\ per I'estere nazioni (1).<br />
E la sua operosa natura lo rese infaticabile a segno , che<br />
quasi ottantenne copriva tuttavia con plauso le sue cariche nel<br />
R. Conservatorio, e si fu con vero dolore clie si stacco da quel-<br />
I'istituto ove per un lunghissirno periodo d' anni ebbe a prodi-<br />
garvi tante cure, ed ecco con quali parole ne chiedeva il congedo<br />
: — « Conos-ccndo die il mio fisico va ognor inu decadcndo,<br />
stante la mia grave eta d'annilG compiuti, in conseguenza della<br />
quale e della continua applicazione, la mia vista si e assai indeboUta<br />
, e la mano pure non e ferma nello scrivere , trovomi<br />
nella necessita di cliiedere la giubilazione che compete ad un<br />
impiegato che conta 41 anni e tre mesi di servizio non inter-<br />
rotto. »<br />
« Se da un lato (continua lo stesso Ray), la passione per<br />
I'arte mia e Vamore che io sempre portai grandissimo aglialunni<br />
di questo Istiluto che vidi nascere e gloriosamente fiorire, c at<br />
cui incremento consacrai le mie poche forze , mi fanno ora de-<br />
plorare la necessita in cui trovomi, di invocare il mio congedo,<br />
dair altro il sensihile mio dcperimcnto fisico, e quindi la lema<br />
di venir meno all' onorevole e dilicato incarico affidatomi, mi vi<br />
spronano. »<br />
Otteuuta la pensione di riposo, condusse una vita ritira-<br />
tissima, e visse tranquillo sette anni pure intento a'suoi predi-<br />
letti studi, quando nel 1856 la sua morte lo rapiva ai discepoli<br />
ed agli amici , ai quali tutti lasciava largo tesoro di peregrine<br />
virtu, e di opere che eternano la di lui lama.<br />
G. Oldrini.<br />
(1) Da una nola autografa dello stesso Ray raccogliamo quanlo segue:<br />
Li 3 Gingno correnle anno (?) conscgnalo ai Dollar Robecchi nna Messa<br />
intiera da mandare a Majorca in hpagna, consislenlc nei segucnli pezzi:<br />
CiiiRiE — in Fa. — ridotto a tre.<br />
Gloria — in Si b — Idem.<br />
Lai'damus — in Fa — per Basso.<br />
Gratias — in Do — per Teiiore c Cori.<br />
Do.MiNE FiLi — in Sol — per due Soprani.<br />
Qi'i ToLLis E Qii Sedes — in iMi b — per Tenorc c Cori.<br />
Cum Sancto — in Si b — Kuga.<br />
Camata — in Fa — per Teiiore con Cori.<br />
Credo — in Si 6 — a tre.<br />
Sanctus — in Mi b — Idem.<br />
Ag.m's Dei — in Sol — Idem.<br />
Avulo iY. 2G Napoteoni: — pagalo in Copialura e Lcgaltira Lire 30 milancsi.<br />
—<br />
Sac. Andrea Timolati, Dircttore.<br />
Lodi 1881. Till. Qniricoc C- CamaGiM Gilslppe, Gcrcnle responsale.
ANNO 1." SETTEMBRE DISPENSA 4-<br />
BELLA CITTA DI LODI<br />
del Sac GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
(Conlinuazionc, vedi N. prcccdcnlc)<br />
XII. Dopo alcune conferenze tenute dagli Apostoli in Gerusalemme<br />
neira)ino 50 dell' E. V. siillo stato generale della<br />
Chiesa, riferendo ciascuno del proprio operate , conobbero alia<br />
line clie poche erano le regioni alle qiiali non fosse giunto il<br />
Vangelo. Arrivata la notizia poscia al Collegio Apostolico della<br />
morte deirimperatore Claudio, intesero pur anco abolito il de-<br />
creto d'esilio per i Giudei dalla citta di Koma. San Pietro piii<br />
non indugia allora la sua presenza in codesta citta, avendola<br />
gia eletta a sua residenza, quale capo universale e non volendo<br />
colla sua a?senza recar danno alia prosperity della Chiesa. In-<br />
tanto San Paolo visito le chiese della Macedonia e della Grecia<br />
prima di ritornare a Roma per coadjuvare Pietro in tutte quelle<br />
bisogna occorrenti in delta citta a vantaggio della Chiesa uni-<br />
versale. In quest'occasione scrisse la sua prima lettera ai Co-<br />
rinti , accio tosto rimediassero alio scisma sorto tra essi per<br />
voler parteggiare il proprio maestro, giacche gli uni si vanta-<br />
vano discepoli di Paolo, altri di Apollo ed altri di Pietro , per<br />
cui si avevano presi i nomi di Paoliniani , Petriani ed Apollo-<br />
niani, a foggia delle sette oretiche, onde per toglier loro questa<br />
mania, convenne applicarvi potentissimi rimedj con minacce di<br />
censura contro i pertinaci, costume che persevero poscia nella<br />
Chiesa in simili frangenti.<br />
XIII.° Nell'istesso anno in cui fu distrutta Gerusalemme<br />
(G9 dell'E. Y.) fioriva nella nostra Insubria il nome , la santita<br />
e vigilanza di Siro prime vescovo di Pavia, di nazione Galileo,<br />
gia discepolo di s. Pietro. Oltre all' aver assodala la fode cri-<br />
stiana su quel di Pavia e della Liguria (i (^ cui confini erano
- bO -<br />
estesi, giusta il parere del P. Alberto e del Sigonio, anche sul<br />
nostro territorio), vi spese molti anni per convertire i gentili e<br />
conservare i neo-credenti. Giunse anche a Brescia, ove opero<br />
molti miracoli con istupore degli idolatri dei qiiali alcuni si<br />
fecero cristiani. Poscia si mosse alia volta di Cremona, di c.ii<br />
gia essendo vescovo Sabino, come riferisce il Merula, fu da esso<br />
cordialmente ricevuto ed entrato seco in dimesticbezza lo ajuto<br />
alia conversione di molte popolazioni della sua diocesi e di alcuni<br />
luogbi insigni, quali Sirosina (che da lui prese il nome)<br />
ed ora Soresina, Sospiro e Farisengo. Dall'agro cremonese Siro<br />
passo sul nostro territorio e per la strada di Pizzigbettone avviandosi<br />
a Castione, passo Turano, Melegnanello, MajragoeSecugnago,<br />
indi a Massalengo e per altre terre vicine al Lambro,<br />
fermandosi secondo il bisogno. Egli giovo molto a quelle terre<br />
e popolazioni confermandole nella fede gia ricevuta. Se non che<br />
sparsasi la voce che arrivava a Lodi , prepararonsi i nostri avi<br />
a riceverlo cogli onori dovuti a si ragguardevole Prelate , sperando<br />
provarlo non meno benefice che misericordioso (1). II<br />
Sinodo terzo diocesano ordino riconoscente che la commemo-<br />
razione dei due primi santi vescovi di Pavia Siro ed Invenzio,<br />
si faccia in tutta la diocesi nel giorno in cui ricorre la lore festa.<br />
Oltre lo storico pavese, altri di Milano , di Cremona e piu<br />
il Cardinale Agostino Valerie vescovo di Verona confermano la<br />
dimora di s. Siro per qualche tempo sul Lodigiano, che pren-<br />
dendosi pietosa cura di codeste popolazioni, quale cortese nu-<br />
trice le aveva raccolte in grembo , or col latte della dottrina<br />
ora col cibo dell'esempio e dei miracoli le aveva fatte successivamente<br />
prosperare. Dope non breve dimora in Lodi, s. Siro<br />
stimando necessaria la sua presenza altrove , molti lodigiani<br />
presi dal suo affetto , lo vollero seguire , seco dimorando piii<br />
giorni , e alia fine distaccandosi da lui si bene istrutti nelle<br />
verita religiose, che tornati a Lodi, riescirono ottimi precettori<br />
nel catechizzare gli altri, sicche molto si radico il Vangelo nelle<br />
nostre terre.<br />
XIV.'' Mentre Nerone teneva prigioni in Roma gli Apostoli<br />
Pietro e Paolo , capito a Lodi il prete Nazzario ed il fanciullo<br />
Celso di rito) no da Roma , ove miracolosarnente erano sfuggiti<br />
alia prima persecnzione dei cristiani. Ma avendo udito che e-<br />
rano stati incarceiati i due nobili fratelli Gervasio e Protasio<br />
dal prefetto Anolino, opino meglio poter operare a vantaggio<br />
della Fede in Milano, ove governava un tiranno, che non in<br />
Lodi, ove piu quieto restava il vivere cristiano. Intanto il vescovo<br />
(1) Ludovico Chiosa; Vila di s, Siro, lib, 2 cap. 1.
- SI -<br />
Cajo proseguiva la prcdicazione evangelica , ecllficjindo chiese,<br />
ordinando sacerdoti , e da vigilantissimo pastore mandava dei<br />
suoi ecclesiastioi in quelle citta e borgatc clie zclanti accoglio-<br />
vano e conservavano la dottrina cattolica.<br />
XV.° Respirando la Chiesa dopo la mortc di Nerone (anno<br />
68 dell'E. V.) e potcndosi qiiindi piu liberamente professare la<br />
fede nel nostro torritorio, paive ai Lodigiani csser ormai tempo<br />
di avere un proprio vcscovo, percio licorsero ai vescovi di ]\Ii-<br />
lano Cajo e Siro, i quali chiesta 1' autorizzazione dal Pontefico<br />
Lino, che la accol^e benignamenle invio da Roma a protovescovo<br />
dei Lodigiani un Giacomo gia discei)olo dell'apostolo s. Giacomo<br />
il Minore e famigliaie dell'istesso Somino Pontefice. Giacomo ben<br />
presto con miglior ordine sopraintese al gregge commessogli,<br />
ridusse alia fede quasi tutto il Magistrate della citta, ottenne<br />
ua'ampio luogo , in cui lece gettar le fondamenta d' un tenipio<br />
sotto il titolo di Oracolo della Beata Vergine Maria nell'anno<br />
75 deir E. V. Tale dedica fu in memoria alia devozione che<br />
professo a lei mentre viveva contemporaueo con essa a Gerusalemme<br />
e per averla assistita negli ultinii giorni della sua<br />
vita, ed innesto cosi nei nostri avi quella singolare devozione<br />
che dura tuttora e per la quale dedicarono ad essa la Basilica<br />
Maggiore si dell'antica che della nuova citta, come ce ne rendono<br />
testimonianza i manosciitti di Monsignor Pietro Maldotti Vi-<br />
carlo generale della diocesi lodigiana sul principio del secolo<br />
XVII". Nessuno aveva trovato prima , ne trovo poi argomento<br />
per appoggiare la pia credenza che s. Giacomo sia stato il nostro<br />
primo vescovo ; nondimeno se ne tenne conto di semplice<br />
asserzione , com' e veramente , nella tabella dei vescovi della<br />
Chiesa Laudense, pubblicata dal settimo dei nostri Sinodi dio-<br />
cesan!.<br />
Ma i lodigiani , sapendo del secondo e del terzo dei loro<br />
vescovi , non trascurarono indagini per trovare chi veramente<br />
sia stato il loro primo' vescovo ; quando 1' anno 1646 nel mona-<br />
stero di Montevecchio pres.so Colonia, tra le reliquie di alcuni<br />
santi martiri della compagnia di sant' Orsola, si vollero ricono-<br />
scere quelle di s. Malusio vescovo di Lodi e tuttavia, con dati<br />
non sufficienti a stabilire il fatto , si ritiene nel martirologio<br />
Laudense che s. Malusio fu primo vescovo di Lodi, martirizzato<br />
in Colonia, e di cui si conserva nella cattedrale un'insigne re-<br />
liquia. Sarebbe seduto vescovo sul principio del secolo terzo e<br />
morto rnartire I'anno 237. La sua festa e il giorno 21 Ottobre,<br />
in cui nella Cattedrale si celcbra messa canonicale (1).<br />
conlinurj.<br />
(1) Ab. Cesare Vignati .' F.tsli della Chiesa Lodigiana, Lodi, Wilma-U 1S39.
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI GORTEMIGLIA PISANI<br />
(Vedi conlinuazione Numero prcccdeiilc)<br />
CAPO 1I.°<br />
AS c d i o E V o<br />
Chiesa di Ripalla — Donazioni alle chiese cd ai monasleri —<br />
Bogerio fedele — Monasleri di san Vilo e di san Stcfano al<br />
Corno — Campi di Roncaglia — L' Arcivescovo Ariberlo da<br />
Jntimiano ed il suo teslamenlo — Pizzighettone — Beni delta<br />
Mensa Vescovile — Spedale di san Pietro di Senna — Casielnuovo<br />
contimiamente dispiitato dai Cremonesi e dai Piacentini<br />
— Federico Barbarossa — Distruzione della vecchia Lodi —<br />
Erezione della nuova Lodi — San Colombano — La Muzza —<br />
Fombio venduto — / Landi investiti delle Casclle — Federico<br />
ir — I Guelfi di Brembio — La Maccaslorna — / Torriani<br />
e Matteo Visconli — I Scofti di Piaccnza investiti di Fombio<br />
— Antonio Fissiraga — Giovanni dai Corno — Galeazzo<br />
Visconti — Pietro Temacoldo — Bruzzo e Bernabo Visconti<br />
usurpano i beni della Mensa Vescovile — I Cavazzi di Milano<br />
investiti della Somaglia — 1 Bevilacqua di Ferrara investiti<br />
della Maccaslorna — Giovanni Vignati — Cabrino Fondulo<br />
e I'assassinio in Maccaslorna — / Casati di Piacenza in-<br />
vestiti della Mezzana — I Borromei di Milano investiti di<br />
Camairago — Casalpusterlengo.<br />
Se dobbiamo credere ad un'iscrizione esistente in s. Pietro<br />
in Pirolo di Gera lodigiana , questa chiesa uoveva esistere sin<br />
dai secolo VI1°. Dessa e concepita cosi: Tcmplum hoc D. 0. M.<br />
et Apostolorvm Principi ante sa'cuhtm oclavum dicalum — Bellorum<br />
ac temporum calamitalibus non scmcl dirutum sexto ab
— 33 -<br />
hitic liistro a fitndamcntis denuo excilatum. Anno tandem Domini<br />
MDCCXLVll — Munifica hcncfixctonim Pietas Absoluity Pcrfecit,<br />
Ornavif. rz Qtiosto (cm|>io dedioalo a Dio Ottimo Massimo ed<br />
al Principe do^li Ai>ostoli giii ilall' ottavo secolo , per tristezza<br />
di guerre e disavveiiture niinato piii volte, da trent'anni venne<br />
rinnovato dai foiulamenti. Alia fine nell' anno 1717 la gcncrosa<br />
pieta de'benefattori dieile elVetto all'impresa, la conipi ed orn6. m<br />
Egli e pero certo clie la prima erezione d' una tal chiesa<br />
risale fino al secolo XIT, e ne faremo cenno in proposito parlando<br />
delle guerre clie a quel tempo tanto afllissero il Contado<br />
Lodigiano e che recarono seco il miserando cccidio della vecchia<br />
citta di Lodi. Nell'egual modo vuolsi da taluno che la Mot la (J)<br />
il castello di Codogno, come anticamente appellavasi, venisse<br />
fabbricato nel 72'^ (2) ; poiclic in una delle sue quattro torri<br />
abbassata nel 17*22 vi si tiovo scolpito una tale indicazione. Ma<br />
ognuno vede quanto possano riescire erronee queste prove e<br />
bensi noi presteremo miglior fede all'altra notizia riportataci<br />
dal Campi e da altri sotto 1' anno 725 (3). Liutprando Flavio<br />
XVIIP re dei Longobardi, fond5 in Pavia il celebre monastero<br />
di s. Pietro in Cielo d' oro nel 723, e in quell' anno istesso vi<br />
trasporto dalla Sardegna il corpo di s. Agostino. Fra i beni che<br />
il re fondatore dopo due anni die in dote al monastero, si annoverano<br />
alcune ville sul lodigiano, corne sono Fomhio, Drembio,<br />
Secugnago, Majrano, Majrago. Di quanta importanza fosse una<br />
tale donazione ognuno lo vede. Nelle sole ville diBrembio, Secugnago<br />
e Mairago dono il re a quel monastero 120 mansi di<br />
terreiio equivalent! a pertiche 21^600. Oltraccio gii dono I'intiera<br />
villa di Fombio , che ascendeva a circa 9000 pertiche. Vedesi<br />
del paro da questo preciso documento quanto antica fosse la<br />
chiesa di Fombio e non e improbabile, giusta anche I'opinione<br />
del Campi, che la medesima venisse gia innalzata dal pio fondatore<br />
dai suoi re antecessor!, se poto cos! liberamente fame<br />
la cessione e sottoporla al nuovo monastero d! Pavia.<br />
Una nuova chiesa oltre ad un secolo dopo venne !n queste<br />
parti innalzata a! tempi del Vescovo di Lodi Giacomo 11° da Lu-<br />
dovico II" imperatore e re d'ltalia. II Campi e con esse il Ciser!<br />
credono che quest'imperatore innalzasse nell'anno 852 untempio<br />
in onore del protomartire s. Stefano in un luogo eminente, che<br />
(1) Molla appellavasi nel medio cvo un'alzala di terra fatla a maiio, sulla<br />
quale poscia fjljhricavasi i;na (orrc od un caslcllo.<br />
(2) F. Pier Francesco Uoidaniga: Memorte Storiche del li. Borgo di Co-<br />
dogno. III). 2. M. S.<br />
(i) Can. P. M. Cimpi : Ilisloria ecrlesiastica di Pincenza, torn. I. lib, 6 -*<br />
Archivio della Comuniiii di I'iaccnza — F. P. F. Goldaniga, come sopra, lib. %
- u -<br />
perci6 s'appellava Biua alia o JUpalla ed ora Cornovecchio, de-<br />
legandovi alcuni preti ad ufficiarvi (1). Tl P. Manfredi peraltro<br />
vuole che una tale erezione siiccedesse soltanto nel'l anno 856,<br />
soggiungendo, che questo tempio era anipio e maestoso e che<br />
dal Vescovo Giacomo vi era stato delegate a ciistode il beato<br />
Garimondo prete lodigiano^ dal Poggiali chiamato Gariprando.<br />
Comunqiie cio sia egli e pero certo che 1' erezione di qnesta<br />
chiesa debba riferirsi all'imperator Ludovico come per I'istanza<br />
29 Gennajo 852, conferral alia medesima chiesa di s. Stefano<br />
i beni e le ragioni che alia stessa aveva in origine donati , i<br />
quali consistevano nel diritto di decimare e nella meta della ragione<br />
del porto sul Po detto Portadurio . mentre 1' altra meta<br />
apparteneva gia a quell'epoca all'abazia di s. Savino di Piacenza.<br />
Morto I'imperatore Ludovico II" la sua vedova Angilberga<br />
con testamento 10 Marzo 877 fatto in Brescia, fece dono al<br />
monastero di s. Sisto da lei fondato in Piacenza di tutti i beni<br />
che possedeva sul Lodigiano nolle Corti di Praia , Monlemalo<br />
e nella corte che chiamavasi milanese , forse oggidi Corte S.<br />
Andrea (2).<br />
Due anni dopo, I'imperatore Carlomanno fratello della pia<br />
Angilberga trovandosi ammalato in Baviera e forse temendo dei<br />
suoi giorni , fece come d' uso generale a que' tempi , e con diploma<br />
del 4 Agosto 879 dono alio stesso monastero di s. Sisto<br />
le corti di sua proprieta aderenti al fiume Adda ed un'altra che<br />
dicesi MuHana non molto discosta dal liume Po con tutte le<br />
loro pertinenze e famiglie ivi abitanti. II Poggiali e d'avviso che<br />
questa Mutiana citata nel diploma di Carlomanno sia oggidi la<br />
Mezzana. Carlo il Grosso successo a Carlomanno dono pure poco<br />
dopo quest' epoca all' abazia di s. Pietro di Lodivecchio molte<br />
proprieta, ch'egli teneva nella villa d'Orio presso il fiume Lambro,<br />
de' quali beni il vescovo Amajone dall'imperatore Guido ottenne<br />
la conferma nell'anno 892.<br />
Lamberto figlio e successore di Guido con diploma dell'anno<br />
895 confermo ad Everardo vescovo di Piacenza que' beni che<br />
alia sua chiesa aveva donati suo padre, fra'quali avvi nella corte<br />
di Cornovecchio 588 pertiche di buon terreno situate nel luogo<br />
di Roncarolo, che sino a quel tempo apparteneva al contado ed<br />
alia diocesi lodigiana ed era soggetto alia corte di Bipalla ,<br />
mentre e quasi certo che questa villa di Roncarolo ora sulla<br />
(1) Can. P. M. Campi : flislorin ccrlesiaslira, torn. 1. — Alcssandro Cisori:<br />
Giardivo storico — Sy>iodHS 17/ Lmdemia — Poggiali: Memoric slnriche di<br />
Piacenza, lomo II. — Malteo Manfredi: Vile dei \cscovi di Lodi, [omo I. M.S.<br />
della Laudense.<br />
(2) Corte appellavasi ncl Medio Evo, giusta il Muralori, una villa con cliiesa<br />
in cui risiedesse cd ufliciasse iin parroco.
- 53 -<br />
(liritta sponda del Po un terni^o iincoo fosse sulla sinistra (1).<br />
Nello stesso diploma vedesi eziaiulio coiitermata alia cliiesa di<br />
Piacenza la donazione gia fatla di 720- perticlie di terreno nel-<br />
I'isola di Mt'zzano (era Mezzana) die in quel tempo era cliiamata<br />
Ilranuvi PaiU. Dietio eccitazioni del Pajia Formoso, discese<br />
Arnolfo flglio di Carlornanno in Italia, poto agevolmente<br />
spogliare Lamberto del suo ilominio , e fa in quest' occasione ,<br />
clie il Papa servendosi deH'inlluenza che aveva sul nuovo impe-<br />
latore, ricliiese ad Arnolfo ed ottenne che il 1 Maggio 896 con-<br />
fermasse nuovamente al monastero piacentino di s. Sisto i suoi<br />
beni. La cagione per la quale costantemente venivano i sovrani<br />
ricercati per tali conferme, si e che in quel tempi di continua<br />
guerra e d'anarchia le propricta, in ispecie quelle delle comunita<br />
religiose, non venivano rispettate, ed eraagevole ad ognuno<br />
I'appropriarsele. Percio i proprietarii sollecitavano bene spesso<br />
questi diplonii di conferma , ognivolta che al re cessato succedevane<br />
un'altro per eredita, per elezione o per conquista.<br />
Al tempo che gli Ungheri calarono per la seconda volta<br />
in Italia chiamativi dal re Berengario, il nobile Pietro Sommariva<br />
cittadino lodigiano con istrumento rogato il 26 Marzo 924<br />
vende una parte del castello di Turano (Tauriano d' allora) e<br />
del palazzo grande di Vajrano cogli edifizj e ragioni unite pella<br />
somma di soldi 800 di moneta imperiale (2), somma rilevantissima<br />
a quell'epoca, a Tommaso e Zilio Vescovo di Lodi fratelli<br />
Vignati Iigli del defunto Zilletto (3). Ebbe origine da questo<br />
contratto il feudo cospicuo di Turano , che per gran tempo fu<br />
in proprieta degli ascendenti del famoso Giovanni Vignati duca<br />
di Lodi e di Piacenza , e per questa cagione e pell' onorevole<br />
attribute di nobile dato all' illustre famiglia dei Sommariva e<br />
per trovarsi eziandio pella prima volta accennati i cognomi di<br />
famiglia, ch'ebbero principio a quest'epoca, noi volemmo fame<br />
un cenno. Tre anni dopo cioe nel 927, I'arciprete Gariverto figlio<br />
di Garibaldo da Gossolengo fondando la chiesa di s. Agata in<br />
Piacenza dotolla puranco di varii beni, fra i quali annoveravasi<br />
Ylsola Mezzano del Po, liservandone I'usufrutto e 1' ammini-<br />
strazione a suo nipote Androa vescovo di Tortona. II vescovo<br />
Andrea pero facendo testamento nel 930 lascio alia chiesa di<br />
giali : Mnnorie<br />
(1) (.'an. 1'. M. C'lmpi : Historia ccclcsitisfica di Piacenza, (cm. 1. — Tog-<br />
xlorii/in di IHiuevza, lomo III.<br />
(2) SOO soldi impel iali, giusia il compulo del nostro Molossi, cquivarrcb«<br />
bero ora ad ilaliane lire 29,fi()7.<br />
(3) Alpss. Ciscri: (Jiardiuo S'oriro — G. B. Molossi: Mcmuric d' illiisiri<br />
lodigiani, p. la — Deft.'iideiilc Lodi: Vile de'Vescoii lodigiani — ^Uwosc. dcWdi<br />
Laudfnse.
- lift —<br />
S. Maria, parimenti fondata in Piacenza da Gariverto suo zio,<br />
tutte le ragioni che giiista la volonta dello stesso Gariverto gli<br />
competevano in vita suibeni dell'Isola, gia chiamata Branum<br />
Padi.<br />
Trovandosi il giovane re Lotario a I\Iilano, Berengario di<br />
lui tutore ad intcrcessione dei vescovi Guido di IModena e Ade-<br />
lardo di Ileggio con privilegio del 13 Febbrajo 9i8 dono a' ca-<br />
nonici di s. Giustina cattedrale di Piacenza, « 1200 pertiche di<br />
terra laboratoria in Roncariolo comitato di Lodi, una volta spet-<br />
tanti alia Corte di Ripa alta da possedere per diritto creditario »<br />
(1). Appare da un tale documento die la terra di Roncarolo una<br />
volta lodigiana e fors'anco posta al di qua del Po anteriormente<br />
a quest'epoca era gia stata smembrata dal distretto di Ripalta<br />
Cornovecchio, sino dal tempo in cui 1' imperatore Guido ne<br />
aveva fatto donazione alia mensa vescovile di Piacenza; ed a<br />
proposito di questi beni, stando noi all'opinione del Campi adot-<br />
tata benanco dal Poggiali , crederemo che fossero quelli del<br />
Gargalano o del Noceto, che sino a questi ultinii tempi furono<br />
tenuti in enfiteusi dall'anzidetta canonica.<br />
Valperto arcivescovo di Milano invitando Ottone 1° a paa-<br />
sare le Alpi nel 9G1, questi venne bentosto a danno degli altri<br />
due re Berengario IP ed Adalberto , che lo stesso arcivescovo<br />
aveva poc'anzi incoronato re d'ltalia nella Basilica Ambrosiana.<br />
Impadronitosi intanto Ottone di questo regno senza spargimento<br />
di sangue, uno de'suoi primi atti fu di confermare con diploma<br />
del 9 Aprile 902 1 beni del celebre monastero di s. Pietro in<br />
Cielo d'oro di Pavia. Fra questi beni vediamo tuttora nominato<br />
« nel comitato lodigiano, Fombio colle due chicse di s. Pietro e<br />
di s. Colomhano , con ogni honore , con prali , vigne, hoschi<br />
zerhi (2) colli ed inculti, acquedotli, paludi, mulini, peschiere (3) ».<br />
Noi facemmo osservare che all'epoca della donazione di Fombio<br />
fatta al monastero di s. Pietro in Ciel d'oro, in questa villa non<br />
esisteva che una sola chiesa. Convien credere che durante questo<br />
intervallo di tempo i monaci vi facessero innalzare la seconda<br />
ch'era probabilmente quella di s. Pietro loro tjtolare e ch' era<br />
posta nell'abitato, mentre quella di s. Colombano, giusta quanto<br />
ci racconta il Goldaniga, era posta tra s. Fiorano e Retegno.<br />
Due notizie ci appartengono dell'anno 972. L'una si e quella<br />
(1) Can. Pier M. Campi : Historia ecctesiaslica di Piacenza, tomo I. — Pog-<br />
giali : Memorie sloriche di Piacenza., torn. III.<br />
(2) Zerbi, cliiamansi ancora lullodi alcuni terreni quasi infrulliferi.<br />
(3) Poggiali: Memorie sloriche di Piacenza, lorn. 111. — F. Pier Fr. Gol-<br />
danijja: Memorie sloriche di Codogno, lib. 2. M. S.
iportata dal Lodi , (1) cho sino a quest' anno risale la prima<br />
notizia del nionastero di Brembio detto Monastcrolo iti allora<br />
possediito dai monaci bencdettini c; dipondonte nci stioi prin-<br />
cipii dair abazia di s. Pietro di Lodiveccliio , alia (|iiale ne fii<br />
probabilmente ceduta la propriety dal nionastero di s. Pielro<br />
in Ciel d'oro di Pavia, a cui nel 7-25 vedeinmo dal re LuitpraiiiJo<br />
donata la villa di Brembio. L'altra c riportata dallo Zaccaria ('2),<br />
in cui ci si fa noto, avere il vescovo Andrea in quell'anno con-<br />
cesso all'abazia di s. Pietro di Lodiveccliio le decime dei frutti<br />
sulle ville di Camajrago, s. Stefano, Majano e Mulazzano.<br />
11 dottissimo Muratori nel riportare la conferma che Ottone<br />
HI" fece nel 989 dei privilegi del monastero di s. Pietro in Ciel<br />
d'oro di Pavia, non fa cenno di Fombio. Una tale ommissione<br />
convien ritenerla causata da una pura dimenticanza o da eolpa<br />
dell'amanuense, mentre qnesto monastero conservo la proprieta<br />
di Fombio per molto tempo ancora, finch^ oppresso dai debiti<br />
fu obbligato di fame la vendita al comune di Piacenza. L'istesso<br />
Muratori ci riporta un'altro preziosissimo documento, nel quale<br />
Ottone IIP imperatore conferma con diploma del 1 Maggio 997<br />
ad un certo Roglerio tutti i beni allodiali cb'egli ed i suoi di-<br />
scendenti possedevano di gia nel regno d'ltalia, tra i quali nomina<br />
Maleo, Cavacurta, Reginaria, liana) io, Gattairo, s. Floriano,<br />
Mojitecellum, ecc.<br />
Alcuni dei beni qui sopra nominati esistono tuttora, altri<br />
hanno cangiato di nome ed altri infine sono scomparsi , od h<br />
ignoto ove fossero posti. Solo mi fo lecito d'osservare, che il<br />
Casale Sicconis ivi nominato non e I'odierno Casalpusterlengo<br />
mentre a quest'epoca chiamavasi invece Casale Gausari; come<br />
puranco che pel Casale Lelandi dal Goldaniga tradotto per Ca-<br />
selle Landi, non devonsi gia intendere le attuali, poiche nella<br />
nobile famiglia Landi piacentina era in allora possidente di co-<br />
desto feudo, ne tale era a quel tempo il cognome di quella la-<br />
miglia, e cio che piu importa, le Caselle Landi non erano poste<br />
sul contado lodigiano ma bensi al di la del Po sul piacentino,<br />
e solo qualche secolo a noi vicino riescirono sulla sponda si-<br />
nistra del fiume per un taglio a bella posta praticatovi.<br />
continua.<br />
(1) Defendonle Lodi: / Monisleri lodigiani, M. S. della Laudonse.<br />
(2) I'. Fr. Zaccaria: Scries rpiscoporum laud., Mediolani, Gaicaliiis, 1761<br />
,
MMmjmm<br />
Ben meritava che Lodi ricordasse in una delle sue vie uno<br />
dei piu distinti suoi concittadini, ceiebrato ancor oggidi dagli<br />
storici critici della letteratura italiana siccome uno dei piii<br />
iilustri umanisti del secolo XV."<br />
Dalla storia Ictteraria di Giuseppe Antonio iSaxio, prcfetlo della<br />
Bihlioteca Ambrostana, ricaviamo i seguenti cenni:<br />
« MafTeo Veggio, patrizio lodigiano, tra gli altri monumenti<br />
del suo felicissirno ingegno , lascio sei libri aurei deW Educazione<br />
dei figli e dei loro buoni costumi. Li stampo a Milano<br />
nell'anno 1491 il tipografo Leonardo Pachel , senza alcuna lettera<br />
nunciipatoria o prefazione. In calce leggesi un breve compendio<br />
della di lui vita, come e descritta anche neile edizioni<br />
seguenti; finche Paolo Bertoeto raccogliendo del Veggio tutte<br />
le opere, che si poterono avere, le divulgo nella citta di Lodi<br />
I'anno 1613; avendovi aggiunto nel frontispizio un cenno piii<br />
abbondante suUa vita dell'Autore: finalmente Corrado Sunningo<br />
la compose intera coll'annessavi critica , e la divulgo nel supplemento<br />
secondo di Giugno agli Atti dei Santi del BoUando<br />
(foglio 57).<br />
« Per la cominciata impresa mi e pure di grandissimo interesse<br />
il rendere ]n\i celebre la memoria di tale cliiarissimo<br />
scrittore, che in questa metropoli e nella vicina accademia pavese<br />
succhio il latte della grammatica , della Rettorica , della<br />
Dialettica e della Giurisprudenza , per cui riesci un uomo celebre<br />
e degno di fama e di lode. Frattanto voglio avvertito il<br />
lettore essere venuto in mia rnano stampato a Parigi 1' anno<br />
1508 senza il norne del Tipografo, il libro col titolo « Dell' Educazione<br />
dei figli » sei libri aurei nuovamente riveduti , del<br />
poeta Francesco Filelfo, oratore e filosofo celeberrimo, con un<br />
breve indice e con brevi note in raargine, che spiegano il sense<br />
delle dizioni oscure , divulgate per cura di Nicolo Buona-Speranza<br />
da Triginto in Campania Stupii , o Filelfo , della tua<br />
nuova opera, che finora non aveva trovato accennata da alcuno;<br />
ma avendone letto il contenuto , mi assicurai che era quella<br />
stessa che Veggio aveva composto. Cestui pero conoscitore inesperto<br />
di belle lettere , tante intrepidamente aggiudicava a Filelfo<br />
quest' opera, che aggiungende la vita del padre Francesco<br />
e del figlio Mario scritta dal Trittemio , diceva, meravigliarsi<br />
che questa fosse passata sette silenzie da quel dotto Abate<br />
Span-hemie , mentre enumera le altre opere del Filelfo; asseriva<br />
che essa era stata compesta da questo autore , e convalidava<br />
cio ceirargomente « delle frasi fleride e copiose , del<br />
noto titolo dell'inscrizione del libro e del j)udico mode di esporre.<br />
» Quante poi sia fallace questa opinione, abbondantemente<br />
ce lo insegnano e le antiche edizioni , la nostra ciee di que-
— aO -w<br />
st'anno, 1' ultra ili Francbino GalTurio del -1513, quella di Basilea<br />
del 1511, o qnella di Lodi doll' anno 1G1I}, Ic quali tiitte<br />
portano il nomc di MalVeo Vejij^io ; cil inline I'autorita di tutti<br />
gli scrittori, che parlarono della vita e degli scritti di Veggio,<br />
e clie atti'ibiiivano al nieilcsimo tal prezioso codice (I).<br />
IV Oia onde niantenete la |HOine.ssa , ag^iungo la vila del<br />
Veggio, che il Snnningo illii:^ti'o e jnibblico anteponcndnia al<br />
libro del medesimo « Delle cose anticlie e meniorabili della basilica<br />
di S. Pietro in Roma » il qual libro era rimasto inedito<br />
fino a questo tempo.<br />
« Mall'eo Veggio, celebre oratore e poeta, come comprovano<br />
le di lui opere, ebbe per patria Lodi citta del diicato di Milano,<br />
e nacque da illustre famiglia, dal jiadre Bellorio e dalla<br />
maUre Catterina Lanteria nell'anno di Cristo 140G; come fra<br />
poco mostrero ricavarsi dai di lui scritti... Ragazzo, ebbe in Milano<br />
un pio vecchio a maestro di Grammatica. Ivi di 12 anni<br />
udi predicare S. Bernardino da Siena, delfOrdine dei Minori,<br />
che gia da ii anni continui era dedito alia predicazione. Da<br />
cio ricavasi che la nascita di MafTeo deve riferirsi all' anno di<br />
Cristo 1406. Bernardino nacque nel 1380, 1' 8 Settembre , festa<br />
della nascita di Maria Vergme, fu ordinalo Sacerdote nello<br />
stesso giorno festivo del 1 iOi, comincio subito a predicare, e<br />
dopo 14 anni passati in tale fatica , -venne nel 1418 a Milano ,<br />
ove lu udito da MalTeo , quando egli era di circa 12 anni , e<br />
questi levati dai 18, ricavasi che la di lui nascita deve precisamente<br />
calcolarsi nell'anno 1406.<br />
« Nel libro lll.'^ Capo 11." Papia parla del suo genio poetico,<br />
ma il padre gli proibiva di applicarvisi, poiche voleva che<br />
si dasse a studi piu utili. Cosi egli qui parla: « Per esperienza<br />
non del tutto retta imparai cio, ed attesto che fin da giovinetto<br />
con nessuna guida e con nessun maestro, ma solo per impulse<br />
naturale, cominciai ad infiammarmi di tale aniore per la poesia,<br />
che tutto il resto a di lei confronto mi sembrava poca cosa; nel<br />
che navigando con prospero vento ed a tutta forza di remi , il<br />
padre me lo proibi, e mi comando che mi dassi alia dialettica,<br />
come a studio piii grave e piu onesto. Dopo di essa che certamente<br />
abborriva come cosa pestifera, ancora assai giovane fui<br />
dal padre dedicato agli studii legali , leggendo i quali per la<br />
somma forza di ingegno, di erudizione e di eloquenza clie dimostrai<br />
, sempre ne ebbi sommo piacere. » Ilavvi alcuno che<br />
indica MalTeo qual Datario del Pa[ia Maitino V." morto nel 1431,<br />
fra i quali il Wadingo non in un sol luogo dei suoi annali al-<br />
I'anno 1380; e prima di lui nel carme di MalTeo per la translazione<br />
di ^anta Monica stampato a Roma nel 1586, si avverte il<br />
lettore che MalTeo Veggio Datario di Martino V." ebbe cura di<br />
ricevere le sacre reliquie di Santa Monica, e di collocarle onorevolmente<br />
in un se[)olcro marmoreo lavorato con mirabile aite<br />
ed cretto quando furono trasferite aRorua. Altri scrivono inoltre<br />
che MalTeo sorveglio tale funzione e che la fece a sue spese...<br />
a In ambedue le edizioni della vita di MalTeo leggesi inoltre:<br />
(I) Aggiungaji che in quosli ullimi lompi Grcgorovius nc parla cliffusa-<br />
menle nella sua « Sloria di Uoma » Vol. VI, fXola del DiretloroJ.
- 60 -<br />
I)a ultimo Maffeo Veggio partito per Roma, chiamatovi dal Pontefice<br />
Kiigenio, fu aggregalo al magistero degli scrittori, nella<br />
qual carica adoperandosi con somma integrita e modestia, fu<br />
innahato a maggior dignita, a quella cioe che volgarmente si<br />
chiama Dataria (1). Poscia fu onorificamente eletto a Canonico<br />
nel collegio della primaria sede Apostolica, e contento di tale<br />
dignita ricuso un vescovado, al certo di grande provento , dicendosi<br />
inesperto e meno idoneo per tale peso (tanta era la<br />
sua modestia). Dopo la morte di Papa Eugenio, Nicolo V.° che<br />
gli successe, non lo accolse con minore benevolenza ed amore,<br />
perche egli illustrava le lettere e favoriva con grandissima ;liberalita<br />
tutti i letterati. Fin qui la vita che notifica I'arrivo'di<br />
MalTeo Veggio a Roma dopo la morte di Martino , e sotto il<br />
Papa Eugenio IV." che ci dichiara essere stato dal primocreato<br />
maestro degli scrittori e poi Datario. Dal che si conchiude, che<br />
vivendo Martino, egli non fu di lui Datario, ne procuro e tanto<br />
meno assiste alia traslazione di Santa Monica, che anzi ai tempi<br />
di Martino neppure venne egli a Roma...<br />
« Nella vita di Maffeo , dopo quanto fu da me riferito al<br />
N. 12 dell'edizione i^cotti , abbiamo quanto segue: Molte cose<br />
egli scrisse in stile semplice e sublime: Un libro in versi delle<br />
ultime gesta e della morte di Enea, che chiamo il 13.° dell' Eneide,<br />
non gia che credesse imperfetta 1' opera di Marone , ma<br />
per esercitare il suo ingegno nella poesia alia quale era multo<br />
dedito; e cio ad esempio di Quinto Sempronio, che oso aggiungere<br />
ad Oniero il 45.° libro, cioe i Paralipomeni. In un iibro<br />
canto il Veggio anche la morte di Astianate, che poco fa stampo<br />
a Colonia coi tipi di Francesco Modio. In versi eroici, nei quali<br />
fu eccellente, scrisse anche I'Antoniade, in 4 libri, cioe la vita<br />
del beatissimo Antonio anacoreta. Cosi pure dicesi che ancor<br />
giovinetto abbia scritto degli epigrammi e delle elegie. Con<br />
sciolto stile scrisse pure cio che ancora ci resta, cioe un elegante<br />
opuscolo « Alterco del sole, della terra e dell'oro » come<br />
anche sei altri libri sulla perseveranza nella religione per le<br />
religiose sorelle Elisabetta e Monica: un libro singolare dei 4<br />
Novissimi, ed al fratello Eustachio il dialogo Filatete suH'arnore<br />
della verita. Ebbe anche un altro fratello di nome Lorenzo. Finalmente<br />
lascio 6 libri assai eruditi ed utili « Dell'educazione<br />
dei fanciulli » dopo Plutarco Cheronese; essi vennero in luce a<br />
Parigi nell'anno 1540, nell'anno seguente a Basilea dall' officio<br />
di Roberto Winter, e nel 1622 a Colonia nel tomo 15.° della<br />
biblioteca dei Ss. Padri. Tutte queste opere di Maffeo sono<br />
stampate nel citato tomo della biblioteca; non vi sono per5 tutte<br />
quelle che si poteiono trovare (come ivi si afferma). Ai tempi<br />
nostri nell'anno 1()61 si trovarono a Roma nella biblioteca Altempsina<br />
altii libri 3 della vita e morte della Beata Monica,<br />
secondo le parole di S. Agostino, ed anche I'Ufficio della Beata<br />
Monica e della di lei traslazione; di piii la vita, I'ufficio di<br />
S. Agostino e della di lui conversione; inline la vita e I'ufficio<br />
di S. Nicola da Tolentino. Tutto cio e indicato nel tomo 1.",<br />
lore).<br />
(1) Dalaiio vale compilalore di Brevi e Bolle ponlilicie. (Nola del Direh
- 61 -<br />
pajr. 491, num. IV ilegli atti dei Santi do\ moso di Map^io, comft<br />
piiie nel tomo V." pag. *257 in S. l>eniarilino da Siena. Di piii qui<br />
si dice, die lo stesso autore abbia anche scritlo un libio sulla<br />
felicita e iniseria di Palinuro e di Carone. In llonia aveva anche<br />
scritta la vita del B. IMetro Cclc'^tino presso S. Pietio nelTannn<br />
Ji^ii e la vita di S. Bernardino ila Siena, ivi, nell'anno 1153. Si<br />
agpiunge anche il Tiattato delle co.^e antiche e memorabili<br />
della basilica di S. Pietro in Roma. Da essi si ricava , che la<br />
vita di S. Bernardino da Siena, non edita prima, fu stampata<br />
nel tomo V." del nostro<br />
liavvi anche 1' opuscolo<br />
Mojo a pag. t2S7, e qui IVa i manoscritti<br />
della basilica di S. Pietro, come vien<br />
detto do[io; che cioe fu felice e fausto per Futile comune.<br />
« Come appare nella vita di Mafieo liveduta dallo Scotti<br />
mori egli in Roma nell' anno prinio del Pontificato di Enea<br />
Silvio, che fu chiamato Pio II.'' Tajia, e secondo Trittemio nelr<br />
anno 1157. Fu sepolto nel tempio di S. Agostino, e bensi nella<br />
cappella, che con somma pompa eresse ancor vivente in onore<br />
della B. Monica, ottima madre di S. Agostino, ed ove a spefee<br />
dello stesso Malteo da Ostia furono trasportate le ossa della<br />
detta Santa, ed ivi sepolte in un ricco sarcofago coU'iscrizione<br />
da lui composta:<br />
tt Ilic Augiistini saiictam venerare parentem,<br />
a. Votaquc fer Iremulo, quo jacet illo sacro.<br />
« Quae quondam grato, toti nunc Monica mundo<br />
a Summit, precibus praestat opcmquc suis. j><br />
« Dall'istesso dcittissimo sacerdote fu composto il divino<br />
ufficio che si celebra in citta ad onore di Santa Monica ; ed<br />
anche quelle di S. Nicolo da Tolentino dello stesso ordine degli<br />
eremiti Agostiniani.<br />
« Sono pochi i manoscritti di questo illustre autore che si<br />
trovano nella Biblioteca Arnbrosiana ; essi contengono solo le<br />
opere letterarie del Veggio, che videro la luce e sono: il Dialogo<br />
della verita , e di Filalcte , la discrepanza tra il sole, la<br />
terra e V oro , il poema col titolo Astianale , ed altri versi di<br />
cose varie, fra i quali leggesi I'epigramma in lode deU'Agnello<br />
di Dio, Agnus Dei, che manca nell'edizione lodigiana , inoltre<br />
i versi carnpestri, che nel nostro codice a caratteri antichi diconsi<br />
dettali nella Villa Pompejana sotto 1' anno 1431 , mentre<br />
il collettore lodigiano segno I'anno 1422. Segue I'epistola di<br />
Maffeo Veggio a Bartolomeo Visconti presule di Novara , dove<br />
leggesi: « I3a quanto mi scrisse Compisio, conobbi che tu grandemente<br />
desideri i miei Rusdcali. »<br />
a Conservansi anche nella stessa biblioteca G libri manoscritti<br />
di Maffeo Veggio lodigiano « Dell'educazione dei figli e<br />
dei loro chiari costumi » e questi sono tanto piu preziosi, che<br />
presentano somma vetusta , essendo stati scritti nell' anno<br />
1473, come e notato in calce. Franchino Gaffurio clie viveva<br />
nella nostra citta, onde le dihnndazioni del suo municipio non<br />
restassero piu a lungo nelle tenebre , ebbe cura che si stampassero<br />
nel 1497 » la disputa delta terra, del sole c dell'oro; i<br />
,
- 62 -<br />
libri d'l Filaletc e della verita ; della felicila e della miseria; il<br />
carme in morte di Aslianate, e la scusa nel desciivere le gesta<br />
istoriche. » Qui place riportare I'elogio -lepolcrale fatto a Maffeo<br />
Veggio da Carlo Aretino (Carlo Marsupio di Arezzo):<br />
(( Hie Maffee jaces inimica morte soluluSy<br />
« Quern sibi praereptum lingua latina dolet.<br />
« i\on lascivus eras, qudles sunt saepe Poetae,<br />
« Metis tibi cum casto corpore sancia fait,<br />
a Edita testantur cenleria volumina per te,<br />
« Jngenii fuerint ftumina quanta tui.<br />
(( Urbs te Lavdensis Vegiorum e sanguine claro<br />
« Edidit, extinctum Boma vetusta tenet. »<br />
« II Veggio era amicissimo di Giuseppe Brivio nobile milanese<br />
, Canonico ordinario di quella Cliiesa Metropolitana ed<br />
egregio oratore e poeta. Si fa menzione di un'altra opera scritta<br />
dal Veggio, che forse ora peri. Lo scrittore die ci conservo il<br />
surriferito epigramma, dicendo d'onde lo tolse, aggiunge: ((Dal<br />
libro di Cornelio Balbo , nel quale alia rinfusa, come accade ,<br />
erano raccolte rnolte cose. » Nello stesso libro eravi uu poema<br />
eroico del medesirno Veggio a Sigismondo Cesare , nel quale<br />
cosi si scrive : « Kartngo. Ad fusi diidum, ecc. » lo credo che<br />
fosse fedelmente trascritto dall'esernplare dello stesso autore.<br />
Prof. Vaeni Fortunato tradusse dal vecchio testo latino.<br />
Coll'abituale sua delicatezza I'antiquario signor Carlo Silvini<br />
cedette alia nostra Ueputazione Archeologico-Artistica I'acquisto<br />
di una lastra antica con iscrizione latina, siccome avente<br />
un'importanza storico locale e quasi nazionale.<br />
La lastra e di rame dello spessore di un centimetro, larga<br />
12 cent, alta dO, colla seguente iscrizione in bel ca)atlere majuscolo<br />
romano, un po' scorretta nell'ortografia:<br />
HE VALVE FIERI CEPTE SVNT MCCCCXCV EX REDI-<br />
TIBVS GRATIS DIVI BAsSIANI GVBERNANTIBVS lOANNE<br />
CHALCO. PETRO GAVATIO. 10. PETRO VIGNATO ET ALOI-<br />
SIO DE EPISCOPO t QVO ANNO KAROLVS FRANCORVM<br />
REX TVRBAVIT ITALIAM. REGNVM NEAPOLITANUM IN-<br />
VASIT NOVARIAMQVE PRoDI'lIONE OCTO MENSIBUS OCV-<br />
PAVIT.<br />
A chi desidera la traduzione, azzardiamo una compiacenza:<br />
ct Queste porte s'incomincio a fare nel 1495 colle rendite
- 63 -<br />
della Grate ili S. Bassiano (I), esse»ulo amministralori Giovanni<br />
Cairo, Piotro Gavazzo, Gio. Pietio Vignati e Luigi del Vesoo (1).<br />
Nel quale anno Carlo (Vlll) re liti Fiancesi scoinpiplio I'ltalia,<br />
invase il regno (.11 Napoli ed a tradiniento occiip6 Novara per<br />
otto mesi. »<br />
Ad illustrazione della suddetta lastra addiiciamo le Anno-<br />
tazioni fatte dal sacerdote Anselmo Holla per I'anno 17Gi:<br />
u Tornando il Capitello bisogna qui riferire, che essendosi<br />
detenninato dal venerando Consorzio del Clero di far fare le<br />
ante niiove alia porta gia fatta a forza di scal{>ello vicino alio<br />
scalone del Sacrario , quindi date le ante vecchie dallo stesso<br />
Pio Istitiito al sno portiere Mariconti da abbruciare , lo stesso<br />
portiere nel tagliarle ha scoperto che vi erano due lastre di<br />
roarmo della grandezza nieno d' un quartino di carta, tra il fiisto<br />
e la fodra a nieta delle medesime ante, nna per parte, delle<br />
quali una colle parole seguenti: HE VALVE, ecc. »<br />
Nell'altra cartella vi erano le seguenti:<br />
ABSOLVTE FVERVNT ANN'O MCCCCXCVI. LVDOVICO<br />
MARIA ANGLO DVCE MEDIOLANI V^, DOMIXANTE PRAE-<br />
SIDENTEQVE ECCLESIE LAVDRNSI KAROLO MARCIIIONE<br />
PALAVICIXO. QUO ANNO MAXIMILIANVS AVG. AB EODE>t<br />
DVCE EIVS AVVNCVLO IX LOMBARDLVM AD DOMIXll SVI<br />
DEFEXSIOXEM COXDVTVS EST.<br />
« Queste porte furono compite nelT anno 1496 essendo duca<br />
di Milano Ludovico Maria di Anghiera, e preside alia Chiesa<br />
Lodigiana il marcliese Carlo Pallavicini. Nel quol anno I'imperatore<br />
Massimiliano fu chiamato dal suddetto suo zio in Lombardia<br />
per la difesa del suo dominio. »<br />
E qui noto che nell' apertura della nova Porta si impiega<br />
rono diciassette giornate, compresa la rottura del muro e I'essersi<br />
posti in opera i marmi della stessa vecchia ed antichi.ssima<br />
porta gia stata a Lodivecchio , a riserva di un pezzo di<br />
africano, il quale dal signor conte Giuseppe Earni e stato graziosamente<br />
dato al venerando Consorzio per il nuovo altare di<br />
marmo eretto cola vicino.<br />
Col quindici Maggio 1765 si e terminato di foderare il fusto<br />
della nuova porta del Broletto fatta I'anno prossimo scorso , e<br />
nelle ante tra la fodra ed il fusto si sono poste a meta le se<br />
guenti iscrizioni incise sul rame; quella a destra :<br />
TEMPLVM HOC SECVLO XII E FVNDA^IENTIS ERECTVM<br />
FEDERICO I." ROMANORVM IMPERATORE. ALBERICO DE<br />
MERLINIS EX VETEllI NOVAE LAVDEX.'^IS VRDIS EPISCOPO<br />
RESTAVRATVM ANNO .MDLXXVI. LVDOVICO TABERNA EPI-<br />
SCOPO: CLERI CONSORTIO ET CIVIBVS PECVNIAM CONFE-<br />
RKNTIBVS: PENE ITERATA REEDIFICATIONE AD MELIOREM<br />
(1) Nome cho si dava al corfio ammiiiislralon' dc'la Callorlialc.<br />
(2) Quallro Nobili lodigiani coinponeiili la Fabbriceria della Callcdrale.
- 64 -<br />
FORMAM MDCCLXIV PVBBLICO LAVDENSIVM AERE RE-<br />
DACTVM FVIT CLEMENTE XIII." PONTIFICE MAXIMO, 10-<br />
SEPIIO GALLARATO MEDIOLANENSl PATRITIO, LAVDENSI<br />
EPISCOPO.<br />
« Questo tempio edificato dalle fondamenta nel secoloXII.°<br />
da Federico 1.° imperatore dei Roniani e da Alberico Meiiino<br />
passato vescovo dalla veccliia alia nuova Lodi , ristaurato nel-<br />
I'anno J57G a spese del vescovo Ludovico Taverna, del Consorzio<br />
del Clero e dei cittadini, fu di nuovo ristaurato in miglior<br />
foggia a spese del pubblico lodigiano, regnando a Sommo PoH'<br />
tefice Clemente XIII.", ed essendo vescovo lodigiano Giuseppe<br />
Gallarati patrizio milanese nell'anno 1764. »<br />
In quella a sinistra vi e inciso<br />
VENERANDI LAVDENSIS CLERI CONSORTIVM VT NO-<br />
VAM E DjXTERO LATERE HVJVS JANVAE SIBI CAPEL-<br />
LAM yEDlFICARET VBI OLIM ALIA APERTA FVIT ANNO<br />
MCCCCXCV, CVJVS INTERCLVSAE VALVIS BINAE CVPREAE<br />
LAMINAE MEMORIAE CAVSA, IN CAPITVLARI ARCHIVIO<br />
SERVANTVR HANG IISDEM FVLCITAM MARMORIBVS, EX<br />
VETERI TRANSLATIS SVIS REDDITIBVS CONSTRVXIT<br />
ANNO MDCCLXIV, MARIA TIIERESIA ROMANORVM IMPE-<br />
RATRICE HVNGARIAE REGINA MEDIOLANI DVCE.<br />
« 11 Consorzio del venerando clero lodigiano perche si edificasse<br />
una nuova cappella al lato destro di questa porta, ove gia<br />
fu aperta un'altra nell'anno 1495, nelle porte della quale furono<br />
incastrate due lastre di rame per averne memoria, e che si conservano<br />
nell'Archivio Capitolare , costrusse a sue spese questa<br />
porta ornata degli stessi rnarmi trasferiti da Lodivecchio nel-<br />
1' anno 1764, essendo Maria Teresa imperatrice dei Romani, regina<br />
d' Ungheria e duchessa di Milano. »<br />
Queste due ultimo Iscrizioni sono state fatte dal nostro Vicario<br />
Generals il nobile canonico teologo della Cattedrale Giuseppe<br />
Antonio Bracco (1).<br />
Intanto noi troviamo ottimo il pensiero dei nostri vecchi di<br />
voler segnare un decoroso ammiglioramento fatto alia Cattedrale<br />
per difenderla dalle intempeiie e dai ladri coll' unire la<br />
memoria di quella malaugurata impresa di Carlo VIII.** di<br />
Francia, che desto la smania nella sua nazione, propagatasi poi<br />
anche nelle altre di considerare il nostro paese come vittima<br />
predestinata alle loro ambizioni.<br />
Sac. A. TiMOLATI.<br />
(I) Manoscrillo autografo del sac. Anselmo Rolla csislenle nella Laudense,<br />
Arniiidio XXIV, N. 10, pag. 72 e li8.<br />
Sac. Andrea Timolati, Direttore.<br />
Lodi 1881. Tip. Quiricoe C- Cam.\gni Giuseppe, Gerente responsale.
ANNO 1" OTTOBRE DISPENSA 5."<br />
DELI.A CITTA DI LODI<br />
del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
(Coiiliiiuaziono, vedi N. prcccdcntc)<br />
XVI." Dopo la moite di Maliisio , della quale se non tardi<br />
se n'ebbe notizia, i Lodipiani tornarono a rinnovar istanza<br />
juesso s. Mona, vescovo di Milano, per accettare I'elezione di un<br />
iniovo vescovo. Se iion clie infieiendo aiicora la peisecuzione<br />
alia Chiesa solto Valeriano, e prevaleiido ancora l' autorila dei<br />
sacerdoti fjentili in Lodi s|ialleggiati dagli editti imperiali , il<br />
Prelate milanese giiuiico di soprasedeie per qnalche tempo.<br />
Morto Moiia, il successore Rlirocieto s'ingegno in tempo si ca-<br />
Iamito.so di conservare viva la fede non solo in Milano , ma<br />
ancbe nelle citta vicine , e mando a Lodi un suo eletto accio<br />
invigilasse e coopeiass;e aH'incremento della fede. Intanto I'imperatore<br />
Carn successo a Commodo ed a Marco Aurelio, s' accinse<br />
a favorir i cristiani , e fu appunto in quella benefica bonaccia,<br />
che fatte le doniande dal popolo lodigiano, il clero elesse<br />
il proprio vescovo clie da Mirocleto di Milano venne consacrato.<br />
XVII. " Di questo secondo l^astore mai non si e potuto scoprire<br />
chi sia, ed e per cio ricordato col nome di Vescovo anonimo.<br />
Qiiesti con tutto zelo si diede a confondere i sacerdoti<br />
gentili e piii a uifendere i dogmi cattolici control Sabelliani e<br />
gli Anabattisti, non che a riformarc i costumi gia inclinanti a<br />
riti superstiziosi. Se non clie creato imperatore Diocleziano ed<br />
assuntosi a suo collega Massimiano , ebbe il nostro Pastore a<br />
solTi ir tribolazioni nella pessima delle persecuzioni bandite sine<br />
allora dagli iniperatori rornani. Erano gli ullimi sforzi inferociti<br />
d'una religione decadente. Allora il nostro vescovo anonimo giudicu<br />
bene di ritirarsi per nieglio conservarsi a pro de' suoi fedeli.<br />
Ma in seguito accusati alcuni lodigiani per la professions<br />
della fede cristiana, I'imiJeratore risedente in Milano, per intirnorire<br />
il resto de' segiiaci di Cristo , fece tra gli altri martirizzare<br />
tie nobili cittadini, Pietro, Stefano e Giovanni, i di cui<br />
cor[)i, dietro testinionianza del p. Vajrano, vennero sei)olti nella<br />
Cattedrale.<br />
XVIII." L'nnno 303 1' istesso Diocleziano infieri ancor piii
- 6f) —<br />
ed ordino la decima e la piii fiera delle persecuzioni : si ade*<br />
guassero al siiolo le cliiese , i sacri libri consegnati ed abbruciati,<br />
i cristiani privi d'onori, di dignita, non ascoltati in giudizio.<br />
II nostro vescovo in quell' occasione si rifiuto di consegnare<br />
i libri e d' abbandonare la projjria Chiesa; anzi raccolti<br />
intorno a se nel tempio i saccrdoti ed i fedeli, aspetto I'ira dei<br />
persecutori , per rendere a Dio testimnninnza della fede. Marciano<br />
, preside della citta di Lodi , ordino die i cristiani rincldusi<br />
nel tempio fossero insieme al tempio distrutti eol fuoco.<br />
Narrasi negli atti di questo martirio, cbe Giidiano soldato, giovane<br />
pieno di Spirito Santo, seco traendo Antonio prete ed Anastasio<br />
diacono, si gltt6 di intrammezzo le fiamme fuori della<br />
porta e dinanzi a Marciano. — « Mi vien detto , disse il Pretore<br />
a Giuliano, ch'erano radiinati con te il Vescovo e tutto il<br />
clero. Forse sono anche qnelli de' tiioi discepoli? » Rispose<br />
Giuliano: « Non sono quelli discepoli, ma i nostri Padri, imperoccbe<br />
da quelli ricevemmo il vero nascirnento; onde e degno<br />
che i Padri coi figli, ed i figli coi Padri s'avviino al regno dei<br />
cieli. » Per tale coraggio religioso-civile i tre furono decapitati.<br />
Narrasi che neH'inceudio dato il 24 Luglio alia cattedrale, dove<br />
erano rinchiusi il vescovo, il clero ed i fedeli, i martiri cbe vi<br />
morirono furono mille quattrocento ottantasei. Narrasi pure che<br />
nello stesso tempo essendosi scossa tutta la citta per un forte<br />
terremoto, in cui furono conquassate molte case, restarono se-<br />
polti molti infedeli e massime gran parte de' loro sacerdoti ,<br />
onde piucche mai isbigottito Marciano, per sottrarsi al pericolo,<br />
abbandono la citta con alcuui suoi partigiani. L'accennata catastrofe<br />
gloriosissima della Chiesa Lodigiana merito sempre la viva e riconoscente<br />
memoria in un'antico manoscritto concernente gli Atti<br />
dei santi Giuliano e compagni , quale conservavasi un di nel-<br />
I'Archivio di questa citta, cosi pure sono ricordati nel Catalogo<br />
(lei Santi d' Italia del prete Filippo Ferrari (1), e la Chiesa lodigiana<br />
annualmente ne celebrava 1' ufficio il 24 Luglio con<br />
dopplo rito , primacche uscisse il Decreto della Sacra Congregazione<br />
dei Riti, 8 Aprile 1628. Don Anselmo Vajrano, monaco<br />
benedettino residente nel monastero di S. Pietro in Lodivecchio,<br />
lascio scritto nell'anno 1173, die il corpo del santo vescovo anonimo<br />
fu riposto nell' altare dedicato alia Santissima Croce<br />
ed i corpi dei compagni giacessero nel fondo d' un pozzo del-<br />
I'istessa Chiesa. Essi vennero pure ricordati nel Catalogo dei<br />
Santi lodigiani, registrato nel III." Sinodo diocesano, celebrato<br />
nell'anno 1619.<br />
XIX.° Viveva in quel tempo nella citta quella matrona lodigiana<br />
chiamata Savina , della nobile ed antica famiglia dei<br />
Tresseni, che religiosissima e pietosa a null'altro attese che ad<br />
opere di carita. Educata alia fede di Cristo, spese sua vita, principalmente<br />
dopo vedova del marito , in servizio di Dio e dei<br />
suoi Santi, in orazioni , in digiuni, in elemosine, in ajuto dei<br />
(i) Dal Trissino: \'itn di S. Savina, clagli Alii della visita aposloiica di<br />
moDsiiiiior I5o.ssi tie! 1382, diii rnano.scrilli della Landcnso del can. Lodi, e dei<br />
pp. Vilianova, Manficdi e d'allri.
- 67 —<br />
tribolati a gloria cd auinento della fede che professava. E qiieste<br />
sue virtu splendettero nellft persecuzioni di Massimiano e Diocleziano,<br />
i peiscgiiitali esortaiulo a solTerenza ed ajiitaiulo come<br />
]ioteva e procuraiido ai inartiri sepoltni'a. Ella fu die, uou curaiite<br />
1' imperials divioto , I'aocolse i coi'[)i de' santi martiii , o<br />
fatla iutrepida coH'ajuto d'altri loiligiani, non nianco di raccogliere<br />
lo s|>arse membi'a di S. Giuliano e suoi compagui deca-<br />
])itati, e dai- loro ouorevole sopoltuia, oomf; anclie di usar 1' istessa<br />
pieta agli incenei'iti niartiri della Cattedrale, raccogliendo<br />
con ogiii ililigenza le rimaste ceneri. e ripoiieudole, come meglio<br />
pote, in diversi onorevoli sepolcri. Piu tardi eila laccolse pure<br />
i corpi dei santi martiri Naborre e Felice , li nascQse in sua<br />
casa, rustodi o consoivu per ben diciotto anni.<br />
XX." 1 santi nuuliri Naborre e Eelice , soldati nell'armata<br />
di Massimiano imperatore romano , tormentati in Milano , affinciie<br />
rinunciassero alia fede cristiana, stettero fermi; onde<br />
trascinati in catene a I.odi, vennero derai»itati fuori della citta<br />
sul ponte del iiumicello Sillero. La Cliiesa Lodigiana lia sempre<br />
celebrato questo martirio come avvenuto il 12 J.uglio, ed una<br />
delle pill anticlie croiiaclie manoscritte della Biblioteca Ambrosiana,<br />
attesta, cbe successe I'anno !29J. Questi santi martiri ebbero<br />
sempre culto come di santi protettori della Chiesa Lodigiana,<br />
che ne celeb! a la festa il giorno i2 Luglio, a Lodiveccliio<br />
ebbero una delle j)iii aiitiche Cliiese, ed in Lodi nuovo quella<br />
panoccliiale di S. Nabone e felice fu delle i)rime cbe vennero<br />
fabbricate (ora Stabilimento de' Bagni sul Corso Milano). Oggi<br />
non esistono che alcuni mattoni , cbe si credono intrisi del<br />
sangue di essi martiri, e sono in venerazione nella Chiesa parrocchiale<br />
di S. Maria del Sole. Ma i loro corpi, tenuti nascosti per<br />
ben 18 anni da S. Savina, furono poi da essa trasportati a Milano<br />
, dove il vescovo ^Laterno I'accolse, e presto 1' opera sua<br />
perche s'avessero un apposito sepolcro nella Basilica di S. Fill<br />
ppo , divenuta jioi Chiesa di S. P'rancesco (ora Caserma d'infanteria).<br />
Ivi Savina veniva ogni giorno a pregare, e cosi continuo<br />
nove mesi, quando finalmente fu trovata su quel sepolcro<br />
senza spirito di vita. Mori I'anno 310. Ora il sue corpo giace<br />
in un'arca elegante in Milano nella Basilica di S. Ambrogio (1).<br />
Ne manco mai la pia memoria di codesta prima benefattrice<br />
lodigiana. Sulla line del 1500 si eresse in Lodi una Chiesa dedicata<br />
a S. Savina, con annesso collegio, detto delle Mantellate,<br />
composto di donne vedove o nubili in difetto delle prime. La<br />
Chiesa nostra sino alio scorcio del secolo XVII." solennizzava il<br />
suo anniversario con cloppia classe. Soppressa la Chiesa sulla<br />
fine del 1700, non si scordo la solcrte Amrninistrazione della<br />
Chiesa dell' Incoronata di ricordare le benefiche gesta di Santa<br />
Savina col far dipingere in un' ottavo della cupola I'apoteosi di<br />
essa per la mano valente di Enrico Scuri nel 1838. Noi potressimo<br />
con tutta ragione asserire che dietro il glorioso esempio<br />
di S. Savina la virtu della beneficenza fu imiestata nei nostri<br />
avi e fu benedetto seme di quel tanti pii stabilimenti di cui va<br />
orgogliosa ancor oggidi la nostra citta. (coninntuj.<br />
|l) Cc^are Vignali: t'usli della Chiesa Lodigiana.
iEIllpilIE ItORICHE<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI CORTEMIGLIA PISANI<br />
(Vedi conlinuazionc Numero precedenle)<br />
Air anno mille di nostra salute ci occorre di registrare parecchie<br />
notizie e in primo luogo una riferitaci dal Poggiali (i).<br />
Sigefredo vescovo di Piacenza ricostruendo la basilica ed il<br />
monastero di J>. Savino di quella citta, dono loro varii beni<br />
ch'erano stati aggi egati alia sua mensa dopo rabbandono di<br />
quel monastero, e tra i quali contasi il lotto del Po, incominciando<br />
de Porla qui vocatur Porlatorium usque ad rivum qui<br />
dicitur frigidus. Non e questa se non una conferma dei beni<br />
gia appartenenti anteriormente a S. Savino , mentre noi parlando<br />
della fondazione della Chiesa di S. Stefano di Bipalta ,<br />
dicemmo che questo porto chiamato Portadorc apparteneva col<br />
letto del fiurae per meta appunto al monastero di S. Savino, e<br />
per I'altra meta alia chiesa di S. Stefano. A quest' anno istesso<br />
il Campi e con esso 1' erudite Poggiali ('i) affermano che i vescovi<br />
di Piacenza s'erano appropriate le pescagioni del Po, ed<br />
una parte del Mezzano del Po, che appartenevano al tempio di<br />
S. Antonino , lasciando soltanto al Capitolo di questa chiesa il<br />
rimanente del Mezzano, che poscia infeudato ai Visconti, chia*<br />
mossi Mezzana Visconti e quindi Mczzana de' Casad presso al<br />
Noceto , perche dopo i Visconti ne furono appunto investiti i<br />
Casati. Gia intorno a quest' anno, se creder si voglia ad alcuni<br />
scrittori, vennero fondati in queste parti un'ospedale e due monasteri.<br />
L'ospedale, secondo il canonico Lodi (3), esisteva gia<br />
nella Corte di Senadogo, voce d' origine greca Xenodochium, e<br />
serviva a ricovero dei pellegrini , cho a quel tempo in gran<br />
numero s'avviavano a Roma ed ai luoghi santi di Palestina.<br />
Unite a quest' ospedale v'era pure una chiesa dedicata a S. Colombano,<br />
ma tanto la chiesa, che l'ospedale ed un vicino castello<br />
, pill non esistono attualmente. Credesi che fossero posti<br />
(1) Poggiali: Memorie slorichc di fiafcnza, lomo 3.<br />
(•2) Campi Pier M.: IJisloria ccclesiastica di I'idCi'ii-aJomo 1. - Poggiali:<br />
Memorie sioriche di I'idccnza, tomo 3.<br />
(3) Dt-fciKlcnle Lodi: Di^irin-imie degli osprddli loi/igirnii, Manoscritio<br />
della Caudense * Syuodus Vll Laudcnsis. '» Mediolaui. !'• a". Frigerli, 1736,
- C9 -<br />
sulla ii*:i (loir All. 1;\ noti lunj^i da Castionc. liio doi diip monasteri<br />
tu (inello t'ondato dai conti di Comazzo nel castello di<br />
S. Vito, esso pure non liingi un tempo da Castione e di cui piii<br />
a lunpo avremo agio di parlarne tra poco. li'altro rnonastero si<br />
e quello eretto dalla contessa Auselda di Ghisalba di fianco alia<br />
suaccennata chiosa di S. Stelano di Hipalta, cUe dal Sinodo VII."<br />
lodigiano viiolsi iiinal/ato in quest'anno 1000. 1/ ultima delle<br />
notizie riforibili a quest' anno e juecisamcnte al 5 Agosto , ci<br />
venne conservata dal Muratori in un frammento di giudizio emanato<br />
da Benzone messo d'Ottone HI." imperatore nel luogo<br />
di Tauriano , o Turano , in una causa fia Andrea vescovo di<br />
Lodi e Uogerio, cui da Ottone vedemmo gia confermati i poderi<br />
nel U97 e che in questo documento dicesi figlio di Riimaldo<br />
(I). Questo documento ha qualche pregio eziandio, poiche<br />
ci fa noto che nei due luoghi di S. Fiorano e Maleo esisteva<br />
sin da quell'epoca un castello.<br />
Moito Ottone IIl.'^ senza successione maschile, i principi e<br />
vescovi d' Italia posero la corona italica nel 1002 sul capo d'un<br />
loro nazionale. Era questi Arduino marchese d'lvrea. Travagliato<br />
pero e disastroso fu il regno di costui, che in troppo orgoglio<br />
salendo, malamente diresse la bisogna del nuovo regno;<br />
no ando tro[)[>o olti-e che essendo Arnolfo arcivescovo di IMilano,<br />
a nome dei malcontenti brigo perche scendesse a rapirgli<br />
la corona d' Italia Enrico 111." duca di Baviera, erede presuntivo<br />
deli'impero di Germania e del regno d' Italia. Benche propizii<br />
i primi eventi della lotta fossero ad Ardui)io, pure Enrico<br />
la vinse e costrinse il suo emulo ad abbantlonar la corona per<br />
accontentarsi d' una cocolla. Durante la breve ed inquieta dominazione<br />
di Arduino, questi concesse al sunnominato Andrea vescovo<br />
di Lodi (2) ed a' suoi successori il diritto di pescar I'oro<br />
nell'Adda da Rivolta sino a Castelnuovo Bocca d'Adda e la<br />
proprieta dei castelli di Galgagnano e Cavenago.<br />
Sotto il IG di Dicembre dell' anno lOOG avvi un Breve di<br />
Pasquale II.", col quale confermando tutti i beni appartenenti<br />
alia chiesa (3) di S. Stefano di Ripalta, fra questi beni si fa pure<br />
menzione della villa adjacente e del castello nel cui recinto era<br />
fabbricata la chiesa. %<br />
Eia gia compiuto il rnonastero entro al castello di S. Vito,<br />
quando Ilderado conte di Comazzo soggetto alia legge ripuaria,<br />
e Rolenda sua moglie soggetta a quella longobarda, ma per non<br />
dissentire da quella del marito (4) , volendo assegnare al mo-<br />
(1) L. A. Nhiralori: Auliqiiitnlcs M. E., disserlal. IX.<br />
(2) \al"ii;u)o Casliiilioix': Ao/e (d regno d' Italia sollo i Diirbari di Einanuele<br />
Ti'Siiiin). — G. 13. Molos.si : Mrmorie di uouiiiii illiislri di Lodi. —<br />
Alcss. Ciscri: Gi'irdiiin slorico. — Drfi- ul. Lodi: Dismrso sloiico VIII.<br />
(3) AIp-js. Cisori: (Jiardino slorico. — « Sviiodus 11! Laudcnsis » l^aiidae ,<br />
Bcrloflli, ltil9.<br />
(I) Colh disporsione dd Longobardi mslaronn in Italia acrorminali i disccndcfili<br />
di trc popoli divcrsi, cior gli aniirlii l{om;iiii, i Longohaidi, flic scbbfiie<br />
viiili, rimascro aricora in llalia, fd i Franciii per lo |iiii padnMiejifjianli.<br />
Kra [lorciu nocessario a (pici tempi i'iiidicart! sollo (pial leijj^(! volcvasi vivcru,<br />
oikIp conoscoi-e la forza degji obljliglii assnnli dai conlracnli. 1 Uipiiari orano<br />
franrhi del Rasso Koiio.
- 70 -<br />
nastero medeslmo una ricca enlrata, vennero ad un pubblico<br />
giiidizio, com' era d'liso in quel di negli affari d'importanza<br />
davanti ad xYrduino conte di Lodi e fratello di Rolenda sulla<br />
riva d' Adda e sulla pubblica via ad un porto chiamato Pirolo<br />
Piriolo. Gia parlammo anteriormente dell' anlichita d'una<br />
chiesa delta S. Pietro in Pirolo di Gera; non c improbabile<br />
pertanto clie in queste vicinanze fosse il porto che mettesse in<br />
comunicazione a quel tempo le due rive dell' Adda, per cui ci<br />
fa credere che Gera si chiamasse col nome di Pirolo avanti la<br />
fondazione del castello di Pizzighettone. La nagione die indusse<br />
il conte Ilderado di Comazzo a fondare e dotare questo celebre<br />
monastero , fu la remissione d'un grave peccato da lui commesso<br />
, pel quale Giovanni XVIIJ." avevagli imposta una penitenza<br />
troppo dura. Non vedendosi atto a sopportarla , il papa<br />
gli ordino invece di edificare un monastero e di oflrire a Dio<br />
a favore del medesimo la decima d' ogni suo bene. L'importanza<br />
di codesto bel documento consiste dapprima nella luce che<br />
apporta sulla distribuzione topografica delle localita del Basso<br />
Lodigiano, indi per I'inserzione di alcuni cognomi di famiglia<br />
che eyistono tuttora sulle nostre terre, Inoltre esso ci fornisce<br />
un'idea bizzana sulla formola della tradizione usata in quel<br />
tempi, e dell' indole e costume generale che prevalse in allora<br />
di fare il viaggio di Palestina per la remissione di gravissimi<br />
peccati. Ne e da trascurare nell'esame di quel documento Ja<br />
gravezza dell'imprecazione che e sulla fine del medesimo contro<br />
di coloro che porranno ostacolo all'esecuzione di quella donazione.<br />
Dall' altro lato e commovente la pieta, colla quale bench^<br />
rozzamente sia descritta la confessione d' Ilderado e la pena che<br />
papa Giovanni XVIII." gli inllisse di visitare cioe per tre anni<br />
consecutivi il Santo Sepolcro di Gerusalemme e cento reliquie<br />
di santi a pie nudi, senza cavallo, sensa bastone d'appoggio, senza<br />
speranza di commercio cqnjugale, e senza riposare la notte ove<br />
avesse riposato il giorno. E bizzarra altresi I'avversione che dimostra<br />
Ilderado contro degli avvocati, vietando espressamente che<br />
il suo monastero ne abbia. Fa prova eziandio questo documento<br />
dell'ignoranza di quel tempi, poiche oltre all' apporre soltanto<br />
il segno di croce'i testimoni a quBst' atto, erano puranco illetterati<br />
i due ricchi donatori Ilderado e Rolenda, non che Alessandro<br />
fratello di quest' ultima, ilderado memore del voto che<br />
aveva fatto di visitare il Santo Sepolcro, voile percio assoggettare<br />
il nuovo monastero alia stessa chiesa del Santo Sepolcro<br />
del nostro Salvatore in Gerusalemme oc usque in finem saeculi »<br />
coU'obbligo eziandio dell' annua retribuzione d'un danajo d'oro<br />
equivalente a 5 soldi di moneta milanese, somma pero di qualche<br />
entita per quel tempo.<br />
Fra i beni che il conte dono al monastero da lui assogget*<br />
tato alia regola di S. Benedetto, vedesi primieramente accennata<br />
la corte di Casal Lupano era Castione , colla villa e col<br />
castello di S. Vtio in cui era fabbricato il monastero, colla decima<br />
, la quarta della decima, I'onore e il distretto ; e per la<br />
seconda la corte di Senedogo colla villa, il castello e la chiesa.
— 71 -<br />
Oia verso il rnille Jiccennainino SonQcloj^o cd aggiuiigemmo clie<br />
alia sua cliiosa ili S. Colombaiio era iiiiito a quel tempo un' o-<br />
s|>eilale di pellegrini. Vedendosi aduiiqnc I'atto doiio della cliiesa<br />
di Seuedogo a! nionasleio di S. Viln, convieii credere necessariameiite<br />
clie in seguito auclie I'osiiedale di[iendesse<br />
stero. V e ]»oscia iiominata la corte di Vinzasca col<br />
dal niona-<br />
suo porto<br />
sull'Adila come oggidi , e certamente in allora luogo piii ragguardevole<br />
die non lo e al presente. Quimli Casale Gausale ,<br />
ora Casalpusterlengo , colle sue decinie , niuliiu , folle e le sue<br />
quattro cliiese di S. Salvatore « uUra riudcliia UrcmhioH », dei<br />
Ss. Gervaso e Protaso, di S. Zenone, c di S. Marlino che aveva<br />
il diritto della quarta e delle decime sulla corte di Casale , e<br />
della quarta sulle corti di Monle llilerado , ora Somaglia , Zorlesco<br />
e Vitadone. V e poi nominata la corte suddetta di Monte<br />
Ilderado colle sue decinie e quarte , e le sue cliiese. Vi si fa<br />
cenno eziandio del luogo di Sorlago vicino a S. Fiorano col lago<br />
e il ruscello , die scorre nel fiume Lambro. II lago qui acceiinato<br />
e 1' Oriolo o lago de' Barilli che allagava tutta la pianura<br />
tra Fombio , S. Fiorano, S. Stefano a Guardamiglio .<br />
formato daU'acqua del Lambro, die gli scorreva di<br />
e ch' era<br />
mezzo e<br />
colava in Po non lungi dal Noceto. E quindi nominata la corte<br />
di Camarinco o Camajrago colle sue decime, quarte, onore, distretto<br />
e le chiese; indi il luogo di Ga/ar/a ora Gattera, la meta<br />
della corte di Tilio vicino a Casale colle decime di tutta la<br />
corte, che vedendosi percio nominata subitamente dopo Camajrago<br />
e Gattera , non puo essere che la Cascina de' Passerini.<br />
Cosi oltre il Lambro dono il conte Ilderado al monastero la<br />
corte di Gcrenziaco e la meta della vicina villa di Nauterio<br />
ora Villanterio. No qui ebbe fine la donazionc del sullodato<br />
conte , die ben altre terre gli concesse in dono sui contadi di<br />
Milano, di Bergamo, di Brescia, di Mantova e di Reggio d' Emilia.<br />
Ci raccontano parecchi scrittori come nell'anno i009 (1)<br />
sotto il pontificato di Sergio IV." , la contessa Ansclda di Ghisalba<br />
padrona a quel temjio del castello di Ripalta e delle terre<br />
circonvicine , per consiglio del tedesco Nocherio vescovo di<br />
Lodi, ristorasse unitarnente ai suoi tre figli Lanfranco, Arduino<br />
e Magnifredo la cliiesa di s. Stefano gia eretta dall'imperatore<br />
Ludovico 11°, e di fianco alia medesima nel recinto del castello<br />
v'innalzasse un monastero jiei monaci Benedettini , e che ne<br />
aumentasse le entrate col dono del castello medesimo e della<br />
villa adiacente. A quest' epoca pero la cliiesa di S. Stefano , a<br />
motivo della continua corrosione del 1^, era gia stata rifabbricata<br />
molto jiiu lungi da Ripalta o Cornovecchio , ne era cosi<br />
tanto distante dal luogo ove attualmente si ritrova. 11 vescovo<br />
di Piacenza vantava a questi tempi anch'esso in norne procuratorio<br />
delle ragioni sul luogo stesso di Ripalta , poiche agli 8<br />
(1) Pofjgial : Mem. slor. di I'iarenza, lomo 2. — P. M. Campi : Hist, ecrle^iasl.<br />
di I'lamizii, tutno 1. — Ali-ss. Ciscri: Giiirdino sloriio. — « bynodus<br />
II Laud. » — Difeiideiile Lodi: (jilalngo dei rrscuvi lodigiani. — Manfred!:<br />
Vile dei lescori di Lodi. — Fr. Berj;aniasclii : Cronac/ie dell Abbalia di Sun<br />
aiefiinn, lulli maiioscriiti della Laudonsc.<br />
,
- '72 -<br />
Giiigno 1015 si ha c.hc il vescovo Sigifi'edo a nome della pieve<br />
di S. Martino di Palazzo Pignaiio cremasco, concesse in livello<br />
ad Auteclierio (iglio del giudice Ariolfo ed a (juidone notajo<br />
fjglio di Ilatiiberto , la ragione di docimare alcuni luoghi spettanti<br />
a qiiella pieve, posti sid (iume Po in loco et feudo Ripaltac,<br />
sotto r annuo censo di soldi 6 milanesi di buon argento (1).<br />
DELL' originb: e natura<br />
DE' FEUDI EGGLESIASTIGO-GIVILI<br />
E DIGXITA' DEI CAP1TA\I E VALVAMl<br />
MANOSCRITTO DEL CAKONICO<br />
DEFENDENTE LODI (2)<br />
conlinud,<br />
Accresciuta di molto la potenza dei vesrovi dai vari re ed<br />
imperatori in questa provincia di Milano, forti quali elettori, che<br />
erano del re d'ltaiia, o I'e de'llomani per decreto di S. Gregorio<br />
Magno, fra quali Ottone il grande investi Andrea vescovo nostro<br />
(1) II soldo imppriale d'argonio avova a que' Icmpi 12 voHo il valore latualc,<br />
sicchc sei soldi I'anbbiTO ora 80 lire ilaiiaiie.<br />
(2) II Canonico Defctidente F>o(li, nalo ill 5!l0, niorlo il 6 Marzo 1636, dopo<br />
esser stale per piu aniii Vicario Gencralo p Capilolarc, si riliro ti-a i i'adri<br />
fleirOralorio di S. Filipno p»m- iii(',i,'lio allciidcre ai siioi prediletii sUidii slorici.<br />
E iiicndibiie a dirsi Tallivila diiiKistrala dal nosiro canonico in qiicslo s;cn(re<br />
di sUiclii. Dal 1610 al 16')6 scrissc moltissiini tiallali slorici, dci quali parccclii<br />
sono alia slampa. Non v'ha questione di qualclic imporlanza cui non siasi shidialo<br />
di dar convonicnte ris|>osla , vuoi per cio ch« riguarda 1' psallezza dei<br />
tempi e dei luoghi, vuoi per quanio s'altiene alia religione, alia vila polilica,<br />
alia millzia, alle arli ed ai comnicrci dcilo genii aniiclie e parlicoiarnienle del<br />
popolo lodigiano. Nel risveglio delle sloriche iiivesfigazioni del secolo XVII
— IS —<br />
di tiitta !a giiiristlizione die rinipcrio tcneva in (|iio5ta cittii e<br />
sette niiglia di carnmino v.\ cii'ciiitn , come si Iia tial privilenio<br />
di esso iinperafore sinora coiiseivato iiell' Arcliivio tli (luosto<br />
vescovailo ; si diedero i vesrovi inodesinii coino principi dclrim|iero<br />
a pratilicare la nol)iita e altro pefsone piii (iiialilitate<br />
delle citia loro con I'esempio de
- 14 -<br />
Capitani e Valvassori e per I'altra la fazione plebea si comproniisero<br />
in Aneiio di Mantova Podcsla di Milann, di tulle Ic controversie<br />
loro e giurarono di star quieti e contenti a quanto da<br />
lui fosse sentenziato. Fra gli altri capitoli concertati dal detto<br />
podesta fu questo : Che il Connine di Milano e massimamcnte i<br />
Bctlori c qunlanque altro a chi apparlencsse dassero opera<br />
perche il maggior tcmpio di questa cilia s'aprisse universalmcnle<br />
ai popolani, quali similmenle potcssero off'rire le ordinarie e le<br />
prebcnde e avessero voce quanto i capitani o i valvassori , premendo<br />
che tutte le dignila di essa chicsa fossero connini alle<br />
prcdette parti, eccetluata la dignila dell' Arcivescovalo, la quale<br />
fosse di continuo fra i Capitani o Valvassori di Milano. » Sin<br />
qui il Corio (1), e in conformita di questo si vede nel catalogo<br />
di quelli Arcivescovi numero grande col titolo di Capitani e<br />
Valvassori (2).<br />
Dei valvassori Tristano Calco r\e\VHistoria di Milano, libro<br />
VI°, dice: « In allo'a esisteva nella citta un'ordine di militi volgarmente<br />
cliiamati valvassori , sia peiclie cnslodissero le porte<br />
della citla, sia perche prendevano nome dall'opzione di qualche<br />
dignita. Rimangono ancora in diverse cilia delle farniglie chiamate<br />
valvassori ed in ispecie sul lodigiano sebbene oggidi ridotte<br />
in bassa forluna. Infalli poco discosto dalla citta vi e un<br />
cascinale detto Ca' dc Valvassori. »<br />
Claudio Seisello (Fol. 242) Amministratore ecclesiastico un<br />
tempo di questa chiesa lodigiana nel Trattato dei Fcudi spiega<br />
la parola Valvassore lo stesso che Feudatarii. II medesimo traduce<br />
la parola Miles per Feudatario, e non e meraviglia che<br />
queste voci Miles et Capitaneus fossero un tempo in materia<br />
feudali sinonime. Di questo ne abbiamo esempi in rem propriam<br />
senza investigarli piu addentro.<br />
Mons. Lanfranco dei Conti Cassini ultimo vescovo di Lodivecchio<br />
e primo di Lodi nuovo aveva investito Lanfranco dei Capitanei<br />
de'Tresseno della Vice Signoria di questa Chiesa; il che<br />
venendo co'.nunemente inteso male, Ar'iberto del titolo di S. Anastasia<br />
Legato Apostolico, di consiglio coH'Arcivescovo di Milano<br />
e dei vescovi di Bergamo, Novara , Vercelli e Cremona rivoc6<br />
tal concessione , ne cio baslando convenne ad Alessandro III"<br />
con un breve dato a S. Alberto vescovo nostro ,<br />
stesso che incomincia : « Alessandro vescovo ecc.<br />
replicare lo<br />
Da un documento<br />
ebbimo evidente cognizione, che il tuo antecessore Lanfranco<br />
concesse illegalmente la vice-signoria della tua chiesa a<br />
Lanfranco de'Tresseni milite lodigiano e la concessione fosse<br />
firmata con istrumento da Ariberto ecc. ». Con tutto cio persistendo<br />
i Ti'esseni perlinacernente nella loro pretensione, anche<br />
sotto Monsignor Alberico del Corno successo a S. Alberto, finalmente<br />
devoluta la differenza ai Pari della Curia conforms<br />
(1) Corio: Storin di .Milano, fol. 467.<br />
(2) Giovanni Pietro Crescenzi nella Corona della Nobilid d' Italia parlando<br />
dei Malviciiii di I'i;icenzii li cliiama Cattani deli'lmperio e feudalari ecciesiasUci<br />
delle Decime (F. 1. Narraz. 15. fol. 401).
— -rs —<br />
allt? lejij^ji (Viidali, c dati i confMlonli [lor parto dol vpscovo (Jiiidotto<br />
do' Ciizigo capitaiio e Alberto ile' (lavazzi giiidice; e dal<br />
canto dei Trcsseni Alberto doi Tiessoiii capitano e Tnisso dei<br />
Poldoni giiidice (Trovasi la scntetr/a neU'Archiv. Vescov. segnato<br />
757), proiuiiiciaroiio a favoio del voscovo con rinforvento e asseiiso<br />
ilei dotti I'ari , e consenso di 40 curiali remlatati ivi espressainonte<br />
notninati. 1-e ngioiii da esso dedotte eiano fra<br />
I'altre: die qiiesto teudo era splrituale ed a|>i>ai'tenesse piii per<br />
iilTicio ai chierici , ed inollre la vice signoria non dovea essere<br />
laica nia clericale, come di sopra si c vediito nolla cliiesa inilanese.<br />
A proposito dclla parola niih's vieiie a spiegarsi (m. s. in<br />
perganieiia presso il nob. Gio. Matteo Somrnariva, anno J23G) lo<br />
statnto antico della nostra citta nei tenijii che ella si reggeva<br />
a repnbblica, dove « ordina che al consiglio intervengano i consoli<br />
delle confraternito e dei paratici, i conlalonicri delle societa,<br />
i iniliti del vescovato insieme col pietore per delil)erai'e ie proposte<br />
essendo scioccliezza il pensare die i soldati del vescovado<br />
ovvero del contado che in tre provincie divisi, chiamati vescovato<br />
di .'iopra, vescovato di mezzo e vescovato di sotto, avessero<br />
a intervenire al consiglio jniblico e non pinttosto la nobilta infeudata,<br />
come gia dissi dal proprio vescovo, che formava come<br />
un corpo della citta medesima. » Cosi in Fiancia e in altre provincie<br />
veggiamo che il clero, la nobilta ed il popolo in ordini<br />
distinti concorrevano a formare gli stati di esse provincie.<br />
In progresso di tempo la stessa voce Miles fii presa in significato<br />
di cavaliere aurato, di che ne sono frequenti gli esempi<br />
nelle famiglie Vistarini, Fissiraga e altre di qiiesta citta come<br />
si puo vedere nel piii volte citato archivio del vescovado.<br />
Lungo sarebbe 1' elenco delle famiglie lodigiane infeudate<br />
dai nostri vescovi, non pero tutte col titolo di capitano o valvassore<br />
a segno che di qnantita grande di famiglie investite, a<br />
poche viene comnnicato tal titolo ; e queste sono per lo piu estinte,<br />
cioe a dire: De'Merlino, de'Tresseni, de'Salerano, de'Cornaiano,<br />
de'Vitadono, de' Melegnano, de'Landriano, de'Cuzigo, de' Corte,<br />
de'Comazzo, de'Muzzo, ecc. I De Capitani de Tresseno e de Corte<br />
sono mancati a giorni nosti i<br />
, quelli de Miizio tnltavia sopravivono,<br />
ma in bassa fortuna col semplice titolo di Capitano, senza<br />
alcun fondo. I Merlint oggidi hanno lasciato il titolo di capitani<br />
trovandosi gia da gran tempo senza feudo.<br />
La stima in die erano si conosce in parte dal Morena cronista<br />
lodigiano, che nominando Monsignor Alberico Merlino secondo<br />
vescovo di questa nuova citta , dove altri lo chiamano<br />
comunemente dc' Capitanei de Merlino , lo pronuncia egli dei<br />
magnati di Merlino essendo magnati I'istesso che Baroni, e de-<br />
.scrivendo la ritirata che fecero i nostri da Lodivecchio a Pizzighettone<br />
nell'ultimo esterminio di detta citta fra le altre cose<br />
dice : (( e i maggiori capitani e le loro mogli non aventi cavalcature,<br />
jiedinarono ii meglio die potessero, molti di loro cade-<br />
vano nei fossi colle mogli, smarrendo la via percho di notte<br />
di[)piLi pioveva; y> per maggiormente destare la compassione sopra<br />
quell'infelice popolo.<br />
,
— 76 —<br />
Felice Osio , pubblico Lettore Umanista nelT Universita di<br />
Padova nelle auiiotazioni fatte al sii'Metto Moreria, disrorre in<br />
questo luogo sopra la parola copitaneos e secomlo I'opin'one di<br />
Giornrio Merula crede che aves?ero origine da Landolib I'^ di<br />
questo nome Arcivescovo di Milano che assunto a quella dignita<br />
con ajuto d'amici per mantenervisi dopo gratilicati i congiunti<br />
del sangue , si rese eziandio benevoli altii della citta<br />
rnedesima con varie investiture de' feudi col titolo di Capitani<br />
valvassori : sono le parole del Merula parlando del medesimo<br />
arcivescovo (^f)e Vicccomitum antiquilate, Lib. 2): « 11 quale ben<br />
presto ai fratelli ed ai parent! diede ricchezze, onori e poteri.<br />
Subordin6*a loi'o delle castella, e concesse pure diritti e privilegi<br />
nelle citta. D'allora i Carcano, i Pirovano, i Landriani presero<br />
il nome dalle diverse localita. D'allora provennero inomi di ca-<br />
])itani e con essi le discordie civili ed i semi degli odii parti-<br />
giani, D'allora crebbero le ricchezze dei patrizii, le superhie e<br />
Je prepotenze sugli inferiori. » Onde conchiude I'Osio: « Dal che<br />
e facile la congettura che qui si parli dei magnati lodigiani, »<br />
recando apju'esso per maggior jconferma I'autorita del Mussato<br />
e del Boldiico antichi cronisti. 1 gentiluomini stessi (sebbene<br />
nel racconto di quel successo non fu mio pensiero di tradurre<br />
il Morena nella lingua volgare ma di tenermi alia sua relazione<br />
come testimonio di vista), jiortando la forza delle parole Grandes<br />
Capitoricos un non so che di piii de'gentiluomini ordinari, come<br />
oggi diressimo firan cavaliere, ovvero personaggio d'importanza.<br />
Dippiii si riscontra anche nella nobilta il magis ed il minus<br />
conforme alle qualita dei meriti od antichita delle famiglie^ dai<br />
titoli, finalmente ])er lo splendore delle ricchezze.<br />
Ammetlo che in Milano 1' origine dei Capitani e dei Valvassori<br />
s'abbia a riconoscere da Landolfo suddetto, cioe dall'anno<br />
995 in circa, vedendosi che al Merula per questo conto aderiscono,<br />
Tristano Calco, B. Corio, D. Bossi , G. Ripamonti e altri<br />
scrittori milanesi parlando del medesimo arcivescovo. E I'istesso<br />
Sigonio [De regno Hal. Lib. 1° anno 995) di sopra in simil proposito<br />
citato parla del medesimo arcivescovo: « Intanto Landolfo<br />
per acquistar fedelta, insigni di beni e di dignita ecclesiastiche<br />
i possidenti e distribui altre ai destituti , Jacendo cosi nuovi<br />
feudi ecclesiastici nelle [)ievi, nei castelli e nei rioni della citta,<br />
dippiu li chiamo capitani , e cio ad imitazione degli stessi imperatori.<br />
In Lodi con altre citta che si abbia a giudicare 1' istesso<br />
non direi, non essendovi la stessa ragione, se non che i nostri<br />
vescovi e altri di qui prendessero il mal esempio ed in ispecie<br />
d' infeudare non solo le terre e beni alTetti alia mensa episcopale,<br />
ma la ragione ancora di decimare in questa diocesi come<br />
a basso dirassi. Leggendosi del medesimo Landolfo nel Besozzo<br />
JStoria Pontificale di Milano, cap. 72: Et ai ciltadirn concesse<br />
le decime con illecita invcsiilura., ed essi li dicdero la fcde, ecc.<br />
ecc. {1st. ]^n(ificale di Milano, cap. 12).<br />
La denominazione dei Capitani medesimi dalle terre infeudate,<br />
come il ^lerula suppone, pare clie il Sigonio approvi, soggiungendo<br />
dell'istesso arcivescovo: (luoglii citnti) « Dei t)'o fra-
— It —<br />
telli, il |n iino^'oiiito fcce Capitano di Carcano, il miiiuio tli I.ivrano<br />
e rullinio di Melegnano, domic pieseio poi il iioiiie ^'entilizio,<br />
» il clie non seriipie in piofjresso di tempo cbbe luogo,<br />
niassime tiattandosi di famij^lie set^nalale.<br />
Cos'i in Lodi i Tit'^seni non lasciarono il proprio nomo ,<br />
anticliissitno, secondo alcuni, dci tempi di ^Ussimiliano e Diocleziano<br />
iniperatori per apjii^liarsi a qnello di S. Fiuiano, dove<br />
era lore toccato di comandare , di clie e instrumento di ricognizione<br />
in persona di Fanone Ti'esseno I'anno 1331 (Arch. Episc.<br />
i;e{:n;'.to l^J.")); linita la tni linea I'anno 13(J3 i)ass6 (picl I'endo in<br />
altra fami^lia, rcstando tiittavolta il titolo di capitaiio senza<br />
feudo ad altri Tresseni sino a moderni tempi nei quali la niedesima<br />
e venuta nieno.<br />
I Meilini non si sa che in Merlino terra del lodigiano avessero<br />
clie fare. L'anno l^^l giurarono fodella (sign. 81) a Monsignor<br />
Ottobello nnovo vescovo di Lodi come suoi feudatari , e<br />
I'istesso iecero con Mons. JJongiovanni Fissiraga 1' anno 1253<br />
riconoscendolo padrone delle terre , sedimi ed onori die tenevano<br />
in feudo dalla sede vescovile in Codogno; dove la parola<br />
hoiioris, denota ginrisdizione.<br />
I capitani de Ciizigo sopra nominati non ebbero a ju'endere<br />
il titolo da alcuiia tei la di questa Diocesi, clie non ce n'e<br />
di tal nome; se non fosse Cavrigo vicino a questa citta, come<br />
alcuiii lianno creduto. L'istesso diciamo dei capitani de ^luzio,<br />
poiclie la terra di Muzzano piu si adatta nel nome alia farniglia<br />
Muzzana ovvero al liimie Muzza non indi molto discosto. Quelli<br />
de Cornajano erano infeiulati di Orgnaga e Urazzalengo (segn.<br />
97 e 110), quelli di Salarano ebbero i)ariniente a possedere piu<br />
ville, terre e cascinaggi d'altro nome (segn. 443).<br />
Xumero grande di investiture e di ricognizioni feudali, bannosi<br />
neU'Arcliivio j>iu volte addotto deila sede vescovile di Lodi<br />
a favore di molte famiglie nobili di essa citta senza alcun titolo<br />
di capitano o d'altro, massime nei tempi posterioii clie poscia<br />
lianno sortito natura di semjilici cnfiteusi e finalmente passate<br />
in disuso.<br />
Vagliami, per esempio, di tant'altre portare in questo luogo<br />
clie<br />
come ricognizione de'miei antcnati verso i nostri vescovi ,<br />
serbandosi fra le scrittuie proprie vienmi prontaaila maiio, piu<br />
che r.on sono quelle deirarchivio suddetto. Fra gli altri ad vni<br />
Gio. Giordano Lodi concessc la sesta parte delle decime di Secugnago.<br />
Dandogli licenza di raccor detti fiutti cedendogli le<br />
}
®<br />
Scritii cli N
— 79 -<br />
mo?to, die poi- testinioiiian/a del canonico Lodi, del padre Vil-<br />
lanova e del sacerdote Kobba, sa|)piamo esser egli un lanipoUo<br />
deiranticldssiiiia e nobilissima faini-^lia lodifjiaiia dei C:'damoslo,<br />
estinta tra not il '25 Magyio I7t»0 in donna Uosa Cadaniosto<br />
nioglie del nobile Anrelio Provasi.<br />
II canonico Lodi nel suo « Comnientaiio sni nobili Cada-<br />
mosto » manoscritto della Laudcnse, illustra ti a i dislinti scienziali<br />
usciti da qnella fainiglia il cosniografo Luigi o Alvise coi se-<br />
guenti cenni<br />
:<br />
« Luigi Cadamosto gentilnomo veneziano , , rese ceiobre il<br />
suo nome e quoUo della i'atniglia nello studio della cosnriogralia.<br />
Tra le navigazioni e viaggi raccolti da G. B. Rarnusio, tengono<br />
il prime luogo quelle di Alvise Cadamosto, descritte da lui me-<br />
desimo con esatta diligenza. Fu egli stesso die navigando I'anno<br />
l-iOo limgo la costa della Dassa Etiopia , scopri piinia d' ogni<br />
altro neirOceano verso ponente, I'isole di Capoverde, da alcuni<br />
scrittori diiamate Ksperidi (1). Arrivo sino al Rio Grande, gradi<br />
11 i|'2 sopia la linea cquinoziale. Sotto gli auspici delprincipe<br />
don Enrico infante di Portogallo, scrisse eziandio in compendio<br />
la navigazione del capitano FMetro Sintra, portoghese, che giunse<br />
sino a gradi 16 della snddetta linea, registrata in seguito anche<br />
dal suddetto Ramusio. Degne d'esser lette sono codeste memorie,<br />
scorgendosi in esse che le regioni verso detta linea giudicate<br />
dagli antichi arse dal sole e senza abitatori , erano floride, a-<br />
raene e piuttosto pojtolate.<br />
« Non move difllcolta a chiamarsi veneziano il detto Ca-<br />
damosto e non lodigiano, essendo certo per altro che la fa-<br />
miglia Cadamosto in Yenezia da questa nostra di Lodi gia da<br />
gran tempo riconosce I'origine. Davide Cadamosto, avo paterno<br />
del padre generale Paolo Camillo Cadamosto, in una sua descri-<br />
zione di Terra Santa e viaggio a quella volta (2) , intrapreso<br />
nell'anno 1520, lascio scritto: a Nella solenne processione solita<br />
a farsi in Yenezia all' imbarco dei Pellegrini per Geru:3alemme,<br />
in cui ciascun pellegrino viene accompagnato da un nobile ve-<br />
neziano , tocco al medesimo in sorte un gentiluomo dei Cadamosto,<br />
dal quale ricercato del nome, cognome e patria , e ri-<br />
trovatisi amendue d'una stessa parentela , accolse il veneziano<br />
questo nostro con straoidinario affetto , dichiarandogli che la<br />
sua famiglia riconosceva 1' origine qua da noi. »<br />
a 11 tem[)0 preciso della emigrazione che fecero i Cada-<br />
mosto da Lodi per Yenezia , b difficile a sapersi e per lo piu<br />
(1) Kanuisii) : Ihscorsn xoprn li nnrifiazinnp di Annnnc (Uirlnqinrm'.<br />
(•2) Maiioscniio '-isU.-nk' una vulla Hella librcriu Uti V\\ Ayusliiiiarii di<br />
Sant Agnesc in Lodi.
— 80 —<br />
credesi sia avveiiuta dopo la prima distruzione di Lodivecchio.<br />
Eppero il p. Vincenzo Sabbia , olivetano , nel suo manoscritto<br />
crede che ci6 sia avvenuto dopo la morte di Filippo M. Visconti<br />
nel 1417; dacchu essendosi i Lodigiani e principalmeiite le fa-<br />
miglie Cadamosto, Fissiraga, Dell'Acqua e Gavazzo, pronunciatesi<br />
a favore della Repiibbiica Veneta, esse dovettero emigrare<br />
da Lodi e ricoverarsi a Vicenza, dopo I'incorporazione di Lodi<br />
al ducato di Milano. Pietro Cadumoslo fu dal Senato di Venezia<br />
sussidiato da una pensione perpetiia di scudi iJ50 sopra I'entrate<br />
cameiali di Vicenza , dal quale e venuta la nobilissima discendenza<br />
dei Cadamosto di Vicenza , che durava ancora nel se-<br />
colo XVII.".<br />
« Non vogliamo inferire che dal suddetto Pietro discenda<br />
11 celebre Luigi , giacche questi face la sua prima navigazione<br />
nel 1455 in eta d'anni 23, dippiii suo padre era Giovanni e non<br />
Pietro.<br />
« In proposito della stessa famiglia Cadamosto di Vicenza,<br />
leggiamo nel libro "VI." deH'Historia di Battista Pajarino : « La<br />
famiglia Lodi al nostri tempi si e fatta cittadina nella nostra<br />
citta di Vicenza. La sua origine e proveniente da Laus Pom-<br />
peja, e quivi questa famiglia si chiama Cadamosto. Di essa<br />
vennero a Vicenza tre fratelli , il dottor Francesco , Simone e<br />
Francesco. »<br />
« L'esatta diligenza del suddetto Davide Cadamosto nella<br />
descrizione del viaggio solito a praticarsi da Venezia a Gerusalemme,<br />
de.Ua poslzione di questa ultima citta e di tutti i santi<br />
luoghi , come anco I'illustrazione col disegno del Tempio del<br />
Santo Sepolcro , merita pur egli onoi'evole merizione fra i co-<br />
smografi e geografi lodigiani. »<br />
Fia i duecento ottaiita giurati per rEsposizioue Nazionale<br />
di Milano, figurano il prof Carlo Besana direttore del nostro<br />
Caseificio, il dottor cav. Secondo Cremonesi professore di<br />
Scienze Naturali nel 1^." Liceo Verri , ed il signor Zazzera di<br />
Codogno.<br />
Sac. Andrea Timolati, Direttore.<br />
Lodi 1881. Tip. Quiriioe C- Cam.^gm Giuseppe, Gerenfe responsalc.
ANNO I.° NOVEMBRE DISPENSA 6-'<br />
DELLA CITTA DI LODI<br />
del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
(Conlinuazionc, vedi N. iircccdcnle)<br />
XXII. ° Xon venncro il popolo e cloro lodiglano cosi presto<br />
air elezione d'lin nuovo vescovo, attest la scaisita limasta degli<br />
ecclesiaslici e dei fedeli , gia sbigottiti dall'orrenda strage di<br />
tanti rnartiri compiutasi nella Cattedrale. Essi temevano di sco-<br />
prirsi si tosto , ne ardivano di tener pubbliclie adunanze atteso<br />
i rc{tlicati e rigorosi editti pubblicati dagli irnperatori romani<br />
, die proibivano ai cristiani ogni sorta d'adunanza. Anzi<br />
rialzando il capo i sacerdoti pagani , con grande fasto rimettevano<br />
il culto degli Dei. Sparsa&i poi la notizia clie in Lodi si<br />
dovevano conferire i due Cesari , Diocleziano e Massimiano<br />
venne meno ai fedeli 1' animo di passare all' elezione del Pastore<br />
e giudicarono di lasciar passare il nembo della persecuzione<br />
, ed intendere intanto a pregar Dio accio riniettesse la<br />
pace alia Chiesa. Intanto Massimiano, che d'ordinario risiedeva<br />
in Milano, fu il primo a giungere a Lodi per aspettar ivi il<br />
collega.<br />
XXIII.° Univansi alia fine nella citta i due Cesari e trattarono<br />
tra loro diversi importanti affari deU'impero. Vennero in<br />
quest' occasione celebrati solenni giuocbi, prima del loro viaggio<br />
a Roma, c fatto loro dal popolo arcbi trionfali per attestare il<br />
congresso fatto da loro in questa citta , tra qucsti si alzo una<br />
colonna di niarmo simile a porfido, clie venne poscia dalla canonica<br />
di Salerano trasportata a codesto civico Museo. Essa<br />
reca la seguente iscrizione:<br />
IMP. CAES. AUREL. VAL.<br />
DIOCLETIAXUS<br />
P. F. INV. AUG.<br />
ET IMP. CAES. M. AUREL. VAL.<br />
MAXIMIANUS<br />
P. F. VOTO<br />
ET FLAVIUS. VAL. CONSTANTIUS<br />
ET GALERIUS<br />
NOBILISSIMI CAESARES<br />
M. P.<br />
,
- 82 -<br />
Traduzione: — L'imperatore Cesare Aurelio, Valerio, Diocleziano<br />
, pio , felice , invitto Augusto , e Fimperatore Cesare<br />
Marco Aurelio, Valerio, invitto Augusto, Massimiano, con pubblico<br />
Yoto fecero i massimi pontelici Flavio Valerio Costanzo<br />
e Galerio nobilissimi Cesari. (Colleglii nell'impero) (1.) —<br />
XXIV." Dopo vent' anni di govei'no i due imperatori rinunziarono<br />
il comando ai due Cesari Galei'io e Costanzo. Al prime<br />
tocco il governo dell'Oriente ed al secondo quello di Occidente,<br />
sicche tra le altre provincie 1' Italia si aspctto a Costanzo, che<br />
per esser ottimo principe , comincio sotto di lui a spuntare<br />
i'alba della pace per la Chiesa, ed allora il popolo e clero lodigiano<br />
non indugiarono I'elezione del loro prelate. Fu questi<br />
Giuliano sacerdote (credesi lodigiano) di gravi costumi e fornito<br />
d'ogni virtu. Appena conferniato e consacrato a terzo vescovo<br />
di Lodi dal vescovo Protasio di Milano, fece tosto, ritor-<br />
iiato a Lodi , apparire qual fosse il suo zelo per propagare la<br />
fede nella citta e diocesi, sicclie per le sue predicazioni sradicando<br />
dal popolo il timore di mostrarsi cristiani , comincife a<br />
moltiplicare i credenti , fece levare in molti luogbi pubblici le<br />
statue di Ercole, gia genio tutelare dei lodigiani idolatri, e fece<br />
riporvi invece la Croce, qual simbolo di vera redenzione sociale.<br />
Riesci a scacciare i sacerdoti gentili, ristaur'6 I'incendiata Cattedrale<br />
, rimettendovi nuovi canonici e ministri , e promovendo<br />
al sacerdozio soltanto quelli che veramente giudicava degni di<br />
carattere , e dando una solida norma alia disciplina ecclesiastica.<br />
Essendo gia avvenuta la conversione dell'imperatore Costantino<br />
alia fede cristiana e concessa da lui la facolla di erigere<br />
Chiese , non manco Giuliano di far pubblicare tutte le<br />
leggi imperiali , di cattivarsi la fiducia di tutto il magistrate<br />
cittadino, e di ottenere un pretore cristiano. In tali circostanze<br />
.pure fondo per la citta varie Chiese , che le distinse in parrocchie,<br />
inerendo con cio al decreto del pontefice Marcello, che<br />
gia avea fatto lo stesso in Roma; tra le altre edifico col proprio<br />
avere la Chiesa di S. Pietro posta in Borqo Casea; che ebbe<br />
primieramente nome di coUegiata, poi di abbaziale. La consacrazione<br />
di questa Chiesa venne fatta da S. Silvestro 1° sommo<br />
pontefice nell'anno 317, giusta il Cronologio di Bartolo a fol. IX."<br />
e le memorie del Padre Anselmo da Vajrano fol. 21 ('2).<br />
XXV." II nostro santo vescovo Giuliano in seguito istitui le<br />
dovute decime per il servizio dei ministri ecclesiastic! e dei<br />
sacri altari , e d'accordo col magistrate della citta fece la distinzione<br />
del diritto canonico dal diritto civile, per cui si formo<br />
un proprio foro episcopale. Alia fine avendo governata la Chiesa<br />
lodigiana con ogni santita e buon esempio, se ne volo al cielo<br />
in eta d'anni ottantadue. Fu sepolte nella stcssa Chiesa da lui<br />
eretta di S. Pietro , la quale visitata da S. Alberto nell' anne<br />
1171, ebbe il favore divine di trevare ancera il suo santo corpe<br />
(1) 11 celobrc arclicolo£;o T. Mommson nolla sua visita fatia a coilesto civico<br />
Museo il 2G Apiilc 1872, dcsignu I'acceniiala coloiiiia siccomc uno dei piA<br />
rari moiiumenli deli' alia Italia.<br />
(2) Ora fjuc'sla Chiosa quasi sugli stessi fondamenli vcnno Irasformata nclla<br />
Cbiesa- paiTocciiiaic di Lodivecchio.
- 83 -<br />
con altre rcliqiiie e con ogni onore il giorno 10 Aprile in comjiagnia<br />
di S. Ciaklino vescovo di Milano , lo tiasjiorto in Loili<br />
nuovo e colloco nelT altare niaggiore del piano siiperiorc nclhi<br />
Cattedralo, sincht^ nionsi^iior Liulovico Taverna lo trasfoii con<br />
altri santi corpi nell' altaio maggiorc del sotterraneo il 20 Ottobre<br />
1588 , ove trovasi ancor oggid'i. il suo anticliissimo epi-<br />
taflio dice: « esercitai alnicno non incauto e come doveva il<br />
])ontificato anni dieci cd otto mesi e giorni dicci. » La Chiesa<br />
lodigiana colebra la di lui cominemoiazioiie il giorno 12 Ottobre<br />
con rito doppio, giusta il decreto della Congregazione dci<br />
Sacri Iliti pubblicato nell' anno 1028.<br />
Discorrono di S. Giuliano terzo vescovo di Lodi , oltre il<br />
padre Ferrari e il Vajrano, anche il canonico Delendente Lodi,<br />
1' abate I'ghelli wcW llalia Sacra, \\ canonico Francesco Medici,<br />
il Sinodo 111." diocesano , il p. Villanova nelV Ilistoria di Lodi;<br />
il dottor P. E. Zane: Ilisloria veleris civitaiis Laudae; il p. Fr.<br />
Ant. Zaccaria: Laudcnsiuni cpiscoporiim so^ics Pier Ant. Maidotti<br />
ed il Gabbiano nclla sua Laudiade canta:<br />
Tertius eligitur noslris non versibus aptus<br />
Nomine ah antiquo dedactus nomcn Julo<br />
Qui factis clariis, qui vita divus hahclur<br />
Cvjus major i corpus servatiir in arn.<br />
Alia memoria e culto del snllodato santo , pel testamento<br />
di France.~co Cazzullo rogato da Francesco IJonone il 1'2 Aprile<br />
'13Gi, venne istituita cappeliania per[)etua con obbligo di messa<br />
quotidiana da celebrarsi al detto altare, die poi venne trasferita<br />
da mens. Taverna all'altare di S. Secondo, oggi di S. Bovo o<br />
S. Lucia, in esecuzione della Visita Apostolica, che inibisce ai<br />
semplici sacerdoti il celebrarvi , come dall'Archivio Capitolare.<br />
II E:\LOiiiE Itoriche<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI CORTEMIGLIA PISANI<br />
(Vcdi conlinuazionc Numcro prcccdciitc)<br />
conliniia.<br />
I cronisti milanesi e lodigiani ci raccontano che Jiell' anno<br />
1025 venendo dal clero di Lodi eletto a loro vescovo Olderico<br />
Gossolengo crernonese, Ariberto d'Intimiano arcivescovo di Milano,<br />
vantando alcnni diritti sull' olczione del vescovo di Lodi,<br />
si oppose caldamente alia noniina di Olderico. Percio le niiliziQ
— 8i —<br />
delle due citta , clie altra potesta temporale forse non riconoscevano<br />
a quel tempo che 1' ecclesiastica, vennero ad una battaglia<br />
in cui Olderico perde miseramente la vita. II luogo in<br />
cui successe una tale sventura, chiamossi, in memoria del fatto<br />
lagrimevole , Campo malo , ora corrottamente Cantonale , non<br />
lungi dal conlUiente del Lambro nel Po (1). Questi partiti religiosi<br />
furono causa di tanti guai agli infelici lodigiani , percho<br />
diedero principio ad una rivalita die seco trasse I'ultima ruina<br />
dall'antica Lodi.<br />
Verso questo tempo e precisamente il 2 Novembre 1025 un<br />
Gherardo prete e canonico di S. Maria di Gariverto in Piacenza,<br />
acquisto da Rainerio molti beni del piacentino, fra' quali alcune<br />
proprieta e ragioni del distretto di Valloria , lasciandone pero<br />
I'usufrutto alio stesso venditore, o dopo lui per un terzo a suo<br />
figlio Teudisio chierico , e per due terzi all' altro di lui flglio<br />
Guiniccio e loro discendenti , colla facolta d'esserne dichiarati<br />
proprietarii quando non avessero figli (2). Difatti bisogna ritenere<br />
che in quel teni})!, in cui non era strano che degli ecclesiastici<br />
avessero figli, questo Teudisio chierico figlio di Rainerio<br />
canonico della cattedrale di Piacenza non avesse avuta discendenza<br />
, mentre si ha che nel 1037 esso fece un dono al nionastero<br />
di S. Savino di Piacenza^ di oltre 18.000 pertiche, ch'egli<br />
per 3000 lire di conio aveva comperato da Giovanni canonico<br />
della Pieve di S. Faustina di Tuna, e delle quali una parte era<br />
posta in Canavclla al di qua del Po.<br />
Attorno a quest' epoca ebbero incominciamento le diete di<br />
Roncaglia (3), nelle quali gli imperatori scendendo in Italia accompagnati<br />
dall'esercito , dai vescovi e dai grandi feudatarii<br />
del regno pronunciavano placiti , sancivano leggi , contraevano<br />
alleanze e bandivano la guerra, giacche nel 1020 appunto, scrive<br />
il Denina, che Corrado 11° apri una dieta in Roncaglia, in cui<br />
per legge scritta avrebbe avuto origine il diritto feudale, quando<br />
prima non esisteva che per consuetudine. Gravissima e la questione<br />
a tal proposito sempre dibattuta fra storici valentissimi<br />
sul luogo ove i campi di Honcaglia esistessero; e chi li pone<br />
sul contado di Pavia, chi su quelle di Lodi e chi infine su quello<br />
di Piacenza. Di poco o veruu memento (4) si e il giudizio di<br />
colore che mettono Roncaglia sul Pavese , bensi grave e. il disparere<br />
se poi si voglia in su quel di Lodi , oppur su quel di<br />
Piacenza. lo non voglio negare che I'ultima opinione e seguita<br />
dal maggior numero degli scrittori moderni, e benche siasi gia<br />
dibattuta altre volte una tale que.stione, pure io non credo che<br />
(1) Alcssaiulro Ciseri : Giardino storico. — G. B. Villaiiova: Hisloria della<br />
cilia di Lodi, libro I. Padova, Pasquali, 1C57.<br />
(2) I'oggiali : Mcmorie sloric/ie di Piacenza, toino 3.<br />
(3) La Diela era uii' aduiianza di princiiji presicdiita dal Sovrano.<br />
(4) roggioli: Memorie sloriche di Piacenza, [omo 3, — Ottoiie da Frisinga:<br />
De rebiis geslis Fnderici 1. — Aless. Ciseri: Giardino slorico. — Dei. Lodi •<br />
Calalofio dei vescovi lodigiani. — P. Matleo Manfrcdi: Vile dci vescovi di Lodi.<br />
— P. Eniiiio Zaiic: Pwnim laudensitint hisloria. — G. B. Molossi : ^kmorit<br />
d'uomini illustri di Lodi, tomo I. — Fumagalli: Delle anlic/iiia tongobardico<br />
vtHanest, disscrlazioiic XVI.
- 8!i -<br />
porcio venisse decisa , iir i' dol tiitto opera perdiita il nuovanientt?<br />
occiiparsene. 11 Poggiali infaticabile diieiisorc delle niemorie<br />
risguardanti la sua patiia, sostenendo clic Roiicaglia antica<br />
esistesse ove ora e iin misera])ilc villaggio onionimo posto<br />
al disotto di TMacenza siilla riva diritta del Vo, c ci da in jtrova<br />
Tin passo dol Guntero in projiosito d'una dicta tenula daFedorico<br />
Daibarossa ed un'altio di Ottone Frisingesc, clie descrisse<br />
le gesta dello stesso Fedeiico ed ove e dipin^^i la situazione di<br />
Roncaglia. Non esscnzialmentc diverse sono le parole del Frisingeiise.<br />
Iiinanzi tiitlo ci sia lecilo ravvertirc che I'aiitorita<br />
del Giniteio non vale, giacche a' suoi tempi non si tenevano<br />
diete in Honcaglia e poteva quindi ingannarsi sulla localita.<br />
Tanto il Guntero che Ottone da Frisinga ci lanno conoscere die<br />
Koncaglia era situata non lontano da Piacenza e dal Po , c la<br />
Roncaglia lodigiana ora Castelnuovo di Honcaglia presso a Somaglia<br />
e aj^punto anch'essa non lungi da Piacenza e dal Po.<br />
La quistione e adunque ridotta nel sapere se essa era situata<br />
sulla diritta o sulla sponda sinistra del fiume. In tale caso noi<br />
chiediamo che in prova della contraria opinione ci si jiroduca<br />
un passo solo d'antico scrittore clie accenni i prati di Roncaglia<br />
fossero quelli situati sulla diritta del Po. Lo si fara invano<br />
ed invano si vorra provarlo con quel « Jion longc a Placentia<br />
» mentre del pari vicina a Piacenza e la Roncaglia lodigiana<br />
quanto la piacentina. Soltanto aggiungeremo per ora, che<br />
la pianura della nostra Roncaglia era attissima all' apertura di<br />
una dieta, e non e da credere che gli imperatori tedeschi scendendo<br />
dall'Alpi volessero tener dieta in un luogo vicino a Piacenza,<br />
che fu sempre nemica degli imperatori e non favorita<br />
in alcun modo da una posizione va)itaggiosa; poiche i Cesari<br />
seguiti da tutti i magnati ed ambasciatori , e spesse volte dal-<br />
I'esercito non avrebbero potuto si facilmente passare il Po innondato<br />
in allora da paludi e da strade impraticabili , e sul<br />
quale le comunicazioni da una riva all'altra non si mantenevano<br />
che per mezzo di alcuni porti distribuiti piii radamente che<br />
non oggidi.<br />
Vedemmo altra volta che Fombio era in proprieta del rao*<br />
nastero di S. Pietro in Ciel d'oro di Pavia; ora 11 Campi ci<br />
racconta che nel 1027 I'imperatore Corrado 11." confermo a<br />
quel monastero tutti i suoi beni, fra i quali h nominate il castcUo<br />
col (crrilorio e la chicsa di Fombio. Gia vedemmo che<br />
nella conferma fatta da Ottone il Grande nel 9G2 dei beni appartenenti<br />
a questo monastero , vi si faceva cenno bensi di<br />
Fombio, ma non di un castello e delle due chiese di S. Pietro<br />
e di S. Colombano , mentre ora non si nomina che una sola<br />
cliiesa. p]gli e probabile che un castello venisse innalzato in<br />
Fombio dai monaci padroni del luogo, ove avevano benanco il<br />
diritto di tener giustizia, ma I'ommissione d'una chiesa di<br />
Fombio sara avvenuta probabilmente per inavvertenza del<br />
Campi , il quale bene spesso incorre in simili mende , poiche<br />
vedremo tuttavia nominate in seguito le due chiese, e pcrche<br />
nella conferma fatta da Ottone ill." nel 989, ommise totalmenle<br />
d' accennare la corte di Fombio , benche anteriormente appartenesse<br />
al monastero di Pavia.
-86 -<br />
Se creder si voglia al Bosclli (1), Castelnnovo Bocca d'Adda<br />
era a que' tempi la dimora d'un marchese Ugo, che dal Muratori<br />
fu credtilo essere uno degli ascendenti della famiglia principesca<br />
di Esle, giaccli6 nel Gennajo 1034 Tadone messo imperiale<br />
risiedendo in gitidizio nella casa di questo marchese, posta<br />
nella villa di Bocca d' Adda, vi lesse il tcstamento del defunto<br />
diacono piacentino Gerardo, forse lo stesso che nel 1025 aveva<br />
ceduto rusLifrutto dei beni di Valloria ai due fratelli Teudisio<br />
e Guiniccio figli di Rajnerio, e confermo al detto marcliese Ugo<br />
I'usufrutto lasciatogli in testamento dal detto prete Gerardo di<br />
11 milajugeri di terrene, vale a dire 132.000 pertiche. Al Marzo<br />
di quest' anno istesso dobbiamo registrare una piii importante<br />
notizia cavata da un antico documento lasciatoci dal dotto Puricelli<br />
(2). E questo il testamento che fece il milanese arcivescovo<br />
Ariberto d'Intimiano, celebre inventore del carroccio^ar'<br />
nese guerriero piii famoso di quell' epoca (3), Fra i beni accennati<br />
in codesto Testamento vi sono quelli di Camairago , di<br />
Vico-Pizzolani , Vico Sancti Petri JJreconigo poi Bertonico , di<br />
lioborcto poi Rovedaro. Aggiungero del pari che per Fossato<br />
alio non puo intendersi Casale, come vorrebbe il Monti, poiche<br />
ammesso puranco che per quel Casale volesse intendersi Casale<br />
Gausali, col qual nome vedemmo nell'istrumento di fondazione<br />
del monastero di S, Vito intendersi Casalpusterlengo; il Fossato<br />
alto od altrimenti chiamato Fossadolto , e I'odierno Borghetto;<br />
il che dal Monti non fu avvertito, ma confuso.<br />
Nella divisione fatta di questi beni , alcuni toccarono in<br />
proprieta della chiesa e monastero di S. Dionigi di Milano. Di<br />
fatti Enrico V.° imperatore dope la morte dell'Arcivescovo confermo<br />
con diploma t^2 Febbrajo 1045 i beni di quel monastero,<br />
•fra quali i nominati Bretonico e Vicui? Tadonus, ora Vitadone^<br />
ch'altro non e forse che il Vicus Franconi accennato nel Testamento<br />
(4).<br />
Egli e indubitato che Castiglione e le sue altinenze formarono<br />
anticamente uno de' maggiori possedimenti della Mensa<br />
Vescovile di Lodi, merce le ample donazioni alia medesima<br />
(1) Vinccnzo Boselli: Dello slovie piaccnline, lomo 1.<br />
(2) Puricellius Jo. I'elrus : Ambrosianac Basilicuc monumenla.<br />
(3)<br />
11 carroccio era piu che un carro ordinario per grossczza e per soli-<br />
dita, il quale veniva coiidotlo da sei paja di gross! buoi cd accompagnava la<br />
inilizia d'ogiii cilia. I buoi e il cavro aiidavano coperli d'un panno col colore<br />
parlicolare della cilia. In mezzo al carro alzavasi un'anlenna da cui pendcva<br />
una campana e sulla quale era un globo dorato sormonlalo da una croce. Di<br />
la sventolava lo slendardo della cilia. 11 carroccio era difeso da un drappelo<br />
de' piu valorosi e suUo stesso alcuni Irombetlieri ordinavano i movimenli dcl-<br />
I'armala. Sul carroccio stava il coniandanle supremo , celebravansi le tunzioni<br />
religiose, tenevasi il consiglio di gucrra. Nel tempo di pace veniva per lo piii<br />
cuslodito nella Catlcdrale. 11 carroccio cliiamavasi anche con altri nomi parli-<br />
colari giusla le varie citla, cosi i Padovani lo chiamavano Berla, Berlozzola o<br />
Gafardo i Cremonesi, Crevacuore c Biancardo i Parmigiani.<br />
(4) Giulini Conle Francesco: Memorie della cilia e campagna di MilanOt<br />
I 3 lib. 21.
- 87 -<br />
fatto (lalla farniplia del piii volte nominato Conto Ilderado (U<br />
Comazzo, I'omlatoro del celcbie rnonastero di S. VUo. T.a prima<br />
doiiazioiie oonosciuta j^er istromento rogato da Aiibaldo iiotajo<br />
palatino , Lanfranco di Comazzo (iglio del Conte Ilderado feco<br />
dono di UK) jiigeri (1200 pertiche) di terra posti nel territorio<br />
di Casal Lupano, ora Castiglione, a favore di Ambrogio Arluno<br />
vescovo di Lodi e della sua mcnsa. Ambrogio Arluno milanese<br />
fii qiiegli stesso che dall' Arcivescovo Kribeito d'Antimiano<br />
venne nel 1025 eletto vescovo di Lodi per opporlo contemporaneaniente<br />
ad Olderico Gossolengo eletto vescovo di quclla<br />
citta dal clero lodigiano. Ai 24 Maggio lOii Jiolinda , moglie<br />
del conte Ilderado forse a qiiest'epoca gia morto , dono parimenti<br />
a quel vescovo cd alia sua cbiesa la terza ])arte di quei<br />
beni cb'clla tcneva nell' accennato luogo di Casale Lxtpano e<br />
S. Vito consistente in 58 pezzi di terra. Cosi gli 8 Aprile 1051<br />
il Conte Ilderado di Comazzo figlio dell'altro Conte Ilderado,<br />
ed Imilla , Isella od Ismclla sua moglie , donarono al vescovo<br />
Arluno altri 3i9 jugeri (il88 pertiche) di terreno con alcuni<br />
caseggiati posti in Casal Lupano e S. Vito, oltre alia porzione<br />
die aveano nella cliicsa , nel rnonastero e nel castello pure di<br />
S. Vito, e le ragioni loro sull'Adda, sulla villa di Senodogo e<br />
la sua cbiesa di S. Colotnbano, e il sito ov'era anticamente il vecchio<br />
castello; la qual ultima circostanza ci da a conoscere come il<br />
castello di Scnodogo dall'epoca della fondazione del rnonastero<br />
di S. Vito sino a quest' anno, cioe nel decorso di mezzo secolo<br />
era gia stato atterrato dagli anni o dalle guerre. In quest'anno<br />
medesimo il prete Adclhcrlo di Brcmhio dono parimenti al vescovo<br />
Arluno od alia cliiesa cattedrale di S. Maria la porzione<br />
che gli apparteneva nelle case, cbiesa e castello di S. Vito che<br />
egli aveva poco prima comperato dal gia defunto Conte Lanfranco<br />
di Comazzo. L' ultima donazione infine fatta alia ]\Iensa<br />
di Lodi in queste parti, avvenne il 23 Aprile 1017, in cui il<br />
frate Nobile Lanfranco da Comazzo dono al vescovo Obizzone<br />
tutte le sue proprieta nel territorio e nel castello di S. Vito, e<br />
nel territorio e nella cbiesa di Senodofjo col diritto di pescar<br />
I'oro nell'Adda (1). Nulladimeno il Ciseri pone Tinnalzamento<br />
d' Obizzone alia Cattedra Vescovile di Lodi nel I0G7 pella qua!<br />
ragione conviene far discendere la donazione del prete Lanfranco<br />
alrneno a ques^J anno, mentre non poteva essere fatta al<br />
vescovo Arluno antecessore d' Obizzone cli'era, secondo il Ciseri,<br />
gia defunto nel i06i.<br />
Grimcrio figlio del defunto Adalherlo Viscond piacentino ,<br />
avendo fatto dono alia cbiesa di Piacenza di alcune case e di<br />
8 jugeri di terra, Dionigi vescovo di quella citta, in premio<br />
della devozione di Grimerio lo investi il 25 Ottobre 1057 a titolo<br />
di fcudo e sino alia quinta generazione degli stessi beni<br />
(1) Dcfondente Lodi: Disserlazione dei Monasleri Lodigiani, Manoscrilto;<br />
Giamb, Molossi: Memorie di alcuni uomini illuslri Lodigiani, I. 1; 1'. Francesco<br />
Zaccaria: Scr. Lpisrop. Laud.; UoUor Paolo Emilio Zani: llcr. Land., Ma-<br />
noscritto; AnlichHii Longobdrdiro-MHanesi, Diss. XXXiX, I. i; V. Alcss. Ciseri:<br />
hloria Sacra profana di Lodi.
- 88 -<br />
ch' egli aveva donati alia sua chiesa e benanco : De insula U7ia<br />
cum in parte terra aratoria , et in parte frascaria juris jamdictae<br />
Ecclesiac, qua est posita infra fluvio Padi, quae est per<br />
mensuram jux jugcs centum (1200 pertichc) coll' obbligo di pagare<br />
nel Novembre d' ogni anno: Argcntum denario uno bono (1)<br />
ct candelonc nuovi. Quest' isola e qiiella che noi piu volte chiamiamo<br />
Medianum ,o Branum Padi, e che su questo tempo verr^<br />
conosciuta sotto il nomc di Medianum Vicecomitum o Mczzana<br />
del Visconti. Infeudati col tempo del Mezzano i Casati , prese<br />
allora il nome di Mezzana de' Casati presso al Noceto , noma<br />
che tuttora conserva (2).<br />
II chiarissimo Conte Giulini ci racconta che il Pontefice<br />
Pasquale 11." con Bella del d4 Febbrajo 1102 (3) conferm6 a<br />
Giovanni, abate di S. Ambrogio maggiore di Milano, tutti i possedimenti<br />
del suo monastero fra i quali contavansi nel vescovato<br />
di Lodi la chiesa di S. Salvatore ed uno di S. Ambrogio<br />
presso Codogno. II Monti (4) che pone falsamente questa conferma<br />
nell'anno seguente 1103, parla soltanto della chiesa di<br />
S. Ambrogio come 1' unica che esistesse in allora presso a Codogno,<br />
mentre invece dalle parole del Giulini appare bastantemente<br />
che esistevano a Codogno ambedue le dette chiese<br />
benche in modo preciso giudicar non si possa ove fossero innalzate.<br />
Tre anni dopo ai 18 di Marzo lo stesso Papa Pasquale<br />
confermo anche all'abbazia di San Pietro in Ciel d'Oro di<br />
Pavia tutti i suoi beni, fra i quali nuovamente si accennano le<br />
antichissime chiese di Fombio. Eoco le parole stesse dell'apo'<br />
stolico indulto: In Laudensi Episcopalu Ecclesiam S. Petri in<br />
Flumho et Ecclesiam S. Coliirnbaiii (5). Con cio vedesi che tut«<br />
tavia a questi tempi esisteva la Chiesa di S. Colombano , che<br />
nella conferma fatta nel 1027 da Corrado 11." imperatore , vedemmo<br />
dimenticata. L' anno seguente HOG ai 10 Dicembre lo<br />
stesso Pontefice Pasquale, durante la sua breve dimora in Piacenza,<br />
confermo a richiesta di Guide o Guidone abate di San<br />
Stefano al Corno, dell' ordine di S. Benedetto, tutti i beni del<br />
suo monastero, fra i quali havvi parimenti la villa ed il castello<br />
adiacenti , facendo nella Bolla una particolar menzione della<br />
fondatrice Anselda contessa di Ghisalba (6).<br />
I Cronisti furono molto negligent! nel tramandarci le notizie<br />
piu degne della storia, mentre in quel tempi d'ignoranza<br />
meravigliavasi dei fenomeni che tuttodi si ammirano nella natura,<br />
e non ingombrarono i lore scritti che di relazioni insignificant!,<br />
Milano.<br />
(1) Uu denaro d'argcnlo valcva in quel tempo poco meno che due Lire di<br />
(2) Poggiali: Mcmoric Sloriche di Piacema^H; Can.co Pier Maria Campi:<br />
tiisloria Ecclcsiasiica di Piaccnza, t. 1.<br />
(3) Giulini Conte Giorgio: Mcmorie Storiche della cilia e campagna di Mi-<br />
lano, t. 4.<br />
(4) Lorenzo Monti: Notizie Sloriche del Dorgo di Codogno.<br />
(5) Can.co Pier Maria Campi: Ilisloria Ecclcsiasiica di Piaccnza, t. 1.<br />
(6) Can.co Pier Maria Campi, luogo citato, I. 1; Pier Francesco Zavaria,<br />
luogo citato, Manoscritto.
- 80 -<br />
non accennarulo mai la cagione di quelle gare civili (ra nmnicipio<br />
e municipio ch' ebbero spccKiiniciite orif:;ino a quest' ora ;<br />
ma registravano bensi I'anno di un gran fiedilo o di uu gran<br />
caldo, d'un abbondanza o d'una carcstia, d'una siccita o d'una<br />
innondazione, del passaggio dellc cavallottc o d'una morto improvvisa.<br />
Cosi noi vediamo appunto (1) nel Dicembrc 11 10 e<br />
del -1120 rcgistrato un gran frcddo pel quale sul Po aggliiacciato<br />
nassavano le carra cariche senza pericolo, e pcrivano gli<br />
animali non solo, ma gli uoniini ancora.<br />
L'anno 113'2 in cui Lotario tenne una dieta in Roncaglia ,<br />
11 Pontefice Innocenzo II.* con sua BoUa del 14 Luglio confermd<br />
al monastero di S. Savino di Piacenza tutte le sue proprieta,<br />
fra le quali « piscatioucs quas habclis in Pado, a porta jwrtario<br />
usque ad ora sive frigidi y> e con altra Bella dello stesso di<br />
confern"i6 parimenti i beni al monastero di S. Sisto, fra i quali<br />
annoverava: In Castroyiovo Kcclesiam S. Michaclis,et Ecclcsiam<br />
S. Bariolomci r2). II Campi jiero mettc 1' atto di questa conferma<br />
solto il 14 Luglio 1133. E ignoto in qual lem[io Castelnuovo<br />
Bocca d'Adda passasse dai Cremonesi in potere del popolo<br />
Piacentino e del monastero di S. Sisto; ma egli e per/»<br />
certo clie il dominio di questo castello e la comproprieta del<br />
medesimo fra il monastero ed il comune di Piacenza furono<br />
cagione di guerre crudeli fra ledue citta rivali di Cremona e<br />
di Piacenza , clie a lungo si andarono disputando il posijedi*<br />
mento di quella fortezza , desolando per tant'anni questa parte<br />
del nostro contado. La cronichetta di Cremona rammentata<br />
anco dal chiarissimo Conte Giulini , pone sotto quest' anno la<br />
fondazione del castello di Pizzigliettone (3), ma tanto essa e il<br />
sig. Giulini, quanto 1" Alberti clie la pose sotto l'anno 1120, si<br />
sono ingannati, poiche la generality degli scrittori la pone sotto<br />
l'anno seguente 1133 di cui veniamo a discorrere. I Cremonesi<br />
vedendosi a quest' epoca continuamente molestati dalle scorrerie<br />
dei Cremaschi e dei Milanesi, i)ensarono di fabbricare in un'idonea<br />
posizione e sui confini del loro contado un'importante<br />
fortezza, onde servisse a frenare 1' ardore dell' inimico (4). Nel<br />
Settembre pertanto di quest' anno approssimandosi la festa di<br />
S. Michele , essi diedero principio a questo castello eve da taluno<br />
vuolsi che anticarnente esistesse il Forum Diugunlorum.<br />
Sicardo vuole che la nuova fortezza si cliiamasse Castel de' Visconti<br />
Castel Viscontone, ma tutte I'altre cronache s'accordano<br />
nel chiamarlo Piziguilojio, Pitziguitone, Putcighetone, Pisleone<br />
e piii generalmente Piceleone.<br />
(1) Chronicon Cremonevsc, anonimi in Hac. Muralori, t. 7; Poggiall: Mamorie<br />
Sloriche di I'iaccnza, t. 4.<br />
(2) Can.co Pier Maria Campi, luogo citato; Poggiaii, luogo citato.<br />
(3) Chronicon Cremoncnsc, anonimi in liar. Muratori, t. 7; (jiuiiiii Contc<br />
Giorgio: Memorie ddla cilia e campagna di MHano ; Fra Landro Alberti: Dc-<br />
scrillione di lulla V llalia.<br />
(i) Antonio Campo: U
- 00 -<br />
Intorno a qnesti anni uno scisma aveva turbalo il Pontificato<br />
di Innocenzo 11°. I Padri Benedettini della Congregazione<br />
Cassinese che noi vedemmo al possesso delle Abbazie di San<br />
Stefano al Corno e di S. Vito , e di quelle puranco di Cereto ,<br />
tennero le parti dell'Antipapa Anacleto. Percio 1' anno 1137, a<br />
tempi del vescovo di Lodi Guidone (5), vennero d'ordine d'lnnocenzo<br />
11." cacciati dalle tre abbazie e dalla diocesi Lodigiana.<br />
I tre monasteri e i riccbissimi loro possedimenti furono dati ai<br />
preti in commenda , fincbe S. Bernardo abate di Chiaravalle a<br />
Milano ottenne dallo stesso Pontefice che le tre abbazie fossero<br />
unite in perpetuo a quelle di Milano e concesse ai PP. Cistercensi.<br />
La Mensa Vescovile di Lodi avea sino da questi tempi acquistate<br />
molte ragioni nella corte di Codogno, ragioni ch'ebbero<br />
principio da un cambio d'alcuni beni fatto nell'Ottobre del 1125<br />
dal vescovo Arderico Vignati con un codognese chiamato Arnaldo<br />
de' Foldi (1).<br />
II Vescovo Giovanni il j.° Aprile 1140 rivesti per 8 anni a<br />
titolo di pegno o di usufrutto , di molti beni della sua mensa<br />
Uberto de' Caseldi : Joannes Episcopiis Laudae trigeshnus<br />
quartus sub anno milesimo centesimo quadragesimo, de omnibus<br />
bonis etjuribus Episcopaius in Curtis Colonel, Castiorii, Ronchi,<br />
Livragae , Orii; S. Martini ctMalgagnani, de medietate Sommaripae<br />
(ora Soltarico) et eo quod idem Episcopus habebat in valle<br />
Tillina, et ultra Comune investivit. in causa pignoris Ubertum<br />
de Caseldi ad annuo orto pro prelio librarum trecentum (2).<br />
Lo Zaccaria per altro pone questo contratto sotto li 2 Set*<br />
tembre 1142. La cagione precipua che indusse il vescovo Giovanni<br />
a cedere in usufrutto ad Uberto de' Caseldi tanta parte<br />
de' suoi beni, si furono le continue turbolenze di que' tempi di<br />
guerra civile che agevolarono ad alcuni potenti privati i mezzi<br />
di usurparsi i feudi e le ragioni devolute alia Mensa. Cosi sino<br />
dai tempi del vescovo Arderico Vignati , i fratelli Arderico e<br />
Guerico da Cuzigo aveano tentato d' usurparsi il possedimento<br />
di Castiglione, e appunto verso 1' anno 1140 era signore di Castiglione<br />
un certo Sempretto e soci con alcun'altri di cui e perduto<br />
il nome, s' usurparono il possesso d' Orio e Livraga, ed un Arialdo<br />
da Goldaniga co' suoi compagni aveva tolto alia Mensa<br />
il possedimento di Codogno e di Ronco, della quale ultima terra<br />
bene spesso accennata, non e forse tolta ogni raemoria. Noi abbiamo<br />
nominato un Arialdo de' Goldaniga potente signore di<br />
quel tempo in queste parti, e che fu per qualche anno signore<br />
di Codogno e di Ronco. Si, e questa la piii antica famiglia originaria<br />
di questi luoghi e sin da quel tempo rispettabilissima<br />
per quanto e a mia cognizione, mentre insino dal famoso istro-<br />
(5) Gio. Malleo Manfrcdi : Vile de' Yoscovi Lodigiani, t. 1, Manoscrillo.<br />
(1) Dcf. Lodi: Catalogo dei Vescovi Lodigiani, Manoscrillo; Synodus VII<br />
Landensii; V. Pier Francesco Goldaniga: Manor ie Sloriche di Codogno ;Fviincesco<br />
Zaccaiia; Serie Epis. Laitdensi ; Aless. Ciseri: Vile dei Vescovi diLodi;<br />
Giamb. Molossi : Memorie di alcuni nomini iUustri di Lodi, t. 1,<br />
(2) 300 lire imperiali furebboro al proscnle circa 24000 lire milanesi.
- ot —<br />
mento pubblico di dotazione dol monasloro di S. Vito fattO<br />
sulla rira dell' Adda al porto Pirolo d' ordiiie del Conle Uderado<br />
di Coinazzo iiol 1008, iVa i tosliinoni a quell' alto vi ha un<br />
Albericus dc Goldanica clie si linno di suo iMip;no; falto die<br />
per quel barbarissiini tempi fa prova della distin/ionc d'un tale<br />
persoiiaggio , poiche nella niedesinia earta vediamo gli stessi<br />
iloiiatori IKlorado e Holiiula, cvi Alessandro fratello di Rolinda<br />
e del Conte Ardoiiio Metterati , apporro il solo segno di cioce.<br />
D' altronde alia redazione di un atto di tanta importanza latto<br />
alia presenza di tanti nobili persona^'gi , non avrebbe certamente<br />
assistito un uomo volgare, ne un uomo del volgo avrebbe<br />
in que' prinii tempi di gia avulo un cognome di famiglia die<br />
lo distinguesse.<br />
DELL' ORIGINE E NATURA<br />
DE FEUDI EGGLESIASTIGO-GIVILI<br />
E DIGMTA' DEI CAPITAM E VAIVASSORI<br />
MANO?CniTTO DEL CANOMCO<br />
DEFENDENTE LODI<br />
(Coiilinuazionc e fine).<br />
(contlnua).<br />
Era di stile che alia morte del precedente infeudato si presentassero<br />
i ligli per ricevere nuova investitura e rinnovare il<br />
giuramento di fedelta. L'istesso era in occasione di mutazione<br />
del vescovo per morte o rinuncia. Altrirnenti decadevano, percio<br />
accenna di aver fatto gia simil atto di presentazione ed esibizione<br />
in tempo debito che forse allora non ebbe luogo per I'assenza<br />
di Mons. Pallavicini medesimo che era per il piii solito<br />
a soggiornare nei suoi castelli,<br />
Esempio di protesta simile abbiamo in persona dello spettabile<br />
ed egregio D, Bassano e D. Donato fratclli Codazzi, ligli<br />
del q. nobile D. Giacomo che tali sono i titoli che gli ven^ono<br />
dati; e Gio. Battista e Pietro M.* fratelli Codazzi figli del q. d. Cristoforo<br />
die fu del D. q. d. Giacomo; e Giacomo parimenti de' Codazzi<br />
figli del q. d. Innocenzo chefu del gia dettoq.d. Giacomo,<br />
cittadini lodigiani. qua-li tutti tenevano un feudo nobile, gentile,<br />
onoririco e antico dai vescovi di Lodi con la conferma della<br />
Sede Apostolica di tutto il luogo e territorio di Bargano, diocesi<br />
lodigiana; e Gio. Antonio Codazzi figli del suddetto q. d,<br />
Giacomo, a suo nome e di Alberto fiatelio suo e in nome di<br />
P>ancesco, Bartolomeo, Giovanni, Giacomo, Giovanni, Matteo,<br />
Pietro e Alessandro figli ed eredi del q. d. Ambrosio similmente<br />
figli del piu volte mentovato q. d. Giacomo per linea maschile,<br />
quali tutti tenevano in feudo dai R.mi vescovi di Lodi il luogo<br />
di Pezzolo de' Riccardi^ aH'orecchie dei quali essendo pervenuto
- 92 -<br />
(usaro le parole proprie) essere vacante la Sede vescovile di<br />
Lodi per la morte di mons. Carlo Pallavicini e dal reverendissimo<br />
Capitolo esscndo stato eletto Ottaviano M. Sforza, confermato<br />
poi dal Pontefice Alcssando VI." tiitti i membri della famiglia<br />
Codazzi s'accostarono alia Curia, dove fatta la debita perquisizione<br />
del nuovo prelato significarono 1' occasione per cui<br />
erano comparsi e intesa da' ministri del vescovo eletto I'assenza<br />
desso, protestaroiio che per la parte loro non stava che non facessero<br />
le debite incombenze, di ricognizione e giuramento di<br />
fedelta, facendone atto pubblico ricevuto dal notajo I'anno 1498.<br />
(Presso il V. Dott. Gio. Batt. Codazzi).<br />
Continuano ancora i beni di Pezzolo in casa Codazza, come<br />
allodiali, e non lia molto cbe altri beni di IMonticelli sopra il<br />
Silero fecero passaggio da que^ta nella famiglia Gandini, come<br />
liberi per instrumento ricevuto da P. M.^ Zane Nob. Lodigiano<br />
11 di 2 Agosto 4630. Cosi da miei maggiori sono passate quantita<br />
di terre a Secugnago libera da pre.stazioni di decima in<br />
casa Carpana I'anno 1573 per istrumento ricevuto da Bernardo<br />
Mazzo il di U Gennajo 1G30.<br />
Dalle predette cose cbiaro apparisce con che facilita i nostri<br />
vescovi e altri della provincia anticamente procedessero nelle<br />
alienazioni dei beni ecclesiastici con titolo dr feudi: stando la<br />
regola ordinaria che i vescovi possano di nuovo concedere in<br />
feudo quel beni della chiesa loro che per altri tempi sono stati<br />
infeudati. Ne puo dire che Opizzone, Fredenzone e Rainaldo<br />
fossero i primi ad introdurre nella chiesa Lodigiana questo abuso<br />
se miriamo all'istanza fatta in Milano da Arderico con 1' assistenza<br />
di buon numero del clero, dei Capitani e Valvasscri che<br />
in conseguenza mostra la consuetudine in questa chiesa d' infeudare<br />
nella maniera suddetta prima dei tre vescovi accusati;<br />
altrimenti converrebbe concbiudere che i medesimi Capitani e<br />
Valvassori procurassero contro il servigio loro ovvero che ristesso<br />
vescovc Arderico li avesse di fresco investiti.<br />
Dai non specificarsi in che peccassero dette investiture,<br />
qualificate per invasion! e dall' abbrucciarle tutte senza escluderne<br />
alcuna, e non di un vescovo solo, ma dei tre immediati<br />
predecessor! rende la dimanda sospetta che ne procurasse I'abrogazione<br />
per investirne altri stando la mala qualita dei tempi<br />
allora correnti e 1' esempio di Landolfo Arcivescovo di Milano.<br />
La quantita numerosissima d'investiture e ricognizion! feudal!<br />
d'altre alienazioni antiche che nell'Archivio di questo vescovado<br />
si conservano (veggasi I'inventario dell'Arch. medesimo)<br />
niuna ve n'ha fatta da! suddetti Opizzone, Fredenzone o Rainaldo.<br />
All'incontro leggiamo neirArchivio stesso (Seg. 937) una sentenza<br />
pronunciata da Uberto Arcidiacono di Milano delegate da Robaldo<br />
Arcivescovo I'anno 1143 a favore di Lanfranco vescovo<br />
nostro contro Brunone abate di Cereto sopra alcune terre e<br />
case situate nel luogo di Plazzano pervenutegli da Uberto di<br />
Plazzano, che n' era investito dal suddetto Arderico prime di<br />
questo nome vescovo di Lodi, dichiarando inoltre che la giurisdizione<br />
della Corte di Plazzano spettasse alia chiesa Lodigiana<br />
non a quel monastero. Rogato da Bonone Notajo e Galdino can*<br />
celliere nel mese di Dicembre.
- 93 -<br />
Kon pu6 negarsi il prcpiudicio grande che alia clilesa Lo*<br />
digiana e pervenuto da simili alioiiazioni c investiture dal vederia<br />
ora spogliata dolla {^iinisdizioiic e tenuta di tante iiobi-<br />
lissinie terre e castelia di questa diocesi, rcgislrata nei privilegi<br />
di Fcderico 1" ed Enrico Vll" Imperatori, cioe a dire, Codogno,<br />
Castione, Orio, Livraga, Cavenago, Roncaglia, Corte<br />
ISommariva, S. Martino in Stratla, Galgagnano, damorra, ecc.<br />
Oltre ad altri liioghi e beni gia da essa posseduti nclla Valtcllina,<br />
Coniasco, Tortonese, Pavese e in quello di Sal5, dcllc quali<br />
restano solo ncll' Archivio la memoria con detti i)rivilegi, cd<br />
altre scritture pubbliclie. Siccome anche della ragione del decimare,<br />
tutto questo territorio, toltone la 4* riservata alle parrocchiali<br />
delle terre medcsime e certa porzione dovuta al capitolo<br />
della cattedrale, che fra tutti e ridotta a poco o nulla.<br />
Non pert) ciie tanta jattura sia proceduta da questa sola<br />
cagione d'alienazioni e investiture fatte, se non die pu6 dirsene<br />
origine primaria. Kssendo certi per altro che le guerre civili<br />
ed estere niutazioni di dominio politico, estorsioni di principi<br />
e fra gli altri Bruzzo e liernabo Visconti che coslrinscro i nostri<br />
vescovi ad investirli di tutte le ragioni del vescovado, pagandole<br />
ogni anno L. 300 e 50 paja di capponi di canone. Clie poscia<br />
da Giovanni GaUazzo prime duca di Milano vennero in buona<br />
parte restituiti in pristi)iur/t; e linalinente la malizia degli uomini<br />
e la malvagita dci tempi hanno questa chiesa nelle rcndite<br />
sue maltrattata.<br />
Di tante famiglie nobili lodigiane e forestiere infeudate per<br />
altri tempi dai nostri vescovi restano una sola milanese dei<br />
^lelzi che niodernamente usa riconoscersi come vassallo del<br />
iiostro vescovo col giuramento di fedcltariccvendo una investitura<br />
d'alcuni beni che possiede a Casolate territorio Lodigiano.<br />
Scrive il Caronio, per relazione di Longino canonico cracoviense,<br />
il danno grande che riceve la Religione nel regno di Polonia<br />
I'anno 1022 per essersi in detto anno accordati ai nobili<br />
di cessare dal pagamento delle decime.<br />
Finalmente la maggior ragione di incolpabilita per Mens.<br />
Opizzone sta nella mala qualita dei tempi allora correnti essendo<br />
solito dire Adriano VI (Paolo Giovio nella di lui vita) di se stesso;<br />
« molto doversi riferire alia miglior fortuna in cui accade I'epoca<br />
I'illustre virtu di qualcuno » L'essere egli vissuto cent'<br />
anni prima del Concilio Laferanense tenuto da Alessando IIP<br />
(Baronio: Annali ncl 1170) in cui pose modo quel Pontefice a<br />
simili alienazioni, ammettendo solo per 1' avvenire che i beni<br />
per I'addietro soliti infeudarsi dalla chiesa potessero di nuovo<br />
passare in altre famiglie finita la linea dei primi investiti, non<br />
cosi del rimanente. Dove 1' Imola arcidiacono, Zabarella 0stiense<br />
ed altri portati dal Genuense 1' estendono anco alle<br />
decime contuttoche spirituali siano e in persona de' laici incompetent!,<br />
pno abbastanza servire per rendernelo degno di<br />
scusa. Molti piii dal vedere die dopo I'istesso Concilio Lateranense<br />
la Chiesa Lodigiana ha fatto estinio di tante ville e castelia<br />
qtialificate, poco sopi-a riferite, co
- 9i —<br />
alienate nei tempi della cittanuova non ostante il divieto dei<br />
Sacri Canoni e Concilio modesimo senza iin minimo rimprovero<br />
d'alcuno non clie tanto lumore di parole, come di sopra si disse<br />
col Ripamonti del vescovo Arderico 1° ».<br />
Curiosita Storielie<br />
OSSERVAZIONI<br />
SOPliA LE loLLINE DI i. loLOMBAlNLO<br />
PEL PROFESSORE<br />
GEROLAMO CAVEZZALI (l).<br />
Se v' ha nello Stato e nella Provincia Lodigiana cosa che<br />
possa interessare I'occhio del curioso Naturalista, egli c la Collina<br />
di S. Colombano primieramente per esser posta in una<br />
vastissima pianura, secondariamente per la sua varieta de' prodotti<br />
naturali, in terzo luogo perche circondata da una parte<br />
dal fiume Po, e daH'altra dall'Adda.<br />
L'eminenza poi di questa collina presenta un ameno spettacolo<br />
perche si osservano tutte le Citta e Borghi circonvicini,<br />
cioe Pavia, Milano, Bergamo, Crema, Lodi, Cremona, Piacenza<br />
e tutta la catena de' monti fino alle montagne Liguri,<br />
Se si passa ad esaminare la sua primariasuperlicie, si vede<br />
patentemente, che si e abbassata di molto; ma altresi ha migliorato<br />
riguardo aWhumus terre per la procurata decomposizione<br />
delle sostanze organiche: cosi si osservapure, che le varie valli,<br />
che vi si ritrovano in questa Collina sono per la maggior parte<br />
formate dalla corrente delle acque pluviali; per mezzo poi di<br />
queste valli si vedono i vari materiali costituenti la collina medesima,<br />
e cosi le varie posizioni degli strati su de' quali e appoggiata<br />
la vegetazione.<br />
(1) Girolamo Cavezzali , iialo in Lodi ncl 1755 e morlo il 9 Marzo 1830.<br />
Per quarant'anni circa fu Capo-Ciiimico nella Isirmacia dcH'Ospcdale Maggiore<br />
di Lodi. Scrissc varii Irallati, come risoonlrasi iicgli Annali del Brugnalclli,<br />
nel Cosmorama Tiltorico Anno 1.° c iiolla Monogralia di Lodi, Milano Vallardi,<br />
1878. Fu il piii assiduo lia i cliimici die studio sul i^iincipio di qucslo secolo<br />
rcslrazionc cconomica comnicrciale dcllo zuccaro crislallizabile, non solo dalla<br />
baibabietola, ma anche dal maiz (gi'aiiono) ; lenlo molle allre soslanze c Ira<br />
quesle anclie quelle clic sono sotto la protczione del Dio slercuzio. Esso diode<br />
di se si ample prove del grande suo sapcre in cliiinica aiiplicata, che lo stesso<br />
Napoleone il Grande gli confcii I'onorilicenza dclla grande medaglia d'oro. Vc-<br />
dasi la di lui Necrologia scrilla da Clelo Porro nella Gazzella dclla Provincia<br />
di Lodi e Crema, 20 Marzo 1S30.<br />
(I»a' I'annacisla iUUiano, Napoli 1 Maggio 1879);
- S5 -<br />
Quinili considcrancio attentamcnto la base di q\iesta collina<br />
si vede die t> forinata sopra broccia, e de gross! ciottoli, non<br />
die sopra vaii ainniassi ili gtianito di diversa rocca, clie di<br />
concbiglie petrificate di dillorenli specie e patria; sopra di questi<br />
sono collocati vari strati di nrgilla e di banciii d'arena; la po-<br />
sizionede' quali strati ora c orizzontalc, ora pcrpendicolare.<br />
Esaminando poi le varie sostanze die si ritrovano tanto<br />
nelle breccie che negli strati delle argille quanto ne' banclii<br />
delle arone si vode nianifcstamente essore un miscuglio di prodotti<br />
naturali die appartengono a tiitti e tre i Rogni della Na^<br />
tiira, cio6 Minerale, Vegetabile ed Animale: Primo si vedono<br />
de' grossi filoiii di argille di vario colore, delle marglie, de'<br />
pezzi di snietite, de' strati piccioli di morgonite de tripoli: in<br />
secondo liiogo si ritrovano delle terre che non sono solubili nel-<br />
I'acqua come varie cretc a diversi colori, le lytomarghe, e le<br />
varie arene (una fra le quali di quarzo latteo che serve per lo<br />
smalto delle stoviglie e per le fabbrichc de' vctri.) Questa arena<br />
scoperta da me I'anno 1796 in tempo che non veniva piii 1' a-<br />
rena d'Aiitibo, e che erano per chiudersi tutte le fabbriche di<br />
majolica e mczza majolica coll'utile chequella d'Antibo costava<br />
Lire 3,10 al rubbo e questa migliore L. 13 al rubbo. Dopo si<br />
vedono varie pietre lamiiiari, cioe alcuni spati, delle miche,<br />
del talco, cosi pure varie pietre e marmi die ricevono piili-<br />
mento, cioe delle selci dei quarzi a diverso colore, delle agate<br />
di varie specie, delle concbiglie selcificate, delle Feodi, de' gra-<br />
niti di vario colore e di differente rocche; de schisti e vari<br />
marmi calcari misti a diversi colori egualmente delle sostanzo<br />
vulcanizzatc; del carbonate di soda cristallizzato in diverse ma-<br />
niera; si rimovono pure delle sostanze infiammabili, come del<br />
Zolfo, della Toiba, del Piligno e del Carbone fossile; esistono<br />
pure dei filoni di miniera di ferro duracea a vari colori, ed uno<br />
di miniera di ferro granulata mista con argilla che forma delle<br />
grossissime glebe.<br />
Quanto poi alle materie petrificate e semi petrificate, si ri-<br />
trovano dei pezzi di Antropolito, di Zoolita, di Intomolito, di<br />
Zoofilito, di Conchigliolito, Coralliolito, Filolito. Cosi fra le pe-<br />
trificazioni spurie alcuni tripoliti incrostati, induriti, torrefatti,<br />
de Litomorfi o Dcntriti e de' Litoglifi. Finalmente alcune fon-<br />
tane d'acqua salata che contengono del mui iato di soda in so-<br />
luzione del muriate calcareo, e rnagncsiaco, cos'i delle fontane<br />
che traversano I'antico Castello che tengono in dissoluzione il<br />
carbonate di soda, cos'i pure altre fonti che contengono del car-<br />
bonate di ferro ed altre fontane di acqua idro solforata.
- 9C -<br />
Quelle sostanze classificate in ordine, gencre e specie formano<br />
la storia deliaCoIlina ed ilpicciolo Museo del sottoscritto<br />
Capo Cliimico nell'Ospedalc Maggiore di Lodi.<br />
Lodi 1802, 17 Dicembrc Anno 1° K. 1.<br />
Sudd. Cliimico Gerolamo Cavezzali<br />
Capo Speziale deU'Osp. Magg.<br />
Esposiziono delle osservazioni mdteorologicbe fatte per lo spazio<br />
di aDDi 15 io S. Colombano secondo 11 Termometro Reaumur.<br />
Osscrvazioni<br />
Mcleorologichc<br />
Ilfreddoa S. Colombano<br />
osempre<br />
maggiore attcso<br />
la collina, clie rilengono<br />
del calorico<br />
di piu dalla<br />
nostra afmosferae<br />
corpi vicini.<br />
Sere polarono del<br />
grossi alberi non<br />
che ie slradc si apersero<br />
in dctto<br />
anno 1789.<br />
FREDDO CALDO<br />
1<br />
a<br />
5 CO<br />
_2<br />
MK* ^<br />
1780 8 3<br />
1781 6 1<br />
1782 9 1<br />
1783 5 —<br />
1784 7 3<br />
1785 8 3<br />
1786 10 2<br />
1787 7 2<br />
1788 5 1<br />
1789 12 3<br />
1790 5 2<br />
1791 4 3<br />
1792 8 3<br />
1793 8 2<br />
1794 4 2<br />
Lodi 1881. Tip. Quirico e C-<br />
Osscrvazioni<br />
Mctcorologiche<br />
Le pioggic sono<br />
scarsissinie in eslale,oveailapianura<br />
piove piu di<br />
fre
ANNO !•• DICEMBRE DISPENSA 7'<br />
BELLA CITTA DI LODJ<br />
del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO
-98 -<br />
Cato aPa sede milanese. Se non die ad istigazione dei vescovi<br />
ariani, Dionigi qiial zelante oppositore alia loro eresia, dall'imperatorc<br />
mal soddisfatto dell'esito del concilio , dovette sostenere<br />
1' fsilio in Cappadocia ove mori per la fede di Cristo nelr<br />
anno 360 circa.<br />
XyVII." Dopo qualche anno ritrovato il suo prezioso corpo<br />
da S. Lasilio vescovo di Cesarea, questi ne fece cortese dono a<br />
S. Ambrogio, Infatti nella sua traslazione S. Amlirogio tenne<br />
iin discorso apposito al popolo milanese in lode del santo suo<br />
predeccssore. Nell' anno poi 1609 nella solenne traslazione di<br />
molte sante reliquie fatta in Milano snllo scorcio del Vll.° Concilio<br />
P'-ovinciale, tocco aH'eminentissimo cardinale Federico<br />
Borron^eo arcivescovo di Milano ed a monsig. Ludovico Taverna<br />
vescovo di Lodi recarsi sulle spalle le sue sacrate spoglie, noii<br />
penza divina disposizione essendo state antecessore ad ambedue<br />
in due diverse diccesi e quindi ambedue concorressero a so-<br />
.stenerne il prezioso carico. Debole argomento per accettare<br />
fatto di tanta considerazione , sarebbe I'opporre il decreto del<br />
concilio ecumenico di Sardica tenuto nell' anno 347 , che proibiva<br />
ai vescovi il far passaggio da Chiesa povera ad altraricca:<br />
De episcopis etiam laica concessione privandis qui civilates mutarint.<br />
Di S. Dionigi vescovo prima di Lodi e poi di Milano si celebra<br />
la festa il 25 Maggio. Di lui discorrono il canonico Lodi<br />
nel suo manoscritto : Commcntario delle cose ecclesiasliche lo*<br />
digianc secondo V ordine dei vescovi di Lodi veccliio e nuovo<br />
Zaccaria: Series episcoporum Laiidensium ; Zani: Ilistoria rerum<br />
laudensium ; C. Yignati: Fasti della Chiesa Lodigiana. — II<br />
Gabbiano nella Laiidiade, lib. IIL", canta:<br />
Succedit nostris praesul Dionysius avis<br />
Idem qui Mediolani, et praesul fit Ollmpi.<br />
{continuu).<br />
(1) AU'ommissione osservala dal giornale bimensilc: Leopardo da Vinci,<br />
N. 7, 1881, il solloscritlo si fa un dovere di riparare coi seguenli ragguagii<br />
sullo slorico lodigiano I'orro sac. Giacomo Anlonio: — Egli d'antica famiglia<br />
lodigiana nacque nolla nostra citla verso la nielu del sccolo XV1I.°. Fu dapprima<br />
Ceremonierc di Monsignor Barlolomco Mcnali Vescovo di Lodi, poi Ar-<br />
ciprele di S. Giorgio in Pralo, indi Heltore di S. Giacomo Maggiore in cilia.<br />
Sludioso di cose ecclesiasliche e ciliadinc, oltre aver riordinaio I'Archivio Ve-<br />
scovilo, pubblico: Vila di S. Defmdcnle marlirc - Discorso soprci it Crocefisso<br />
di S. M. Maddalena - e gti Esercizi per i PP. Scrtili di Santa Maria dctta<br />
Vontana.ncll'anno 1706. — Nella Biblioleca Comunalc e nell'Archivio Vcscovile<br />
conservansi i seguenli suoi manoscrilli: — Origine di Lodi - VHe dei Vescovi<br />
- Vile di alcuni Sanli - Discorso suite Chicse delt' Incoronala e della Pace -<br />
Stato delta Chiesa Lodigiana, rcndite e livelli delta mensa Vcscovile di Lodi<br />
- Privilcgi e botle di islituzioni todigiane • Origine e progressi delta D. Verginc<br />
dei sette dolori. —<br />
Il DlRETTOPB.
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI CORTEMIGLIA PISANI<br />
(Vedi coiiliiuiazione Numero prcccdcnic)<br />
L'anno 1144, ai 4 di Aprile i conli Palatini di Lodi fecero<br />
dono ai monaci di S. Pietio di Senna di circa 17800 perticiie,<br />
in biischi, pasculi, prailii, gerhi,2}aludi,lanccis et salegys (hoschi<br />
di salci). E quesla la prima menzione clie si avesse di si ricco<br />
e celebre monastero, clie per quattro sccoli fu la sede dell' A<br />
bate Generale dell' Ordine degli Eremitani di S. Gerolamo. De<br />
fendente J.odi (1) vuole pero clie anco avanti la prima distru<br />
zione di Lodiveccliio , questo n^onastero governato fin d' allora<br />
da 10 frati , esistesse sotto il nome di Si)edale di S. Pietro d<br />
Senna e che dovesse I'origine alia nobile famiglia milanese del<br />
Ualbi. Chiamossi con tal nome perche appunto la sua primitiva<br />
istituzione era di prestarc Tosjulalita ai pellegrini clie viaggiavano<br />
pei luoglii santi di Palestina o di Roma, voto cli'era generale<br />
a quei temi)i e che fece sorgere in Italia infinito numero<br />
di silVatti stabilimenti. Ebbe cogli anni questo monastero<br />
il diritto feudale sulla vicina villa di Ospitalelto , ed accrebbo<br />
a tanta riccliezza mercc la pietu dei conti Palatini, clie da uii<br />
istrumento fatto il 31 d' Ottobre 1337 alia presenza di INIarco<br />
Garotta , Nicolino da Potesta e Franzolo Olzello consoli e sindaci<br />
del comune di Ospitaletto, col quale il priore Michcle dei<br />
Grassi poneva alle pubbliche tavole i beni del suo monastero,<br />
appare che gli stessi beni asccmlevano gia a pertiche 2707(3,<br />
alia qual somnia vuolsi aggiungere un'altra donazione di 42D0<br />
pertiche di cui faremo cenno jiarlando all' anno 1353,<br />
Circa a questi tempi Algisio Abate di S. Stefano al Corno,<br />
investi ceiti signori da Arena e del Carlo con altri nobili piaccntini<br />
dclla meta del transito e del porto del Po, che noi vedcmmo<br />
gia da qualche tempo appartenere a quel monastero,<br />
mentre I'altra meta era del monastero di S. Giulia di Brescia.<br />
(1) Defcndenlc Lodi: Disscrl. dei lilonasteri Luligiani, inanoscrillo; D.<br />
Felix Maria Ncrinius: Uicroimjniimac familiae Vetera monutnoila ; U. Scrviliaiio<br />
Lalluada: Visniz, di Milaiui, I. ii.
- 100 -<br />
Tale comproprieta foce ben presto nascere delle liti, giacch^ i<br />
nobili piacentini investiti dalT abate di S. Stefano , non rispettando<br />
i diritti clie suU' altra meta avea il monastero di Santa<br />
Giulia, Giovanni vescovo di Piacenza ed Alberto Mantegario di<br />
lui assessore avevano pronunciato un lodo il 15 Dicembre 1149<br />
pel quale al monastero di S. Giulia venne ridonata ogni sua<br />
ragione (1). In quell' anno istesso Cavacurta, che noi dall'Arcive.scovo<br />
Ariberto vedemmo donata al monastero di Sant'Ambrogio<br />
Maggiore di Milano , era in proprieta della massa capitolare<br />
de' canonici di quella metropolitana, come rilevasi da<br />
ima bolla del 17 Dicembre 4149 di Papa Eugenio III.** citata dal<br />
Giulini (2).<br />
Noi vedemmo che I'anno 1132 Castelnuovo bocca d'Adda<br />
era in proprieta del monastero di S. Sisto e del popolo piacentino,<br />
Convien credere pero che i Cremonesi ne riprendessero<br />
in seguito il possesso, giacche sul principio del 1150 i Piacentini<br />
lo ripresero di bel nuovo. Erano questi in guerra coi Cremonesi<br />
e Parmigiani, per cui I'anno prima avendo posto 1' assedio<br />
al castello di Piubiano , vi furono dai loro rivali pienamente<br />
sconfitti. Per lo che maturando i Piacentini la vendetta,<br />
vennero sul principiar di quest' anno 1150 alia conquista di Castelnuovo<br />
e fecero alleanza coi Milanesi. Questi pertanto (3) si<br />
portarono in gran numero col loro carroccio alia volta di Castelnuovo,<br />
e vi si accamparono attendendo che la giungessero i<br />
Piacentini onde unitamente passar I'Adda e invader© il territorio<br />
cremonese. II popolo di Cremona temendo gli effetti di<br />
una tale unione, spedi prontamente i suoi militi all'incontro dei<br />
Milanesi , ed a vista di Castelnuovo il quinto giorno di Luglio<br />
attaccarono la zufTa innanzi che giungessero i Piacentini. Fu<br />
tanto I'ardore col quale i Cremonesi assaltarono I'inimico che<br />
fecero un' orribile macello di pedoni e di cavalieri , e piu di<br />
1500 facendone prigioni ; e i Milanesi in tal modo sconciati<br />
abbandonarono i loro bagagli e sin anco il loro carroccio<br />
santa e guerriera istituzione del loro Arcivescovo Ariberto<br />
che avea dato origine in que' tempi ad un nuovo sistema<br />
di guerra, e la di cui perdita era coiisiderata di pubblico lutto<br />
e la piu disonorante umiliazione. Inevitabile sarebbe divenuto<br />
I'eccidio totale dei Milanesi se le vicine mura di Castelnuovo<br />
in allora guardate da poche genti piacentine non avessero offerto<br />
un asilo ai loro fuggiaschi.<br />
(1) I'oggiali: Mcmorie Storiche di Piacenza.<br />
(2) Giulini : Mcmorie delta cilia e campagna di Milano,<br />
(3) Luca di Linda: Descrizioni del Mondo ; Ludovico Muralori: Annali<br />
d'llalia, I. 6; Can. I'ier Maria Campi : Istoria ecclesiastica di IHaccnza, t. 2;<br />
Koselii Vinccnzo: Delle Slorie riaccnline, t. 1 ; De Mussis: Chronicon I'lacenl.<br />
in Race. Muralori , f. 16, Cronica de' Consoli e Podesta di Piacenza, mano-<br />
scrillo; Chronicon Crcmonense, anonimi in Kacc Muralori, 1.7; P. Alessandro<br />
Ciseri: Isloria Sacra Profana di Lodi ; Poggiali: Mcmorie Storiche di Pia-<br />
cenza; Lorenzo Manini: Mcmorie Storiche di Cicmona; Kubertum Local um :<br />
De Placcnlince Urbix; Origine id. Anionio Campo: Dell' Istoria di Cre"<br />
mono: Giulini: Memorie della citid e campagna di Milano.
- 101 -<br />
I Crcnio)ie?i tlopo iauta vittoria nou osarono di assaltare le<br />
mura di Castelnuovo dil'ese dalle roliquie dell' esercito milanese,<br />
e s'acconteiitarono di tornare alia lovo cilta seen ti-aomio i falti<br />
juigioni e il sacro canoccio dei loio iicrnici. AcKlolorati i Piaccntiiii<br />
polla meniorabile sconlitta solTorta dai loro alleali , o<br />
bramando d' altronde di staccare i Crenionesi dalla Lega che<br />
avevano coi Parmigiani , vennero a patti di conciliazioiio nel<br />
Dicembre di quest' anno istesso , finitto dclla quale si Wi che i<br />
Cremonesi rompendo 1' alleanza coi Parmigiani, pagassero una<br />
somma di denaro ai Piacentini e loro reslituissero 0(0 [)rigioni<br />
fatti nella passata guerra , e che i Piacentini dal loro canto a*<br />
vrebbero restituito Castelnuovo ai Crenionesi, benche da alcuni<br />
scrittori si prctenda che una tale ccssione non s'elTettuasse che<br />
nel Dicembre del 1151, il Muratori la protragga al 1152, e il<br />
De Mussis , il Poggiali e la cronaca dei consoli e podesta di<br />
Piacenza al 1153.<br />
Non v' ha certamente nella storia lodigiana epoca piu memorabile<br />
e piii feconda di avvenimenti di quella che ci olTre<br />
questa seconda meta del secolo duodecimo. Noi osservammo al-<br />
1 anno 1025, come sin d' allora fossero incominciate le ostilita<br />
fra i lodigiani ed i milanesi, poiche 1' Arcivescovo Ariberto appoggiandosi<br />
a un privilegio dell' imperatore Corrado ,<br />
deva che a lui solo competesse il diritto di nominare il<br />
preten-<br />
vescovo<br />
di Lodi. Da qui ne sorse una guerra crudele I'ra le due citta<br />
che cbbligo finalmente nel 1111 i Lodigiani a chinare la fronte<br />
ed a vedere la prima rovina della loro patria. Male comportavano<br />
gl' infelici lodigiani la misera lor condizione, per cui due<br />
di loro guidati dalla disperazione , coperti di cilicio e caricandosi<br />
d' una croce le spalie com' era 1' uso in que' di, si presentarono<br />
a Federico I." imperatore in Costanza , chiedendo col<br />
pianto che i loro concittadini difendesse e la ruinata loro patria<br />
dair ingiustizia dei milanesi. Mosso Federico Barbarossa a compasbione<br />
per que' profughi, promise loro I'implorata assistenza,<br />
e be'ntosto passando rAl})i venne in Italia onde ricuperarvi i<br />
diritti che vi godeva un tempo I'lmpero che solo allora esisteva<br />
di nome, mentre le citta lombarde si reggcvano a comune<br />
ne pill riconoscevano in fatto I'autorita dell' imperatore. Percio<br />
spedi legati a tutti i vassalli dell'imperio onde a lui si unissero<br />
in Lombardia e lo seguissero alia dieta che apriva in Roncaglia.<br />
Giunto in queste parti Federico Enobaibo o Barbarossa il 29 Novembre<br />
113i, vigilia di Sant' Andrea Apostolo , dicono gli sto-<br />
rici (1) s'attendo la notte coll' esercito sotto le mura dell' insigne<br />
castello di S. Vito presso Castiglione , e il giorno dopo<br />
entro in Roncaglia ove apri la dieta, nella quale privando dei<br />
feudi tutti coloro che non v'erano intervenuti, promise ajuto al<br />
Marchese di Monferrato ed al Vescovo d'Asti, die' nuovainente<br />
ascolto alle lagnanze dei lodigiani e comaschi contro di Milano,<br />
e giur5 lo sterminio di questa ultima citta. Qui ci cadrebbe iu<br />
(I) P. Alcss. Ciscri, iuogocilato; Gio. Hall. Villanova, luogocilalo; Ollone<br />
Morena: IJisloria rerum Laudcnsium.U] Hacc. Muralori, I. ti; Malico Maiifrcdi:<br />
Vila dei \escovi Lodiginni, manoscrillo; Bern. Corio: Isloria di MHanOy f. I,<br />
,
- 102 -<br />
acconcio un'allra osservazione a favore dell' opinione die i<br />
campi di Roncaglia ove s' aprivano le diete fossero quelli non<br />
lungi dalla Soinaglia , mcntre a quel tempi in cui sui fiumi<br />
non erano stabiliti dei ponti pel comodo passaggio dall'una al-<br />
I'altra sponda (I) e le vie erano disastrose , non era possibile<br />
che Timperatore Federico seguito da tutto I'esercito, dalla sua<br />
corte , dai prelati, dai principi e feudatari di Germania e d' Italia,<br />
potesse, partendo da S. Vito la mattina del 30 Novembre,<br />
giungere al Po , attraversarlo , e nello stesso giorno aprire la<br />
dieta in Roncaglia Piacentina , quando simili ostacoli non esistevano<br />
certamente nel cammino piii breve alia Roncaglia<br />
nostra.<br />
Gia da qualche tempo esisteva una controversia fra i moi<br />
naci di S. Sisto di Piacenza padroni pella ragione del feudo d-<br />
Castelnuovo bocca d'Adda, e Lanfranco Cassino ultimo vescovo<br />
di Lodivecchio e primo di Lodi nuovo a motivo del juspatroj<br />
nato sulla chiesa di quel castello; per la qual cosa I'anno 1155<br />
11 vescovo Lanfranco e Reraldo abate di S. Sisto vennero ad un<br />
concordato, pel quale I'elezione del pievano di S. Michele di<br />
Castelnuovo e il diretto dominio negli affari temporali di essa<br />
chiesa rimase all' abate di S. Sisto, ed al vescovo I'esame e<br />
I'istituzione del pievano o rettore, la sopraintendenza nelle cose<br />
spirituali e molte ragioni di decime. Questa convenzione venne<br />
poscia confermata nello stess' anno da una bolla di Papa<br />
Adriano IV.° citata in proposito dai Campi (2). I beni del monastero<br />
di S. Sisto vennero poscia in quest' anno, e non nel<br />
1156 , come scrisse il Monti , nuovamente confermati , con diploma<br />
di Federico Barbarossa datato da ]\Iodena, e da lui ricevuti<br />
sotto la real protezione , e fra i quali si nomina: « Castrum<br />
novum cum Ecclesia S. Michaclis. »<br />
Noi vedemmo che il vescovo di Lodi molestato dalle continue<br />
usurpazioni che si facevano dei beni della sua Mcnsa<br />
penso nel 1140 secondo alcuni, e second' altri nel 1142, di concederli<br />
per 8 anni in usufrutto ad Uberto de' Casetti, mediante<br />
lo sborso di Lire 300 di nuova moneta milanese. Fra questi<br />
beni facevasi cenno della corte di Codogno usurpata da un Arialdo<br />
de' Goldaniga. Finite il tempo nel quale Uberto de' Casetti<br />
godeva 1' usufrutto, nuove liti avvennero a cagione del possedimento<br />
di Codogno; per lo che il Vescovo Lanfranco Cassino<br />
obbligo gli abitanti di quel paese nel 1156 a promettergli fedelta<br />
ed obbedienza , ed a sottostare al peso d' ogni diritto e<br />
regalie che pella ragione del feudo gli competevano. Infatti il Lodi<br />
(3) ne' termini seguenti cosi precisa la fatta sommissione: «Lc-<br />
(1) Glusta il Poggiali t. 4 e le Croniche Placcnline, fa eolo neiranno IICO<br />
die i Consoli di Piacenza fecero fare uii ponte sul fiume Po.<br />
(2) Can. Pier Maria Campi: Ilistoria ccclesiastica di Piacenza, [. 2; Pog-<br />
giali: Memorie Storirhe di Piacenza, U 4; Lorenzo Monti: Memorie Sloriche<br />
del Dislrello di Codogno, p. 2.<br />
(3) Def. Lodi: Calalogo dei Vescovi Lodigiani, manoscrillo.
- m -<br />
gitur in anno \ [ii^y princtpio episcopo Laudcnsi Lanfranco facta<br />
ab hominibus Cottonci dc parcndo ejus Diandads, et obedicntia<br />
sumptoribus praestanda nominative de fodro, albcrgaria (1) di-<br />
slriclu, etc. »<br />
§m|IOSIT.V ItOPvICHE<br />
(coDlliiua).<br />
L'istituzione delle inchieste non 6 un trovato dei tempi re-<br />
centi. Ne sentirono sempre il bisogno i Govern! che prov-<br />
vidi intesero sollevare le miserie del popolo. Ora ne ofFriamo<br />
una prova colla seguinte corrispondenza.<br />
Lodi, 22 Novcmbre i802.<br />
F. nac-Donnltl Capo Seziouc del Corpo Topo;;raflco<br />
Air Amiulnlstr. delT Ospedale nng;glore<br />
di LODI.<br />
Autorizzato dalla qm annessa lettera della Miinicipalita, vi<br />
L'epoca della Istituzione dell' Ospedale; nome dell' I-<br />
prego, Ciltiidini Aniministratori , di fornirmi le segu';nti no-<br />
tizie : —<br />
stitutore, e di colore che nel progresso del tempo ci h:m fatto<br />
dei lasciti coi.siderabili; namero de' vecchi , orfani , e posti e<br />
malati che 1' Ospedale puo coiitenere e che contiene: K ggi generali<br />
per la loro ammissione; numero de' poveri socd.rsi dalr<br />
Ospedale. Totalita de' fondi che possiede ; Rendita a inuale ,<br />
da chi amministrata. Spese annuali pel mantenimento dell' 0spedale.<br />
— Vi e una Scuola di Analomia, un Teatro An; tomico,<br />
un Laboratorio Chimico, un Orto Botanico. AUievi che iVequentano<br />
queste Sezioni sperinnentali?<br />
Desidero che le risposte alle precedent! domande fcieno le<br />
pill brevi possibili. Vi prego inoltre di rimettere gli elexhi qui<br />
acclusi al Medico e Chimico in Capo dell' Ospedale , ;icci6 si<br />
compiacciano di soddisfare alle domande che gli sono dirette,<br />
e assicurarli nel tempo stesso , che gli Ufliziali del Cc po Topogralico<br />
nel dare conto al Governo della loro commissione,<br />
esporranno congiuntamente alle notizie scientifiche il i.ome di<br />
coloro che le avranno sommiaistrate.<br />
Ho I'onore di salutarvi.<br />
Mac-Donald.<br />
(1) Fodro cliiamavasi il dirillo compclcnlc al iigiiorc del luogo di avcre<br />
graluitamcnlc il foraggio cd il vilto noccssario a so cd al suo seguilo. Albcr-<br />
garia chiamavasi il dirillo dciralloggio die al medesimo s[iellava. C li si ri-<br />
liulava di dare I'albergaria od haribergum agli ufllciaii rcgi cd ai scldali, pa-<br />
gava una mulla in d'liaro, die dicevasi /Kribaumim.
N. 3855<br />
Anno Primo<br />
— 104 -<br />
Lodi, 20 Novemhre 4802.<br />
LA MUNICIPALITA' DI LODI<br />
Invita ciascuna delle Deputazioni Amministrative dei Pii<br />
Luoghi esistenti in questo Comune, ed il Reggente degli studi,<br />
a prestarsi in vista della presente a fornire al cittadino Mac-<br />
Donald , Capo Sezione del Corpo Topografico Italiano , tutte<br />
quelle cognizioni che gli verranno dal medesimo richieste, per<br />
poter disimpegnare iin'importante commissione incaricatagli dal<br />
Governo, per la quale essa Municipalita trovasi dalle stesso incombenzata<br />
di coadjuvarlo in ogni sua occorrenza.<br />
Dalla Casa del Comune.<br />
Segnat. Oldrini, pro Presidenie.<br />
Sott. RoccHiNi, Segretario.<br />
Concorda la presente coiroriginale esibito aU'Amministrazione<br />
di questo Ospedale dal suddetto cittadino Mac-Donald<br />
indi al medesimo restituito, e per fede<br />
D. Giuseppe Crociolani, Notajo di Lodi e Cancelliere.<br />
IMtH Egnaglianza<br />
llEPUBBLICA ITALIANA<br />
Lodi, 30 Kovemhre 4802 - Anno X .Repulblicano.<br />
II Direttore iviedico cd Ainm.rc dcllo Spcdale Maggiore<br />
Air Aminiuistr.izione del isnddclto Pio Laogo<br />
LODI.<br />
Qui compiegata vi accludo, Amministratori Colleghi, la risposta<br />
ai quesiti della quale mi avete incaricato con vostro Decreto<br />
del giorno 28 cadente Novembre. Godo sempre d'ogni<br />
incontro per assicurarvi il mio attaccamento.<br />
G. Villa.<br />
ttlsposta alle Qnistioni proposte nl Medico in Capo<br />
dello Spcdale IVIaggiore - ne' scgncntl termini:<br />
ft Si desiderano delle risposie sommarie alle questioni seguenti »<br />
Se la quistione proposta si limita soltanto alia Comune murata<br />
di Lodi; essendo questa situata sopra un piccolo colle, tuttoche<br />
circondata da una pianura sottoposta ad un'abbondante<br />
irrigazione, I'atmosfera non ne risulta percio gran che sopra-
— lo:; -<br />
carica di umido. L' aria vi e ventilata c quindi discretamente<br />
saliibre.<br />
Le acque ad uso di bcvanda per la popolazione si traggono<br />
da poz'/i b;i>tantoiiiente protoiuli dnvo si raccolgono da sotterraneo<br />
sorgcnti. Sono esse quimli goneralinente biione e vi si<br />
lianno ancbe delie eccellenti. Poche sono le dilettose cd in<br />
queste il difetto sta tutt'al piu in qualche eccesso di ossisolfato<br />
di calce.<br />
(ill alimenti degli abitanti sono promiscuamente le carni,<br />
gli ortaggi, i frutti, i fariiiacci, il latte e snoi prodotti. 11 riso<br />
e iin cibo quasi oidinaiio. La classe per6 degli indigenti oltre<br />
il far uso di pane a tutta farina , fa anclie molto consumo di<br />
farina di nielica (Zea Mays') cbe riduce a pane c comunemente<br />
anche a polenta. II vino e la bevanda degli agiati. 11 povero no<br />
beve negli anni di abbondanza.<br />
L'atmosiera quindi, quando non sia, siccome ovunque, sottoposta<br />
a strane vicende , non predispone ne produce decisamente<br />
le malattie dominanti. Non le producono gli alimenti e<br />
neppure gli indicati siccome cibo piii ordinario del povero ,<br />
perche abituato ad essi fmo dalla prima eta.<br />
Dal vino non si vedono cbe gli efletti dell' eccesso, siccome<br />
in ogni individuo sotto qualunque cielo: questo per6 non e si<br />
frequente fra noi.<br />
Se poi si parli dell'agro lodigiano , essendo esso copiosamente<br />
irriguo, non scarso di paludi, abbondante di risaje, I'atmosfera<br />
vi e umidissima, eccettone il mese di Marzo nel quale<br />
a motive delle occorribili riparazioni viene sospeso il corso<br />
delle acque ne' canali. La macerazione del lino siccome le altre<br />
tcque stagnanti trasrnettono all' aria de' principi piii deleterii,<br />
quali sono i noti gaz mefitici cbe da questi stagni di corruzione<br />
in eccessiva copia sogliono derivare.<br />
Le acque de' pozzi vi sono in genere a pochissima profondita<br />
, e sebben provenienti da sorgenti sono esse per la massima<br />
parte limose quali esser lo debbono in un fondo intersecato<br />
da tanti canali e sottomesso continuamente alle acque. La<br />
poca profondita poi in estate la rende anche d' una temperatura<br />
pill elevata dell' acque de' pozzi profondi, e quindi parecchie<br />
d'esse sensibilmente calde.<br />
L' alimento piu comune ai nostri coloni e il pane misto di<br />
melica e di miglio; la polenta di melica; lo sono i legumi<br />
escluso il pisello , qualche ortaggio ; i farinacei grossolani preparati<br />
ad uso di minestra e rade volte il riso.<br />
L'agricoltore non beve vi)io se non nel breve tempo di alcune<br />
date operazioni di campagna , e questo d'una inferiore<br />
condizione, diluito, e ne'soli anni di abbondanza di tal genere.<br />
Queste cause non possono a meno di non deteriorare sovercbiamente<br />
lo stato di salute dei nostri contadini , i quali<br />
male alloggiati , circondati da un'atmosfera poco atta alia respirazione,<br />
rnal nutriti e non corroborati da opjjortune bevande<br />
devono per necessita soggiacere a gravi malattie. lo non ne in«<br />
colpo tanto la natura degli alimenti, ai quali noi sappiamo, cbe<br />
Tuomo finalmente s'avvezza, quanto piultosto la natura dell'arijv
— IOC -<br />
e la mancanza del vino od altro analogo liqiiore, troppo necessario,<br />
a mio parero, »1 colono ne' tempi delle maggiori fatichc<br />
e quando suda aU'eccedente lavoro , lungamente sferzato dal<br />
sole eslivo.<br />
])alle premesse nozioni risulta che se I'abitante della citta<br />
non va soggetto precisamente a ricorrenti malattie epidemiche,<br />
11 contadino aU'opposto e per I'aria che respira e per le altre<br />
cause contemplate, e piii pel dnro genere di vita cui mena, 6<br />
sottooosto a de' mali clie si possono a biion diritto cliiamare<br />
epidcmici, Sono questi neH'inverno avanzato ed in primavera i<br />
mali infiammatori di petto, Nell' inverno il vicendevole passaggio<br />
dalle stalle caldissime all' aria rigida e viceversa vi deve<br />
printipalmente contribuire ; nella primavera li rapidi cambia*<br />
menti dell'atmosfera non possono a meno di non influirvi egualmente.<br />
In estate inoltrato e nell'autunno le sovraccennate cause<br />
prodncono epidemicaraente le intermittenti d'ogni specie, non<br />
di rado perniciose, comunemente recidive e di lunga duratase<br />
pero queste vengano curate in tempo e con appropriati rimedi<br />
non riescono ordinariamente di difficile guarigione, sono desse<br />
fatdli se trascurate, o degenerano in croniche affezioni delle<br />
quali le piu comuni sono le ostru/ioni de' visceri del basso<br />
ventre, il volume morbosamente accresciuto de' medesirai, singolarmente<br />
della milza molto comune a' nostri contadini , le<br />
febbri lenti, le diarree colliquative, il marasmo, I'idropisia.<br />
Da quanto ho detto , superiormente si. puo comprendere<br />
sino a qual punto queste malattie d' indole epidemica possano<br />
dipendere dalle indicate cagioni.<br />
Non e da ommettersi che la nostra campagna nel progresso<br />
dell'inverno e nelia primavera e bersagliata da quando in quando<br />
dalla febbre petecchiale siccome lo fu negli ultimi anni , ma<br />
questo morbo provenendo da esterne cagioni non puo dirsi decisamente<br />
delle nostre campagne.<br />
La pellagra che ha esercitato negli anni addietro l' attenzione<br />
de' nostri migliori osservatori , che e tuttavia un arduo<br />
oggetto d' indagine presso i pratici e che credevasi dapprima<br />
malattia esclusivamente endemica dell'agro milanese , lo e egualmente<br />
del lodigiano. Sono gia parecchi anni ch'io I'ho qui<br />
riconosciuta e n'ho fatto partecipe il pubblico con una Memoria<br />
che sta impressa nel Giornale Fisico-Medico del prof. Brugnatelli<br />
di Pavia. Sgraziatamente pero per quanto siasi ed osservato<br />
e pensato su di essa , e sebben consti oramai abbastanz*<br />
che una tal malattia e tanto propria dell' agricoltore , che appena<br />
un caso o due fra le migliaja si vuole aver osservato in<br />
individai non lavoratori di campagna, la cagione del male non<br />
e ancora stabilita e quindi non determinato il metodo esclusivo<br />
di cura. Non riesce difficile di salvare I'infermo ne'primi gradi<br />
della malattia, il prolungargli i giorni quand'anche sia a certo<br />
segno avanzata; allora poi che e confermata, che il sistema ne e<br />
altamente attaccato, che le localita si manifestano coi segni di tabe<br />
a taluno o a diversi de' risceri esenziali alia vita, giacche nessuno<br />
n'e risparmiato , la morte e inevitabile. Nei primordi del<br />
rnr.le I'astenersi dal lavoro della campagna eseguito appieno
- to: -<br />
solo singolarmonto in primavera , e il piii sicuro rimedio. No<br />
sura diinque i>er egiial titolo il preservativo. Ma come c; ciu<br />
combinabilo colla iiecossita tlella collivazione?<br />
ISop:giuiigo qui clie v' e ragiono di credore die la pellagra<br />
sia pure alTagricoltore presso altrc regioni. So cio finora non<br />
consta apertameutc, diibito possa ilipeiuiere dal non essersi ancora<br />
presentata come oggetto di jmu dilTiisa indagine. In occasione<br />
di esc^ursioni fatte ne' monti del Vicentino e del Veronese,<br />
I'ho riscontrata a chiare note in alcuni individui d'ambo<br />
i se?si.<br />
Ritornando ora al soggetto delle epidemic non sarebbe malagevole<br />
I'indicare le precauzioni onde evitarle poiclie tutto il<br />
punto sta in allontanarne le cause. Ma 1' oggetto implica la natura<br />
della coltivazione e 1' economia agraria, Egli e pero certo<br />
clie il migliorare I'abitazione, in parte anche la nutrizione dei<br />
contadini, ed una prestazione giornaliera di vino o liquore analogo<br />
ne' tempi de' lunghi estivi lavori, contribuirebbe notabilniente<br />
a preservare la loro salute. Ma il vino non e per I'indole<br />
della nostra agricoltura uno de' nostri maggiori prodotti. Nel-<br />
I'inverno poi I'abuso delle stalle alTollate di bestiame , rifugio<br />
ordinario del contadino, dovrebbe es.sere moderate, quando pure<br />
non prevalessero sempre le inveterate abitudini. Le precauzioni<br />
quindi non riescono di cosi facile esecuzione.<br />
Siccome poi le accennate malattie sono d' un ordine conO'<br />
sciuto, quindi i metodi con cui si trattano sono qnelli della piu<br />
Sana medicina della colta Europa, con quelle modilicazioni che<br />
il criterio pratico suggerisce.<br />
Resta a dire delte Epizoozie. Qui si limitano esse ordinariamente<br />
al bestiame bovino. La malattia piii ovvia alJe nostre<br />
mandre e la Polmonea; non e pero dessa cosi frequente , ma<br />
quando insorge la mandra ne solTre pressoche alia distruzione.<br />
L'intemperie della stagione ed il passaggio del calure eccessivo<br />
della stalla all' aria sovercbiamente rigida , ne sono le cagioni<br />
pill manifesto. La Splenitide le attacca pure talora, ma piu di<br />
rado. Questa malattia coitagiosa ammazza il bue , la vacca in<br />
pocbi giorni. La milza per lo piu si trova cangrenata, e I'infezione<br />
estesa bene spesso agli altri visceri dell'addome. In quest'<br />
anno ha avuto luogo in qualche comune , in que' territori<br />
pero a preferenza, che c^non del tutto o ben poco sono irrigui.<br />
Pare che negli anni di siccita la delicenza o il guasto degli<br />
abbeveraggi vi contribuisca in molta parte. Se la polmonea ammette<br />
per cura il metodo antillogistico e con esso parecchie<br />
bestie vengono conservate, la splenitide che pur dev' essere egualmente<br />
e con tutta la sollecitudine trattata, e pero tale che<br />
per la sua rapidita previene in tempo indispensabile all' effetto<br />
dei rimedi. In questa si fa necessario 1' espediente d' uccidere<br />
I'animale, di se[)pellirIo colle piii scrupolose cautele e la segregazione<br />
degli infetti perche non se ne propaghi il contagio.<br />
Negli scorsi anni di guerra i nostri bovini sono stati terribilmente<br />
maltrattati da una Epizoozia , cui si e anche sorbato<br />
questo nome siccome specifico a denominarla. Era dessa propriamente<br />
una febbre della natura del tifo , peistifera al segno
- 108 -<br />
die ben poche bestie superavano la malattia. Si propagava C6n<br />
molta rapidita per contagio ed era comuiiemente in piii o meno<br />
giorni fatale. La di lei origine ripetavasi dalle mandre introdotte<br />
dall'estero ad uso alimentario delle armate. Egli e certo,<br />
e gia da qualche secolo ne sussiste I'osserva'/ione, clie il nostro<br />
paese in istato di guerra , all' avvanzarsi delle truppe limitrof'e<br />
del Nord , va a solTrire 1' Epizoozia , eccidio certo alle sue<br />
mandre.<br />
E cio, che e grave per noi, la medicina non ha potuto assicurare<br />
un piano di cura per essa. Cio che tutt'al piii pu6 ottenere<br />
, c quello di soffocare il contagio coUa morte degli animali<br />
infetti e colle altre notissime cautele, nonche d'impedirne<br />
la ripullulazione col disinfettarne le stalle.<br />
Questo e quanto si puo dire in breve sui proposti quesiti.<br />
Lodi, 30 Novembre 1802 - Anno X.<br />
G. Villa (1)<br />
Medico Direttore dello Spedale Maggiore di Lodi.<br />
Slusfmsione di un pi?ovepbio Lodigiano<br />
L'lmperatore Federico Barbarossa I'anno 11B8, in occasione della<br />
Beconda sua discesa in Italia, decretO la ricostruzione della nuovaLodi,<br />
onde radunarvi i Lodigiani ramingbi nelle varie citt4 amiche circonvicine<br />
a cansa della seconda e totale rovina della patria loro operata dalla<br />
vicina Milauo il 23 Aprils stesso anno. Egli il giorno 3 Agosto pose la<br />
prima pietra della nuova citt^ ed in seguito ne ajut6 e protesse la costruzione<br />
rimettendola in piono possesso de' suoi antichi diritti , restitnendola<br />
aU'onore di citt^ libera, diritti ed onore cbe le erano stati tolti<br />
dai Milanesi. Tra i varii Imperiali Editti deli'Imperatore Federico a favore<br />
della nostra Lodi , molto caratterislico 6 il segoente documento<br />
tradotto dal testo latino riportato dal Molossi : Vite degli uomini il'<br />
lustri Lodigiani, Parte 1.*, pag. 168.<br />
« Nel nome dtlla Santa ed Individua Trinita, Federico per<br />
la Divina Clemenza Imperatore Romano.<br />
Quantunque noi dohbiatno ttitelare tutti quelli che si conoscono<br />
che si ritengono come figli della liberla imperiale, pure<br />
da noi si devono prediligere con ispeciale amove quelli dei quali<br />
(1)<br />
II Dollor Gemello Villa nacque nell'anno 1749 in Lodi. Fu I. R. Me-<br />
dico Provinciale e DircUore per circa 20 anni dcU'Ospcdalc Maggiore. Scrisse<br />
varii traltati scicnlifici, quali venncro inscrili negli « Annali di Chimica » del<br />
Brugnalelli, Volume VII. Appassionalo cultore della scienza medica, Iasci6 una<br />
ricca collezione dei suoi libri e manoscritli alia nostra Biblioleca Comunale.<br />
Mori il 5 Dicembre 183i in cla d'anni 75, islitucndo crede il suddello Ospedale<br />
di alcuni suoi beni per il manlenimento di quaUro cronici. In bencme-<br />
renza rAmminislrazionc del sullodalo Istiluto lo colloc6 in cfflgie Ira i bene*<br />
fallori piu cospicui.
~ 109 —<br />
k pin conosciuta la fcdelta. e di cui d comprovata con opcrc.con<br />
fatti la loro assiduHd jicU'csalture la gloria dclla nostra imporiale<br />
corona. ^Va adutujue nolo ta)ito ai prcsenli tjuanto ai faturi<br />
come /S'oi toccJii dalla divina volonta , in visla della misc'<br />
randa dislruzionc dclla cittii di Lodi , per spontanea pield ah'<br />
biamo stabilito in no)ne dell' impcrialc autorild, e sotto il sua<br />
vessillo , di costruire pci noslri fcdcli cittadini Lodiqiani una<br />
nuova abitazione sul nionte EgJiczzone in rira all' Adda, luogo<br />
ahbastanza capare per costruirvi la citta cd i suoi sobborghi. E<br />
abbiamo trasfcrito nella nuova i' antica citta dislrulta dai Milanesi,<br />
in virtu del nome nostra e della nostra Impcrialc Macsla,<br />
concedendo ai Lodigiani queste agevolezzc per grazia nostra ,<br />
siecome qui appresso vengono esposte.<br />
Priviierainente dunque conccdiamo questa facolla di costruire<br />
mura, fossati , ed altra difesa contro le incursioni dei<br />
nemici, come si costuma colle altre citta. E a maggiorc utilitd<br />
e vantaggio della nostra citta Ic conccdiamo libera facolla di<br />
poter costrurre ponti sopra il fiume Adda e sopra le altre acque<br />
che scorrono ncl vescovato di Lodi, a comoditd dei viandanti, e<br />
riserviamo al Regio Fisco i tributi, i dazi cd i pcdaggi dei medesimi<br />
ponti. Prescriviamo anche che la delta citta abbia un<br />
porto generate cd iina stazio)ic di naii comune, a scanso diogni<br />
contraddizione ; e le navi dei mereanti che salgono o discendono<br />
per r Adda, si raccolgano sicure nel mcdcsimo porto con libera<br />
facolla di vcndere e compcrarc, nc alcwi altro porto si costruisca<br />
per le navi che arrivano in tutlo il fiume Adda senza nostra<br />
online impcriale , e ogni Lodigiano abbia libera facolla di navigare<br />
per tutte le acque di Lombardia, sciolti da ogni tributo,<br />
ad eccezione solo di quella che spetta all'Jmpcrial Fisco. E siccome<br />
nessuna citta ne pud, nc deve mancare di una via comune<br />
da citta a citta, da luogo a luogo, per i uso comune, cosi con<br />
Nostra hnperiale Editto conccdiamo alia Nuova Cittd di Lodi libere<br />
vie e libcri passaggi per ogni dove, per le pubblichc e comuni vie,<br />
che conducono allc singole cittd circonvicine. Inoltre con nostra<br />
Decreto vietiama che in tutto il Vescovato di Lodi nessiin ca-<br />
Stella , ne torre , ne alcun altra forlezza si edifichi a si ricostruisca<br />
, se distrutti. A maggior nostra gloria poi ascriviamo<br />
alia cittd nominata le terre incolte fZerbiJ e le altre aratorie<br />
che giaciono su ambe le rive ad uso pascolo comune, e si comperino<br />
da quelli ai quali di diritlo appartengono al prezzo che<br />
costavano un anno prima che fosse fondata la cittd. I confini<br />
dei quali pascoli si estcndono da una parte da Villavcsco prossima<br />
alia via che dal ponte vecchio di Fanzago conduce al-<br />
V Adda, e dalV altra parte seguendo la costa del Pulignano, la<br />
costa IscUa ,e quella di Zovenigo vecchio e di Zovenigo nuovo{\),<br />
e la costa della cittd, si chiudono verso I' Adda. E poiche i Milancsi<br />
prima e durante la guerra rapirono con violenta usurpazione<br />
violta parte di quei pascoli dei Lodigiani, conccdiamo a<br />
guesti il potere di richiedere i territori loro stati tolli senza<br />
dilazione di tempo. Del resto lasciamo pienamente libera la<br />
(I) La cosia di Zovenigo iiuovo cslcndevasi d^lia Gnlla sine alia Mairana.<br />
quella di Zovenigo vecchio daiia Mairana mho a SoltariiO.
— 110 -<br />
nuova citlh di Lodi a lulli i dirilli tanio nella cilia , quanta<br />
per tutlo V cpiscopato Laudense sollo la nostra e loro propria<br />
giurisdizionc. Comandiamo sever amenle die non riconoscaaltra<br />
avloriid. ed a nessuna altra pcrso^ia presli uhbidienza se non alia<br />
sola nostra imperiale maesla e ai nuslri successori Re e Impera-<br />
tori llomani. Altro poi comandiamo per aggiunla, che siccome la<br />
nostra strada comune passava per mezzo dclla ciltd vcccliia<br />
cosi libera e spedita passi anche per la nuova nostra citla di<br />
Lodi. Perche poi iutto questo Decreio sia osservato inviolahilmente,<br />
lo confermiamo col segno del nostra imperiale sicjillo. »<br />
Che questo clecreto abbia avuto effetlo, si pu6 rispondere affermativamente<br />
aenza tenia di andare errati. I Lodipiani , raccoglientisi entro<br />
la mura della nuova Lodi, per ordine del Barbarossa costrutla , privi<br />
delle sostanze loro violenleciente raplte dai nemici, ovunque si presentarono<br />
dopo la pubblicazione di questo Imperiale Editto, furono, secondo<br />
le sue prescrizioiii, degnasiento trattati dalle popolazioni delie citt^ vicine.<br />
La formola : Lasciatelo passare che 6 dt Lodi, usata dagli agenli<br />
delle ioaposte lungo le strade , i fiuriii ed ai ponti ogni qual volta si<br />
presentava un lodigiano , pass6 in proverbio , e ancor presentcroenle<br />
quando si vuole ammettere qnnlche cosa senza discussione , si dice:<br />
« Lass^mla jpassd che V ^ de Lod. »<br />
IL GIRGONDARIO DI LODI<br />
M." Gio. Agnelli.<br />
AIL' ESPOSiZiONE KAZ10i\ALE DI MILAIVO<br />
Dai Glurati per I'Esposizione Nazlonale di Miiano furono con-<br />
ferite le seguenti onorificenze agli Espositori del nostro<br />
Circondario.<br />
Sez. I. Prodotli dell'Industria monlanislica c viclullnrgica<br />
Menzione Onorevole — Society dei Lavori in ceaento (Lodi).<br />
Sez. U. Concimi chimici<br />
[Fiiori concorso) — Fabbrica Lombarda di Concimi Arlillc, (Brembio).<br />
Sez. III. Prodotli dell'Industria agricola c mcccanica agraria<br />
Medaglia d'argento — Comizio Agrario di Lodi.<br />
» » — Bianchi Costante (S. Colombano al Lambro).<br />
Medaglia di bronzo — Ferrari Pietro (Cssal Pnsterlengo).<br />
Menzione Onorevole — Mazzucotelli Giovanni (Lodi).<br />
Sez. VIU. Processi e prodotli delta comer ia<br />
Medaglia di bronzo — Sianosi Giovanni (Lodi).<br />
(Fuori concorso) — Caltaneo Francesco (perch6 giuralo il gerente<br />
della DHtji) (Codognc).
— Ill -<br />
Sez. IX. Cereali - I'miiie • Paste<br />
Menzione Onorevole — Todrazzini Cosare (Codogno).<br />
Stz. X. Dili, fornuKjiji, canii sahilc c leguvii<br />
Medaglia d' oro — Ditla Polenghi, Lombardo, Clrio e C. (CoJogno).<br />
Medaglia d' aryento — Bignami Emilio (Codogni).<br />
» » — Ferrari Francesco di Antonio (CoJogno).<br />
» > — Margiotla Domeaico (Livraga).<br />
Sez. XI. \ i/j/, uceti, alcool, birra, liquori<br />
Medaglia di bronzo — Facheris Enrico (Lodi).<br />
Menzione Onorevole — Ferrari Sante (Ijodi).<br />
Sez. XII. Processi e prodolli delle arti Ccrnmica e Yelraria<br />
Medaglia d'argento — Pallavicini Fr.lli Giuseppe e Ing. Loreneo (Lidi).<br />
Menzione Onorevole — Loretz Carlo della Dilla Pallavicini fraleili<br />
di collaborazione. suddelti (Lodi).<br />
Sez. XIII. Prodolli c proccssi delle arli gra/iche<br />
Menzione Onorevole — .Sobacchi Sac. Aiessandro (Lodi).<br />
Sez. XXI. L'lcusili e Mn^serizie d'liso domeslico • Laiori in uutallo<br />
ordinar io t leghe<br />
Menzione Onorevole — Ceruti Carlo (Lodi).<br />
Sez. XXIV. Previdcnza<br />
Medaglia d' oro — Banca Popolare (Lodi).<br />
Sez. XXV. Prodolli della tecnica chirurgica<br />
Medaglia d'argento — Gorini Cav. Prof. Paolo (Lodi).<br />
Sez. XX\I. Slrumenli musicali e loro parti<br />
Menzione Onorevole — Freddi Fabio (Lodi).<br />
Sez. XXVIll. Sciiole tecniche ed Islituli lecnici inftriori<br />
Scuole d'Agricollura, Slazioni, ecc.<br />
Medaglia di bronzo — Istituto Cristina Guy (Lodi).<br />
• » — Society Ginnnstica (Lodi).<br />
Menzione Onorevole — Istituto Pedrazzini Angelina (Codogno).<br />
> » — R. Scoola Tecnica (Lodi).<br />
Si:z. XXIX. Prcvidenza e Deneficenza<br />
Medaglia d' oro — Baiica Popolare (Lodi).<br />
Medaglia d'argento — Forno econnmico di Cavenago d'Adda.<br />
Medaglia di bronzo — Asili Infantili (Lodi).<br />
» x> — Casa di Ricovcro e Lavoro (Codogno).<br />
» » — Congregazione di CaritA (Lodi).<br />
> » — Pia Casa di Ricovcro (Lodi).<br />
> » — Scuola Comiinale (Codognc).<br />
Menzione Onorevole — Banca Popolare (Codogno).<br />
Med. di collaboraz. — Zilli Avv. Cav. Tiziano (Lodi).
- 112 -<br />
ESPOSIZIONE MUSIGALE<br />
Diploma. d'Onore. Gruppo 1. — Callodrale di Lodi - Municipio di<br />
Lodi.<br />
Menzione Onorevole. Gruppo 2. — Cairo Gaetano (Codogno) — Ferrari<br />
CarloUa c3i Lodi, residente a Torino — Paazini<br />
Angelo dl Lodi, residente a Milano.<br />
» » Gruppo 3. — Zucchelli Luigi (Codogno) — Sianesi<br />
Giuseppe (Lodi).<br />
» » Gruppo 5. — Oldrini Gaspare (Lodi).<br />
» » — Pedrazzini Antonio (Ospedaletto Lodigiano).<br />
p » — Ugg6 Sac. Carlo, Arciprete d'Ospedaletto Lodig.<br />
PREMI ISTITUITI DAL MINISTERO<br />
PREMI AGRICOLI<br />
Med. d'oroe Lire 500 — Anelli Cav. Sac.Rinaldo, Parroco, pei forni cooperativi<br />
di Bernatc Ticino e Cavenago d'Adda.<br />
» » » — Boselli Emilio di Lodivecchio per la ricos^truzione<br />
di case colonicbe io base ai principi<br />
dell'igiene.<br />
> > » — Ferrario Pietro di Codogno per il medesimo<br />
titolo.<br />
Fra i niigliori contadiiii promiali con medaglia d' argenlo offorlc dal<br />
Barone Barlolomeo Canipana furono proposli da! Coniizio Agrario di Lodi :<br />
Bossi Gio. Bait. Casaro, Zoilcsco; Venltirn iSalalc, cavalanle, Galgagnano;<br />
Belli Giuseppe, casaro, Codogno; Midali Luigi, casaVo , Codo?no; Barbieri<br />
Francesco, colono, Valera Fralla; Otsi Andrea, adacqiialorc, S. Fiorano; (Juartieri<br />
Anionio, casaro, Galgagnano; Ainoniazzi Agoslino , Cassina Dosscna di<br />
Lodi; Sarc/ii Slefano , cavalanle, Cassina Dossena'di Lodi; Scsini Yinrenzo ,<br />
Casaro di Codogno; Qaallriiii Ballisla , fatlore dclla cascina Campagna di S.<br />
Marlino in Slrada; Salvalori Gitiseppe, casaro rteila cascinu Uossena. Ferrari<br />
Giuseppe, contadino, Camairago.<br />
Per rcrczionc del Mnseo Elnografiro italiano contril)ni Pallavicini Giuseppe<br />
e fral. Ing. Lorenzo successori alia Dilla Dossena di Lodi coli'inliera collozionc<br />
esposta di oggetti d'uso casalingo della canipagna in majolica, ofirendo di complelaria,<br />
con'luUi quegli oggelli non presenlali ail'Esposizione Induslriale 1881<br />
che fossero per abbisognare — Perseveranza 27 Oliobre 1881 pag. 2.<br />
S. M. il Re acquislo il 6 Agoslo una grande fiorcra formala da concliigiic<br />
e sirene dalla fabbrica del Cav. Anionic Dossena di Lodi , condoUa dai fralclli<br />
Pallavicini — Corriere dell'Adda 20 Oliobre 1881.<br />
Esposero bellissimo saggio in sele grcgge, in organzini ed in Iranic i<br />
Slgg. Ferri di Codogno.<br />
La Scuola-Famiglia direlta da Crislina Guy di Lodi, espose ncl riparlo delie<br />
scuolc femminili dei pizzi ad use di Burano sunerlalivi — Zig-zag — Milano<br />
Treves 1881.<br />
Sac. Andrea Timolati, Direttore.<br />
Lodi 1881. Tip. QuiricoeC- Camagm Giuseppe, Gerenle resjwnsale.
ANNO 1" GENNAJO DISPENSA 8*<br />
DELLA STORIA DIOCESANA<br />
del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
San Genebardo ?.*' Vescovo di Lodi<br />
Successore a S. Dionigi nel vescovado di Lodi fu San Genebardo.<br />
Ci6 e attestato da Giovanni da Nigravalle , monaco<br />
premonstratense e bibliotecario della Yaticana , nell' Epilogus<br />
Chrouicoruui, registrando i nomi dei Canonici regolari che fio-<br />
rirono per santita di vita, nota per quinto S. Genebardo Vescovo<br />
di Lodi, antecessore a S Bassiano, seguito in cio da Bartolomeo<br />
Corrado giureconsulto ed oratore della citta di Lodi in Milano nel<br />
suo discorso sulhi -preci'denza di Lodi alia citta di Como, non che<br />
da Andrea Cato nella vita che scrisse di S. Bassiano e dal padre<br />
somasco Ruggerio.<br />
Al Nigravalle designante S. Genebardo quale canonico re-<br />
golare prima di S. Bassiano , si obbietta che venissero i detti<br />
canonici istituiti molto tempo dopo, cioe da Sant' Agostino. Al<br />
che brevemente risponde il canonico Lodi , che prima di San-<br />
t' Agostino si trova menzione di canonici regolari in Italia, quail<br />
collegi di sacerdoti che vivevano in comune alia forma dei monaci<br />
e questo singolarmente nelle cattedrali , di che S. Am-<br />
brogio nella sua lettera 82.* ai Vercellesi e nel discorso IX.°,<br />
ne da per autore S. Eusebio Vescovo di Vercelli , istituto poi<br />
che il Baronio nell' anno 378 nota sia stato introdotto da San-<br />
t' Agostino anche nell' Africa.<br />
Dalle scarse notizie che abbiamo dell'antica Chiesa Lodi-<br />
giana , si sa soltanto che Genebardo venne eletto dal popolo e<br />
dal clero , ma non si sa da chi venisse consacrato , dacche in<br />
quel tempo il metropolitano S. Dionigi era esiliato ed il suo<br />
successore .\usenzio era un'intruso ariano. Non manco cestui<br />
di citare a Mi'ano il nostro Genebardo per dargli la conferma<br />
e farlo inte'^enire ad un suo conciliabolo, ma ricusando egli<br />
di andarvi , fu per istigazione degli Ariani mandato in esilio<br />
dall'imperaiore Costanzo. Prima di abbandonare Lodi, Gene-<br />
bardo stette nascosto per qualclie tempo nella campagna per<br />
attendere agli interessi della sua Chiesa, ma infestando sempre
- m -<br />
pill tra i Lodigiani T arianesimo . profondamente afflitto , per<br />
conservarsi ancora ai suoi fedeli, batte 1' amaro calle deU'esilio.<br />
Pelle^rinando capito nella Cappadocia, ove trov6 il suo antico<br />
metropolitano Dionigi con altri Vescovi banditi. Cola si tennero<br />
frequenti conferenze tra loro per giovar ciascuno al suo popolo<br />
e facendo aspre penitenze per ottener da Dio la depressione<br />
delle tante eresie invadenti 1' Italia. Poco dopo essendo niorto<br />
il Sornmo Pontefice Felice , Liberio suo successore convoc6 il<br />
concilio di Rimini, in cui intervenne ancbe il nostro Genebardo,<br />
quivi si dichiaro eretico per un'altra volta Ario e venne scomunicato<br />
Auienzio, il quale pero non si penti, ne cerco I'asso-<br />
luzione, ma piii che mai ostinato nel suo errore invei contro 1<br />
Vescovi e piu contro i suoi suPfraganei: sicche per mezzo del-<br />
I'imperatore Costanzo li fece di nuovo allontanare dalle loro<br />
sedi. Se non che successo nell'impero Giuliano, questi sebbene<br />
rinnegasse il suo battesimo e si applicasse ai misterii Eleusini,<br />
pure copri con pelle di capra le sue spoglie di lupo , frenando<br />
i furori ariani e rimettendo gli esiliati Vescovi cattolici nelle<br />
Joro sedi. Allora Genebardo non tardo venir a Lodi, e vedendo<br />
i suoi diocesani in gran parte traviati dal malo esempio di un<br />
prelato ariano, tutto studio per svellere i tanti errori insinuati,<br />
per introdurre il Simbolo Niceno confermato anche in Rimini,<br />
sicche ben presto ebbe il conforto che molti in pubblico abju-<br />
rassero le eresie di Ario.<br />
XXVII." Giunta la notizia che il metropolitano Dionigi era<br />
morto nella Cappadocia , 1' intruso Ausenzio cresciuto in su-<br />
perbia come nel potere concessogli dall'apostata Giuliano,<br />
molto ebbe a soffrire Genebardo nella novella persecuzione. Non<br />
potendo in pubblico bandire la verita, s'imgegno di operare nel<br />
segreto in modo che non la si alterasse in seno ai suoi fedeli.<br />
Se non che successo nell'impero Gioviniaiio , il cristianesimo<br />
respiro di nuovo aure di pace', ed il nostro Pastore si appro-<br />
fitto di codesta calma perche col suo esempio, colle sue dispute<br />
e predicazioni per ricuperare ancora molti de' suoi dall'infetto<br />
arianesimo, per abbattere i monumenti idolatri innalzati sotto I'a-<br />
postata Giuliano nei luoghi pubblici. Se non che non piii di sette<br />
rnesi duro con Gioviniano la pace della Chiesa, che successogli<br />
Valentiniano gli Ariani quanto prima ebbero ancora il sopra-<br />
,vento, ed ottennero dall'imperatrice Giustina un' editto a danno<br />
de' cattolici. A scongiurar cio si unirono i nostri Vescovi com-<br />
provinciali in Francia con S. Ilario Vescovo di Poitiers, e tennero<br />
un concilio, in cui entrarono anche gli eretici col pretesto<br />
di giustificarsi , per il che prevalendo essi per maggioranza, il
- 115 -<br />
concilio ebbe uu' esito infelicissimo per la Chiesa. D' allora Au«<br />
senzio faltosi piii insolente fece allontanaie i cattolici e pub-<br />
blic6 il suo conciliabolo Anliotbeno. In siio confronto i nostri<br />
Vescovi ricorsero al Poutefice Dauiaso niedianle un concilio di<br />
novanta Vescovi tennlo in Roma , tra i quali vi fu Genebardo.<br />
In esso non solo la lipreso Ansenzio , ma deposto anclie dalla<br />
sua dignita , sebbene ancora \iev cinque anni la conservasse<br />
perclie favorilo dal Mayistrato paitigiano di Valentiniano. II<br />
rostro Pastore ritornato da Roma , poco si pote fermare nella<br />
citta di Lodi , attpsa la nuova guerra mossa dall' imperatore<br />
contro i cattolici, dovendo abbandonare i suoi fedeli, dopo a-<br />
vervi lasciato qualche luminoso esempio di santita. Alia fine<br />
dopo breve tempo cssendo morti tanto Ausenzio che Valenti-<br />
niano , per voce di popolo e per volonta divina venne eletto<br />
Ambrogio a metropolitano di Milano, gia spedito dall'imperatore<br />
quale prefetto per sedare i continui torbidi di codesta metro-<br />
poll. Se le disgrazie non giungono isolate, anche le buone ven-<br />
ture si accumulano , poiche successo nell'impero Graziano , le<br />
cose si abbonacciaiono e fu pubblicato un'editto col quale ogni<br />
prelato pot8va ritornare alia propria sede. Genebardo contento<br />
di poter rimeltere ancora sulla buona via i suoi lodigiani , e<br />
rattristaio di veder la citta infetta dalla lebbra, consiglid il Magistrato<br />
cittadino a preparare un'apposito lazzareto , cui non<br />
manco il santo prelato di frequentare per consolare i tanti af-<br />
flitti e pascerli dei divini conforti. In continue orazioni per in-<br />
vocare da Dio la liberazione della sua citta non solo dalla lebbra<br />
corporale come anclie dal contagio ereticale , consumato dagli<br />
anni e dalle faticbe passo a miglior vita verso I'anno 373.<br />
Di lui scrissero il canonico Lodi, il dottor Zani, il p. Zac-<br />
caria, il Remitale , ed il Martirologio lo ricorda il diciotto Di-<br />
cembre. Di S. Genebardo il Gabbiano nella sua Laudiade canta;<br />
Idem qui MedioJani, et praesul fit Ohjmpi<br />
Gatident Gahlino laudenses, fjaudet Olympus<br />
Cui veteri dexlra fiimant allaria templo<br />
Urhis qui noslrae Pastor fuil ordine quintus.<br />
Viene pure ricordato nella Dl.^ Sinodo diocesana, dal Puc-<br />
cinelli nel suo Zodiaco delta Chiesa Milanese, e dall' abate<br />
Ughelli i\e\V Italia Sacra.<br />
(conlinua).
- 116 -<br />
||B]\lpiyE iTOmCHE<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI CORTEMIGLIA PISANI<br />
(Conlinuazione vedi Numero precedcnte)<br />
Aperta da Federico Barbarossa il 30 Novembre 1154 la<br />
Dieta in Boncaglia avea di la spedito uno de' suoi Cappellani,<br />
perche in di lui nome ricevesse dai j^odifiiani il giuramento di<br />
fedelta. Questi cittadini che gia avevano provato nel 1111 I'ira<br />
de' Milanesi vivevano in tema continua di peggiori sventure;<br />
per la qual cosa onde non concitarsi nuovamente I'odio dei loro<br />
oppressori, ad essi ne chieser prima licenza. I Milanesi che s\<br />
vicino vedevano il loro terribile nemico, paventarono a ragione<br />
che con un rifiuto s'accelerasse la guerra di cui li minacciava<br />
il primo Federico e nella speranza di fiiorviare per aliora la<br />
procella, concessero ai Lodigiani che prestassero il giuramento<br />
richiesto dall'lmperatore. I Milanesi pero nulla rispettando I'in-<br />
violabilita del giuramento appena videro dilungarsi 1' esercito<br />
imperiale pretesero novella obbedienza dai Ludigiani, ed aggiungendo<br />
I'msulto trattarono da padroni nelle terre di questo<br />
contado e se ne resero possessori. I Cremonesi d' altra parte<br />
insuperbiti pella rotta data ai Milanesi sotto Castel Nuovo nel<br />
1150, cercavano pur essi di estendere il loro dominio a spese<br />
dei poveri Lodigiani incapaci a resistere, che anzi sul principiar<br />
del 4157 i Cremonesi irrompendo sul loro territorio ne fecero<br />
prigioniere le poche milizie, smantellando le rocche di Monte<br />
Ohlraio ora Somaglia, di Maleo, in aliora chiamato Mareo , di<br />
Cavacurla e del Corno un tempo I'antica Bipalla che erano dai<br />
Milanesi presidiate. Accorsero pertanto i Milanesi alia difesa<br />
dei loro confmi e dando mano al lavoro prima che I'anno scor-<br />
resse, rifabbricarono e in rniglior guisa di propugnacolo, ricin-<br />
sero le demolite castella (1) fortificando in ispecie quella di<br />
Mareo e di Cavacurta come due antemurali alia formidabile<br />
(I) Sire Raul: De rebus geutis Friderki l" in Race. Muralori t. 6.; Lo-<br />
renzo Maiiiiii: Mcmorie Sloriche di Cremona t. 1; Giuliiii Conic Giorgio: 916"<br />
morie delta Citia c Campogna di MiUnio I. 0.
- ii: -<br />
rocca Ji Piceleone o Pizzighettone die a vista dl quelle e p*f<br />
soggtvione tiei Milaiie-i aveva il pnpolo di Cremona incominciato<br />
nel 1133. A proposito di| (jiieste gare fra Milano e Cremona<br />
ci si racconta un' avventnra assai strana e die ])arrebbe a j)rima<br />
piunta una baja se lo storico che I'ha traniandata non fosse Sire<br />
Haul Rodf.H'o milanese scrittoro contemporanco c di fede.<br />
Erano i Milanesi inionii alia riedilica/ione del Castdlo di Maleo<br />
poco prima ruinato dai Cremonesi, quando costoro volendo impedire<br />
che si continuassero i lavori, nsriti da Piceleone Tagosto<br />
di quest'anno tiagliettarono I'Adda in buon dalo e gia si avviavano<br />
coraggiosamente a quella volta, quando videro da lungi<br />
innalzarsi ed awicinarsi a loro [un fitto polverio. I Cremonesi<br />
a quella vista inaspcttata ditncnticando la meditata impresa<br />
dubitarono die la cavallcria dei Milanesi giungesse in soccorso<br />
del minacciato Castello, per cui piii la gloria che la vita sprez-<br />
7ando, s'abbandonarono a fuga dirotta e I'Adda a tunnilto ripassando<br />
si ricovrarono nuovamente nella Hocca di Piceleone.<br />
Di la stando alia vedetta per conoscere il pericolo da cui erano<br />
campati, videro sull'opposta riva un branco numeroso di pecore<br />
pacifirhe die appunto pella calda stagione sollevavano dictro ai<br />
lor passi quel polverio. Fortificati adurique dai Milanesi i loro<br />
novelli confini, o a dir meglio i confiui del Contado lodigiano<br />
che s'avevano usurpato coUa forza, tennero tuttaria, ad onta del<br />
prestato giuramento, i Lodigiani sotto il loro dominio e giunsero<br />
a tanto che nel 1158 dettarono loro delle nuove leggi alle quali<br />
i Lodigiani ubbidir non potevano senza mancar a Federico di<br />
quella fede die colla licenza dei Milanesi avevano giurata. Percio<br />
rifiutatisi all'ingiusta obbedienza i Milanesi ingiunsero a quei<br />
miseri cittadini di abbandonare la loro patria e quindi s'impadronirono<br />
di Lodi Vecchio (1). La sera del giovedi dopo Pasqua<br />
16 Aprile 1558, dice lo storico Morena, uomini, donne, vecchi,<br />
fanciulli, abbandonarono piangendo unanimi i loro focolari, e<br />
per tutta notte fuggendo si ricoverarono per la maggior parte<br />
a Piceleone. Nello stesso di i Milanesi s' accinsero alia distru-<br />
zione dei Borghi di Lodi Vecchio ove per 47 anni avevano dimorato<br />
i Lodigiani dopo la ruina della citta ed altro non ri«<br />
(1) Olio el Ac
- 118 -<br />
Spettarono i Milanesi di questa citta anlichissima che alcuni tempj,<br />
mentre in que' secoli di civili discordie non alti'o che le case<br />
del Signore potevano meritare la cornpassione deirinimico. Com-<br />
piuta I'opera della distruzione, i milanesi condussero nelle loro<br />
prigioni quelli fra i Lodigioni die per I'eta cadentissima e per<br />
le infeiinita non poterono segnire i loro compagni nell'esilio, e<br />
poscia nuovamente sfogando la loro vendetta tagliarono le viti<br />
e le piantagioni delle campagne onde gli oppress! lodigiani tor*<br />
nando un giorno at loro deserti focolari non vi trovassero che<br />
desolazione e fossero necessitati a procurarsi I'alimento ramingando<br />
in estrania terra. Quindi seguendo i Milanesi la via che<br />
i miseri cittadini avevano calcata, fiiggendo dall'incendiata loro<br />
patria raccolsero nell'estate a loro prolitto le biade gia mature<br />
e distrussero le torri di Monlicelli un tempo fiorente castello<br />
sulle rive dell' Adda e quelle pur anco del vicino Castiglione o<br />
Casale Lupano, di S. Vito c. di Camairago onde non cadessero<br />
in mano dei (Jremonesi. Da quest'ultimo castello s'avvanzarono<br />
i Milanesi sulla cosla di Cavacurta onde minacciare nuovamente<br />
i Lodigiani ricoverati in Piceleone ed i Cremonesi che li ave-<br />
vano ospitati; ma i Lodigiani oltraggiati in tal guisa e quasi<br />
guidati dalla disperazione escirono da quella Rocca con alcuni<br />
abitanti di quel luogo e coU'ajuto di 26cavalieri cremonesi (1)<br />
e spiegando le insegne alfrontarono vicino a Cavacurta i Mila-<br />
nesi ai Campi detti di Salvaterra. Vogliono alcuni storici che<br />
i milanesi benche piii forti in numero, maravigliando dell'ardire<br />
dei lodigiani etemendo gli efTetti del loro disperato valore, stes-<br />
sero qualche tempo guardandoli, poscia levati i vessilli disor-<br />
dinatamente si ritirassero a Castiglione ove erano i loro<br />
accampamenti e che ivi non credendosi tuttavia sicuri si riti-<br />
rassero quindi a Milano. Gli scrittori cremonesi ed alcuni lodi-<br />
giani pero sostengono che si attaccasse la zuffa, e che i mila-<br />
nesi male col numero affrontando il valore si dassero alia fuga.<br />
Se vogliamo credere al Gabbiano (2) gli espatriati lodigiani<br />
durante la loro dimora in Piceleone vi innalzarono a loro spese<br />
un tempio che in memoria del santo loro protettore dedicarono<br />
a S. Bassano. Gli stenti pero e le miserie della guerra e del-<br />
I'esilio si aggravarono in modo in quel poveri cittadini che ben<br />
presto ne decimarono spietatamente le faraiglie. I cadaveri degli<br />
(1) Anlonio Campo: DelVhlit. di Cremona; Lorenzo Manini: Memorie Sto-<br />
riche di (Iremonii, t. 1: M. Borriardiiio Covw. Vhtoria di Milano, p. 1; Vitlorio<br />
Cadamoslo: Sloria di Lodi, ms.; Giov. Ball. Villai)ova: Istoria di Lodi, lib. 1;<br />
Giov. Maileo Manfredi: Vila dei Vescovi Lod. I. 2. ms.<br />
(2) Giacomo Gabbiano: Laudiade ms.
- 119 -<br />
estinti lodigiani venncro tumulati nella Chiesa di S. Pielro in<br />
Pirolo di Gcna (1)<br />
Udita in Germania da Federico Barbarossa la distrir/iono<br />
di Lodi e I'esilio sollerto da qiiei cittadini per mantenere ad<br />
esso la giurata fedelta scese furente in Italia onde far vendetta<br />
dei milanesi. Primo di lui atto fu di concedore ai lodigiani un<br />
luogo ove innalzar potessero una patria novella e da lui medesimo<br />
segnatine i confini sovra un promontorio chiamato Monte<br />
Eghezzone sulle rive dell'Adda o
— 120 -<br />
fifiona e Pavia onde castigare iPiacentini, al quale effetto con*<br />
dusse pel fiume Po molte navi cariche di macchine incendiarie<br />
onde assaltare il nuovo poiite che i Consoli di Piacenza avevano<br />
stabilito sul fiume 1' anno addietro (i) e per mezzo del quale<br />
molestavano continuamente i loro vicini. Furono pero vani gli<br />
sforzi di Federico 1° e delle citta sue amiche perche i Piacentini<br />
scomponevano il ponte e le bardie ond'era costrutto e lo ritiravano<br />
alia diritta sponda. Vedendo I'lmperatore che inutile riescivagli<br />
ogni operazione verso i Piacentini, si volto co ntro la Rocca<br />
del Corno che nel IIS? avevano i Cremonesi presa e smantel-<br />
lata e che nello stesso anno avevano i Milanesi con ogni premura<br />
nuovamente fortificata onde resistere potesse agli assalti<br />
dei Cremonesi da tanti anni loro nemici. I Milanesi rinchiusi<br />
nella Rocca poterono resistere qualche tempo agli assalti di<br />
Federico, merce I'ajuto degli abitanti, ma dopo lungo assedio<br />
venne la fortezza presa d'assalto il di di S. Prospero • Severo.<br />
Federico trasse prigionieri piu centinaje di soldati e d'abitanti<br />
che stavano alia difesa della Rocca e poscia 1' abbrucio onde<br />
piu non servisse di ricovero alle soklatesche di Milano (2).<br />
Rasa al suolo la superba Milano nel 1162 Federico Barba-<br />
rossa die mano onde si riedificassero le castella ruinate nella<br />
passata guerra, percio I'anno seguente 1163(3) fece rifabbricare<br />
il Castello di S. Colombano, della qual terra e questa la prima<br />
fiata che occorre fame menzione. Se vera e pertanto la notizia<br />
dataci dal Corio e dal Villanova parrebbe che in S. Colombano<br />
fosse anticamente esistito un altro Castello di cui non sapressimo<br />
indagare I'origine, ma per quanto ci riportano altri autori<br />
di credenza, noi vedremo cbe questo nobile castello venne da<br />
Federico Barbarossa per la prima volta edificato e che cio non<br />
nel 1163 ma nell'anno seguente 1164 avvenne. Nel 1163 pari-<br />
menti, stando al Morena (4) Rainaldo eletto arcivescovo di Co-<br />
lonia ed arcicancelliere d'ltalia per I'imperatore, fece rifabbri-<br />
care sul lodigiano il Castello di Montemalo; farnoso per la bat-<br />
taglia ivi un tempo successa fra 1 Capitani e Valvassori mi-<br />
lanesi.<br />
(1) Oltone Morena: tlistoria rerum Laudensium in Race. Muralori t. 6;<br />
Poggiali: Memorie Sloricfie di Piacenza I. 4.<br />
(2) Olio Morena: Ilisloria rerum Latidensium, in Race. Mural.<br />
(3) M. Bernardino Corio: I'lstoria di Milano, \). 1; Giov. Baltisla Villanova:<br />
Istoria della Cilia di Lodl lib. 2.<br />
(4) Ollone Morena: Flisloria rerum Laudensium in Race. Muralori I. G;<br />
Giov. Ball. Villanova: Isloria della Cilia di Lodi lib. 2; Giulini Conic Giorgio;<br />
Jtlemorie della Cilia e Campagna di Milano.
N'oi accennanimo all'anno 1 1 U) 1' u^iifriitto concesso ad U-<br />
berto de' Casetti di moiti beiii dolla Meiisa Vescovile di I.odi.<br />
Federico Darbarossa portanto volendo dare una prova di bene-<br />
Tolenza ad Alberico Merlino vesi-ovo scismalico di Lodi e suo<br />
favorito, coiifermogli iiel IKU tiitti i boiii che la di lui Mensa<br />
possedeva, fia qiiali souo acconiuiti luiovaiuoiite qiiolli gia con-<br />
cessi a L'berto de' Casetti dal vescovo Giovanni (I). Noi per-<br />
tanto non riporteremo jl Diploma cbe per intiero ci lia conservato<br />
I'abate Ughelli , rilasciato il 24 settembre da Pavia. —<br />
Inter Caclera i))ipcrialitun prneclara etc. — V. Zaccaria, Molossi.<br />
Fa meraviglia come in questo documento non si facci alcuii<br />
cenno di Castiglione (2) certamente fin da quell' ora 11 feudo<br />
piu cospicuo della Mensa; ma il P. Zaccaiia confrontando questa<br />
carta coirantografo da lui esaminato conobbe cbe solo per i-<br />
navvertenzadell'amanuense vennero dimenticate le parole « Cur lis<br />
de Casliono cum Caslro et Villa et omnibus per linentiis suis. »<br />
Questi beni che mediante il diploma rii^rtato disopra vennero<br />
confermati alia Mensa furono poco prima dal vescovo Alberico<br />
donati all'imperatore in segno di obbedienza e di fedelta; ma<br />
questa non era probabilmente cbe una formalita richiesta da<br />
Federico onde cosi rendere maggiormente pregevole il favore<br />
e perche con questo atto di sommissione fatto dal vescovo ap«<br />
prendessero gli altri ad essergli totalmente soggetti. Federico<br />
poscia fecegli dono delle regalie che abbiamo enumerate<br />
e le quali in forza della Dieta che aveva tenuto in Roncaglia<br />
nel novembre 1158 erano state incamerate. Vedesi in questo<br />
documento che il vescovo aveva poco prima comperato da un<br />
Ascherio da Cuzigo a meta della Corte di Senagogo e Senadogo,<br />
mentre I'altra meta era forse gia stata donata alia sua mensa<br />
dal prete Lanfranco da Comazzo colla donazione che abbiamo<br />
accennata all'anno 10G5. Vedesi del pari accennato il lago di<br />
Barisii o I'Oriolo esistente tra Fombio, S. Fiorano e S. Stefano,<br />
formato, come dicemnio a suo luogo, dal fiumeLambro. Vedesi<br />
parimente che quasi in ogni corte o giurisdizione vi aveva un<br />
castello nel capoluogo, come sarebbe in Galgagnano, S. Martino<br />
in Strada, Cavenago, Codogno, Orio, Livraga e Ronco. A pro-<br />
posito di questo ultimo Castello che noi vedemmo accennato<br />
eziandio nella concessione fatta ad Uberto de' Casetti, opina il<br />
Monti che esistesse ove ora e la Cassina Ronchi non lungi dal<br />
(1) Ujihcllius : llulia xarra 1. 4: IMor Francesco Goklaniga: Mcmorie Sloric/ie<br />
del li. B irgo di (Imlignn lib. 2. M.S. C; I'iec Franc Zaccaria: sorie episc. Laud,<br />
M. S.; Uiamball. Molossi: Meimrie d'nlruni uomiiii illtislri di Lodi t. 1.<br />
(2) Pier Francesco Zaccaria: Serie episc. Laud. ms.<br />
,
- i22 -<br />
Corno, ci6 desumendo e dal nome e da avanzi di antiche nlura.<br />
lo invece opinerei che Ronco altro iioti fosse che la famosa<br />
Ronciiglia, ora Castelnuovo di Roncaglia, vicino alia Somaglia,<br />
pella ragione che da qiiest'ultimo luogo passava appunto il fiume<br />
Lambro, sulla cui riva leggesi nel diploma collocato Tantico<br />
Ronco. Cio che del pari mi conferma in una tale opinione si b<br />
che da questo documento e da quelli che poscia verremo esaminando,<br />
veggonsi le corti e le ville nominate di seguito secondo<br />
la lo)"o localita, e in tal caso la corte di Ronco si vede<br />
sempre accennata fra quella di Codogno o d'Orio nella locality<br />
ove presso a poco esiste Roncaglia. In ogni modo pero I'opi-<br />
nionc del Monti e contradditoria, giacche I'antico Ronco era<br />
posto sul Lambro, e la Villa Ronchi e sovra un' altura e sul-<br />
I'antica sponda dell'Adda.<br />
UNA SCOMUNICA DI OTTONE VISCONTI<br />
Arcivescovo di Milano<br />
dal 1278 al 1284<br />
bietro In complncenza del prof. car. Cesare TIgnnii , ere**<br />
di»ino far cosa gradlta al cortesi noMtri Icttori col tramcrlvere<br />
dalVArc/iirid Sl'ifico Lonibnrdn, Antio Vlll, fasc. HI, I8§l,<br />
11 segnente fatto liuportante alia nostra Storla Lodlglana.<br />
« SuUo scorcio del sccolo XIU.** i Visconli ed i Torriani<br />
quelli colla fazione dei nobili, questi con quella del popolo, si<br />
contendevano in guerra liera ed ostinata la signoria di Milano.<br />
Soipresi e imprigionati a Desio quasi tutti i Torriani (2 Gennaio<br />
1277), I'Arcivescovo Ottone Visconti era accolto in Milano<br />
e acclamato signore , ed ei alTorzava i nobili e riformava lo<br />
State e la Diocesi. In quel mezzo Cassone della Torre figlio di<br />
Nap(., col potente aiuto di suo zio Raimondo Patriarca d'Aquileja<br />
, rifatto un formidabile esercito , in bieve ricupera Lodi<br />
piglia tutte le forti posizioni della Gerradadda, nel basso Milanese,<br />
nella Brianza, e mette I'Arcivescovo in tali strettezze da<br />
costringerlo a comjierarsi a gran dispendio I'aiuto del marchese<br />
Guglielmo di Mouferrato; aiuto maifi lo che allora gli duro<br />
senza gran vantaggio pochi mesi. Nondimeno I'Arcivescovo continuo<br />
la guerra da se, e tra I'altre imprese se ne propose una<br />
che per poco non gli costo una rivincita dei Torriani sulla sor-
- t-23 -<br />
presa di Desio, la quale avrebbe probabilmente troncato ne' suoi<br />
princiiiii tiitto lo s|>lonilulo avvenire dei Visconti.<br />
« Sia pei siioi i)articohiri interessi, sia per oiiio contro Lodi<br />
parteggiante coi Torriaiii, o per le due ragioni insieme, I'Arcivescovo<br />
si era pro|ioslo di distniggore le opere di esciivazione<br />
e di anipiiainento die di quel tempo i Lodigiani facevano tra<br />
Cassano e Paulio nell' alveo dell' Addetta — diratnazione dcl-<br />
I'Adda die si getta iiel Lanibio prima di Meleguano — a line<br />
di condurre nella Muzza il maggior corpo d'acqua possibile [)er<br />
irrigare e tecoiidare le loro tene. Aveva peiisato clie , iuterraiido<br />
e cliiudeiuio la Muzza a Paiillo , le acque dell' Adda si<br />
sarebbero scaricate nell' Addetta e quindi i:el r.anibro , di die<br />
avrebbe inaiidito e isterilito tutto 1' agro lotligiano. A tale impi'esa<br />
niandava uu buou esercito capiiaiiato dal podesta, il quale<br />
trovati i Lodigiani agguerriti e assai lorti a custodia del liume,<br />
non os6 jirocedeie piu oltre di Melzo. Allora I'Arcivescovo raccolta<br />
uii'armatetta di laid e clero, si niosse egli stesso in rinforzo<br />
del podesta e venne a pernottare a Gorgonzola; ma i Lodigiani,<br />
clie spiavano le niosse nemiche, saputa la sosta dell'Arcivescovo,<br />
nella notte marciano su Gorgonzola, mettono a fuoco<br />
le case dintorno , geitano lo spavento negli abitanti , sorprendono<br />
la inilizia in disordiue, ne fanno strage e moltissimi prigioni<br />
('25 Ottobre 1-280) Credevano di pigliare I'Arcivescovo,<br />
ma egli in quella orribile confusione pote nascondersi inosservato<br />
nel campanile, dove i Lodigiani nella fujia del combattere<br />
e del saccheggiare non frugarono. Di la per gran ventiu-a Ottone<br />
si ridusse salvo a Milano. La sua fuga allermava la Ibrtuna<br />
dei Visconti a totale ruina dei Torriani.<br />
a Ora di cotesto falto ben nolo diro una conseguenza , fra<br />
le molte e gravissime che n' ebbe , ancora ignota alia storia<br />
ma pur degna di qualclie considerazione per le condizioni civili<br />
e religiose del tempo.<br />
a L' Arcivescovo Uttone, quantunque sfuggito alia rete, somigliante<br />
quella da lui tesa in Desio ai Torriani, montd sulle<br />
furie , e dolentissimo della toocata sconfitta e della perdita di<br />
molto del clero tra uccisi , feriti e prigionieri , non trovandosi<br />
alia mano migliori forze per vendicarsi , ricorse alle armi spirituali,<br />
e fulmino la scomutiica al podesta, al capitano del popolo<br />
e ai Lodigiani die presero parte , o diedero aiuto o consiglio<br />
a quell' impresa. Lra Vescovo di Lodi Bongiovanni , delr<br />
anticliissima e nobilissirna famiglia Fissiraga, zio di queU'Antonio<br />
guellissimo die fu dei signori di Fireiize nel 1288, e dei<br />
piii loirnidabili nemici di Matteo Visconti. Bongiovanni cresciuto<br />
negli ktudi e chiamato magisler negli atti del suo pontificato,<br />
tutto cliiesa, tutto pieta, tutto pace, pur disai)provando<br />
quell' abuso euorme di [)odesta ecclesiastica in fatto di guerra<br />
provocata e di legittima dil'esa, credo si ado[)eiasse per conci-<br />
liare gli anirni e [irocuraie un accordo; ma non ne lece nulla,<br />
per la qual cosa sembra die 1' Arciverscovo se la pigliasse anclie<br />
con lui. Una carta dell'undici Giugno 127U, pubblicata nel<br />
prime volume dei Documcnli Diplomalici pubblicati dall' Oslo ,<br />
(pag. 30, n. XXI) ci fa sapere che, 1' Arcivescovo Ottone impose<br />
;
~ \u -<br />
una tassa di millecento lire al clero della citta e diocesi di Milano<br />
— ad proscquendam cauaam contra cpi^copum Laudensem<br />
cl Lnvdenses qui cxcomunicati sunt pro caplione cle'rico7'um<br />
Mediolani. — E la causa tiro innanzi ancora cinque anni, e doveva<br />
(inirla un Lotto degli Agli. Chi era cestui?... diranno alcuni<br />
cou miglior rngione che non ebbe don Abbondio quando<br />
s'incontro al nome di Carneade.<br />
« Gli Agli fiuono nobili fiorentini , e a Firenze c'e ancora<br />
la conlrada degli Agli che ricorda la nobilta antica di essa famiglia.<br />
Nel 1300 Cino e Brunello llgli di Ubaldino degli Agli<br />
eraiio nobili notai, e due anni dopo, partitosi Carlo di Valois da<br />
Firenze, gli Agli tennero la signoria della citta in cornpagnia<br />
di Corso Donati, Kosso della Uosa, Pazzino de'Pazzi, Geri Spini,<br />
Betto Bruneleschi ed altri {Cronaca di Dino Compogni, Wh. U).<br />
Le carte di Lodi del 1284 ci assisurano che Lotto fu di quella<br />
famiglia e di quella citta — Loins de Aids de Florentia miles<br />
et doctor legiim honorabilis pofcstas Laudae. — A questo podesta<br />
devono i Lodigiani la prima raccolta del privilegi imperiali<br />
e degli atti legali della loro autonomia comunale; raccolta<br />
preziosissima, in gran foglio di pergamena, che, ancorche mutilata<br />
, si conserva tuttavia nella biblioteca comunale di Lodi<br />
sotto nome di Liber Jariiim civitatis Laudae. Governo Lodi<br />
giusto 6 mite; ma, se crediamo ad alcuni commentatori di<br />
Dante, fini miseramente la vita. Dante lo dannerebbe all'inferno<br />
tra i violent! contro se stessi , e lo vide in forma di cespuglio,<br />
squarciato, sanguinoso e piangente invano con dolorosa<br />
sermo<br />
Jacopo, dicea, da Sanl' Andiea<br />
Che t'e giovalo di me fare schcrno ?<br />
Che colpa ho io della lua vila rea?<br />
Quando 'I Maestro fu sovr'esso fcrmo,<br />
Disse: Chi fusti, che per (ante punle<br />
Soni con sangue doloroso sermo ?<br />
E qucgli a noi: anime, che giunle<br />
Siete a veder lo sh'azio disonoslo,<br />
Ch'ha le mie frondi si da me disgiunle,<br />
Raccoglielele al pie del Irislo ceslo:<br />
lo fui della cilia che nel Balisia<br />
Cangio 'i primo padrone: ond'ei per questo<br />
ycniprc con Tarlc sua la fara Irisla:<br />
E se non fosse che in sul passo dWrno<br />
Rimane ancor di lui alcuna visia;<br />
Quei cilladin, che poi la rifondarno<br />
Sovra 'I cener che d'Allila rimase,<br />
Avreljber fatlo lavorare indarno.<br />
lo fci giiibello a mo delle mie case.<br />
Infcnin, canto XU!, in fine.<br />
« fi da notare — dice il Lana — che I'autore non fa men-<br />
« zione piii in singularita chi sia cestui: e puollo muovere due<br />
« cagioni. La prima e, che poiche gli ha detto ch'elli fue fio-<br />
« rentino, e assai notorio che nel suo tempo fue messer Lotto
- 15!) -<br />
c delli Agli , lo quale era nominato giudice cH iiiia falsa sen-<br />
€ tenza: per quel ciolore s'a|)picc6 elli slesso colla sua cintura<br />
« d'ariento. » Altri chiosatori inettono fuori altri unmi, ma<br />
parmi die il Lana , clie visse quasi conteniporaneo a Dante e<br />
die fu il pill antico conimeutatoie, sia in fatto di avveiii:nenti<br />
storici di (piel tempo il j>iu ile^no di fede. (jualuiique poi fosse<br />
la j>ersona a cui voile accennaie il divino poeta, dobbiatiio al<br />
Lana la notizia, die Lotto degli Agli si ajipicco in casa sua per<br />
liniorso d'aver coiulaunato a moite un innocente. Dante oi da<br />
pure a pensare , se Lotto sia stato auche potlesta di Padova<br />
poiche lo fa conoscente di Jacojio di Sant'Audiea clie fu Padovdiio,<br />
quindi non possiamo sapere se quella sentenza fatale la<br />
pronuncio a Lodi, o a Padova, o in altro luogo. Questo solo ho<br />
poluto raccogliere intorno al llorentino Lotto degli Agli ; ma<br />
nondimeno 6 ceito per documenti legali irrefragabili die per<br />
lui furon tolte del tutto le conseguenze della scomunica toccata<br />
ai Lodigiani per la sorpresa di Gorgonzola. Fu per lui che Bernardo<br />
Vescovo poituense, legato pontilicio , ordino al Vescovo<br />
di Lodi Bongiovanni Fissiraga di assolvere il podesta di Lodi,<br />
il cai)itano del popolo e i Lodigiani dalla scomunica di Ottone<br />
Visconti, e le carte, llnora inedite, die qui ripoitiamo, didiiarano<br />
senza bisogno d' altro coruniento il modo con cui si procedette<br />
di quel tempo a terminare una causa indegnamente, ingiustamente<br />
promossa. »<br />
Vedi i documenti ueirARCiiivio Storico Lombaruo , III.",<br />
dSSl, e nel Lider Juriu.m civitatis Laudae nella biblioteca comunale<br />
di Lodi.<br />
Eccone i sunti:<br />
Anuo 1284; addi 10 luarzo; iudizionc XII<br />
Loto deyli Agli podes/d di Lodi ordina che sia aufendcata, pubblicata<br />
e regiitrata iiegii atti pubblici una lettera di Bernardo , vetcovo<br />
di Porto e legato j.ondficio , colla quale esio legato co icede a<br />
Bongiovanni vescovo di Lodi di asscb;ere dalla irregolaritd e scomunica<br />
dai I opigiani incontrate j'Sr ferimenli e prigionie di chierici<br />
nella battagliu dt Gorgonzola.<br />
iDDO 1284; addi 10 tunrzo; iudlziouc XII<br />
Loto degli Agli, podesta di Lodi, presenta a Bong ovanni , vescovo<br />
di Lodi, la letitra di Bernardo vescovo di Porto e legato pon-<br />
tificio.<br />
Auuo 1284; addi 10 niarzo ; indizione XII<br />
Giacomo de TuleiUi in peno e gcnerale Consiglio di Lodi d nominato<br />
prccuratjre p/er otteuere da Bungiovanni , vescovo di Lodi ,<br />
r asscli'Zione da irregolaritd e scotnutuca che alcuni ctltadmi Lodigiani<br />
possono avre mcontrati nella batiaglia di Guryonzola,<br />
Auno 1284; addi 10 niarzo; indizloue XII<br />
Bongiovanni vescovo dt Lodi assolve da irregolaritd e scO'nttnica<br />
il Podesld di Lodi e i sitoi m>li'i e gii'dici.<br />
Anno 1284; addi 20 mag:glo; Indlzlonc XII<br />
Lo stesso ^escovo di Lodi assohie altri Cittadmi Lodigiani dalla<br />
irregolaritd e scomunica da essi incon'rata nella Buttaglia d' (Jurffomola.<br />
,
- 126 -<br />
IPEFC L» AIVIVO 1883<br />
4182. 2 Giugno, da Mons. Alberico del Corno fii data I'lnvestitura<br />
per 29 anni a favors dei fratelli Guidotto e I'etraccio<br />
da Cuzigo di tutta la decima dei nuovi Ronchi al di quk ed al<br />
di la deli'Adda. — Atti dei Vescovi Lodigiani raccolti dal Sac.<br />
Giac. Ant. Porro.<br />
— 4 Giiipno, Lucio IIP. Sommo Pontefice con breve 4<br />
Giugno dat^to da Velletri, concede niolte immunita al Monastero<br />
di S. Pietro in Lodivecchio. — Zaccaria, Series Episc.<br />
Laud. pag. 215, — Def. Lodi, Sloria dei Co7ive7iti pag. 33, —<br />
Molossi, P. l^<br />
— Grande carestia che duro cinque anni nelle nostre regioni,<br />
che in molte parti non si poteva trovare una soma di<br />
grano con un' oncia d'oro. — Giulini^ Mem. Sto)\ di Milano, 1IL°<br />
pag. 794,<br />
— Arderico De Sala Bresciano tenne 11 governo di Lodi col<br />
titolo di Podesta. — Mem. del Can. Dcf. Lodi.<br />
1282. Venne il Marchese di iVionferrato e si accamp6 nel<br />
vescovado Lodigiano coi Milanesi e loro carroccio, coi Pavesi<br />
e loro carroccio e per dirla in breve con tutte quelle citta che<br />
gli erano partigiane, cioe coi Vercellesi, Novaresi, Alessandrini^<br />
Comaschi, e con tutti gli altri siioi amici, e diceva che voleva<br />
ridonare la pace a tutta la Lombardia. Ma non gli credettero<br />
quelli che erano partigiani della Chiesa, e tutti di un sol animo<br />
si opposero e prepararonsi a re-.istergli ed a combattere contro<br />
di Lui. Bentosto i Cremonesi raarciaiono col loro carroccio per<br />
difendere Cremona. E quando speravasi di venir a battaglla, si<br />
spedirono I\'jrrnigiani e Cremonesi aflinche venissero i Feriaresi,<br />
i Bolognesi, i Modenesi, i Reggiani, i Bresciani ed i Piacentini,<br />
i quali in fatti vennero. II suddetto Marchese temette<br />
d'ingaggiare battaglla con essi, et insalutalo hospile volse loro<br />
le sjialle e tutti ritornarono per ogni strada alle loi'o citta senza<br />
alcuna battaglia. — Tradollo dal Memoriale dei Podesld di Beggio<br />
dell'anno 1154, 1290. ISiella<br />
— 1 Maggio. Pace tra<br />
BaccoUa del Muralori Tom. VIJL<br />
Lodi e Crema. — Dal Liber Jurium<br />
di Anselmo da Mellese, Cod. N. 37.<br />
— In queH'anno vedendo i Lodigiani che i Signori Torriani<br />
erano total mente esterminati, oppress! dal timore, vennero a<br />
Milano, chiesero misericordia e giurarono pace<br />
civescovo nel Palazzo del Comune. — Tradotto<br />
ad Ottoiie ar-<br />
dalla Cronaca<br />
Manipolo dei Fiori di Galvano Flamma; Annali Milanesi dal-<br />
I'anno 1230-1402 Cap. 54 d' autore anonimo. liaccolta del Muralori<br />
Vol. XVL<br />
— I Torriani vennero scacciati da Lodi e si ridussero in<br />
Cremona, — Campi; Istoria di Cremona, lib. 3<br />
— Quasi sulla fine di Dicembre Ottone Visconti arcivescovo<br />
di Milano con grande e poderosa armata e con alcuni guerrieri
- 12-; -<br />
distinti sali al palazzo del Comiine in Milano ove risiedeva iin<br />
Vicario del Maroliese di Monfenato, ossia il Podesta, e lo scacci6<br />
dalla ciita e vi installo invece (iiaoomo .Soiiiinariva da I.odi a<br />
Podesta di Milano. — Tradotto dalla Cionaca Paiiniyiana del-<br />
Tanno l(RS |;U)1) d' autore anoniino contemporaneo, trascritta<br />
nella Raccolta del Muratori Vol. IX.<br />
— Fii conchiusa al 9 Gennajo la pace tra i Milanesi ed i<br />
Lodigiani niediante gli anibasoiatori Ottobello Carnesella e Bassiano<br />
Catenate Le condizioni principali I'lirono clie i Milanesi<br />
licenziassero dalla loio citta i Vislarini e gli Ovei'gnaglii, e che<br />
da Lodi si licenziassero per senipre i Torriani, come anche tutti<br />
i banditi di Milano, Como e Novara; che i Lodigiani avesseio<br />
in avvenire per amico Ottone Visconti Arcivescovo di Milano e<br />
rifacessero tutti i danni cagionati da loro al Cleio Milanese<br />
dopo la vittoria di Desio. — Porro. M. S. Vcscovi di Lodi a<br />
pag. 352.<br />
— 27 Marzo. Investitura per anni 27 fatta da Mons. Fissiraga<br />
vescovo di Lodi a favore di Giacomino Tavazzano , di<br />
Perticlie 1 1 di terra giacenti nel territorio di S. Maitino in<br />
Strada per il fitto di staja 11 di mistura. — Istriim. esislenle<br />
nell'Arch. Vcscovile, sefjnafo 28G.<br />
1382. Mons. Paolo Cadamosto. — Ve.^covo di Lodi, in qnest'anno<br />
visto il cattivo stato in cni trovavasi S. Maria di Lodivecnhio,<br />
gia cattetlrale aranti 1' ultima distrnzione dell'antica<br />
Lodi, fu il primo die applico il pensiero a ripararla. L'ultima<br />
mauo vi hanno posto nel 1020 i Canonici della Congregazione<br />
di Sturla riducendola a poco piu della meta in lunghezza di<br />
quello era prima. — Lodi Def., Discot so Slorico, VII, pag. 349.<br />
1482. Mons. Carlo Pallavicino, Vescovo di Lodi, dietro consenso<br />
di Lodovico il Moro duca di Milano allargo il vescovado<br />
e fabbrico I'attuale giardino incorporando la stallazza del Broletto.<br />
— Manfredi, M. S. Vite dei Vescovi.<br />
— 20 Dicembre. Fu prestato giuramento di fedelta dalla<br />
famiglia Bonone presso Mons. Carlo Pallavicino vescovo di Lodi<br />
per il feudo di Cavenago. — Atli dei vescovi Lodig. raccolti dal<br />
Sac. Giac. A.nt. l*orro.<br />
1582. Trasporto del Seminario da S. Marco a S. Tommaso.<br />
ove esiste tuttora come dal can. Lodi: isloria delle chiest e dalla<br />
Monografia del Seminario, manoscritto di Mons. vescovo Domenico<br />
M. Gelmini, zelante cullore della storia patria ecclcsiastica.<br />
— L'lmperatrice di Germania proveniente da Soncino arriva<br />
a Lodi il 5 Ottobre ed e qnivi ossequiata dai duca Ottavio<br />
Farnese. — Lodi, Memorie M. S. del can. Lodi.<br />
— Col 5 Ottobre comincia 1' applicazione del Calendario<br />
Gregoriano da quasi tutte le nazioni civili. Solo la Russia e la<br />
Grecia serbano tuttora il vecchio stile, e sono percio in ritardo<br />
di 12 giorni, non contando che 1120 Dicembre quando noi siamo<br />
al 1* Gennaio. — Vedi Diario slorico italiano del prof. Giuseppe<br />
JUccardi.<br />
— Baldassare Modegnaiii Podesta di Lodi. — Arlores nob.<br />
fam. laud, del p. p. Fined, Bncchi e Molossi.<br />
1G82. Carlo 11". re di Spagna raccomanda al nostro Vescovo
- 128 -<br />
Bartolomeo Menati la vigilanza sopra 1' abuso delle frequenti<br />
convorsazioni de'secolari colle Religiose. Sin. 6, pag. 142.<br />
— Gio. Pietro Vistarini ricevelte dul Governatore di Milano<br />
Conte Melgar il i!2 Dicembre il posto di Tenente Generale delle<br />
Lanze in Lombardia. — Arbores nob. [am. laud. c. s.<br />
1782. Per le Leggi Giuseppine vennero soppressi in Lodi i<br />
convent! delle Carmelitane, di S. Cliiara Vecchia, delle Cappuccine,<br />
dei Francescani del 111" ordine a Sant'Antonio di Padova, degli<br />
Eremitani di Sant'Agnese e tutteleConfraternite, cedendonei beni<br />
al fondo dlReligione destinato a sussidiare le Parrocchie povere.<br />
IL CASTELLO DI MACCASTORNA<br />
S'innalza sulle sponde dell' Adda presso Codogno. I suoi<br />
fasti risalgono al principio del secolo XIV e si annodano alia<br />
memoria di illiistri capitani di ventura, benche esso seibi molte<br />
memorie ancor piii anliclie, fra le quali una carnificina di Ghibellini<br />
nel d270, che ivi si erano rifuggiti ed avevano valorosarjiente<br />
sostenuto I'assedio.<br />
Lucchino Viscoiiti signore di Milano, impadronitosi coHa<br />
forza di qiiesto castello, lo diede ai Bevilacqua, ma Carlo Cavalvabo<br />
signore di Cremona lo fece occupare dalle armi di<br />
Giovanni Vignati, signore di Lodi, indi da quelle piii vigorose<br />
di Cabrino Fondulo, uno dei piu rinomati guerrieri del suo tempo.<br />
Si fu allora che il castello di Maccastorna s' ebbe forza e<br />
forma migliore, poicbe Cabrino, fattivi venire abili artefici di<br />
Cremona, fra' quali Polidoro Casella, pittore rinomato, ne fece<br />
abbellire gli appartamenti e lo fece fortificare con bastie e ridolti,<br />
II Cabrino celebro in quel castello le sue nozze con Ginetina<br />
de' conti Rossi di S. Secondo. Rimasto vedovo dopo un<br />
anno, s'uni in matrimonio con Pomina Carazzi della Somaglia,<br />
figlia di Facinulo, decurione di Milano. II Fondulo non tardo<br />
niolto a mostrare tutta la ferocia tirannica di quel tempi e a<br />
dominare da vero Signore, non piii curandosi di Carlo Cavalcabo<br />
in di cui nome si era impadronito di quella fortezza. Volendo<br />
es550 sbarazzarsi d'ognuno che gli potesse dar soggezione<br />
fece assalire quel signore di Cremona e miseramente trafiggere.<br />
Non stette pero tranquillo Giovanni Vignati signore di Lodi<br />
che volendo in qualche modo vendicare la morte del Cavalcabo<br />
penso ai mezzi d'avere nelle sue mani la Rocca di Maccastorna.<br />
Capitato a Lodi un cotal Bellino da Bergamo, gia maestro di<br />
casa del Cabrino, lo fece arrestare minacciando di metterlo a!le<br />
forche, ove non gli giurasse di eseguire cio che gli avrebbe<br />
ordinate. II Bellino spaventato giuro e subito si accinse al tradimtmto.<br />
Trenta uomini travestiti entrarono in un di di mercato in<br />
Marcastorna, da cui Fondulo si trovava assente. La mattina segueate<br />
sventolava sulle torri del castello la bandiera del<br />
Vignati e di Biancarello, che fieramente governava in nome di<br />
Fondulo, stretto in ceppi fu spedito a Lodi dallo stesso Vignati.<br />
Dall'llliisira-innc llaliann, 6 Noreiubre 1881.<br />
bac. Andrea Timolali, Uirellore,<br />
Lodi 1881. Tip. Quiriroc C- Cam.^gm (jiuseppe, Gmnic responsalc.
"<br />
ANNO 1<br />
FEBBRAJO DISPENSA 9*<br />
©@[F3TD[MmgD(o)[Mg<br />
DELI.A STOJII A DIOCESANA<br />
del Sac, GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
-
— 130 —<br />
era stato ministro. Alcuni sostengono che Esuperanzio prima di<br />
licenziarlo lo consacrasse a nostro vescovo. Ma se ci rimettiamo<br />
all'iiso delle nostre provincie, convien dire, che eletto da Dio<br />
in tal modo, se ne diede notizia al metropolitano sant'Ambrogio<br />
e che fosse poi da lui confermato anzi consacrato, conforrae<br />
alle costituzioni dei sacri caiioni; ma comnnque cio sia, questo<br />
e vero che il prinio di Gennaio dell'anno 378 fu egli consacrato<br />
vescovo di Lodi.<br />
2. Venuto a Lodi Bassiano fu accolto dai nostri cittadini<br />
colle maggiori dimostrazioni di stima e devozione ed egli per<br />
dar quasi capaira della sua gratitudine, al presentarsi nell'ingresso<br />
della citta un nobilissimo lodigiano lebbroso, che gli<br />
chiedeva soccorso, scese da cavallo e nulla curante del male<br />
contagioso , lo bacio ed abbraccio e tosto gli fece cadere da<br />
ilosso la lebbra. A tal vista acclamando tutto il po{)olo al santo<br />
Pastore e ringraziando Iddio del miracolo ottenulo per il suo<br />
servo, crebbero tutti nella speranza di essere totalmeute liberati<br />
della lebbra. Prosegui poscia Bassiano il suo viaggio alia Cat<br />
tedrale e per la strada resto informato delle miserie della citta<br />
tanto infetta dal contagio che i Giudici avevano ordinato, che<br />
tu:ti i lebbrosi fossero ritirati nel Borgo Piacentino (1) e quivi<br />
fossero curat! a spese pubbliche. INIosso a compassione, disse<br />
egli che avrebbe tanto supplicate Iddio per la salute di tutti,<br />
affinche la citta riconoscendo di aver troppo errato nella professione<br />
ariana, si convei'tisse alia vera fede.<br />
La notte seguente invece di destinarla al riposo del suo<br />
hingo viaggio, Bassiano consumolla tutta in orazione e discipline,<br />
affinche Dio si corapiacesse liberaril suo popolo, per fino<br />
sul far del giorno fu accertato in visione da un Angelo , che<br />
sarebbero eseguite le sue preghiere ed assicurato che mai piii<br />
avrebbe percosso di lebbra chiunque avesse ricevuto il battesimo<br />
coU'olio del sacro Crisma consacrato dal vescovo di Lodi.<br />
Tale privilegio per verita viene molto ammirato e registrato<br />
dal Baronio nei suoi Annali. In provadi che oltre che noi altri<br />
lodigiani unti coH'olio santo consecrato dal nostro vescovo (che<br />
nel GioveOi Santo dall' Altar Maggiore scende proccssionalniente<br />
nel duomoabasso ed ivi all'altare del santo Patrono usa<br />
mischiare il balsamo nell'olio della Cresima col resto delle ceremonie<br />
prescritte dal PonUficale e coll'aggiunta in fine dell'Oremus<br />
del Santo), proviamo il privilegio speciale d'essere stati<br />
semi)re preservati dal morbo della lebbra, anche i forestieri<br />
che sieno consacrati di quel sacro crisma pel sacerdozio, come<br />
s'ebbe esperienza di molti che accorsi a farsi cresimare a Lodi<br />
od a farsi ordinare sacerdoti restarono sempre esenti da quel<br />
funesto contagio.<br />
Appena apparve la luce del giorno seguente al miracolo del<br />
nobile lebbroso che tosto la voce si sparse perja citta e giunse<br />
sino agli infetti del Lazzareito. Queglino allora fiduciosi non<br />
mancarono di presentarsi al santo e supplicarlo che offrisse al-<br />
I'Allissimo il suo sacrifizio e ben tosto furono mondati dal morbo,<br />
(1) Poslo a levante doll'aiilica Lodi sui nuleri del quale si ercsscro le cas-<br />
^ine di S. Bassiano, Comasiia, Tajclla e lUascarina.
— i:n —<br />
dopo aver ringraziato il Signore uscirono ilal I.azzaietlo ed a<br />
guisa (li pazzi corsero per la oitta giidando con voce giuliva:<br />
Viva Bassiayw noalro riparatorc c Uberatore. A quelle grida<br />
tutta Lodi prorompendo in jdaiiti d'allegrezza, non cesso tli ringraziare<br />
Die per relezioiie del sanlo j)reIalo e corrondo tutli<br />
alia sua casa per ringraziarlo e riveriilo, lo liovaioiio gia disceso<br />
in Ghiesa. Kieinpitasi la Cattedrale ebbe egli gran consolazione<br />
alia vista del suo popolo si devoto, e non perdendo<br />
tempo a i'argli ammonizioni, lece riconoscere agli astanti come<br />
Iddio li aveva castigati ed essi promisero I'enienda deila vita.<br />
Altri poi conoscendo clie per debolezza di fede non erano del<br />
tutto niondi dalla peste, Bassiano rimproverando la loro infedelta,<br />
li animo a credere il Simbolo Niceno ed essi non mancarono<br />
con ogni umilta di baciarli e di segnarli in forma di ciocc,<br />
in modo die li fece cader d'attorno la lebbia e mondolli<br />
aflatlo del tutto.<br />
3. Per mostrare poi qual sorta di Pastore Dio aveva loro<br />
destinato , si accinse Bassiano con ogni diligenza e sollecitudine<br />
a disporre tosto la sua prima visita Pastorale si nella cilta<br />
cbe nella Oiocesi. Per essa rimise egli il culto divino, il risi)etto<br />
alle cldese, tolse diversi inconvenienti e liformo in modo le<br />
cose, che diede ben presto a conoscere come il suo spirito fosse<br />
congiunto colla sapienza. Datosi poscia alia riforma del cleio,<br />
molto s' alTatico a rimetteie la disciplina ecclesiastica e dando<br />
utili ed efficaci ordinamenti circa I'onesta e vita de' sacerdoti.<br />
Tiovati ancora alcuni di essi zoppicanti neU'eresia, parte ne<br />
rimosse dalla comunione della Chiesa sinclie si ravvedessero, e<br />
parte con sode ragioni li indusse ad abjurare i falsi dogmi. Ma<br />
pill trovo resistenza nel correggere e rifoi niaie i pravi costumi<br />
del popolo, laonde vi spese qualclie tempo per ridur tutti al<br />
grembo di santa Chiesa. Dalle pubbliclie piazze fece rimovere<br />
carte statue ed insegne piii gentili die cristiane; indi coll' esempio<br />
del metropolitano Ambrogio, sradico molte superstizioni<br />
ed introdusse atti di vera penitenza, principalmente quando il<br />
popolo in certi giorni soleva divenir piii disholuto. in breve<br />
tempo giunse a riformar tutta la citta e proibi inoltre le agapi<br />
(1) nelle chiese, che sembravano conformarsi alle pare7ilali dei<br />
Gentili ed accostumo a battezzar i bambini appena nati, senza<br />
aspettar I'eta matura,"Come sino allora praticavasi.<br />
4. II miracolo de' lebbrosi e degji altri che di giorno in<br />
giorno egli operava ora sugli energumeni o su altri infermi<br />
bastarono a guadagnarsi I'amore di tutto il popo*o, die di giorno<br />
in giorno scorgendo in lui un vero eletto di Dio, non mai cessavano<br />
di ringiaziare il Signoie e di ))regarlo che glielo conservasse<br />
lungamente. Uso pertanto Bassiano una regola di vita<br />
ristiettissima, bandi da sc i cibi squisiti, e piii d'ogni altra cosa<br />
proibi alia sua mensa il vino. Due terzi del vitto j)reparatogli<br />
rimetteva a soccorso dei poveri, verso i quali era liberalissimo<br />
sino a volere, che mai loro fossero chiuse le poi te del vescovato<br />
e nemmeno ai pellegrini, quali uso sempre ospitare coii<br />
(1) Specie di conviti falti da numcrose e cliiassosc persane.
— 132 —<br />
ogni carita ed amorevolezza. Neirumilta poi era si esercitato,<br />
che sentendo di se tanto bassamente, fu questa una sorte di<br />
sete, colla quale trasse ad imitarlo parecchi del suo popolo non<br />
che del clero; al che gli stessi forester! restavano si invaghiti<br />
— i;i3 —<br />
cemmo promessa di provare die solo all'anno 1 l()3devesi ripor-<br />
tarne la prima fondazione. Dif.itti il Morena, in cio seguito dal<br />
Ciseii (1) pone a qiie.st'anno roilificaziono fatta d'ordinc di Fe-<br />
derico del Castello non solo, nia ben anclie dell' intero paese,<br />
a piedi del colle die gia cliianiavasi di S. Colombano, come lo<br />
si pui) vedere dal testaniento delTArcivescovo milanese Ariberto<br />
d'Intimiano fatto nel 103 i in cui IVa gli altri luoglii da liii do-<br />
nati a varie Cliiese e Monasteri di Milano nomina Miradolo in<br />
»anlo ColiLmhano. 11 Corio e I'Alberti aggiungono die Federico<br />
Barbarossa lo incominciasse il 1* di Aprile ^< per nliliia dell'ltn-<br />
perio. « Egli e certo die il Castello di S. Colombar.o in rino-<br />
niatissimo pegli assedi sostenuti, e perche in varie occasion!<br />
servi come prigione di stato alia custodia di grandi personaggi.<br />
La di ini posizione rendevalo formidabile poiclie difendeva il<br />
nostro contado dalle scorrene dei Pavesi, circondato com' era<br />
dal fiume Lambro e dal colle di cui la cima era coronata da<br />
robuste torri. Su questo colle ove il piii celebre poeta Lodigiano,<br />
I'immortale cantore del Dio Francesco de Lemene avea una de-<br />
liziosissima villa, si produce un vino squisitissimo, <strong>fonte</strong> gia di<br />
ricchezza e d'esteso commercio al vicino paese; al che alludendo<br />
il Redi amicissimo del Lemene, dettava questi versi dol-<br />
cissimi (2).<br />
Che tratto a forza del possente odore<br />
Posti in non cale i Lodigiani armenti<br />
Seco si andrebbe in compagnia d'onore<br />
Colle gote di mosto e tinte e piene<br />
II pastor De Lemene<br />
lo dico Lui che giovinetto scrisse<br />
Nella scorza de' faggi e degli allori<br />
Del paladino Macaron le risse<br />
E di Narciso i forsennati amori, (3)<br />
E le cose del ciel piii sante e belle<br />
Ora scrive a caratteri di stelle<br />
Ma quando assidesi<br />
Sotto un rovere<br />
Al suon del zufolo<br />
(l)OlloneedAcerbo Morena: ///5/oria rerum Laudensium in Hacc. Muralori<br />
\. 6; I'. Alt'ssandro Ci.sori: hturin sacro-profatia di Lodi; Puricelliiis: Ambm-^<br />
siatiae Mediolani lUmlicne ar monnslerii monumenta; M. Bernardino Corio:<br />
I'isloria di Milnno, p. 1; Fra Leandro Alberli: Descrizione di liilla Italia; (j\o.<br />
Ball, \illanova: Isloria delta rilld di Lodi, Lib. 2.<br />
(2) Francesco Ucdi; linrco in Toacana.<br />
(3) Componimenii poelici di Francesco Lemene, il primo inrdilo, il secondo<br />
nella sua Itaccolta dellc Foesic pubblicale in Milano per GhisoKl 1691.
- 134 —<br />
Cantando spippola<br />
Egloghe e celebra<br />
II purpureo liquor del suo bel colle<br />
Cui bacia il Lambro il piede<br />
Ed a cui Colombano il nome diede<br />
Ove le viti in lascivetti intrichi<br />
Sposate sono, in vece d'olmi, a fichi.<br />
Cosi il Villani (1) amico pur esso del De Lemene fa cele-<br />
brare da Don Slefano Portogallo musico eccellente di S. Colombano<br />
i vini di questo Colle.<br />
Viva Bacco, che a Marte il valore<br />
Col suo caldo piii fervido rende:<br />
Che stemprando il gelato tumore<br />
Pill superbo fra I'armi risplende<br />
Viva Bacco, che '1 foco d'amore<br />
Dei pill schivi nell'anima accende<br />
Bella mesta gran tazze ristorano<br />
E di rose la pingon, I'infiorano.<br />
Al mio fianco, che e stanco, da lena<br />
Quel Pignalo ed in seno lo spargo<br />
D'ogni cura, e d'ogni aspra mia pena<br />
Quel Trebbian fassi Lete e letargo<br />
Di vernaccia si bionda e serena<br />
Venga un nappo, un cupo, ma largo<br />
Che e quell'oro si dolce ed amabile<br />
A' miei mali un bell'oro potabile.<br />
Quanto, oh quanto ogni senso m'allaccia<br />
Quel soave e gentil moscatello!<br />
Spiritoso mi salta alia faccia<br />
E pur dolce, e pur caro, e pur bello!<br />
Ogni cura mi strugge e discaccia<br />
Del verdetto un' amabil ruscello<br />
Cui rapir tenta indarno la gloria<br />
La beir ombra onde reterno, si gloria.<br />
Vivandiero e ristoro del mondo<br />
Vieni e i grappoli rendi maturi<br />
Vieni, prodigo autunno, e fecondo<br />
Di Lieo stilla i pregi piii puri<br />
Ogni saggio e per lui piii facondo<br />
Ei fa in' armi piii i forti sicuri<br />
Bacco e il liscio di vergini tenere<br />
Bacco e il latte d'Amore e di Venere.<br />
(1) Filiberlo Villani: Lodi riedificala, poeraa eroico. Canto XVII.
— i^:; —<br />
Enlro il mar di gran tiizza tedesca<br />
Pescu il core ogni gioja piii grata<br />
Venga I'acqua, ma i)iira, ma fresca<br />
Ma sia solida e in ghiaccio indurata,<br />
Ch'ella e dolce se '1 vin mi rinfresca<br />
VA amara, se '1 mischia ed ingrata<br />
Piu di Bacco gli aitlori m' accendono,<br />
Se le nevi piu gelido il rendono.<br />
Dunque prodiga in patere liete<br />
Sparga il mosto le man, ne si stanclii<br />
E se manca, bevendo, la sete<br />
Di piu bever la brama non manchi<br />
• Sii, si beva che un'ebra quiete<br />
Fia die placida il sen ci rinfranchi<br />
Sii, quegli ori e quell' ambra ci aspergaiio<br />
E in quell'onde ogni alVanno sommergano.<br />
Un conte Faiiqali godeva intorno a questi anni vari beni<br />
sul Lodigiano e specialmente in Codogno. Difatti Tanno 1160<br />
ci racconta il Lodi (1) ch'ei fece done d' una ragguardevol<br />
parte de' suoi beni al ve.scovo Alberico Merlino, consistenti in<br />
23 pezzi di terra aratoria vitata e prativa nel territorio di Codogno,<br />
per la qual donazione il vescovo perdono al conte quat-<br />
tordici lire ("2) di cui gli andava debitore. Lo stesso Lodi al-<br />
I'anno 1JG7 ci rapporta I'enumerazione delle terre e dei vassalli<br />
soggetti quel tempo al vescovato fatta per opera di un Celso<br />
da Merlino, « segnater de loci Merlini , CavenagJd , Livraghae<br />
Summaripe, Fossadolti, Casiioni, Cotlonei cum quaria parte honoris<br />
terrac sancti Floriani, » L'anno 1173, giusta il medesimo<br />
storico, dopo la morte del vescovo S. Alberto, ascese inilla cat-<br />
tedra vescovile di Lodi Alberico del Corno; ma se creder dobbiamo<br />
al Ciseri (3), S. Alboi to i;on essundo inoito che nel 1179,<br />
Alberico non pote succedergli prima di quest' anno. Era costui<br />
canonico della Cattedrale di Lodi, ed apparteneva a nobile fa-<br />
miglia ch'aveva tratto il cognome ed i natali dall'antica rocca<br />
del Corno incendiata da Federico L" nel llGl e che vedemmo<br />
avanti il mille appellata col nome di liipalta , e nelle cui vicinanze<br />
esisteva tuttavia il celebre raonastero di S. Stefano.<br />
Questo vescovo mori nel 1189. Durante il suo pontificato investi<br />
JRibohlo, abate di S. Stefano, di tutte le decime di ragione della<br />
(1) Dcfcndenio Lodi: Col'iUigu dei Vescovi Lodigiatii, Manoscrillo.<br />
(2) (juatlordici lire iinpcriali d'allora farebbero alliialmcntc Lire it, 800-<br />
(3) Dcf. Lodi: Calitlogo dei \esrttii di Lodi, Mano.srrillo; P. Aless. Ciscri:<br />
Vile dei Vescovi di Lodi; Syiiodiis 111, Fcrdinandus Higliellins: llnlia Sairay<br />
I. 4; Giamb. Molossi: Mimorie di alcutii vomini illustri di Lodi, I. 1.
— 136 —<br />
mensa vescovile che esigeva da Lambreno del Corno insino al<br />
liume Po, per l' annua prestazione di tre moggia e quattro se-<br />
stari (1) di segale e di miglio. Investi pur anche 1' abate del<br />
roonastero di S. Sigismondo di Cremona della Chiesa di Santa<br />
Maria di Lardaria o Lardara colla possessione e le decime<br />
annesse , a patto di pagare annualmente cinque soldi imperiali<br />
i^l) e di tenere si per lui che pei suoi successori una cena a<br />
cui desinare con 14 persone di seguito. Alia cattedra vescovile<br />
— 137 —<br />
ritenendo nulla la ragione dclla prescrizione accampata dai<br />
Cremonesi per mantenervisi in possesso. I Cremoncsi sprezzando<br />
il giudizio deir Irnperatore , niunirono Castelnuovo per lo con-<br />
trario di niiove fortilicazioni e vi si j)osero alia difesa coi Par'<br />
niigiani loro alleati e neniici costanti dei Piacentini. Da qui<br />
ebbe incominciamento una guerra novella, ma piii lunga e piii<br />
accanita della passata fra le due citta di Piacenza e Cremona,<br />
guerra clie gia da qualche anno erasi preveduta , mentre , a<br />
quanto ci riportano le cronache antiche (1) 1' acqua del Po essendo<br />
divenuta nera nel 1174, si voile da ci6 dedurre in quei<br />
tempi d'ignoranza uu' infelice presagio per I'avvenire. Vedendo<br />
pertanto i Piacentini ed i Milanesi loro alleati la mala fede dei<br />
Cremonesi, si condussero unitamente nel 1188 aH'impresa di<br />
Castelnuovo , daddoye a forza d' armi cacciarono i loro nemici.<br />
1 Cremonesi per altro nuovamente unitisi ai Parmigiani, ritor-<br />
narono beiitosto alia ripresa di quel Castello, e vi riuscirono invadendo<br />
poscia il territorio dei Piacentini; per la qual cosa questi<br />
nuovamente ricliiedendo I'ajuto do' Milanesi avanti che I'anno<br />
spirasse, assaltarono di bel nuovo questa rocca e la ripresero;<br />
ne perche ricadesse in mano dei Cremonesi e fosse nuova ca-<br />
gione di guerra, la abbandonarono alle fiamme e ne posero al<br />
suolo le mura (2). Giusta il Corio ,<br />
1' Alberti ed Antonio Lodi<br />
perd vuolsi che il totale eccidio di Castelnuovo non avvenisse<br />
che nel successivo anno 1189, aggiungendo che i vincitori ritiratisi<br />
dopo averne compiuta la rovina, i Parmigiani per compiacere<br />
i Cremonesi ne rialzarono ben presto le mura.<br />
Premeva intanto ai Milanesi di avere nella loro amicizia i<br />
Lodigiani loro antichi nemici, giacche nel condursi ad invadere<br />
il contado di Cremona , erano bene spesso inquietati nel lore<br />
passaggio pel Lodigiano. Dimenticando pertanto i Milanesi le<br />
oomuni offese che furono cagione un tempo della rovina d'ambedue<br />
le citta , richiesero nel 1190 della loro amicizia i vicini<br />
Lodigiani non solo, ma ben anco d'alleanza ofl'ensiva e difensiva,<br />
alleanza che da taluno vuolsi protratta solo al 28 Dicembre<br />
1199. Accettarono i Lodigiani 1' invito , giacche era meglio per<br />
essi r avere per nemici i Cremonesi e per amica la tuttor po-<br />
tente Milano , dalla quale aveano gia tanti danni patiti. Condi-<br />
(1) Chronicon Crcmnncnsr anonimi, in Race. Mwrat., t.7; AnlonioOimiii •<br />
Dell' Islnria di Cremona, W Alcss. Ciseri : Isturia Suno-I'rofdtin di buli.<br />
(•2) Ludovici Cavilclli : Annalra ; I'ogiiiali: Memnrie Sloriclic di I'iiicenza ^<br />
t. 4; Canto Pier Maria Can)pi : IlisUirin rnlesiaslini di I'iamiza, I. 2; Fi;:<br />
l.randro Albcrli: Drsrrizione di lulln I' llaliii; M. Bernardino Corio: illisloria<br />
di Milano; Anlonio Lodi: Sloria di Lodi, Manoscritlo.
— 138 —<br />
zione (i) d' una tale alleanza si fu che i Milanesi cedessero ai<br />
loro nuovi araici le castella che ingiustamente occupavano sul<br />
loro territorio, cioe Cavacurta, Montemalo, S. Colombauo, Graf-<br />
fignana, Sommarano, Gradella, Roncadello, Cogozzo e Valera, a<br />
patto per6 che i Lodigiani ne demolissero le fortificazioni , il<br />
che venne eseguito, riservandosi i Milanesi soltanto la ragione<br />
su tutta I'acqua del Lambro.<br />
Esisteva fin da quest' epoca in Graffignana una Chiesa di<br />
S. Salvatore alia quale era annesso uno Spedale di Pellegrini,<br />
per cui I'anno 1186 ai 9 di Settembre il vescovo di Lodi Al-<br />
berico del Corno voile per maggior vantaggio di quel luogo<br />
esente da ogni fodro ed albergazione di cui era tenuto verso<br />
la Mensa, a patto pero che il ministro di questo Spedale a se<br />
ed a' suoi successori pagar dovessero ogni anno nella festa di<br />
S. Bassiano una libbra di cera (2). Altre due notizie ci riporta<br />
air anno 1192 lo storico Campi. La prima si e che nell'Ottobre<br />
di quest' anno 1' abate di San Sepolcro di Piacenza cedette alr<br />
abate di S, Stefano del Corno, da cui dipendeva a quest'epoca,<br />
anche la Chiesa di S. Fruttuoso di Piacenza (3) e ogni ragione<br />
e dorainio ch'avea sulle due Chiese de' Ss. Cosmo e Damiano<br />
e di S. Vitale di Cremona, coU'obbligo all' abate di S. Stefano<br />
di offrire nel Sabato Santo di ogni anno sull'altare del San Se-<br />
polcro in Piacenza due libbre d' incenso. Fa d'uopo credere<br />
pero che 1' abate di S. Stefano trascurando col tempo d' osser-<br />
vare questo segno di dipendenza ,<br />
1' abate di S. Sepolcro ritor-<br />
nasse al possesso di quelle due Chiese , mentre nel 1483 ve-<br />
donsi tuttavia soggette al di kii monastero. La seconda notizia<br />
e del 1(5 Ottobre dello stess' anno , in cui Pietro Visconti pia-<br />
centino, bramando di assicurare per se e suoi nepoti e discen-<br />
denti maschi legittimi il feudo della Mezzana molto ingrandito<br />
dalle alluviuni del Po, ciie 11 vescovo di Piacenza Diouigi avea<br />
nel 1057 concesso a Grimerio arcavolo suo per cinque gene-<br />
razioni , e col censo di un denaro d'argento e d'una candela,<br />
ricorse a Guido proposto della canonica di S. Antonino, nella<br />
quale era dalla cattedrale passato il diretto dominio onde gliene<br />
rinnovasse 1' investitura feudale cho ottenne diffatti. Avvenuta<br />
(1) P. Aless. Ciseri: Istoria Sacro-Profana di Lodi; Gio. Ball. Villanova ,<br />
Jsloria ai Lodi ^ lib. 2; Lodovico Muralori: Antiq. Medii Evi , t. 4; (iiulini<br />
Cotile Giorgio : Mcmorie della Cilld e (jampagna di Milauo, 1. 7.<br />
(2) Girolamo Cadamoslo: Informazioni dcllo Sprdul Maggiore di Lodi^<br />
Manosciillo; P. Aless. Ciseri: Vila dei Vescovi di Lodi.<br />
(3) Can.co Pier Maria Campi: Isloria Ecclesiaslica di Piacenza, t. 1 , 2><br />
Thorn, de Mussis: Chronicon I'lacenl, in Race. Muralori, t. 16; Poggiali: Mcmorie<br />
Sloriche di Piacenza, I. 2.
— 139 —<br />
|ioco dopo la morte di Pietro Visconti, venne il 14 liUglio 1191?<br />
investito del feiido incdcsimo Oberto suo iiipote, il quale piesto<br />
al proposto il giuramento di fedelti\ a contra omnes homines<br />
sah'd fidelilatc I). Impcraloris nomiiiatium ct suoruni atiteriorum<br />
dominoruni, ct salris suis succcssoribus. »<br />
Noi vedemino nel llGl distrutta da Federico Barbarossa la<br />
locta del Corno e condotti da lui prigionieri i Milanesi e gli<br />
abitanti die vi stavano alia difesa. Da quel tempo i Cremonesi<br />
clie ne ambivano il possesso la rialzarono e la fortificarono<br />
onde in certo qual modo servir potesse di baliiardo alia rocca<br />
piu importante di Castelnuovo. Osservammo d' altronde che nel<br />
1158 o come altri voglio nel 1189 i Milanesi e Piacentini avendo<br />
distrutto Castelnuovo, i Parmigiani alleati dei Cremonesi<br />
dope la partenza dell'lmperatore lo rialzarono dalle sue ruine<br />
piu formidabile di prima. Per le quali cagioni tutti i Milanesi<br />
coi Lodigiani loro novelli alleati coi Piacentini e Bresciani uni-<br />
rono nel 1199 le milizie loro in considerevole numero , e coi<br />
'lore carrocci si portarono contro la rocca del Corno e la Torre<br />
di Domencgone per far vendetta dei Cremonesi (1). Dopo aver<br />
fatto la conquista di queste vicine fortezze, s'avvanzarono unitamente<br />
infino a Castelnuovo, e se creder deggiamo alia maggior<br />
parte degli scrittori, I'esito di quest'impresa non corrispose<br />
all'aspettazione, mentre dopo qualche zufTa di poco momento e<br />
che non fu di vantaggio per alcuna delle parti , gli alleati vedendo<br />
il valore dei Cremonesi e la foi^za della rocca, si ritirarono<br />
senza far altro. Nulladiraeno il Cavitello sostiene che in<br />
quest'occasione Castelnuovo dopo qualche tempo d'assedio venne<br />
preso e diroccato , ma che mentre gli alleati intenti solo alia<br />
lapina trasportavano le granaglie e i vini cola ritrovati, i Cremonesi<br />
il 29 Settembre, festa del Santo Protettore della rocca<br />
-e della citta, piombarono improvvisamente sulle disperse milizie<br />
degli alleati, e pugnando ferocemente dalla mattina insino al<br />
vespro, molti ne fecero prigioni e moltissimi ne sterminarono.<br />
(cootlnua).<br />
(1) Dofond. Lodi: Hatalogo dei IWfor* Lndiqiani , Manoscritto; Luduvici<br />
Cavilelli: Aiifwlfis Sicnrdi Chronicon, in llacc. Muralori, I. 7; C/noriirnnCrr-<br />
mniiensi' ninmimi, in ll.icc. Muralori, I. 7; Jiioaii. de Mussis : (Jironicon I'la-<br />
cpnl., in Hacc. Muralori, U 16; Galvano Fiarnma: Manip. t'lnr. Med., c. 235;<br />
I'oggiaii : Memorie Sloriche di Piacenza , t. 5; Dosclii Mncenzo: Delle Storie<br />
f'iarenline, t. 1, lib. 8; Antonio Campo: DelV Islorin di Cremoni , Ludovico<br />
Anlonio Muralori: Annali d' Italia, I. 7.
— 140 —<br />
UN' ANTICO RECLAMO LODIGIANO<br />
P£H L'AUTONOMIA DELLA PKOVINCIA<br />
L' onorevole Marco Minghetti nella recentissima sua opera<br />
« I partiti politici e V ingerenza loro nell' amministrazione e<br />
nella giustizia » eccita il governo attuale a fare opera di decentramento<br />
in ogni pubblico servigio ed ufficio, sia per delegazione<br />
di facolta del governo ai suoi proprii agenti locali, sia<br />
per maggiore ampiezza di facolta date alle aziende provinciali<br />
6 comunali , sia togliendo ogni diretta ingerenza del governo<br />
nella amministrazione loro vera e propria, sia finalmente agevolando<br />
e favoreggiando la costituzione di associazioni autonome<br />
aventi carattere di ente giuridico, e avvalorando quello cbe gli<br />
Inglesi dicono diritto d'incorporazione sotto determinate leggi<br />
e cautele. Tali ottimi concetti e gravi proposte, qualora si effettuassero,<br />
ci darebbero speranza di effettuare ancora I'antica<br />
nostra autonomia provinciale , di cui i nostri avi erano si gelosi<br />
ed attenti per conservarla , come risulta dal seguente documento<br />
rilevato dagli Atti del Patrimonio del Contado Lodigiano.<br />
(Estratlo dal Lib. delle Provvisioni Municipali - Dal 10 Luglio<br />
1754 - al 17 Germajo 1757 - Pag. 215 e seg.J<br />
1755, 28 Laglio - al dopo pranzo<br />
CouTocati e Congregati grinfrascrilti iiignorl Illinistri, cd<br />
Agcutt del Contado , nel solito luogo del Cooslglio posto<br />
nella Casa del detto Contado sitnata nella vtcinanza di<br />
Sant'i&gnese dl detta citta , nel qtial liiego detti iSignorl<br />
lllinistrl ed Agenti sogliono CouTocarsI e Congrcgarsl per<br />
trattarc c rlsolvere i negozi del Contado mcdesimo, ed in<br />
detto Lnogo si sono ritrovati li segneuli Siguori. Cioe:<br />
L' 111. mo ed Egregio Sig. Dottore Ignazio Fornari, avvocato<br />
di questo Contado residente in Lodi.<br />
L' 111. mo ed Egregio Sig. Dottor Gio, M.^ Dragoni, altro avvocato<br />
pure di questo Contado residente nella Citta di Milano.<br />
Ed il Sig. Dottor Giovanni De Luca, altro Causidico nella<br />
suddetta Citta di Milano.<br />
Li Signori : Alessandro Maggi - Desiderio Peroni - Giovan<br />
Batt. Pandini e Carlo Giuseppe Bonfigliolo - che sono i quattro<br />
Sopraintendenti.<br />
Li Signori: Antonio Maria Arbusti , Sindaco residente in<br />
questa Citta di Lodi - Giuseppe Reina, Sindaco residente nella<br />
suddetta Citta di Milano.<br />
Li Signori: Casimiro Bonfico • Lorenzo Riboni^ che sono^<br />
i due Sindaci Provinciali.
- 141 —<br />
Tulti i Ministri ed Agenti del detto Contado clie formano<br />
la intit-ra Minor Congregazione del medesimo Contado.<br />
Lctt.'i l:i ^rrlttiirn roriiinl.i d.tl prcdelfo F.«;rrslo fUs;. Ittor.ilo<br />
Hr.is^onl, reMpoiiwiv:i all.i cccitatoriii tiril.-i F. R. G. dri<br />
Ccnwiiiirofo del
— 142 —<br />
580 ch' essa Provincia continuar dovesse a far iiso delle costumanze<br />
e Leggi proprie , lie vi apporlo intorno a cio altra novita<br />
se non che divise la medesima in quattro parti, o region),<br />
assegnando in ciascheduna di quesle una Citta che fosse cajjo,<br />
e dove si avessero da tenere le adunanze, e da 7'ammassare il<br />
denaro richiesto dalle comuni indigenze , e di creare i magistrati<br />
di tutta la regione; e s' egli aggiunsevi alcune Leggi, le<br />
diede in guisa che non urtassero con 1' autonomia di que' popoli,<br />
e con tanto provvedimento, ut non hostibus ct quas umis<br />
quidam lungo tempore qui unus est Icgum corrector cxpcriendo<br />
arguerat (J), Nel trattato concluso do[)o la seconda guerra Punica<br />
tra i Romani vincitori e i vinti Cartaginesi, dure condizioni<br />
furono poste da questi ai secondi; ma fii pero loro conceduto,<br />
che seguirebbono a vivere secondo le Leggi loro ; (2) la qual<br />
cosa conseguirono altresi , quando sul cominciare della teiza<br />
guerra un niiovo trattato essi tennero coi medesimi Romani Qi).<br />
Due Editti si leggono di Claudio Imperatore , col primo dei<br />
quaii gli Ebrei di Alessandria, e col secondo a t'Jtta la Nazione<br />
Ebraica sparsa per le provincie dell'Impero Romano , fu restituita<br />
la liberta , che sotto Cajo Caligola aveva sofferto moltissimo,<br />
di governarsi colle sue leggi, non die alle cose<br />
ligione appartenenti, ma eziandio nelle cose 'politiche<br />
alia re-<br />
(4). Fra<br />
le condizioni di pace che Annibale alle citta prima sue nemiche<br />
da accorto Principe ofteriva, quella eravi che le medesime conservare<br />
potrebberole proprie Leggi. La citta di Locri ed in appresso<br />
quella di Taranto da lui ebbero un tale patto (5). Passando<br />
ai secoli meno lontani, ritrovasi che Teodorico re de'Goti<br />
resosi padrone dell'Italia, ordino da saggio politico che in essa<br />
non si introducesse ordinamento veruno, die aspetto recasse di<br />
novita; ma die si continuassero le cose gia poste in uso: « quod<br />
consuetudo anliqua scrvctur<br />
prisco tempore indullum est.<br />
nee sidtraliciur modo^nis quod<br />
,<br />
» Questo e il comando ch' egli<br />
diede (6) ed allora che iiell'anno 18." del suo impero si porto<br />
il medesimo a Roma , fece ivi una allocuzione al popolo con<br />
promettere fra le altro cose di osservarc inviolabilmente tutte<br />
le ordinanze fatte dai precedenti Principi Romani (7). Castigata<br />
voleiido lo stesso Teodorico la Liguiia che in quel tempi<br />
comprendeva anche la citta di Milano, peiche tenuto area per<br />
la parte del re Odoacre, al quale dopo lungo contrasto egli tolse<br />
il regno d' Italia, le vieto, oltre all'averla spogliata dei privilegi<br />
della cittadinanza romana, il piu servirsi delle antiche sue Leggi<br />
e costumanze: castigo, che avendo cagionato un lamento grandissimo,<br />
fu da lui poscia ritrattato alle istanze fattegli dai due<br />
santi uomini Lorenzo Arcivescovo di Milano ed Epifanio Ve-<br />
(1) Tito Livio, Lib. 45, Cap. 42.<br />
(•2) Polib. o.xcei'p. Legal. 142. Appian. Dc bel Pun.<br />
{i) Polib. oxccrp. Legal. 142. Ajtp. Dc be!. Pun.<br />
(4) Joscpli., Aniiq. Jud., Lib. 19, Cap. 5,<br />
(5) Tilo Liv., Lib. 24, Caj). 1, Lib 2a, Cap. 8.<br />
(6) Cassiod., Lib. 8, Episl. 39.<br />
(7) Anon i in. Vales.
— IIJ —<br />
«covo lU Pavia (1). — Carlo Magiio aveiido sogf:iof];ato ciica tre<br />
secoli dopo lo stabilimento della Monarchia de' Franchi iielle<br />
riallic, i varii popoli coiiosciuti in (lucl tompo sntto il iinino ^piieralp<br />
di (lei'iuani , tra gli altii tiafti di dolcezza die iiso con<br />
essi, la facolta lascio ai niedosinii di
— 144 —<br />
quale si conosca essere piii giusta e piii utile. « Neque his, diceva<br />
Libanio (i) parlando con Teodosio il Grande , quae tibi<br />
justa vidercntnr temporis observnntia porentior fecit. » Anche<br />
la liberta , ove dejj;eneri , o per due con la espressione di 0razio<br />
("i), qualora in vitiiim. eorcidil et vim difinam lege regimine<br />
sublato jure noscendi , si reprime e si restringe dentro a piii<br />
angusti confini qualunque sieno i privilegi che I'accompagnano.<br />
Una provincia, o una citta suddita per grandi prerogative di<br />
liberta , puo senza ingiustizia essere data altrui in feudo , si<br />
quando il richieda la conservazione delle medesime o la tranquillita<br />
di tutto il regno dal quale dipende, si quando la stessa<br />
faccia abuso della goduta liberta.<br />
Con tutto cio per poter introdurre in uno State nuovi provvedimenti<br />
ed abolirne gli antichi senza richiamo del niedesimo,<br />
non basta il ritrovarsi , che questi abbiano contratto coll' andare<br />
del tempo qualche leggiero difetto, ed abbian quelli Tapparenza<br />
di essere in qualche modo piii vantaggiosi. Segnalato<br />
e il ricordo che so[>ra di cio diede Augusto al Senate di Roma<br />
in quella sua artiliziosa orazione in cui espose con magnanimita<br />
del tutto finta di voler lasciare I'impero, che aveva assunto per<br />
rimettere in mano del medesimo Senato il governo della Kepubblica,<br />
la quale astutissima dichiarazione gli ottenne di continuare<br />
siccome egli aveva avuto in mira col consenso, anzi con<br />
I'istanza di Roma nella Monarchia , in cui era entrato con la<br />
forza. « Conservate, disse quell' Imperatore nella politica oltremodo<br />
addottrinato, conservate costantemente le Leggi e usanze<br />
gia stabilite , ne mutatene alcune; poiche le cose che riinangono<br />
sempre in uguale stato, o sono immutabili, abbenche sieno<br />
men buone , sono pero piu utili alia Repubblica , di quelle le<br />
quali, sebbene in qualche modo migliori, con novita s' introducono<br />
(3). »<br />
(1) Oraf. pro Agricol., N. 7.<br />
(2) De Art. poael.<br />
(3) Oiod., Lib. 53.<br />
coiilinua.<br />
Sac. Andrea Tiinolati, Direllorc.<br />
Lodi 1882. Tip. Quirico e C' Cam.\gni Giuseppe, Gereiile responsalu
ANNO I* MARZO DISPENSA 10'<br />
BELLA STOIUA LIOCESANA<br />
del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
S. Bassiano ?I." Veseovo di Lodi<br />
(Conlinuazionc vedi Numcro precedenle)<br />
Da Milano si rec6 poscia S. Bassiano ad Aqiiileja in compagnia<br />
del suo Metropolitano e dei vescovi Laminio di Venezia,<br />
Filastrio di Brescia e Sabino di Piacenza jier il Concilio cola<br />
intinoato e concesso da Graziano ad istanza deli'imperatrice<br />
Giustina, presso la quale tanto avevano instalo gli eretici Sal-<br />
ladio e Secondiniano. Costoro erano stati si mal conciati nel<br />
Concilio di Costantinopoli poco prima celebrato, die si appellarono<br />
ad un' altro per meglio giiistificarsi; al clie non acconsenti S.<br />
Ambrogio rispondendo all'imperatrice: non convenir I'incomodo<br />
di tanti prelati per richiesta di due perversi, ed opero in mode<br />
che solo i piu vicini vi intervenissero. Si raccolsero cola non<br />
pill di 32 vescovi, piccol numero invero, raa fatto riflesso alia<br />
qualita, scorgiamo che venti di essi si annoverano tra i santi<br />
del Cielo. Nell'unica sessione durata dall'ora scsta sino a conX'<br />
pieta, furono introdotti Palladio e Secondiniano, che venuti alle<br />
dispute, rimasero i due eretici convinti ed esclusi dalla comu-<br />
nione dei fedeli. Non si sciolse il Concilio senza qualche provvedimento<br />
per le urgenze dell' epoca; tutti i vescovi si sotto-<br />
scrissero insieme a S. Bassiano, come si scorge dagli Atti di<br />
quel Concilio. Nel ritorno alia patria, S. Bassiano invito S. Am-<br />
brogio e S. Felice vescovo di Como, suoi compagni di viaggio<br />
ad assistere alia consacrazione della Chiesa da lui fondata. Di<br />
buon grado accettarono essi 1' invito, e trovarono la fabbrica<br />
gia compita e preparato tutto roccorrente per la funzione. De-<br />
stinato il giorno, nell'anno 380 la consacrarono quei tre santi<br />
vescovi, dedicandola a Dio ed ai dodici SS. Apostoli. Intanto che<br />
si compiva la funzione, non manco lo spirito maligno d' impa-<br />
dronirsi del corpo di una donna, facendo strepiti per intorbi-<br />
dare il tutto, ma recatosi Bassiano da quell' energumena, tosto<br />
lo spirito nemico usci facendo intendere, che troppo grande
- 146 -<br />
era I'impero di quel prelate contro i demonii. Tutti dopo il fe-<br />
lice compimento della funzione restaiono stupefatti del miracoio<br />
compiuto in quell'istante da S. Bassiano.<br />
Dopo due giorni di compagnia, essendosi licenziati i siioi<br />
ospiti S. Ambrogio e S. Felice; il nostro Prelate attese alie<br />
cose della sua Chiesa e vi trovo qualche inconveniente emerso<br />
durante la sua assenza. IMise ogni studio quindi per strappare<br />
ogni radice d'Arianesimo, accompagnandolo con esercizii di ca-<br />
rita, di pazienza e di mansuetudine, impiegando il tempo che<br />
gli restava, nell'istruzione, nella preghiera e nolle discipline.<br />
D'allora visse con qualche quiete d'animo frequentando le visite<br />
alia sua diocesi, sinche vennero scoperte I'eresie dei Gnostici,<br />
poco meno differenti da quelle dei Manichei. Giunto Priscilliano<br />
uno dei piii ardenti fautori di quell' eresia a Milano per con-<br />
sultar S. Ambrogio, questi chiamo a se Bassiano col resto dei<br />
comprovinciali. Fu introdotto I'eretico al loro cospetto, clie es-<br />
posti i suoi erronei principii, venne confutato coi suoi fautori,<br />
e ripreso non senza grazia da quegli eminent! dottori ecclesia-<br />
stici. Alia fine non riscontrandosi in lui che ostinazione ed im-<br />
penitenza, lo scacciarono e condannarono. Tuttavia non cess6<br />
Priscilliano di corrompere la Chiesa, finche condannato a morte<br />
da Ennodio sotto 1' imperatore Massimo, pago il fio delle sue<br />
scelleratezze. Colla sua m.orte non resto estinta la sua setta, che<br />
anzi parecchi lo tennero per santo in vita e per martire dopo<br />
la morte.<br />
Per sradicare del tutto gli errori dei Priscilliani, fecero i<br />
nostri Prelati lombardi delle disposizioni per preparare I'anti-<br />
doto contro quella peste. Licenziati poi da S. Ambrogio i ve-<br />
scovi radunati, torno Bassiano alia sua residenza e guardingo<br />
coll'occhio intellettuale 0;-.serv6 se alcuno del suo popolo fosse<br />
attaccato da quella pece ereticale per applicargli tosto il rimedio.<br />
Sebbene quivi essa non attecchisse si per virtu del popolo quanto<br />
per dottrina del suo Pastore, pure questi fu sempre vigilante<br />
affinche nessuna impurita di Priscilliano allignasse in Lodi,<br />
mentre ovunque parlavasi di lui. Poco dopo in un' altro Con-<br />
cilio fatto dal papa in Roma, non solo si stabili, che la Chiesa<br />
Romana fosse il capo delle altre Chiese, quale fondata da Cristo<br />
suUa colonna del Collegio Apostolico, ma con altri canoni fu<br />
anche ordinate, che si chiudesse la fine dei salmi con una lode<br />
alia Santissima Triniti. Di cio avutanotizia Bassiano non manc6<br />
tosto a far professare da tutti: una sola essere la Chiesa catto-<br />
lica ed apostolica, il di cui capo era il solo legittimo successore<br />
di Pietro ed introdusse tosto il sacro elogio della Triade San*
— h: -<br />
tissima alia C\nc dei salmi, col versetto: Gloria Patri, Filio ct<br />
Spiritu Saticto, sicut clc. die ilivcnne ben presto popolare nelle<br />
nostre provincie.<br />
Appresso seguirono tempi mono disastrosi per i Cattolici,<br />
reprimemlo rimperatoi-e Graziano le insolenze dei setlari e dei<br />
gentili con terribili editti; per il die lUissiano servendosi di<br />
questa calma, vigilava snlia sua Chiesa ora con frequenti visite,<br />
ora con ripetate conferenze con r.ant* Ambrogio assistendolo<br />
con fatti e con discorsi contro gli eretici, sinche avvennc la<br />
morte deH'imperatore siuldetto. Sorsero varii pretendenti al<br />
trono e tra qiiesti Massimo appoggiato dal suo esercito di Bre*<br />
tagna, e Giustina che fece pioclamar Valcntiniano suo figlio.<br />
Questa non manc5 di ricorrere agli ufficii di Ambrogio, che e-<br />
lettolo suo ambasciatore lo invio a Treveri per trattare la pace<br />
con Massimo. In tale frangente si turbarono le cose nella nostra<br />
regione e piu perche ne segui poco dopo una fame orribile in<br />
tutte le provincie italiane. Anzi il popolo romano si sollev6 at-<br />
tribuendo tali jattiire al dispregio f\\tto agli antichi Dei. Perche<br />
non avvenisr.e cio anche in questi paraggi, massime per I'assenza<br />
di S. Ambrogio ; il nostro ?anto Prelato s'ingegn6, non<br />
solo di rivolgersi a Dio con orazioni e digiuni, ma a sollievo della<br />
dominants carestia provvide con gravi e proprie spese a quantita<br />
di frumento, sicche all'arrivo dell'arcivescovo tolse al popolo ogni<br />
pretesto di sollevazione. Ecco quanto poteva un vescovo in quel<br />
tempi rozzi, non conoscendosi in allora i provvedimenti econo-<br />
mici del giorno d'oggi!<br />
A Donato successe nel pontificato Siricio, ed acclamato in<br />
Occidente per imperatore Valcntiniano, i milanesi ariani ricor-<br />
sero all'imperatrice Giustina loro fautrice, che fatta pre.ssione<br />
al figlio, questi con decreto speciale li rimise in una chiesa di<br />
Milano. Col loro vescovo Mercurio chiesero un congresso contro<br />
Ambrogio alia presenza dell' imperatrice. L' arcivescovo consi-<br />
gliatosi coi suoi comppovinciali e piu col nostro santo Patrono,<br />
quale suo piu valido commilitone contro gli Ariani, risolse di<br />
opporsi al disegno dell'imperatrice, concedendo appena agli Ariani<br />
di assistere ai discorsi di sant'Ambrogio.<br />
In quel tempo S. Ambrogio per meglio infervorare la fede<br />
dei suoi cittadini, voile che si scoprissero i corpi dei martiri<br />
Naborre e Felice, per la quale funzione comparve anche il<br />
nostro Prelato lieto di poter vederele sacre reliquie dei suoi<br />
santi concittadini. Di quelle preziose reliquie furono donate<br />
parte a Vestina nobilissima matrona romana, che edific6 una<br />
chiesa in loro onore, parte a I'aolino e Gaudenzio vescovi di
- lis -<br />
Brescia c di Novara, parte nella Francia Settentrionale e parte<br />
al nos'ro santo Pastore, che le trasferi a Lodi consecrate con<br />
somm;i venerazione nella chiesa dei dodici Apostoli. Dope I'ultimo<br />
cccidio di Lodi Veccliio, se ne perdette quasi la memoria<br />
se noii fossero state annotate nell' Enchiridion delle memoria<br />
lodigifne, anzichfe neW Invent ario delle reliquie della Cattedrale.<br />
Se non che per esser riposte, confuse con altre in una cassa<br />
deposta sotto 1' altar maggiore della Cattedrale, non si possono<br />
discer.iere quali esse siano precisamente.<br />
Sj per 1 opera dei nostri santi vescovi, si per la improvvisa<br />
venut? dell'imperatore Massimo convenne a Valentiniano, alia<br />
madre Giustina e sorella Galba di fuggirsene cogli Ariani sco*<br />
raggiati in Grecia, ed allora meglio prosperarono colla pace<br />
gli interessi religiosi nella Lombardia. Non cosi i politici ed economic,<br />
che Massimo dopo aver domata Aquileja, calo in Lombardia<br />
con rapine ed incendii e dopo aver lasciati addietro<br />
tanto squallore di citta e castella, saccheggio Piacenza e parte<br />
del bfsso Lodigiano, onde qui si deve annotare, che se I'impeto<br />
del br.rbaro non molesto la nostra citta, cio devesi all' intercessione<br />
di Bassiano. Svernava pertanto I'imperatore Massimo sui<br />
nostri confini per opporsi ad un esercito potentissimo di Teodosio,<br />
sinche venuti a battaglia campale presso Aquileja, resto<br />
la vitloria a Teodosio che rimise in trono Valentiniano gia convertito<br />
dall'arianesimo. Ritornata la calma prosei-'ui il santo Prelate<br />
nelle sue opere di carita, ed allorche Teodosio ritornato a<br />
Milano pubblico quel celebre Editto sulla distruzione dei tempii<br />
e dei riti gentili, Bassiano ebbe poco a fare nella sua citta,<br />
poicho essa ne era gia purgata. Ebbe bensi di che alTaticarsi<br />
nell'estirpazione della nuova eresia di Gioviniano, si per la nuova<br />
assen/a di S. Ambrogio, come anche per 1' intervento ad un'<br />
altro concilio convocato al ritorno dell' arcivescovo in Milano.<br />
Esposti gli errori di Gioviniano in quel venerabile consesso,<br />
essi furono validamente confutati e talmente zelarono i Prelati<br />
Lombardi contro cestui ed i suoi seguaci che per svellerli affatto,<br />
ne diede parte Ambrogio al Sommo Pontefice con una<br />
sua Lettera, quale venne sottoscritta anche da tutti i suoi suffraganei,<br />
in cui per quarto leggesi la firma del nostro Pastore:<br />
Bassianiis episcopus Laudensis.<br />
Ventidue erano in allora i suffraganei della metropolitana<br />
lomborda, tanta era I'estensione di quella Chiesa, chiamata dopo<br />
Roma la primaria d'ltalia. Monsignor Francesco Castelli nella<br />
sua Storia dei Concilii Provinciali , ci fornisce 1' ordine delle<br />
lore sottoscrizioni: archiepiscopalis Metropolitanus sedes, Episcopus<br />
Verceltensis , Novariensis , Laudensis, Terdonensis, A'<br />
stensis , Taurinensis, Aurjustensis, Aquensis, Sanuensis, Alexandrinensis,<br />
Viglevanensis, Brixiensis, Bergomensis, Cremonensis^<br />
Caviensis, Iliponiensis, Albensis, Savinionetisis, Ventimiliensis,<br />
Alberganensis, Casolensis, Montis Begalensi. — Diversi di codesti<br />
vescovati vennero dai Pontefici distaccati dalla Metropolitana<br />
per annetterli ad altra e parecchi altri vennero eretti ad<br />
arcivescovado.
- 14« -<br />
Riceviita la lettera di S. Ambrogio dal papa Siricio, qnesti<br />
molto la commendo per la diligenza tenuta coi suoi sufTiaganei<br />
contro I'eresie, anzi non tardo a convocar in Roma un nltro Sinodo,<br />
in cui si condanno e sconumico I'eresiaica (liovin ano. In<br />
quel tempo non maiico mai Hassiano di fornire al sue gregge<br />
rari esenipi di santita, o colla predicazione, o coile aslincnze,<br />
tanto pill che per ordine di S. Ambrogio, essendo state abolite<br />
le vigilie di notte nelle chiese, e si erano introdotti in lorvece<br />
i digiuni dei giorni precedenti alio Teste.<br />
Vittorioso Teodosio suirusiirpotore Argobaste vennc a Milano<br />
incontralo da Ambrogio, Bassiano e da altri prelati della<br />
Lombardia, i quali vennero tutti graziosamente accolti. Dopo<br />
di die avendo prociirato Teodosio lapacealstio impero, carico<br />
di anni e di taticlie, alTulu il governo dell' orlente al fif^lio Arcadio<br />
e qiiello d' Occideiite all' altro figlio Onorio. Poco dopo<br />
sentendosi vicino a morte chiese gli ajuti spirituali d'Arr'brogio,<br />
cui raccomando i figli. II santo metropolitano gli fece solennissime<br />
esequie coH'assistenza del nostro Pastore e del rf sto dei<br />
comprovinciali, piangendo tutti per la pieta di tanto imperatore<br />
che aveva risollevaio<br />
ligiose.<br />
la Chiesa da tante guerre politiche e re-<br />
Per poco duro la pace, che per gelosa avidita di impero<br />
Rufino cliiamo in Italia i Goti e quasi questi non baslassero,<br />
vennero anclie gli Unni. Questi barbari dove arrivavano, tutto<br />
mettevano a lerro e fuoco e tutta I'ltalia trovavasi scorvolta o<br />
della desolazione o dal terrore. Aflinchc non peggiorass3ro siffatti<br />
mali, nou si manco di ricorrere a Dio e Bassiano a difesa<br />
della sua citta e del suo popolo studio di procurarsi \v. protezione<br />
divina con ogni sorta di mortilicazione nel suo oorpo e<br />
con ordinare penitenze e preghiere pubbliche. S'accrebbero le<br />
angu;',tie del nostro santo prelato, allorcho Ambrogio cadde<br />
gravementft iiifermo consumato dagli anni e dai fastidii. Presentitosi<br />
da Bassiano il pericolo, e come gli fu semprc; amico<br />
per affetto e per zelo neli'onore e nella difesa del culto divino,<br />
cosi non voile egli mancare negli uffizii di un vero amico, che<br />
si trasferi tosto a Milano. Quivi con ogni dolcezza cerco di sol-<br />
levare il santo moribondo dalle gravezze del male e di insinuargli<br />
tranquillita nell'anima colla speranza del futuro premie<br />
di vita eterna. Quando al mattino seguente Ambrogio riveloal-<br />
I'amico assistente la sua gioja di esser stato degno di ai parirgli<br />
il bambino (iesii per consolarlo, da ci6 intendendo il nostro<br />
Prelato gia prossimo il passaggio al cielo del suo superiore,<br />
oltre 9 congiatularsene seco, non pote a meno di manifestarlo<br />
anche ai suoi famigliari, predicendo loro il giorno del glorioso<br />
transito. Furongli poscia fatte le solenni esequie conlormi al<br />
merito del santo arcivescovo, ne voile mai Bassiano abbandonare<br />
la salma, ma sempre 1' assistette pregando Dio e raccomandandogli<br />
la sua Chiesa. Ai funerali lu data la pr^iferenza<br />
al nostro Paslore, benche vi si opponesse, indi al'llitto per la<br />
perdita di un tanto appoggio tornossene a Lodi vieppiii I'ervido<br />
di divQzione per rivedere il santo arcivescovo nella gloria celeste.<br />
[conlinuii).
'<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
OA<br />
GIOVANNI CORTEMIGLIA PISANI<br />
(Continuazione, vedi N. preccdcnte)<br />
Noi femmo cenno sul cominciar di quest' opera della favo*<br />
losa etimologia di Guardamiglio riportata dal Canonico Campi<br />
sulla fede della cronaca apocrifa di Tito Omusio Tinea. II Campi<br />
ci die pertanto del nome di questo paese una seconda etimo-<br />
logia assai strana e della quale non ci avressimo fatto incarico<br />
se il Campi non avesse creduto ancli' egli prezzo dell' opera il<br />
darne contezza. Dice egli essere opinione degli abitanti di questa<br />
terra ch'ella avesse un tal nome, perche guardar meglio doveva<br />
colui al suo fine il quale avendo una fiata fatto passare I'lmpe-<br />
ratore col suo esercito intero sovra I'acqua del Po fortemente<br />
agghiacciata, e tutta coperta di paglia e strame in guisa , che<br />
ne rimperatore ne altri si avvidero mai del gran rischio se non<br />
dopo varcato il fiume ; ne riporto incontanente la meritatapena<br />
dell'ultimo supplicio per ordine del medesimo Cesare. Noi non<br />
possiamo dar fede a questa etimologia, giacche questo paese<br />
chiamavasi Guardamiglio molti secoli avanti che un tal fatto<br />
succedesse, Ci raccontano alcuni storici (1) che 1' anno 1211<br />
I'acqua del Po agghiacciando in modo che siccome sul terreno<br />
vi passavano sicuramente cavalli e carri , I'imperatore Ottone<br />
IV che dopo I'infelice spedizione delle Puglie avviato coll'eser-<br />
cito in Germania varcar lo dovea rimpetto a Guardamiglio, lo<br />
passo difatti senza che egli ne altro si accorgessero dell'inganno,<br />
giacche il conte di Santa Flora suo seguace non volendo che<br />
i cavalli sdrucciolassero fece coprire il ghiaccio di paglia in<br />
(I) Can. IMcr Maria Campi, Istoria Ecclcs. di Piaccnza , I. 2, lib. 16 —<br />
Sigonio, De regno Ital. — Ludovici Cavitelli, Annales.
- ni -<br />
modo che non ne apparisse vestigio. Se non che Ottone poscia<br />
che fu sulla sinistra sponda del liunie accortosi del futto, e giu-<br />
stamente sospettando che il conte ci6 fatto avesse perche nel-<br />
r acqua si aflogasse , comandc) che egli stesso miseramente vi<br />
fosse gettato e che banditi venissero i suoi figli daH'impcro.<br />
In quest'anno islesso stando all'opinione del Goldaniga (1)<br />
i Lodigiani approfittando della pace tanto rara a quei di e del<br />
privilegio loro cuncesso dai Cesari di prevalersi in ogni modo<br />
delle acque che scorrevano per il loro territorio, scavavano un<br />
canale lungo trenta miglia che uscendo dall'Adda a Cassano vi<br />
rientrava a Castiglione irrigando per tal modo a quei tempi<br />
600.CXX) pertiche milanesi di terreno e recando una lonte ine-<br />
sausta di ricchezze al territorio Lodigiano. Filiberto Villani (2)<br />
cosl ne descrisse Tutile meraviglioso di quest'irrigazione :<br />
Quattro volte dell'erbe il verde onore<br />
La falce tronca, e quattro volte nasce ;<br />
Ne di questo giammai suol piii lecondo<br />
Avra rinsubria, anzi Tltalia e '1 mondo.<br />
Quell'erbe molli onde ogni campo e pieno<br />
Cui par che col bagnar la Muzza allatte<br />
Pascon mandre mugghianti a cui dal seno<br />
Sgorgan di dolce umor beH'onde intatte<br />
E quindi altrui di questo fmme ameno<br />
Acque sembrano I'acque e pur son latte<br />
Come a te gia sul Lario il buon nocchiero<br />
Seppe adombrar, favoleggiando, il vero.<br />
Questo canale die allora si chiamo Adda Nuova e poi Muzza<br />
venne soltanto compiuto nel 1220 essendo Podesta di Milano<br />
Amizone Carentano cittadino di Lodi , o secondo il Ciseri solo<br />
nel 1230. Nel 1286 attese alcune convenzioni fra 1' ospitale del<br />
Broglio di Milano ed il Comune di Lodi fu allargata la bocca<br />
di oltre dodici braccia e d'un braccio d'altezza sicche la massa<br />
d'acqua che in allora dall'Adda scaricavasi nella Muzza, era<br />
d'oncie 1463, ossiano di 97.289 piedi cubici e gli utenti paga-<br />
vano fiorini 2 di soldi 32 1' uno per ogni oncia lodigiana (3),<br />
Dalla misura pero fatta d' ordine del Magistrato nel 1720. la<br />
Muzza diramava a quel tempo per 74 bocche oncie 2740 '(„<br />
d'acqua, per ogni oncia della quale pagavano gli utenti 82 lire,<br />
prezzo che sino dal 1550 s'era fissato d'ordine del famoso guer-<br />
riero Federico da Bozzolo Marchese di Gonzaga, Capitano ge-<br />
nerale e Luogotenente ui Cesare in Lombardia.<br />
(coDtloua).<br />
(I) Pier Francesco Goldanign, Memorie slorvhc del lU Dorgo di CodogM,<br />
lib. 1, Ms. — I'iciro Verri, Slorm di Milano, cap. ^. — I'. Alessandro Ciseri,<br />
Jsluriti siirro-prafinKi di l.odi.<br />
{'2) Filiberto \ illani, Lodi riedificata^ Poema croico: Canlo XI.<br />
(3) Due liorini d'allora valcvaijo circa Lire l^jO di Milano.
- 152 -<br />
iuiilOSITiV: iTOiyCHE<br />
UN' ANTICO RECLAMO LODIGIANO<br />
PXR L'AUTONOMIA DELLA PROYINCIA<br />
(Conlinuazionc del Numero precedenle).<br />
In tutte le cose umane, vede questo, chi le esamina bene,<br />
che non si puo mai cancellare inconvenieiite che non ne segua<br />
un'altro; e pero in ogni deliberazione si deve considerare qual<br />
sia il partito in cui sono ineno inconvenienti e pigliare quello<br />
per migliore, perche tutto netto, tutto senza imperfezione non<br />
si trova mai; ed entra quasi sempre nelle materie specialmente<br />
di Stato. E infelicita che non vi si possa coltivare un bene presente<br />
senza seminare un qualche male per un giorno avvenire:<br />
E poiche il far sottentrare nuove istituzioni in luogo di quelle<br />
che sono state osservate per lunghissimo tempo avanti , suole<br />
d'ordinario avere I'incontro di moltissimc difficolta e recare un<br />
gran turbamento di esse, giusta di che avvisa Plutarco scrivendo:<br />
Status, leges ac mores mutare populi , novisquae cum<br />
legibus moderari ex templo velle non modo non facile verum ne<br />
tutum guidem omnino est. Percio ottimo consiglio fu sempre<br />
giudicato essere quello di preferire in uno Stato la continuazione<br />
dei suoi antichi provvedimenti, sebbene in qualche parte<br />
manchevoli alia introduzione di altri alTatto nuovi, benclie per<br />
qualche verso piii utili , e di non passare a mutare quelli con<br />
questi: nisi pubblica necessitate utilitatem vehementer impellente.<br />
Come ha scritto in argomento simile un soggetto per<br />
merito, per dignita ragguardevolissimo (1).<br />
Egli e dunque da ponderarsi , se piu utile e necessario al<br />
buon servizio del Principe e al buon Governo del Pubblico Lodigiano<br />
sia , che questo continui ad avere , come ha avuto per<br />
si lungo corso di tempo in vari corpi, che amministrano il patrimonio<br />
censibile del medesimo , o che aboliscansi essi corpi<br />
ed una tale amministrazione passi alia sola Congregazione che<br />
viene proposta.<br />
Non va massima presso ai politici piu accreditata di questa:<br />
Che non sono le cose ordinate per durar molto, quando rimangono<br />
sopra le spalle di uno , ma sibbene quando rimangono<br />
alia cura di molti e che a molti stia il mantenerle. Non ad altro<br />
oggetto il Proconsole L. Emilio Paolo divise la Macedonia in<br />
quattro regioni , come fu di sopra riferito , se non percbe s' avesse<br />
a rendere piii facile I'esazione dei tributi, I'adempimento<br />
dei comandi che di Roma venissero e il governo degli alTari di<br />
tutta la Provincia. La Potenza Romana ebbe il suo grande incremento<br />
allorche anche il corpo della plebe fu ammesso ad<br />
aver parte nella cura della Repubblica, la qual cosa ancora oggidi<br />
si imita da un regno di gran nome, nelle cui maestose as-<br />
(1) Conte Vcrri : Do Qr. Jur. Med., Cap. 3, §. 19.
- Ij3 -<br />
semblee hanno liiogo cittadiiii di o>^n\ online , affinclie invigilando<br />
pill coi'pi ilel popolo al coiimti bene , vi sia da temere<br />
mono che entraiio disoitiini, die lo lacciaii danno. (l)Allasicurezza<br />
ed al riposo mai^f^iore della Clermania I'li ordiiiata la divisione<br />
di ossa, die sussiste tuttavia in piii circoli, divisione die<br />
fu teiitata , nonclie meditata da niolti Imperatori antecedeiiti ,<br />
ma die non pote avere compimento se noii sotto 1' iinpero del-<br />
I'austriaco Cesare Massiiniliano I'rirno,<br />
11 premesso riconlo politico e gli esempi teste adilotti ,<br />
grandi bensi , ma<br />
non pero capaci di dare delle giuste idee in<br />
tutti i casi simili, anclie di piccolo oggetto danno a divedere ,<br />
che non e da sperarsi , die la proposta unica Congregazione<br />
possa contribuire al servizio del Princi|)e e vegliare agli inte-<br />
ressi della Provincia Lodigiana, si esattamente , come si k ottenuto<br />
ed ottiensi da vari corpi da cui questa b stata sino ad<br />
era amministrata.<br />
Di qiiesti corpi si rende necessaria la continuazione attesa<br />
altresi la difficolta , per non dire impossibilita di formare con<br />
giuste proporzioni la pianta della sopradetta unica Congregazione<br />
Provinciale.<br />
Quando una societa di molti e fondata per conto di cosa<br />
in cui non hanno tutti egual parte, il peso, ossia valore dei<br />
pareri o voti dei compagni die quella )'iguardano, deve proporzionarsi<br />
alia parte ed all'interesse die ciascuno vi ha (2). Ci6<br />
e insegnato dalla equita naturale e da un gran maestro di Politica<br />
(3) ed approvato da piii<br />
bone , (4) che trovandosi unite<br />
leggi<br />
come<br />
Ilomane. Si ha da Stra-<br />
in un corpo solo Cabira<br />
ed altre tre citta vicine dell' Asia Minore, nelle deliberazioni di<br />
comune interesse, queste avevano un sol voto per ciascheduna,<br />
quella due voii perche ,<br />
molto pill delle altre tre.<br />
contribuiva alia stabilita comunanza<br />
Lo stesso Strabone (5) riferisce, che<br />
nella Licia (regione parimenti dell' Asia Minore) si erano collegate<br />
ventitre citta, altre delle quali nelle adunanze in cui pigliare<br />
si doveva qiialche risoluzione che tutte le riguardasse ,<br />
intervenivano con tre voti , altre con due , altre con un solo<br />
perche le une piu delle altre i pesi sostenevano della causa<br />
comune. Per questa cagione mcdesima i Focesi ebbero il diritto<br />
di entrare con due voti eel celebre consiglio degli Amfitrioni<br />
composto di sette citta della Grecia (6). Diritto che passo<br />
poi in Filippo il Macedone per aver unito i Focesi nella rinomata<br />
gueira sacra (7). Nella Confederazione di Smalcalda fu<br />
deterniinato die due voti dovesse avere I'Flettore Sassone nelr<br />
assemblea da tenersi per conto di quella; perche la causa comune<br />
traeva da lui ajuti maggiori che dagli altri collegati {S).<br />
(1) Alludesi airinghillerra.<br />
(2) Grolius: Ue jur. belli. Lib. 2, Cap. iJ, §. 22.<br />
(3) Arislolile: I'oUt., Lib. 3, Cap. 6.<br />
(4j Lib. 5 (jcogrof. in line.<br />
(5) Lib. 14 circa med.<br />
(6) 1(1. Strnb. Lib. 9.<br />
(7) Diod. sic. Lib. IG, Cap. 61.<br />
(8) Dermonl: Corp. Diplom., Tom. 4, Pait. 2, Art. JC, 101, IM,
- ib4 -<br />
Due grandi uomini hanno trovata ben difettosa la costitu-<br />
zione del governo d' una delle piii rispettate repubbliche di<br />
quest! tempi perci6 clie nelle adunanze particolari di ciascheduna<br />
Provincia, tutte le citta della stessa Provincia, ed in quelle<br />
che sono generali di tutti i suoi Stati , tutte le Provincie che<br />
ne sono parte hanno voce , o sia vote di egual peso , quando<br />
una di esse citta o Provincia, partecipa di gran lunga piii delle<br />
altre del carichi comuni. Fu un tempo in cui nelle Diete del-<br />
rimpero Germanico non si pigliavano i partiti avuto riguardo<br />
al maggior numero dei voti , ma<br />
all'interesse maggiore che a-<br />
veva nella causa pubblica chi lo' dava.<br />
Per quanto un Principe accrescesse il suo dominio con<br />
nuovi acquisti, non si metteva in pretensione di avere maggior<br />
numero di voti, ma la voce che egli avea prima, diveniva pro-<br />
porzionatamente d'un peso piii grande. Circa tre secoli sono si<br />
sottentro lo stile di non piii pesare i voti, ma di numerarli, il<br />
che portando seco I'inconveniente di far andare del pari le voci<br />
di chi contribuiva meno ai bisogni dell'Impero, con quelle di<br />
chi contribuiva molto piii , fu cagione che ciascuno abbia pro-<br />
curato in seguito di avere nelle Diete piii voci. Oggidi un Prin-<br />
cipe clie ha diritto di dare in quella il suo veto . acquistando<br />
uno Stato, il di cui padrone aveva un pari diritto, acquista al«<br />
tresi la ragione di intervenire nelle medesime con un veto di<br />
pill. Ed ora e incontrastabile tra i Giuiisti Germanici questa<br />
massima: Mulliplicalis Territoriis , vota multiplicantur. Per la<br />
qual cosa arriva che un Elettore , oltre alia voce che ha nel<br />
Collegio Elettorale, abbia voce anche in quello dei Principi, ed<br />
eziandio in quello dei Conti , ed intervenga ad ambidue quest!<br />
Collegi, con quattro, cinque o piu voti, tutto ad oggetto di a-<br />
vere altrettanta parte nella divisione degli aflari, quanta ne ha<br />
nel sostenimento de' pesi che concernono il pubblico bene (1).<br />
Ritenuto che egli sia giustissimo, che nella amministrazione<br />
d'una cosa comune di molti, come ancora nelle deliberazioni<br />
da pigliarsi per conto della medesima , parte maggiore avere<br />
deggia chi ha in quella maggior interesse , rimane da vedere<br />
se i cittadini o gli abitanti del Territorio divisati col volgar<br />
nome di ntj^a/;', la parte piii. grande costituiscano del patrimonio<br />
censibile della Provincia Lodigiana; ed e manifesto che segre-<br />
gati i beni de' Signer! Milanesi , i Rural! formano in confronto<br />
dei cittadini la quantita maggiore del mentovato patrimonio<br />
atteso si i beni che ess! posseggono , si il censo personale al<br />
quale i medesimi soggiacciono, sile contribuzioni riguardantila<br />
(1) Droil. lubl. Germ., Tom. 1, Cap. 6.
porzione colonica anclie dei soli beni ecclesiastic! pretesi , immuni<br />
per ruitiira suu , o per privilegi ottenuti , le quali so-<br />
gliono essere pagate unicamento da persoiie nirali.<br />
Ma in proposito della parte colonica de' Beni Kcclesiastici<br />
sia qui permesso dl fare una breve digressione. Piii volte , ma<br />
specialmente in due celebri occasioni nel presente secolo , va-<br />
lenti penne si sono impiegate a dimostrare clie I'equita della<br />
legge naturale, il sentimento dei Santi Padri appoggiato al pre-<br />
cetto ed all'esempio di Cristo, le dichiarazioni dei Concilli della<br />
Chiesa, il diritto ed uso di tutte le genti , vogliono ooncordemente<br />
che i Beni Ecclesiastici abbiano da concorrere al pari<br />
dei beni degli altri sudditi al pagamento dei tributi (1). Tanto<br />
qui non si domanda, ne si desidera indistintamente. II desiderio<br />
del pubblico sollievo non ha prevenuto 1' animo dei superiori in<br />
modo che s'abbia cancellata pure la menoma parte di quei sen-<br />
timenti di religione per cui hanno creduto e tuttavia crederanno<br />
meritevolissimi di ben molti riguardi quei beni i quali<br />
sono destinati al soccorso de' poveri, al decoro e conservaziojie<br />
de' Templi , ai bisogni delle cerimonie e funzioni sacre , e al<br />
sostenimento de' Ministri del Santuario, che sono il canale mi-<br />
stico per dove salgono al cielo i voti de' fedeli e di cola discendono<br />
le grazie e benedizioiii sopra la terra. Ma dall'altro<br />
canto la pretensione che anco la parte colonica di essi beni<br />
debba tenersi esente dalla contribuzione richiesta dai bisogni<br />
dello Stato e necessaria a sostenere la dignita del governo po-<br />
litico , quando gli Ecclesiastici godono tante altre esenzioni a<br />
loro concedute dalla pietosa beneficenza de' Principi, fa troppo<br />
torto ai diritti della Sovranita e tende a troppo aggravio del<br />
rimanente dei sudditi , in cui trovansi tante persone povere e<br />
miserabili degne di compassione e d'ajuto, e non d' incontrare<br />
che quelli, i quali dovrebbero anzi rasciugare le loro lacrime ,<br />
e cui secondo il vero spirito della Chiesa divorar deve, non gia<br />
la sete di soverchie ricchezze , ma soltanto lo zelo della Casa<br />
di Dio , per parere se stessi piii agiati e comodi, cercano di<br />
renderle vieppiu infelici e di raddoppiare i loro gemiti, volendo<br />
che loro si addossi oltre il carico proporzionato alle loro forze,<br />
quello ancora ch'essi ricusano di portaro. Indarno si alTaticlieranno<br />
questi fedelissimi sudditi di rialzare il commercio abbat-<br />
tuto ; di ristabilire 1' agricoltura dove sia stata abbandonata e<br />
di ravvivare le arti illanguiJite, sempre che agli Ecclesiastici i<br />
quail posseggono quasi un terzo dei beni di questo Stato, riesca<br />
(1) Molivi che giuslificano i Concnrdali faiti iln Bcncdello XIII col Re di<br />
Sardegna, Part, 2, Ca|). 3. - Vari sciilli uiiili ncl 1750 conlro la Immunild dei<br />
Beni Ecclesiasliri della Frottcia.
- m -<br />
di far cadere tutto il rilevantissimo peso de' tributi di cui ab-<br />
bisogna il Principato sopra i soli beni de' Laici, di modo clie<br />
le forze di questi ne rimangano oppresse totalmente. L' onor<br />
vero del sacerdozio e il reale interesse della religione, non pos-<br />
sono in conto alcuno approvare, non che esigere un sifTatto disordine.<br />
Sperasi pertanto fermamente che codesto al sommo<br />
giusto ed illuminato Consesso nel dar compimento alia grand'<br />
opera del Censimento, dichiarera in maniera di non doverne<br />
pill soflrire contraisto veruno , che la sopramentovata parte co«<br />
lonica de' Beni Ecclesiastici abbia da essere soggetta alle comuni<br />
imposte, non solo nella Provincia Lodigiana, dove la rata<br />
d'estimo che adesso fu assegnata dal Censo generale passato<br />
venne poscia ad essere distribuita anche sopra di quella , ma<br />
eziandio in tutto il resto di questo dominio.<br />
Or ripigliandosi il primario ^oggetto, poiche i Rurali hanno<br />
interesse molto maggiore nel patrimonio censibile della Provincia<br />
Lodigiana di quello vi abbiano i cittadini, forz'e, se pur<br />
deve aver luogo, com'e giusto, la massima stabilita come sopra,<br />
che a comporre la nuova Congregazione Provinciale , entri un<br />
numero molto piu grande de' rurali che de' cittadini, affinche<br />
piti voci v' abbiano quelli di questi. Ma senza dubbio a questo<br />
come a loro poco dicevole contrasteranno e si opporranno i<br />
cittadini, e principalmente i Signori Decurioni a tutto loro po-<br />
tere, ed ecco la prima difficolta che alio stabilimento di essa<br />
Congregazione appresentasi.<br />
Ne al divisato maggior interesse puo recare diffalco veruno<br />
al progetto di ridurre ad una somma limitata e stabile il censo<br />
personale. Imperciocche toltane la parte destinata alia contri-<br />
buzione universale riguardante il Regio Erario, quanto al rimanente<br />
di esso censo le persone al medesimo soggette sempre<br />
continueranno ad avere , come per lo passato , causa ed inte-<br />
resse comune con tutti gli altri rurali descritti sotto a qual-<br />
sisia altro stanziamento del Catastro.<br />
Oltre che portano tuttavia questi Pubblici fidanza somma<br />
che al mentovato censo personale non sara punto prescritta veruna<br />
quantita limitata, imperciocche, se cio avvenisse, tirerebbe<br />
seco necessariamente che le spese richieste al mantenimento<br />
delle Chiese Parrocchiali, dei Medici, delle Scuole, o in altra<br />
maniera risguardanti il bene ed il servizio delle persone, o ad«<br />
dossare si dovessero al patrimonio rurale, al che resiste lagiu-<br />
stizia, veramente per mancanza di fondo capace al soddisfa*<br />
cimento delle spese venissero ben presto ad essere tolte, il che<br />
non puo andar disgiunto da moltissimi disordini ed insofTribiii
— 157 —<br />
inconvenienti. Ed apporterebbo altresi che molti casi tenuti da<br />
ogni ultro per llagolli ed avversita {:;raiulissime , sarebbcro da<br />
qui innanzi al popolo niinuto poco o meno cbe oggetti di con.<br />
tentezza e di benedizione, perche assicurato di dovcr pagare in<br />
qualunque tempo la stessa tenuissima quantita di tributo , esso<br />
da silTatti casi non avrebbo , so non che da riprometteisi dei<br />
vantaggi, stanteche arrivando quelli sogliono i lavoii, le I'aticlie<br />
e le opere sue piu ricercate, e crescere di prezzo notabilmente.<br />
Ma diasi che la Nuova Congregazione venga ad essere com-<br />
posta dalia divisata proporzionalita, cio non ostante e da tcmersi<br />
grandemente, ch' essa non sara per sussistere lungamente senza<br />
gravi disordini. Troppo grande e la diversita ed ineguaglianza<br />
de' particolari interessi, che le classi delle persone die devono<br />
comporre la medesima, hanno presentemente ed avranno sempre<br />
I'una contro dell'altra. Che se I'equilibrio politico h per cosi<br />
dire un puro ente deH'intelletto , che si puo bensi desiderare ,<br />
ma non trovare quasi mai,ne anche dove egualmente dotninino<br />
interessi comuni, forz'e che si creda, che le mire contrarie, che<br />
le pretensioni, le gelosie vicendevoli delle parti che hanno da<br />
formare la suddetta unica Congregazione , cagioneranno ben<br />
presto, che quella d' esse parti qualunque siasi , la quale in<br />
qualche modo si trovera in grado di superiorita , cerchi di av-<br />
vantaggiarsi con pregiudizio dell' altra , e finalmente a ])0C0 a<br />
poco di opprimerla, imperciocche tal' e la natura della possanza,<br />
qual'e quella del fuoco , il quale quanto piu cresce , piii si di-<br />
lata e divora. E pertanto quant' anco la proposta Nuova Con*<br />
gregazione possa non incontrare diflicolta nella fcrmazione sua,<br />
ne incontrera moltissima nel ?uo proseguimento per i di ordini<br />
teste esposti che vi si introdurranno , disordini alTatto simili a<br />
quelli che gia portarono un' altra volta la necessita di distri-<br />
buire a vari Corpi 1' Amministrazione del Patrimonio censibile<br />
della Provincia Lodigiana,<br />
Un'altro ostacolo fortissimo di passare alia abolizione della<br />
Congregazione del Contado di Lodi, si e il debito dal qual esso<br />
Contado si trova aggravato , che ascende ad 1,741(X)() lire.<br />
Questo debito e stato contratto ad oggetto che non fossero<br />
troppo gravose e non si rendessero insopportabili le imposte<br />
comuni di tutta la Provincia, e conseguentemente a sollievo<br />
nonclie dei beni rurali, ma eziandio delle i)ersone rurali per un<br />
terzo, giacche un terzo dell'estimo della Provincia al quale si<br />
appartiene e della parte colonica de' beni civili ed ecelesiastici;<br />
la quale formata essendo dalla meta di essi beni , si gran por-<br />
zione constituisce dello stesso estimo, che fu ripartito anche
- 158 -<br />
sopra della medesima. Ragion voile percio, se pur rimaner non<br />
deve a carico di un solo il peso spettante a molli, che venga<br />
pagato un tal debito e che ne paghino gli iateressi sino a tanto<br />
che seguita non sia la estinzione totale da lutti i Corpi che<br />
concorsero a contrarlo, e a proporzione dell' obbligo che ne riporto<br />
ciascheduno incontrandolo, corrisjjondente al sollievo ottenutone.<br />
Ma cio non si potra conseguire certamente quando<br />
non sussista piu la Congregazione del Contado, alia di cui Amministrazione<br />
e commesso I'estimo sopradetto risguardante i<br />
beni rurali, le persone, la parte colonica dei boii civili ed ec-<br />
clesiastici , a cui sara gran pericolo , che il debito comune di<br />
tutti e tre questi Corpi, o non venga esatto con giiista misura<br />
da ciascheduno delli medesimi, o si faccia andare a carico dei<br />
soli beni rurali , il che seco porterebbe una ingiustizia fierissima<br />
e ridurrebbe i possessor! delli stessi beni alia dura necessita<br />
di doverli abbandonare per non soggiacere ,<br />
quelli annesso, troppo eccedente le di loro forze.<br />
al peso a<br />
Molte controversie attualmente pendono tra la Citta e Contado<br />
di Lodi; qual esito potranno avere queste mai , tolta la<br />
Congregazione che veglia al vantaggio di esso Contado? E la<br />
pendenza delle medesime controversie, aggiunta alia diversita e<br />
contrarieta degli interrssi del Contado e della Citta, come pu6<br />
accordare, che si uniscano in un archivio solo le Scritture di<br />
ambedue questi Pubblici; il che per altro dovrebbe succedere<br />
qualora avesse luogo la proposta unita Congregazione? E in<br />
qual modo essendo questa constituita da Corpi interessati di<br />
massime dilTerenti ed opposte, potrassi poi sperare che continui<br />
ad essere praticata , specialmente nei tempi funesti di giierra<br />
quella eguaglianza Provinciale senza di cui il nostro Territorio<br />
Lodigiano gia da gran tempo si troverebbe privo d'abitatori e<br />
di chi lo coltivasse? Ed ecco quante altre difficolta tutte sostanzialissime<br />
si<br />
gregazione.<br />
fanno all'incontro al progetto della Nuova Con-<br />
Dair altro canto la Congregazione del Contado che si vorrebbe<br />
abolita, ha sempre per si lungo corso di tempo amministrate<br />
le cose appartenenti al Contado in maniera che non<br />
hanno mai avuto a lamentarsene le comunita per conto veruno;<br />
ne il mantenimento della stessa richiede spesa se non assai moderata,<br />
tale certamente, che una molto maggiore dovra fame il<br />
Contado concorrendo al mantenimento della Nuova Congregazione<br />
proposta, nella quale non e da presumersi che sara per<br />
dominare un grande studio di economia, subito che, entrar debbono<br />
in quella soggetti di una condizione, che bassezza estima<br />
ordinariamente tutto cio che non sente dello splendore, del dispendio<br />
e della generosita.<br />
Ne deve recar stupore che il Contado di Lodi trovisi di<br />
avere 11 debito gia di sopra riferito di 1 milione 744 mila lire,<br />
qualora se ne considerino le cagioni. Di grossissime somme di<br />
denaro va quel Contado creditore verso il rimanente di questo<br />
Stato per molte fazioni militari che ha sostenute oltre I'obbligo<br />
della sua rata , ed anche per denaro che ha dovuto pagare in<br />
soddisfacimento di case, delle quali si aspetta il carico alia so-
cieta di tutti questi Pubblici ; ue allra compensaziono lia cil«<br />
rato il niedesiiiio per tiitto oio, I'liorclio la stcnlc hisiiif^a di csserne<br />
risarcito nella ot^iiagliaiiza {:^ei\eralo dello Stato , ?empro<br />
addoniandata e sosjiirata imitilinoiito. liioltre siccome I'li es[)osto<br />
sotto il numero qiiinto delle risposto die i Siipplenti si diedero<br />
I'onore di fare alii quesiti ilella E. 11. U, nello scorso Gonnajo,<br />
gia da gran tempo esso Conlado o nella dura necessita di dovere<br />
ripartire le gravezze imposte a OOi cavalli di tassa in cui<br />
fu fissato il siio estimo sopra soli 633, avcndone perdiiti sessantuno<br />
per le corrosioni di non poco terreno cagionate dal-<br />
I'Auda e dal Po; per la cessione di alcnni luoghi del suo territorio<br />
falta I'anno !0'f8 dal Re Cattolico Filippo IV al Duca<br />
di Parma Raiuizio II (1), e maggiormente poi per essere riuscito<br />
ad alcuni iiossessori di piii vasti feiuli Ecclesiastici che in<br />
qiiello si trovano di rendere libere da ogni contibuzione, e la<br />
porzione colonica dei medesimi fondi , e gran parte delle persone<br />
abitanti nello terre di loro giurisdizione. h finalmeiite frequenti<br />
sono state le egiiaglianze Provinciali dispendiosi.ssime<br />
ma necessariissime alia propria conservazione ed a tenere allontanata<br />
la propria rovina , le quali lo stesso Contado ha dovuto<br />
fare per la frequenza delle guerre succediite in questo dominio,<br />
e che al medesimo, piii che a qualunque altra di qiiesfe<br />
Provincie , sempre hanno portato danno e desolazione. Tutte<br />
queste particolari cagioni , senza contare la parte che il Contado<br />
di Lodi ha avuta nolle sterminate imposte di tutto lo<br />
Stato, bastantemente giustificano la moderazione del debito so*<br />
pramentovato e la condotta Kconomica delta Congregazione del<br />
medesimo Contado nel curare tutti gli altri risparmi possibili.<br />
Queste sono le rillessioni che intorno al progetto del nuovo<br />
sistema d'una Congregazione unica che abbia ad amministrare<br />
il patrimonio censibile di tutta la Provincia, i Sindaci Gonerali<br />
del Contad(i di Lodi in adempimento dell' obbligo del loro ufficio<br />
ris{)ettosamente sottopongono al rettissimo discernimento<br />
di cotesto Eccellentissimo Ueale Consesso , sperando , che in<br />
vista di quelle , verra il medesimo a determinare che abbiano<br />
in essa Provincia da sussistere tuttavia i Corpi distinti che da<br />
tanto tempo vegliano all' Amministrazione del Patrimonio mentovato,<br />
ed in mentre cio umilmente implorano, si protestano<br />
con profondo ossequio<br />
Delia E. H. G. Lodi, 28 Lnglio 1755.<br />
Umiliss. Devotiss. Obbligatiss. Serv. Sott. : Li Sindaci<br />
Generali del Contado di Lodi.<br />
I Slgnorl rongrrKati hnnno approvnlo ed approvnno In seritlarii<br />
•tuddrltn, lod.-indo In dillgeDKa e virtu diiiioNlr.-itn dni<br />
Huddetto Mljcnor ^vvocnto nrlln 4'onipilnzione delln mrdc-<br />
Hliun . e rente al inedeNimo le pid vive crnzic per In fnticn<br />
ed Ineouiodo preMONi per deU'opera, haano ordinnto che<br />
tnl qiial e, win preHentnin In noinc PubhIIco alia Hiiddetia<br />
E. R. G. del Ceniiiinento*<br />
Dati i voli, che sono stati tutti favorevoli , il partito ha avuto<br />
luogo.<br />
(I) Apologia sopra il Dominio di Parma c Piacenza, Lib. 3, Cap. 32. pagina<br />
292.
— 160 -<br />
Chiunqus s'{7ileressa per U nostra povero conladino, non solo merila<br />
onorevole menzionedal Governo e dalla pubblka opmone,ma<br />
merita puranco di rcgistrarlo negli archivii delta sloria lodi-<br />
giana per prescntarlo ni posleri quale primo esemplare btnefco<br />
alia classe piu laboriosa e meno abbienle. — Con piacere tra-<br />
scriviamo quindi la seguente Icllera commendalizia del R.<br />
Prefetto di Milano, indirizzala al signor Gaetano Ramelli<br />
fllabile alia Cascina Sanl' Antonio in liorghclto Lodigiano.<br />
Egregio Signore ,<br />
Milano, 22 Dicembre 1881.<br />
So dalla<br />
toprefetto di<br />
voce pubblica e<br />
Lodi, come Ella<br />
da un rapporto dell'Egregio Sot-<br />
largamente ed efficacemente concorra<br />
a far prosperare il forno economico di Cavenago d'Adda.<br />
— E so pure dell'acquisto ch'Ella eflettua, qiiotidianamente, di<br />
una non lieve quantita di pane , che viene trasportato a sue<br />
spese alia distanza di 16 chilometri dalla sede del Forno, onde<br />
fame la distribuzione ai coloni da Lei dipendenti.<br />
E codesta un'opera veramente filantropica che a buon dirittoblica.<br />
rende chi la presta, rneritevole della riconoscenza pub-<br />
L' istituzione dei forni economici , mentre provvede a fornire<br />
ai poveri coltivatori della terra un nutrimento sano e di<br />
poco costo , risponde altresi al bisogno supremo di cointeressare<br />
tutte le classi sociali, nella comune aspirazione di risollevare<br />
dalla miseria e dalla degradazione fisica e morale, quelle<br />
tra loro che pur sobbarcandosi ad una incessante e gravosa<br />
fatica, non riescano a procurare un adeguato sostentamento per<br />
le rispettive famiglie.<br />
L' esempio edificante che Ella ed altri benemeriti proprietari<br />
danno tuttodi , di cure amorevoli e disinteressate in vantaggio<br />
dei propri contadini , incoraggia a Ibndatamente ripromettersi<br />
, che si ecciti vieppiii sempre una nobile gara , onde<br />
venire in aiuto in siffatta guisa a tanta povera gente , che col<br />
proprio lavoro, abbondantemente rimunera non soltanto la mercede<br />
che le si corrisponde , ma eziandio le opportune e premurose<br />
sollecitudini che mano mano le si vengono apprestando.<br />
Adempio quindi ad un debito di coscienza tributando a I.ei,<br />
egregio Signore, ampia attestazione di plauso, per quanto Ella<br />
fa, inspirandosi ad un elevato sentimento di vera filantropia, in<br />
pro' dei suoi contadini, non senza aggiungerle, che non manchero<br />
di segnalare il di Lei nome al Real Governo, per quegli<br />
speciali riguardi di cui si e reso ben degno.<br />
It Prefetto<br />
A . B AS ILE<br />
Sac. Andrea Timolali, Uirellore.<br />
Lodi 1882. 'lip. Qxarkoe C- Ca»agm Grseite, Gertnle responsalc^
ANNO I* APRILE DISPENSA il'<br />
DELLA STOJIIA DIOCESANA<br />
del Sac GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
S. Bassiano VL" Vescovo di Lodi<br />
(Conlinuazione vodi Numero prcccdciitc)<br />
Sopravisse Bassiano circa sedlci anni alia morte di San-<br />
t' Anibrogio , e perche in qiiesto las?o di tempo non si ha no-<br />
tizia certa delle sue azioni, salvoche le frequenti sue visite alle<br />
sante reliquie deH'amico Dottore , cosi mi pare prezzo dell' o-<br />
j>era il narraie qiianto gli siicces?e in Milano per la conver-<br />
sione di un'avaro mercante. Mentre recasi egli a visitar il se-<br />
polcro di Anibrogio nella Metropolitana, vide egli nella bottega<br />
d*un mercante lo spirito maligno in forma di robusto Etiope<br />
seder sopra la bilancia a daniio dei compratori. Bassiano prima<br />
di corregger 1' avaro , voile cio verificare alia presenza d'altri<br />
testimonii. Aveva egli al fianco quel pio sacerdote Clemente ,<br />
gia suo i^pirato eleltore, ed il diacono E!boino di cor.tiimi in-<br />
tegerrimo. Avvisato dal nostro santo quel mercante a ritirarsi<br />
da) fraudolento suo mercimonio ed a far penitenza coUa resti-<br />
tuzione della roba altrui , ne fu si persuaso e commosso , che<br />
bentosto cnnfessando le sue frodi a piedi di Bassano, voile sot-<br />
toporsi a qualsiasi penitenza e piu pronto ancora a re^'tituire<br />
gli illeciti guadagni e far generose elemoiine ai poveri per<br />
river poi con una coscienza intemerata.<br />
Piu mi persuade che il nostro Pastore non per altro si re*<br />
casse SI di frequente a Milano per la visita delle sacre reliquie<br />
di Anibrogio se non per raccomandar se stesso al santo amico,<br />
accio per sua intercessione Dio gli prestnsise ajuti per meglio<br />
governare il popolo lodigiano e si compiacesse tenerlo libero<br />
dall'eresie, non che dalle imminenti calamita per la continua<br />
irruzione dei barbari, e delle inci[)ienti eresie d'Origene.<br />
Se non che le viscere paterne del nostro santo Pastore furono<br />
gravemente scosse si dall' invasione di Piadagisio e di<br />
Alarico, che scesi qual folgore dalle Al[»i Giulie, misero a ferro<br />
e fuQco le ferlili nostre provincie. Im^otentc a raCTrenare le
— 162 -<br />
sciagiire , si rivolse a Dio colla preghiera affinchfe salvasse la<br />
sua cit.a e popolo da quei barbari nemici. Iddio esaudi le sue<br />
fervide preghiere, poicbe resto sempre preservata da ogni scor-<br />
reria e saccheggio.<br />
Suiceduto il matrimonio di Ataulfo con Galla Placidia so*<br />
rella d ill' imperatore Onorio , si pacificarono le cose in Italia,<br />
ed i n('Stri Prelati ebbero premura di radunarsi bentosto per<br />
provvedere alle cose della Chiesa e per la rivocazione di un<br />
decreto d' Onorio , col quale concedevasi a ciascuno di vivere<br />
in que la fede e rito che piii piacesse. In allora ebbe luogo il<br />
Concilio di Cartagine, cui non manco di recarsi Bassiano, sempre<br />
zelante per i bisogni della Chiesa. Si raccolsero cola 466 Vescovi<br />
cattolici e 159 Donatisti; eppero se ne elessero 18 per<br />
parte, 3 sette per la disputa, fra i quali era presidente S. Ago-<br />
stino, ;ette per consiglieri ed altri quattro servivano per notaj<br />
pubbliii. Opponevasi in allora, come oggidi dagli oppositori, in-<br />
vece dalle ragioni i difetti dei Prelati, onde tutta la questione<br />
riduce asi se per il vizio umano si puo pregiudicare alia causa<br />
divina , di che non insorgendo alcun dubbio , confesso di leg-<br />
gieri, ciascuno, una sola esser la vera Chiesa cattolica, da cui<br />
non pi alcuno separarsi, senza incorrere nell'eresia; alia so-<br />
lida ccnservazione della dottrina convenire il capo in chi risiedeva<br />
Leila Cattedra di S. Pietro. Del che rimasti confusi gli<br />
avvers irii , il tribuno Marcellino pronuncio a favore dei catto-<br />
lici. Dopo di che si sciolse l' adunanza con gran giubilo dei<br />
nostri . ed a quella conclusione ebbero una miglior forma di<br />
pace lo cose dell' Impero, come puranco quelle della Chiesa.<br />
Rilornato nel 413 dal Concilio di Cartagine il nostro Pa-<br />
store, vedendo ormai dopo tante angustie e rniserie sofTerte<br />
per le guerre politiche e religiose , godere la calma anche le<br />
nostre terre, pure desiderava il santo la sua pace eterna, Gia<br />
decrepito a novant' anni , benche ne avesse cousumati trenta-<br />
cinque nel governo della sua Chiesa , pure la sua anima gene-<br />
rosa bramava di vivere ancora quando cio tornasse necessario<br />
al suo dilettissimo popolo, ma provando in se stesso deficiente<br />
quel v.gore, con cui soleva farsi temere ed obbediie dal clero<br />
6 dal popolo, si rimetteva a Dio supplicandolo, die siccome gli<br />
dava i iiimo a sostenere il peso del vescovato , cosi gli dasse<br />
anche le forze sufficienti per potere anco corpo.'almente soste-<br />
nerlo. Ma il Signore che forse gia troppo si era servito per la<br />
sua gloria , volendogli dare il desiderate premio , ne piii ritar-<br />
darglicdo , siccome I'aveva sperimentato prode cmpione nella<br />
Chiesa militante, cosi lo voleva allora esaltare i er uno de' ?uoi
— 16;{ —<br />
incliti capi nelh\ trionfanfe. Sorpreso da lenta fcbbre dopo la<br />
solennita dell't^pifiinia, e crescendo di giorno in giorno il male<br />
coiriiideboliisi delle sue forzp, conohbe Bassiano avvicinarsi il<br />
SDO giorno estrcmo. no percio spaventundosi, ma pigliando anzi<br />
speranza di goder ben presto 1' eterna felicity, ripeteva di Irequente<br />
il canlico: Atojc dimiUis sercum /uu»i, c/c. Indi col suo<br />
profetico spirito vaticinando che non i>iii di dieci giorni doveva<br />
sopravivere, cliiamo a se i suoi discejioli, e svel6 ioro il giorno<br />
della sua morte. A tale annimzio gli assistenti mostrandosi af-<br />
flitti, Bassiano li aiuiava coosolando e confortarido con paterni<br />
ammonimenti, racconiandaiido ••e e la propria Chiesa Lodigiana.<br />
Alia fine munito dei Sanlissinii Sacramenti, giimse il 19 Gennajo<br />
414, e vista la sua stanza gremita di clero e di popolo, ebbe<br />
ancor animo di tener Ioro un breve discorso , esortantioli alia<br />
pazienza ed all' obbedienza della Cliiesa cattolica, non cessando<br />
mai di ripetere il cantico: ^iinc dimillis servum tuum , etc.,<br />
finche volo 1' anima sua ai campi gloriosi della Chiesa Trion-<br />
fante. Dappoi il pianto fu universale nella citta e nella diocesi.<br />
Fu se[>olto nella Chiesa da lui fabbricata ad onore dei SS. XII<br />
Apostoli. Iddio permise che egli divenisse miracoloso a van-<br />
taggio del suo popolo prediletto, per cui fu mai sempre il suo<br />
sepoloro visitato si dai popoli vicini clift lontani, e piu da ogni<br />
sorta d'infermi, per cui quella Chiesa prese il nome da lui e<br />
tuttora lo conserva.<br />
Chi volesse ronoscere altri particolari del nostro Santo Patrono<br />
come iLche dei suoi miracoli operati da Dio per sua intercessione, pud<br />
ricorrere ai molti aoiori ohe la di loi vita con pid eloqnente e forbito<br />
stile , ed in forma pili estesa hanno scntto. Eppertanto ci permeltiamo<br />
di onire i segcenli ragguagli fornitiri dai PP. Bollandisli e dalle Cro-<br />
Dacbe del paese :<br />
D scorrono di S. Bassiaoo Vescovo e Palrono di Lodi il Martirolo^io<br />
Romano, il Molano , j4 rer'odioo di Colonia nell'Aggiunta all' U«<br />
soardu, il Bellino, Maiisolico, Felicio, Ghinio, Canisio, Galesioo, Oltaviu<br />
Gaetano Deil' Idea uperis de SS. Siciliae.<br />
II Galesino specialmente dice: « La vita e le gesta meravigliose di<br />
S. Bd^siauo , furono pubblicale poco fa da Geroiaoio R^ssi oelle Storie<br />
di Ravenna e mollo prima da Bonino Mombrizio (1)<br />
da on libro sorilto ona volta dai discepoli di quel Santo. »<br />
, che rilev6 notizie<br />
II cotLpendio del Mombrizio esiste gia nelle Lezinni del Breviario<br />
Milanese , segnato al giorno id Gennsjo, nel Martipdlogio deilo stesso<br />
Galesino. — Pietro de Natali, lib. 2, cap. 101. — Ferrario Filippo: Co-<br />
il) Bonino Mombrizio: V/7(/ di S. Uassiann, d'auloic anonimo; vcdi nella<br />
fiaicolta dei PI'. UvUandisli al If-mo II, jiag. •222.
— 164 —<br />
ialogus Sanctorum Italiae. Mediolani , apud Bordonium , 1613. — Le<br />
Lezioni che si recitano nell' officiatura del Santo per ia diocesi Lodigiana,<br />
rconosciute dal Card. Mfillino ed approvate dalla Sacra Conpregazione<br />
dei Riti, il 12 Luplio 1628, compikte da Gio. Pietro Puricelli,<br />
preposto di S. Lorenzo maggiore di Milano.<br />
Sanl' Xrabrogio fa raenzione del Santo neW Episto'i 60.' con cui<br />
invita S. Felice Vescovo di Cokio, alia consacrazione dtlla Basilica, che<br />
)o stessT S. Bassiano aveva eretta. Cosi pure Jo ricori^a ne!l' Epistola<br />
Sinodicu a Papa Siricio contro Gioviniano ed i suoi st^'uaci. Nel designarlo<br />
ra Basiliano , ora Basiano , era Bassano , tu'ti per6, dice il<br />
succital) Galesino, gli anlichi monumenti concordano C(.n quello di bassiano.<br />
Disjorrono pure di S. Bassiano il Vesfiovo Paolind ed il Baronio<br />
nella ^'ta di S. Ambrogio , e nei suoi Annali , toncd IV, auno 381,<br />
nam. f-;., e nel tomo V, anno 3^7, num. 31.<br />
Delia Traslazione di S. Bassiano da Lodivecchio a!Ia nuova Lodi ,<br />
parlano diversi scriltori antichi della Lombardia, come Oltone di San<br />
Biagio \(i]V Appendice alia Cronnea di Ottone da Fnnnga. — Ottooe<br />
MoTf na : Rervm Laudensium h'Storia , cum notix et emendadoniOus<br />
FpHcis Osii, Venetiis, ea officina M. Ginammi \Q?,Q. — Tristano Caico:<br />
Mediol inensis historie patriae, lib. XI. — Bernardino Corio: Jlistona<br />
di Mtlcno, parte I. — 11 Ferrari ed il Gaplano suddelli.<br />
Peregrine Morula nel suo Santnario Cremonese atlesta,che in Cremona<br />
e'istesse una Chiesa parrocchiale di S. Bassiano, con un'allare<br />
magnifijo eretto d< un Daca di Milano, In quella Chiesa compivasi la<br />
8tazion< nel primo giorno delle Rogazioni , ove si conservavano aucora<br />
le reliqjie dei SS. Gervaso e Protaso.<br />
\j\irchivio S'orico Lodiffiano , sebbene sia persuaso di lasciare lacuna,<br />
p ire spera possa riuscire Ji qualche utiliia agii sludiosi delle gesta<br />
6 virtii di S. Bassiano I'unire 1' eleneo delle seguenti opere pubblicale<br />
ad onoi e e devozione del glorioso nostro Patrono.<br />
Petrus de Natalihus : lib. II, cap. 101.<br />
Boninu.' Monbritius: Acta Sanc'orum Collecta, Mediolani, sine tipof<br />
rapho et anno — . Ua'eslratto nella Raccolta dei PP. Bollan-<br />
( isti.<br />
Meliore ;i Bassiano, arciDrete della Cattedrale: Officium Sancti Bus-<br />
S.<br />
. ianx, Brixiae 1595.<br />
Pao mo Vescovo di Nola: Vita iannd Amhrosii.<br />
Ottario Gaetano, Cardinale: Vite dei Sinti delta Sicilia.<br />
Baronif , Cardinale : Annali ed Annotazioni del Martirologio Romano.<br />
Geroia.' 10 Romani e Geronimo Rossi,<br />
I'i S. Bassiano. — Atfi della<br />
ravennati , scrissero pure la Vita<br />
Chiesa Ravennatej Venezia, R'72.<br />
Volatei ."ano Rafaelle : Acta sanctorum. Basilea, 15c8.<br />
Ughell: Ferdinandus: Italia Sacra, Vol. HI. Venetiis, Coletus, 1717.<br />
Lenguf >lia Gio. Agostino, barnabita : Vita di S. Bassiano.<br />
Prate reodoro d'Arpino: Panegirico di S. Bassiano. Lodi, Bertetli,<br />
.681.<br />
Surio J. Lorenzo: Vttae sanctorum ab Al. Lipomano alius conscriptae.<br />
3oIonia, 1570.<br />
P. Bar olomeo Tiberi , somasco: Vita di S. liassianc. presentata alia<br />
'iittA di Lodi, corae da Provvisione Derurionale 9 Aprile 1633.<br />
Calo A idrea: Traduzione della Vita di S. Bassiano , raocoha dal p.<br />
ijiovanni Bollando, slampata in Lodi nel 1587.<br />
Joseph Brescianus : Vita S. Bassiam , per Jo. Peirum de Zannis , Cralonae,<br />
1653.<br />
P. Bon iveiitura Apollonio , M. C: Vita di S. Bassiano, pubblicata in<br />
iiassaoo uel 1687.
Ruggeri p. Tot maso, poraasco: I'ita ed asioni di S. Bassano Vescovo<br />
e Protellore della cittd di Lodi. Loili, Carlo Calderiiii. in 'I, I64l.<br />
R'ipgeriu-i Frnr cisciis: Dii'j Bassiaui vt(a et acta, Mediolaiii, .<br />
[lul I'M.<br />
fih'soin. lr)3-5.<br />
P. Michel Frani'csco da S. Giovan Battista dei mnrchesi Ro pschini ,<br />
Carmclitatio Scalzo, rocitd in LoHi e staajp6: II miracoii delrntore<br />
, paixgirico in onore di S. Bassiano , dello nel Dno: lo ii 19<br />
GennHJn 1II6. Stampato per Carln Giuseppe Astorino Seve io in 4".<br />
Vita d\ S. Bassiano, almanacco dell' anno 1703, stampato in lodi.<br />
Vita di S. Bassiano Vescovo di Lodi e Protellor dfilla cittd di Bassano.<br />
Aggiunio io fine il Bassiano di Lorenzo Marucciai. V'euezia,<br />
Btsegffio. 1737, in 4°.<br />
Villa Mons. Dcmenico, arciprete milrato di Bassano: Discorso per la<br />
soietme traslazione deW imifjne reliquia di S. Bassia 10 princijiole<br />
Pti'roiio della regia cii'd di Bassano. Bassano, Antonio<br />
Rob^tti 1857.<br />
P. Ludoviro Zic-'oni, agostiaiano : f'ite di ttttti i Santi. Veneria, Baghoni,<br />
1741.<br />
Componimenti vorii intorno alle azioni di S. Baxsiavo , reci ati nel-<br />
TAccadetnia dei Trattenuti di Lodi, slatLpati con altri -oiuponinienti<br />
in Lodi, 1700.<br />
I'ita di S. Bass ano e di S. Savina , soritte dal can co Rudon di Milano,<br />
deiiirale a Monsignor Pagani, come da CHrtfggio di Bassano<br />
Carminaii esistente nella Laudense, Armario XXIV, N. 33.<br />
Remitaie Carl' Antonio: E^emplari do Zane canonicus : Ilistoria rerum laitdensium , lib. II. ° ,<br />
roanosci .tto.<br />
Porro Giac. Artonio: Vi'e dei SS. Lodigiani , dalla pag. 8-23. Mano«<br />
flcrilto. Arm. XXI, N. 43.<br />
Porro Giac. Atlonio: La santis^ima vita e gloricse aclioni d, S. BaS'<br />
t>ano siraciisano, etc. Manoscnito.<br />
Bovio Canoillo, preposto di S. Salvalore in Lodi : Vita sancti Bassiani,<br />
aianosct no.<br />
Lodi Pefeodeote, caDQoicQ : Vita sancli Bassiani, maooacriilo.
— IGC —<br />
®E]^1PI(IE ItORICHE<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI GORTEMIGLIA PISANI<br />
(Continuazionc, vedi N. precedcnle)<br />
La Miizza rimase in proprieta del Comune di Lodi insino<br />
al 1499 nei qual anno Lcidovico XII Re di Francia avendo fatto<br />
11 conquisto di Lombardia dono le rendite della Muzza a Giov,<br />
Antonio Pallavicino suo famigliare. Costui pero solo curandosi<br />
delie entrate e non gia delle necessarie riparazioni con grave<br />
danno delie terre ne venne dal Re giustamente private nel 1508<br />
ed unendone le entrate alia Regia Camera vi appartennero insino<br />
ad oggidi. Compiuto adunque il nuovo canale dell' Adda<br />
Nuova, che sino dal 1337 si vede chiamata coll' altro nome di<br />
Muzza come risulta da un istromento riportato dall' Abate Ne-<br />
rini (1)<br />
il nostro terreno non tardo a dar sagglo di meravigliosa<br />
fertilita, giacche se creder si debba a taluno nel 1231 (2), per<br />
commissione di un Giovan Francesco Conte della Somaglia si<br />
fecero quattro foime di caccio di tale grossezza che ciascheduna<br />
pesava 500 libre minute. A quest' epoca, padroni di tutto<br />
il territorio di Somaglia , ossia come veniva chiamato talvolta<br />
Monte Drago per cormzione dell'antico Monte llderado, erano<br />
i Conti Palatini di Lodi , e il territorio di Somaglia abbracciava<br />
a quel tempo anche le vicine comuni del Pizzolano, Senna<br />
ed Ospedaletto. L'Alberti (3) pero ponendo difatto solo nel 1532,<br />
nel qual anno, gli dice, venne per cinque volte segato il fieno<br />
sul Lodigiano, conti della Somaglia sarebbero stati in quel<br />
(1) De Felix Marius Nerinus: Hieronymianae fnmigliae vetcrn monunenta.<br />
(2) Francesco Scolli: lliturario d'Ualia, - V. Aless. Ciceri: Isluria Sacro-<br />
Profana di Lodi.<br />
(3) Fra Leandro Alberli: DescriUione di_ lulta I'Ualia.
- It;: -<br />
tempo i nobili Cavazzi, benclio non risulti dall'Albero dv questa<br />
illustre famii^'ia che vives^e in qiieiraimo iiii Oonte Gio. Fran-<br />
cesco. II fonnaggio diveime adimque da quest' epoca il pritno<br />
prodotto del .lostro conlado, e il lior^o di Codofjuo no In Tem-<br />
porio centralc insino dal secolo XVI." II (Joldaniga (I) lagionando<br />
di un 'ale prodotto dice, die i I^odigiani lo clii;imarono<br />
fonnaggio qi.isi Inictus 7)Hiis, come clie ne' suoi priiicipi il<br />
fabbricassero soltanto in primaveia nel niese ili maggio; ma a<br />
noi piacerebbd di piii die ne avesse trovata 1' etimologia dal<br />
flos Diodii, fior di maggio, come in barbaro latino di quei tempi<br />
traducevasi quel mese.<br />
L'anno 1-15, se creder vogliamo al Cavitello (2)<br />
i Milanesi<br />
ed i Piaccntini che teneano contro il Papa Innocenzo III" e le<br />
altre citta Loiubarde le parti dello scomunicato Imjieratore Ottone<br />
IV**, con un esercito comandato dal celebre Buoso da Do-<br />
vara, cbe aveva prese le armi contro gli stes«i Cremonesi suoi<br />
concittadini, presentaronsi nuovamente sotto le mura di Castelnuovo<br />
liedilicato dai Cremonesi dopo la battaglia dei ilUO e<br />
per died d'l lo strinsero d'assedio. Ma vedendo perduti i lore<br />
sforzi per conquistarlo, non abbandonarono quell'impresa se non<br />
dopo aver posto a guasto la ciicostante pianuia. \" lia luogo a<br />
credere che i Cremonesi si fossero nuovamente insignoriti<br />
della rocca del Cornn e d'alcune altre del territorio Lodigiano,<br />
giacclie i Milanesi unitisi l'anno dopo ai Piacentini, Ccmaschi,<br />
Vercellesi, Alessandrini e Novaresi vennero sul Loiligiano, ove<br />
utiitamente a molte altre Castella atterrarono anclie la rocca<br />
di S. Fiorano e quindi scorrendo sul Contado Cremonese espugnarono<br />
Romanengo e s'accamparono a Genivolta, ove per due<br />
volte vinti e fugati dai Cremonesi, Parmigiani, Pieggiai.i e Mo-<br />
denesi, presero nuovamente la via del Lodigiano, ove ijmantel-<br />
larono le rocclie del Corno e di Corneto ora Cornogio\ine.<br />
Durante queste guei re gli abitanti di Castiglione non sof-<br />
frendo I'autorita dei \eScovi di Lodi si misero in pretensione<br />
di negare al vescovo il diritto di porviil podesta, ma il vescovo<br />
Ottobello Soffientino vinse la questione in giudizio nel J2'20, per<br />
lo che la Mensa pote per qualche secolo godersi pacificamente<br />
questo feudo e quelli ben anco di Cavenago, Galgarjnono e S.<br />
Marlino in Slrada, che essendole stati usurpati le vennero in<br />
quest' anno restituiti (3). Lo stcsso avveiine cinque anni dopo<br />
(1) i'ier Francesco Uoldaniga: Mcmorie Slorichc del II Dorgo di Codoguo.<br />
Lib. 2. Ms.<br />
(•2) Ludovicii Cavitelli: Annales.<br />
(3) Giariibdll. Molossi; Mcmorie di alcuni uomini illuslri di Lodi, t. 1.
- 168 -<br />
in Codogno, ove a danni della Mtnsa un Petracciolo da Golda.<br />
ni(ja, un liebugno ed un Arlotlo Sessa s' erano usurpati alcuni<br />
diritti di acqiia e di pascolo. Costoro vennero pero forzali a<br />
rinnnziare alle loro pretese, ed anzi qnesV Arlotto iSessa il 25<br />
Aprile 122G venue col Vescovo ad una Convenzione ropata da<br />
Alberto e Guidone fratelli de' Bignami o Beniami (1) pella<br />
quale obbligavaiisi di somministrargli alcuni agnelli pel diritto<br />
deU'erbatico (2). In quest'anno esisteva pure un' altra causa fra<br />
gli uomini di Codogno e la Mensa a cagione del taglio di un<br />
bosco ivi esistente, giacche il Lodi rammenta a projiosito n petifiones<br />
hominum Collonei productae contra Marlinum Bivium<br />
procuratorem dicli episcopi in cauf^a verlenle inter eos occasione<br />
incisionis nemoris lociejusdem.y) Questeliti continue disanimarono<br />
j^ertanto Girardo rfcil/er/mn, il quale dallo stesso vescovo Ottobello<br />
era stato poco prima investito d'alcuni leudi della Mensa. Diffattiin<br />
quest'anno ei fece la rinunoia « investilurac feudoriim et lerrarum,<br />
quas habebat ab episcopatu Laudensi Girardus de Merlino, facta<br />
ab eodem Ottobello Episcopo in locis Coltonei, Caviagae, Cave-<br />
naghi, Bretubii , ei Merlini salva octava parte honoris Cottoneiy<br />
cui contradixit episcopus Oltobellus cum reservatione et siiie<br />
pracjuditio jurium suorum. » Un altra lite venne in quest'anno<br />
nuovamente decisa a favore della Mensa da Ajolfo priore del<br />
Convento di S. Marco di Lodivecchio quale delegato dal Ponte-<br />
fice Onorio 111." Enrico Conle di Montecucco s' era da qnalche<br />
tempo impossessato del Lago Lambrello od Oriolo o de Barilli<br />
di cui parlammo altre volte, esistente nella corte di Ronco tra<br />
Fombio, S. Fiorano, S. Stefano e Guardamiglio. Era gia stato,<br />
sino dal 122i pronunciata una sentenza in proposito a favore<br />
del vescovo di Lodi; ma il Conte lungi dall'abbandonare I'usur-<br />
pata proprieta, ripetea nuovamente il possesso di questo lago,<br />
dell'alveo e di nove piedi attorno alia ripa incominciando da<br />
Fellegario di Monte OhUato, o Sommaglia, ove questo lago a-<br />
veva il suo principio, infino ad un luogo vicino a S, Stefano,<br />
ove terminava a\^pe\hta Gualdafreddo de Cncullo. Portata la de-<br />
cisione di questa causa avanti alia corte di Roma; quel Ponte-<br />
lice delego il priore Ajolfo al giudizio, il quale recatosi sulla<br />
riva dello stesso lago, ne comparendo lo stesso Enrico, lo condanno<br />
in contumacia, dandone al vescovo il formale possesso<br />
col leggere la sentenza sulla riva istessa del Lambrello (3).<br />
(1) Defendente Lodi: Calalofio dei vescovi Lodiginni, Ms. della Laiidense.<br />
(2) Erbalico era uii conso che si pagava pel dirillo di pascere i porci e gli<br />
arimenti neilc solve di ragione del Feudalario.<br />
(i) \\ Francesco Zaccaria: Ser. Epis. Laudens; - Defend. Lodi: f]aluloi/o dei<br />
Yesr;oVi Lodigimi; Ms«
— 109 -<br />
Fra a qnestl tempi il Monastero di S. Pietro in Ciel d'oro di<br />
Pavia oppresso da gravissinii debili; locclio venuto a cognizione<br />
di Gregorio IX incaiico il 1!^ Lnglio JtiJ;") il vcscovo Viscoiiti<br />
di Piacenza (I) a passaie alia veiidita del podere piii lontaiio<br />
de! monasteio, onde i.ol rioavo venisse sollevato dalle usure e<br />
dai debiti clie I'opprinievano. Venue scelta per tanto la Corte<br />
di Ponibio, e il t2i d'Agosto cssa venne vendiita al Comnne di<br />
Piacenza e per esso al Podesta Giiido da Landriatio Milanese<br />
per lo prezzo di piacentine lire '2i00, o d'imperiali Lire 3000<br />
{2) seconiio il Musso ed altri, e qiiindi a soldi H ed un tei-zo<br />
di danajo alia pertica, mentre i feudi die com[)onevano la Corte<br />
di Fombio, risultarono pella prima volta Mansi GG meno 14 per-<br />
tiche, e pella seconda mansi Gl,jiigeri 9. e perticlie 5 e mezza,<br />
cioe pertiche milanesi o piacentine 8811} e tavole 12. Questi beni<br />
adnnqtie erano composti del Castello e del liiogo di Fombio,<br />
con liitti i poderi e territori, acque, mnlini, paludi, angherie,<br />
perangherie, astallarie (8) vassalli, feudi, servi, ancelle, mancipi,<br />
bo>chi, cacciagioni, pesclie, albergherie, padronato ed avocazia<br />
delle sue cliiese di S". Pietro c S. Colonibano, col diritto di e-<br />
leggere i ministri, e di presentarli a qnaiunque vescovo catto-<br />
lico. Da quest' anno pertanto Fombio e le sue altinenzc vennero<br />
smembrate dalla Diooesi lodigiana, e fecero quindi parte della<br />
Piacentina insino a questi ultind tempi. Dopo qualche anno i<br />
monaci di S. Pietro in Ciel d'oro si credettero lesi nel prezzo,<br />
per lo che il 6 Giugno 1233, il Comune di Piacenza, dietro il<br />
giudizio del vescovo Viscoiiti arbitro per ambe le parti, sborso<br />
altre Lire 100 (4) colla condizione che il monastero rinunciasse<br />
a tutte le pretese che avea tanto sui beni di Fouibio, quanto<br />
su parte di quelli di S. Fiorano che erano stati coinpreai nella<br />
vendita.<br />
(1) Pier Francesco Goldiuiiga: Mcmorie Sloriche di-l /?. Dorgo di Codogno,<br />
Lib. 2. Ms. - I'oggiiili: Mcmorie sloiiihe di I'iaieuzd, T. i>. Can. - l'i
- I'/ll<br />
A quest'epoca i Padri Benedeltini del Monastfiro di S. Stefano<br />
al Corno, trascurando la loro disciplina, e vivendo senza<br />
costume, papa Gregorio IX avea loro in vario riprese spediti<br />
(lei Msitatori Apostolici onde riconduili sulla retta via, ne avendo<br />
essi riel 1231 voliito assoggettarsi alle riforme ed alia regola<br />
prinrtiva del loro fondatore, il Vescovo di Piacenza e il Pro-<br />
vinciale dei predicatoii di qnella citta, come delegati apostolici,<br />
cacciarono di la i monaci benedettini, e spargendoli per altri<br />
rnonasteri, vi chiamarono ad abitarvi alcuni Padri Cisterceiisi<br />
del Monastero Lodigiano di Cereto (1). Un' eguale disordine<br />
era fra i Benedettini del celebre monastero di S. Vito. II ve-<br />
scovo Uttobello Softientino, che mediante le dona'/ioni fatte<br />
anticamente alia sua mensa dai Conti di Comazzo, avea acqnistato<br />
un maggiore diritto alia sopraintendenza di quel mona-<br />
stero, cito i monaci nel d'238 avanti al suo tribunale, onde si<br />
giustificassero di alcuni delitti che loro venivano attribuiti. 1<br />
monaci che giusta la regola del loro fondatore S. Benedetto<br />
non intendevano di riconoscere altra dipendenza che dai capi<br />
deirOrdine loro, sprezzarono la citazione del vescovo, e rifuitando<br />
di comparire, fuggirono monientineamente a Cremona<br />
ove si elessero un Abate nel 1240, chiedendone poscia al ve-<br />
scovo impudentemente la conferma. Offeso il ve^covo d'una tale<br />
condotta (2) voile che i monaci ad esso rinunciassero il diritto<br />
di eleggere 1' abate, d' lego alia sopraintendenza dei loro beni<br />
Guglielmo del Corno e Pielro Zavaiterio, ai quali poscia I'anno<br />
dopo diede gli stessi beni in aflitto per 1' annuo censo di Lire<br />
dodici (3) sinche dnrava la guerra contro I'lmperatore Federico<br />
IP ed Enzo di lui figlio e di Lire venti (4) in tempo di pace,<br />
e passo inGne a punirli di scomunica, nella quale vedesi fatto<br />
cenno d'un delitto commesso da quel monaci, cioe violeniia,<br />
fi'actuta Domus, et rapina bonorum, et asportatione facta in<br />
Castro Caslioni per Jacobum Carabcllum. Toinarono poscia col<br />
tempo i Monaci di S. Vito a godere della libera amministra-<br />
zione dei loro beni, ma ben presto dissiparono quasi tutto cio<br />
(1) P. Angcio Manriqucz: A»»ali cisterciciisi. - Dofendenle Lodi: Disserlazione<br />
dei Momtslori Lodigiani, Ms.<br />
(2) Gianiballisia Molossi: Ulcmorie d'olcuin finmini illusiri di Lodi, I. !<br />
' P. Francesco Zaccariu: Scr. I'pis. i.audetisi. - Giiilirii Conle Giorgio: Memorie<br />
della cilia c cavipagiia di Mihnw, t, 7. - Funiagalli: helle aniichild Longobardicc.<br />
- Milancsi: Disserlaz. XXXIX, I. 4, - Defeiidente Lodi: DisnerUdei Mo-<br />
naster i Lodigiotii, Ms.<br />
(S) Circa in. I. 1800.<br />
(4) Circa m. I. 3000,<br />
-
ch' era loro avanzato dalle fplendido donazioni loro fatte dai<br />
Gonti di Comazzo. 11 Vescovo Hoiiiardo Talenti (Hitlc poire tin<br />
argine alia totale dissipa/.ionc, oidiiiu il ±2 Febbiajo \'M2, die<br />
gli avanzi di quel beiil ascendent! tuttavia ad iin niigli;ijo di<br />
pertiche fossero uniti a qiielli dei Cisterciensi di Ceneto, la<br />
quale incoi[iorazione, bentlie per vari anni venisse fortcniente<br />
cornbattuta, pure venne delinitivaniente stabilita sulla line del<br />
secolo XIV. Cosi lin'i di esistere il celebre nionasterodi S. Vito,<br />
uno certamente dei piii ricchi di Loinbardia, ad onta delle provvide<br />
cautele ordinate dal Conte IKlerado sno Ibndatore. Fa sonima<br />
nieraviglia nHirincontrare ad ogni passo IVa gli scrittori anlichi<br />
i segni deiruniversale corruttela fra gli ecclesiastici. Diiatti anco<br />
i monaci dello spedale di S. Vidro di Senna, delto volgarmente<br />
Oapitalelio, vivendo senza disciplina siccoine lutti gli altri re-<br />
golari, si rirmtarono di riconoscere la superiorila del vescovo;<br />
che anzi giunse a tanto la loro audacia che nel 130G un frate<br />
Giacomo Donnne co' suoi conipagni si oppose coll' armi alia<br />
mano alia vi>ita die del monastero voleva praticarvi il vescovo<br />
Talenti. II vescovo percio [tuni i frati di scomunica e pose Tin-<br />
terdetto sulla loio diiesa. Forse una simile Irasgressione avevano<br />
fatto i Ci-terciensi del monastero di di S Stelano al Corno,<br />
giacche nel 11309 agli 11 di Settembre 11 vescovo Egidio del-<br />
I'Acqua avea posta su di loro una taglia di 30 liorini d'oro. (1)<br />
Essendo in giierra a quest'anni la plebe di Piacenza colla<br />
nobilta fuoruscita, duecento fanti cremonesi vennero in ajuto<br />
dei popolani e con essi si avviarono all'assedio di Bibergaro e<br />
di Pigazzano nelle quali rocche stava rinchiusa la nobilta. Non<br />
essendosi pero ottenuta la dedizione, il popolo piacentino li-<br />
cenzio gli ajuti di Cremona, e questi ducento fanti passando pel<br />
Lodigiano si portarono alia n cca del Corno, che due anni prima,<br />
cioe nel ri3'2 era stata data in feudo alia nobile famiglia Tres-<br />
seno da Lodi. Noi vedemnio come nel 1210 i fuggiasclii mila-<br />
nesi vinti replicatamente a Genivolta togliessero nella fnga ai<br />
Cremonesi loro nemici la rocca del Corno. Pertanto i 200 fanti<br />
di Cremona non volendo perdere 1' occasione che loro si pre-<br />
sentava di ricuperare quella rocca che gia da diciotto anni a-<br />
veano perduta I'assaltarono in Luglio 1234 e se ne resero pa-<br />
droni (2) I [iojjoiani di Piacenza continuarono da soli la giierra<br />
contro i loro nobili e il Musso e il Locato ci racconlano come<br />
(1) Circa m. 1. 2000.<br />
(2) Boselli Mnceiizo: dclle slorir I'iarpniinp^ [. \. - Joan De Mussi'^: 67/ro-<br />
nicon I'lacml. in Race. Murnl. t. 16. - I'ogftiHii: Mcmoriv storiche di I'iacmza<br />
t. J>. - Lmberlus Localus : De I'lacenUnac urbis origine etc.
- \'A -<br />
nel 1237 cavalcarono a Moiilicelli ed iille Caselle del Po e ne<br />
abbrucciarono le rocche. Le Caselle del Po ora Caselle Lnndi,<br />
cliiamate dal Miisso Ca.rale velus eiano a quel tempo al di ]a<br />
del Po e riuscirono soltanto sulla dirilta sponda ailorche si do-<br />
vette praticare uri taglio per raddi izzare il corso del fiume. Esse<br />
non ricevettero la denominazione che portano attualmente se<br />
non nel 1262 (i). 11 Marcliese Oberlo Palavicino, capo dei fiio-<br />
rusciti di Parma cli' avea nef.',li anni scorsi fa\oregginti i Popo-<br />
lani di Piacenza contro la nobilta fnoruscita ed i Milanesi, si<br />
aveva acqiiistuto un diritto alia gratitudine de' Piacentini: per<br />
lo che voiendo approffittarsene a favore d'Uberlino Lundi o del'<br />
VAndilo conte di Venafro, cittadino di Piacenza ed amicissiino<br />
suo, al quale avea gia nel 1257 donati i pedaggi del Po ch' egli<br />
stesso avea nel 1250 ricevuti in donodal comune di I'iacenza, domando<br />
che il Conte venisse investito d'alcune terre del Contado<br />
Piacentino, fra le quali contavansi i luoghi di Roncarolo un tempo<br />
lodigiano, e delle Caselle del Po un tempo Piacentino. Pertanto<br />
il 20 Gennajo 1262 Manfredi Lupi da Canossa nobile Reggiano<br />
e Podesta di Piacenza concesse a nome del Comune al Conte<br />
Ubertino ed agli eredi suoi questi feudi col diritto di tenervi<br />
ragione dalle 25 lire (2) in giii e di esigervi nno stajo di frumento<br />
per ogni pajo di buoi, ed una niina da ciascun lavorante.<br />
E questa la prima origine del feudo cospicuo delle Caselle J.andi<br />
tuttora goduto dai discendenti del Conte Ubertino i cui poderi<br />
vennero parimenti in questo stess' anno accresciuti coll'investi-<br />
tura che il 2 Luglio fecero a livello perpetuonello stesso Conte<br />
Ubertino i fratelli Giovanni ed Gbizzo Figliodoni della diciot-<br />
tesima parte di tutti i beni che essi aveano in comunanza con<br />
altri nobili sulle rive del Po nel Comune di Castelnuovo bocca<br />
d'Adda , beni di cui una parte fu dal Conte Alanfredo Landi<br />
venuuta al comune stesso di Castelnuovo. Questo feudo bentosto<br />
s'accrebbe di novelli acquisti, mentre si ha che nel 1298 morendo<br />
il Conte Ubertino lascio eredi de' suoi beni i figli del<br />
gia defunto suo figlio Galvano, e fra quali erano annoverati al-<br />
cuni diritti sul Lambro e sul Po e molti poderi alia Contessa<br />
ed a Gnardamiglio.<br />
{conlimia).<br />
(1) t'nggiali; Memoric sloriche di Pincenza, I. !>. - Can. Pier Maria Camp<br />
Islori'i eaicsiastica di I'iacenza, t. 20.<br />
(2) Circa m. I, 31100.
- 173 -<br />
—--^'^ -co- *•-«<br />
Nell' Anlico lieclamo l.oilifiiano, pubblicato nei due iiltimi<br />
niimeii ili coilesto Arcliiiio Slorico, licordamlosi di freqiu'iili I;i<br />
porzione colonica (1), taiito acccniuita dai nostri vocclii ci.iini;ti<br />
e uegli anticlii contratti notarili, crediamo prezzo dell'op' ra di<br />
pubblicare una relaziooe fatta nel 1051 a! nob. Paolo Camillo<br />
Cernuschio giureconsulto collegiato e cavaliere aineato dair< riidi-<br />
lissinio canonico defendente Loili, in confiitazione aU'opeia del<br />
Dott. Ciian Galeazzo Bossi: De pnenis contra impugnalores immuni'<br />
talum. Mediolani IGU. La relazione tiovasi in iin Codicc Cartaceo<br />
di miscellanee manostritte giacenti nella Laudense. Arm.<br />
XXI. N, ^8. Oltre ad alcnne particolarita interessanti la suddelta<br />
storica controversia ci fornisce dei curiosi lagguagli non<br />
solo siillo scrittore accennuto, ma ben anco sulla storia na-<br />
zionale.<br />
Sig nor Mio<br />
Ho letto I'allegazione che V. S. s' e compiaciuta comunirarmi<br />
in merito della porzioue colonica, opgiiii controversa iVa<br />
gli ficclesiastici e laici niraii di questa Piovincia; e sono del<br />
parer suo, che la medesirna qiianto e pill curiosa, sia altrettantn<br />
men pia. Sara ciu cosa incerta presso I'aulore (2)giaccliG<br />
inferidesi esser egli di piovincia Valtellinese. ii giudizio the nii<br />
chiede sara inlorno a (luelhi paite che sjetta alia stoiia, come<br />
iiomo che piii temj)0 ha consurnato in letture simili, clie ne'<br />
studii della prof'essione. Eppercio lasciando in disparte quanto<br />
appartieuf al punto di ragione, come gia disputato a Inngo da<br />
sommi teologi e lamosi leggisti dei temjji noslri, da Milano<br />
jiriina c po^cia nelle corti di lloma e Spagna con diverse allegezioni<br />
e trattati, che V. S. in amendue le prof'essioni versatissimo<br />
avia diligentemente veduto e considerato; m'appiglio solo<br />
al fatto, accennando alcime j-articolarita e fondanienti addotlivi<br />
rnen che veri.<br />
Tiene queH'esteso trattato bellissimo fiontispizio, essendovi<br />
inscritto: Veritas de terra horta est ct justilia de coelo prospexit.<br />
(I) Sollo 11 nonic di colonira o culmntn iitllMmpcro roniai)o si liosiiinava<br />
lo slalo in cui Irovavaiisi gh uoniiiii atldclli alTajiricolhira. I'iCi lardi {tin>isleva<br />
|.riiici|ialmt'iilf' in un dirillo di n.snfi ullo iifdilaiio, die nun pno nc alietiare<br />
lie iiolt'caie i lifiii, die an(la\a sofijiello a raridii considt rcvoli verso 11 pa-<br />
drone e che loleva jicr vani niolivi essere scacrialo dal podere. Snila condi-<br />
zione del to'oiialo nel Medio Evo e da consiill.ir.si pure la disserlazione del<br />
cav. Ve>me e di Sjiirilo Postal i: suIIp viccudo drlln proprleld iu Uulia; jire-<br />
iniala or sono [Kjelii anni dali'Accademia dolle Scienzu di Torino e slanipala<br />
iiei siioi volnini.<br />
(2J Boisius lo. Angclus - de poi'iiis lib. 23. cap. 2.
- 174 -<br />
?!e nella giustizia della causa che difende, come nella verita del<br />
fatfo che raccotita va di fiari passo, convien dire fialisca ruolle<br />
eccP7.ioni. La prima pietia geUala iiel fondamenlo di cosi alto<br />
edifizio<br />
rabile.<br />
e I'osservanza intiodotta, clie vien supposta immemo-<br />
Veins et immemorabilis est obsrrvantia in Provincia Laudensi<br />
qvod ecclesiaslici concurrent pro ])arte colonica, rjuam<br />
rtinsf^nm vocanf, quae est medietas totius pertiratus od solution em<br />
quorumcvwqne onernm, quae lam ex causa hospitalionis mililiim<br />
qnam aliis ex causis imjionuntur. JSvperrime autem insurrexervnt<br />
dicti ecclesiaslici conantes effugere solutionem diclorum<br />
onerum sub pretextu ecclesiasticae immunitatis, qnam dc jure<br />
clivino inlroduclam ajunt, asscrentes propria eorum bona, nee<br />
direcle, ne per indirectum graiari posse. »<br />
II cbiamarla anlica et immemorobile intoppica subito siil<br />
limitare, cadendo in un falso snpposto. Qiiando non basti 11 tep.timonio<br />
del Gallia insigne giurecoiisulto, in Cons. 59, num. 94<br />
lo attesta la consuetiidine osservata sempre in contrario dab<br />
I'Eccellent. Senato e d'ambedue i Magistrati di Milano. Noi pel<br />
soggiungeremo alle parole ristrettive a questo clero in Provincia<br />
Lavdensi il seguente decreto pubblico della citta nostra in<br />
questo stesso genere d'immnnita ecclesiastica.<br />
Ritrovasi nel Libro delle Piovisioiii del Comune di Lodi il<br />
segnente atto 1514, 23 Maggio in presenza del sapiente signore<br />
Gerardo della Cella Vicario magnifico del Sig. Alberto Mailiano<br />
governatore e podesia diicale di Lodi e dei signori Arnolfo Fissiraga,<br />
Gio. Antonio Vignati. Liiigi Bonone, Gio. Antonio Roldone,<br />
Ambrogio Micolli, Bartolomeo Caico, Antonio Alipiando,<br />
Pietro De Ello, Stefano e Gaspare Villani, Cristotbro Gavazzo,<br />
Filippino Bonone e Donnino Riccaidi.<br />
Prefati domi?n Presidentes el sulrogati, prius per eos visa<br />
declaralione facta per speclabiles doclores Anlonium de Vignate<br />
et Bartholomeum de Pontirolo tenoris hvjusmodi etc. Patrcs et<br />
Domini. De mandalo nostro vidimus in jure Revered, dom. Presbyleri<br />
quorum bona palrimcnialia posila fuerunl post librum<br />
estimi, teneanlur contribuere oneribus incumbentibus, una curri<br />
aliiff civibus pro ipsis bonis palriwonialibus. Habita igitur deliberatione<br />
super his quod in libris juris reperiuntur. Heferimur,<br />
Magrificentiis , vestris , ante tliclos doniinos preabyleros ad<br />
praedicla onera gravari non debere, nee posse, in cujus (idem<br />
propria manu subscripsimus. Offcrcnlcs nos pro magnificenliis<br />
noslris ad majora.<br />
Datum Laudac die.... mensis Septcmbris 1513. Signali:<br />
Antonius de Vignate, L V. D.<br />
BaRTIIOLOMEUS PONTIROLUS, L. D.<br />
Ideo domini Praesidentes et subrogati ordinaverunt et ordinant,<br />
ac mandarunt et piandont quod prnefali reverendi domini<br />
presbyieri Comuniiulis J.oudae, quantum in se est, absolventur,<br />
cancellenlur et annulleniur ammodo in antea ex libro<br />
taxsae estimi, lam pro nobis palrimonialibus, quam pro bonis<br />
ccclesiaslicis. Subscrip^i ego Laclonlius Colcus civis et nolarius
- 175 -<br />
puhl. Inuil ac rat et cmiccUcirinf: prifdlcic Coynunilatis Luudad<br />
quia de pracdictis roijuttis f'ni cl a libro fiJclilcr cxtraxi ct in<br />
fidem prcviiaso v>e siibf!('rip
- 176 -<br />
sotto il di 20 Magpio di detlo anno, ed altro simile ordine dato<br />
in conlormita di cio dall' istesso Contestabile al Commissario<br />
generale Sf'orza Brivio sollo ii di medesinio ed isirnzione del<br />
medesimo Biivio ai siioi sotlocommissarii }»or IVsecuzione di<br />
essa ordinaxione sotto il di 8 Giugiio 1594. Ma che il clero di<br />
Lodi sinpolaimente tenesse mano sin d'allora in questa faccenda,<br />
non possiamo acceilarlo; quandocclje ne del nostro, ne d'altri<br />
fieri abbiamo nei snddetti decieti menzione paiticolaie. Ben<br />
possiamo persuadercelo nel veder questo piii gravato degli altii.<br />
se non volessimo dire die per I'assenza del Prelato per la Nuuziatura<br />
di Vcnezia non si agitasse la controversia.<br />
(coDtiiiua.)<br />
Nelle onorificerze decretate ai piu benemerti insegnanti dal<br />
Ministro della Pubblica istruzione nflettenti il Circondario<br />
di Lodi, troviamo<br />
Medaglia d'ArgenIo — Griffini Bassiano, maestro di Lodi.<br />
Medixfjlia di Brnnzo — Ciccardi Pompeo di Lodi , Croce Giuseppe<br />
di Codogno , Beigamini Giovanni di Castiglione<br />
d'Adda.<br />
Menzione Onorevole — Meazzi Hacliele di San Fiorano, Vida<br />
Pezzaglia Maria di Casalpusterlengo, Vitali Erminia di Casalmajocco.<br />
Dalla Societa Italiana d' Jgiene venne conferito il premio<br />
di lire 500 d'istituzione Talini a titolo d'incoraggiamento al Sig.<br />
Dottor Carlo Raimondi di Lodi peril suo opuscolo: — 11 latle<br />
considerato dal pnnio vista delta dieletica e dell' igiene. —<br />
Promozioni — Dottor Egisto Riboni, Giudice al R." Tribunals<br />
civile e correzionale di Lodi a Vice Presidente a quello di<br />
Padova.<br />
Cav. Fabio Boselli da Maggiore a Tenente Colonnello del Comitato<br />
d'artiglieria.<br />
La Societa Zoofila Lombarda I'Ji Dicembre 1881 diede il<br />
premio per I'introdiizione neH'insegnarnento dei principii di zoo*<br />
filia piu utili all'agricoltura, ai maestri elementari:<br />
Medaglia d'argento con lire 25 a Vincenzo Scarpa di S. Rocco<br />
al l^orto.<br />
Medaglia di bronzo a Stefano Cremasclii di Ospedaletto Lodigiano,<br />
e ad Antonio Siboni di S. Rocco al Porto quale allievo<br />
di scuola elementare dimostrante idee protettrici per<br />
gli animali.<br />
Fra i benemeriti della Salute Pubblica la Gazzetta Ufficiale<br />
del 2 Marzo 1882 conferisce la Menzione Onorevole per essersi<br />
maggiormente distinti nella j.ropagazione del vaccino nelle provincie<br />
del Piemonte, della Lombardia e della Sardegna durante<br />
Pultimo qninquennio ai signori<br />
Dottori: Bosia Giuseppe di Lodi, Biancbi Luigi e Lue Enrico<br />
Antonio di San Colombano al Lambro.<br />
Siic. AndiTu 'limolali, Ifircllore.<br />
(.odi 1882. Til'. Quiri(()C (] Iamagm [jiinvvu.,. Oircnlc-iesii())isai(,
ANNO I* MAGGIO DISPENSE 12'<br />
> — —<br />
BELLA STOIIIA UIOCESANA<br />
del Sac. GIACOMO ANTONIO PORRO<br />
S. Cipiaco VIP Yescovo di Lodi<br />
San Ciriaco di patiia lodigiano, ma d'ignota famiglia, venne<br />
eletto a Vescovo di Lodi subito dopo S. l3assiano, giusta la serie<br />
acceniiata dal Ferrario e dall' Ughelli. Sembra improbabile<br />
che trovandosi immediata a lui la successione di S. Tiziano nel<br />
475, possa esser stato egli iiostro pastore dal 414 al 475. Piut-<br />
tosto dobbiamo credere die per mannanza di dociimenti, non si<br />
conoscano i iiorni del Vescovi cbe presiedettero in quell' inter-<br />
vallo. Alcuni dicono che egli fosse native di Soria e Nunzio di<br />
Papa S. Leone Magno. Solo e sicuro che nell'anno 451 Ciriaco<br />
fu consacrato da S. Eusebio Arcivescovo di ^lilano. Di lui si<br />
legge che sempre si alTatico nell' inveire contro gli eretici Nestoriani,<br />
Pelagiani e Manichei. che di mano in mano, sebbene<br />
in piccoli gruppi , insorgevano nella nostra diocesi. E perche<br />
alia profondita del suo spirito non era ignoto che i digiuni e<br />
le orazioni erano gli antidoti piii efficaci per ottener da Dio<br />
maggior scampo contro di essi, cosi egli non mancava di cser-<br />
citarsi in tali opere nelle urgenze di quell' epoca. Mostro inoltre<br />
Ciriaco raro esempio di-carita verso i poveri, aj quali mai negava<br />
I'ingresso ed il dovuto sussidio, nonche I'ospitalita ai pel-<br />
legrini. Esercitavasi molto nella lettura delle Sacre Scritture,<br />
dalle quali, diceva, ricevere il vero alimento del suo spirito in<br />
tempo che conveniva nudrirlo per la difesa della fede contro<br />
le eresie che la infettavano.<br />
Diffusasi poscia nel 450 I'eresia d'Eutiche nell'Insubria<br />
non manco tosto Ciriaco di trovarsi in frequenti conferenze col<br />
suo Arcivescovo , si per opporsi coi rimedii , acciu non si diffondesse<br />
nella provincia , come anclie per eccitare il Sommo<br />
Pontelice a far revocare quanto era stato deciso nel presup-
— 178 —<br />
posto Concilio di Efeso. A tal uopo s'incominci6 a radunare<br />
un Concilio Provinciale in Milano, cui intervenne il nostro Santo<br />
coi Vescovi d'Arezzo, Piacenza, Tortona, Bruselles, Ivrea, Aosta,<br />
Como, Coira, Genova, Asti, Cremona, Vercelli, Albenga, Bergamo,<br />
Pavia, Torino, Brescia e Novara. Questi tutti unitamente<br />
all'Arcivescovo Sant' Eusebio scrissero la celebre Lettera Sino-<br />
dale: « Meversis, Domino annuente, fratribus nosfris , etc , n e<br />
deputarono il nostro Ciriaco come loro Nunzio al Ponteficeper<br />
consegnarli tal lettera e per ragguagliarlo delle diligenze da<br />
essi usate per la difesa della Chiesa. Aggradi molto il Papa il<br />
contenuto di quella lettera e la facondia del pastore lodigiano.<br />
Se non cbe premendo al supremo Gerarca di radimar ben tosto<br />
il Concilio di Calcedonia per definire I'alto mistero dell'Incar-<br />
nazione contro Eutiche, come anche per la riforma dei costumi,<br />
Ciriaco ritorno a Milano a presentare i sensi pontificii all' Ar-<br />
civescovo per la sollecita effettuazione di quei disegni.<br />
Cio non ebbe sgraziatamente luogo, poiche nell' anno 450<br />
Attila, re degli Unni, rese famoso il suo nome ed infelici molti<br />
popoli i>er le devastazioni fatte nella Pannonia e nella Germania.<br />
Avuto un terribile scontro a Chalons nella Sciampagna con Ezio<br />
governatore delle Gallie , Attila si ritiro nell'Illiria per ristau*<br />
rare il suo esercito (anno 452). Parendo allora sopito I'impeto<br />
de' Barbari , non tardarono i Vescovi a congregarsi in Calce-<br />
donia per celebrarvi il Concilio. Quivi si trovarono al principio<br />
d'Ottobre sopra 600 prelati , tra i quali eravi il nostro Santo<br />
Pastore. V'intervenne ancora I'istesso imperatore Marciano, non<br />
per averne parte alcuna, ma solo per corroborare coU'esempio<br />
di Costantino Magno, le loro deliberazioni in modo che per tale<br />
Concilio Ecumenico non vi fosse mai piii chi ardisse parlare<br />
contro la divina natura di Gesii Cristo. Confermati i Simboli<br />
Efesino, Niceno e Costantinopolitano, coll' £pis/o/a del Pontefice<br />
Leone, e composti diversi altri affari religiosi, si sciolse il Con-<br />
cilio. Pdtornato Ciriaco alia sua Lodi, fu sollecito ad innestare<br />
nel suo popolo la professione della vera Fede secondo il Con-<br />
cilio Calcedonense.<br />
Pareva dopo queste disposizioni si dovesL;e goder lunga pace<br />
in Occidente, quando impaziente il feroce Attila del riposo, pass6<br />
per la Liburnia in Italia, strada assai piana, quasi porta lasciata<br />
aperta dalla natura. Nell'invasione di quel terribile esercito vi-<br />
desi bentosto la desolazione di tutto il bellis.simo paese attra-<br />
versato dall' Isonzo. Poscia pose I'assedio ad Aquileja, cittatra<br />
r Alpi ed il Mare , tenuta sino allora qual forte propugnacolo<br />
contro le invasioni dei Barbari. Cadutagli nelle mani Aquileja,
- i:9 -<br />
la distrusse arfiitto, e poco dopo fece lo stesso a Concordia, ad<br />
Altino e Treviso , e mart;iaiulo il ro barbaro verso le nostre<br />
parti, sacclieggiata Piaceiiza e Pavia, venne a Lodi. Ne qui val-<br />
sero pregliiere , ne atti di sommessione , che uso il nostro Pa-<br />
store Ciriaco ed il pcpolo verso il crudele Altila per rimoverlo<br />
dal sacco della citta, od alnieno che non profanassc le Cliiese.<br />
Tutto fu indarno , e voile entrarvi coU' esercito , e non solo la<br />
saccheggio , nia la pose pure a ferro e fnoco distruggendo e<br />
guastando tutti i piu nobili cditizii, perdonando solo alle Chiese.<br />
Da qui passd a Milano, e datagli nfe piii ne meno il sacco, la<br />
distrusse anche in paite, e nella pubblica piazza vedendo I'imaginrt<br />
deH'imperatore col re de'Sciti a'suoi piedi, fece dipingere s^ stesso<br />
sedente con quel sovrani che portavangli I'oro coi sacchi sulle<br />
spalle. Ritorno percio Attila a Lodi , e non trovando modo di<br />
esercitar di nuovo le sue crudelta, passo a Piacenzaper recarsi<br />
a Roma, linche venne fermato dall'inspirata parola del Ponte-<br />
fice Leone, che bast6 a fargli rivolgere altrove le armi e quasi<br />
vinto fuggi d' Italia per morir ben presto in Ungheria,<br />
Ciriaco sofTri con sonima pazienza la desolazione della<br />
propria citta , e cerco ogni modo per sollevare le miserie del<br />
popolo. Indi si diede a ristaurare alcune Chiese saccheggiate,<br />
a riformare i costumi , approfittandosi della tranquillita politica.<br />
Passarono poscia fra lui e I'Arcivescovo Euscbio lettere di<br />
condoglianza sulle comuni miserie, c dal]'esemj)io intrepido del<br />
sue Metropolitano , non manco di vuotare i proprii e gli altri<br />
scrigni per le riparazioni della Casa di Dio e de' suoi afflitti<br />
concittadini. Mori nell'Agosto dell' anno 474 il Santo Arcive-<br />
scovo Eusebio, e Ciriaco come I'ebbe amico in vita, cosi voile<br />
dimostargli il medesimo alTetto anche nella morte, coll'assistere<br />
ai suoi funerali e compiangere in un col suo popolo quella gran<br />
perdita.<br />
Gia molto avanzato nell'eta il nostro buon Pastore , scor«<br />
gendo ovunque vieppiu le miserie della povera Italia per tante<br />
incursioni dei Barbari , instava con fervorose preghiere presso<br />
11 Signore, accio gli concedesse ormai la vera quiete deU'eterna<br />
vita, non gia per ricusare il peso e la fatica del carico suo, ma<br />
per trovarsi ormai inabile e debole per tanto governo. Deplo-<br />
rava del continuo le tante ruine dei popoli e le tante citta distrutte<br />
, avendo visto nei suoi tempi tiranneggiar 1' Italia da<br />
sette principi e nove eserciti di Barbari, conculcata quattro<br />
volte Roma ora dai Vandali, ora dai Goti, eppercio supplicava<br />
r Altissimo a liberarlo da tante miserie , prevedendo maggiori<br />
disastri alia Cbiesa per I'insorgere degli eretici protetti da
— 180 —<br />
principi infetti deH'islesso morbo. Dio esaudi I'orazione del suo<br />
servo fedele, e dopo breve rnalattia, lo libero da questa carriera<br />
mortale per fargli goder il premio delle sue gloiiose fatiche,<br />
lo pianse tutta la citta , avendo conosciuto non men dotto ed<br />
eloquente contro gli eretici , che pio e misericordioso verso il<br />
suo gregge. Fu sepolto nella Cattedrale , ma dopo varii event!<br />
della citta fu trasportato nella Chiesa di S. Pietro in Borgo<br />
Casea, come rilevasi dalle memorie del p. Anselmo da Vajrano<br />
e dall'antico Epitaffio fatto in occasione della sua solenne tra-<br />
slazione, citato dal dottor Emilio Zane nella sua Storia Patria;<br />
« Si quoeris Lector, tanto quis dignelur honore<br />
Hie jacet Ciriacus vales Christi — Morum clarus<br />
Doctiis, honorificus — Castus, pius, bonus, honestus. »<br />
Piaccia a Dio che una volta si scoprino le sue Sante Re-<br />
liquie , che sebbene sieno nella suddetta Chiesa , pure restano<br />
ancora occulte , non sapendosi in qual parte siano riposte. 11<br />
Galesino non dubito negli « Annal. Martyr, sub die 19 Ja-<br />
nuarii » dargli il titolo di Santo, come pure il succitato p. Vaj-<br />
rano, vivente al tempo di Sant' Alberto, sempre per Santo lo va<br />
citando, dacche in allora grande era la fama dei suoi miracoli<br />
e quindi dai popoli venerata la sua memoria, per cui monsignor<br />
Seghizzi lo registra nella sua Sinodo III.* tenuta nel 1619 col<br />
titolo di Santo, dacche anticamente se ne faceva I'officio e la<br />
festa il 27 Agosto nella Chiesa Lodigiana, come lo si fa tuttora.<br />
Di lui canta il Gabbiano nella Laudiade, lib. Ill:<br />
« At max Ciriacus nostris fit episcopus oris<br />
Vir pietate gravis divinae et legis amator. »<br />
(contion^.)
- ISI —<br />
^E:\IorviE Itoriciie<br />
DEL<br />
Per la prima volta raccolte<br />
DA<br />
GIOVANNI CORTEMIGLIA PISANI<br />
(Coiilinuazione, vcdi N. prccedenle)<br />
Arrigo da Monza Podesta di Piacenza e delle forze collegate<br />
di Lombardia mando nel 1238 I'esercito piacenlino a danno dei<br />
Lodigiani die teneano le parti dell' Imperatore Federico 11."<br />
Entrate It^ milizie piacentine nel distretto di Lodi, si recarono<br />
air assedio del Castello d' Orio die presero e distrussero (1).<br />
Vuole il Miisso die ad Orio poco dopo succedesse una battaglia<br />
fra i Lodigiani ed i Piacentini,nella quale sembra cbe avessero<br />
questi ultimi la peggio. Non soddisfattii Piacentini della rovina<br />
del Castello di Orio, dopo quella battaglia in cui vennero co-<br />
stretti a retrocedere si recarono alia rocca di San Fiorano rie-<br />
dificato dopo I'ultimo eccidio sofferto nel I^IG dall'esercito de'<br />
Milanesi e de' loro collegati ed impadronitisene la dierono alle<br />
fiamme. Non tardo I'lmperatore Federico IP a ragunare un<br />
potente esercito e ad accorrero in difesa de' Lodigiani, per cui<br />
movendo sulla fine d'Ottobre del 1239 dalcontado milanese alia<br />
volta del Po coU'intenzione di rovinare il porto fortificato che<br />
i Piacentini avevano sul fiurae rimpetto a Monticelli Pavese, si<br />
accampo colle genti di Toscana, di Puglia e di Lombardia, col<br />
Marchese Malaspina e il carroccio de' Cremonesi fra Orio ed<br />
il Po ove ora e Corte sant' Andrea, mentre il Marchese Lancia<br />
(I) Poggiali: Memorie storiche di Piarcnza, I. 5. - Jhoaii de Mussis: Chro-<br />
nicon I'laceui. in Haci'. Mural, t. 16. - Vinccnzo Bosclii: /^rZ/r- istorie I'iaccnlinc,<br />
U 1. lib. 8; Chroniron I'lareiil. in Rare. Miirnl. L li. - Liulovico Antonio Mu-<br />
ralori: Annali d'llalia, t. 9. - Can. I'ier Maria Campi: Isloria ecclesiaslica di<br />
Piacenza, t. 2, lib. 17.
- m -<br />
coll*armata di Piemonte e il carroccio de' Pavesi campeggiava<br />
sull'altra sponda del fiume. Per6 i Piacentini difendendosi bravamente<br />
dagli assalti di un esercito si poderoso conquistarono<br />
i brulotti che I'lmperatore aveva mandati pel fiume onde incen-<br />
diare il loro ponte e condottili alia foce delLambro li calarono<br />
a fondo. Pure que' valorosi cittadini non avrebbero piu lungamente<br />
sostenuto I'incontro di tante forze radunate a lor danni,<br />
se le continue pioggie ingrossando I'acqua del fiume non aves-<br />
sero superate le dighe di Corte S. Andrea, per cui I'onda sul<br />
principiar di novembre irrompendo all'impensata nell'accampamento<br />
dell'Imperatore, egli stesso camp6 quasi per prodigio la<br />
vita fuggendo verso Cremona ed abbandonando alia spaventevol<br />
plena tende, vettovaglie e bagagli. Fu di questo tempo, al parere<br />
del Bergamaschi (1) che 1' acqua del Po ruinando inghiotti<br />
tutta la terra di Villafranca ora Franca appellata, e la chiesa<br />
antichissima col Monastero di S. Stefano, i di cui raonaci Ci-<br />
sterciesi dovettero per molti anni ufficiare nella Chiesa di S.<br />
Maria del Corno Vecchio fmche venne col tempo innalxato un<br />
hovello monastero piii vicino al luogo che parimenti chiamasi<br />
S. Stefano.<br />
Morto nel 1242 il vescovo Ottobello, la sede vescovile di<br />
Lodi rimase vacante per dieci anni (2) giacche avendo la citta<br />
aderito all' Imperatore Federico IT nemico della Chiesa, era<br />
perci6 stata dalla Corte Romanasottoposta all'interdetto. Queste<br />
sventure ebbero incominciamento colle fazioni fatali dei Guelfi e<br />
dei Ghibellini, che nate in Germania colla venuta dell'Impera-<br />
tore in Italia, si radicarono in Lombardia. I Ghibellini parti-<br />
giani dell'Imperio inferocendo contro i Guelfi s' impadronirono<br />
de' loro beni e di quegli della Chiesa e degli ecclesiastici. S'e-<br />
rano i Guelfi fortificati nel Castello di Brembio, per la qual<br />
cosa i Cremonesi (3) a' tempi del Conte Lantelmo da Cassano<br />
lodigiano loro pretore vennero in ajuto dei Ghibellini Lodigiani<br />
e s'impadronirono di Brembio. Percio Masnerio da Borgo Po«<br />
destk di Lodi pose fra gli statuti della citta che gli Abboni,<br />
Azzari e Sacchi capi de' Guelfi lodigiani non pote.ssero giammai<br />
per I'avvenire abitare od aver proprieta nel castello o territorio<br />
di Brembio obbligando altresi i podesla suoi successori al giu-<br />
(1) Francesco Bergamaschi: Croniche deU'Abbalia di S. Stefano lodigiano. Mi.<br />
(2) P. Aless. Ciseri: Vile dei Vescori di Lodi;<br />
dei yesrcvi lodigiani, t. 1. Ms.<br />
- Gio. Matleo Manfredi: V»7«<br />
(3) Ludovici Cavilclli: Annalrs, - M. Bernardino Corio: Hiaiona di Milano^<br />
q. 2. - Gio. Malleo Manfredi Vita dei Vescovi Lodigiani, t. 1. raSi - Gio. Bal-<br />
tista Viilanova: Istoria della cilia di Lodi^ lib. 3.
- 1S3 —<br />
ramento d' un tale statulo, e pose in quel castello iin pretore<br />
dipondente dal comiine di Lodi col diritto di tenervi Corte.<br />
Per6 verso il 1250 corsero piii clie mai violenti le fazioni nella<br />
citta di Lodi. Sozzo Vistarino capo dei (ihiLiollini aveva cliiesto<br />
I'ajiito dei niilanesi, e gli Overgnaghi capi dei Guelfi qaello di<br />
Ezzelino da Romano e di Buoso da Dovara; nia dopo una pugna<br />
avvenuta tra le vie della citta gli Overgnaghi cogli Abloni, gli<br />
Azzari ed i Sacchi loro aderenti dovettero uscirnc e ricoverarsi<br />
nuovamcnte nel forte Castello di Brembio. Ma nel 1251 venne<br />
conchiusa fra i due partiti la pace, a i)atto per6 che la fazione<br />
degli Overgnaglii, dice il Corio, nel Castello di Bretvhio non<br />
potesse mettere Podesta ne tener corte, alia qual dignita fiirono<br />
finalmente restituiti nel 1353.<br />
I Piacentini alleati dei Milanesi sostenevano tuttavia coraggiosamente<br />
la guerra contro lo scomunicato Federico e femendo<br />
eh' esso ritirandosi in Cremona non assalisse il loro torritorio<br />
da quel lato, andarono distruggendo le terre che potessero servirgli<br />
di ricovero fra le quali nel 1250 restarono nuovamente<br />
preda delle fiamme, siccome avvenne nel 1237 i due luoghi di<br />
Monticello e delle Caselle veccbie delPoora. CascUe Lcndi (1).<br />
Ma queste continue guerre che scemavano la popolazioae e desolavano<br />
le campagne ridussero ben presto i Piacentini ad un<br />
orribile careslia. Scrive il Campi (2) che nel 1258 uno stajo di<br />
frumento vendevasi in Piacenza otto soldi (3). II Comune man-<br />
cava eziandio di denaro per mantenere le milizie e i cittadini.<br />
Esso fu quindi obbligato nello stess' anno a vendere a Nicolb<br />
ed Alberta fratelli de' Bagarotti per Lire 1277 e soldi iO (4)<br />
la meta della Corte di Fombio che poco prima aveva comperato<br />
4al Monaster© di S. Pietro in Celdoro di Pavia. Nulladimeno<br />
siccome nella vendita della Corte di Fombio fatta, come vedremo,<br />
nel 1299 ad Alberto Scotto dal Comune di Piacenza si<br />
comprende anco la meta venduta in quest' anno ai fralelli Ba-<br />
garotti; cosi e da tenersi non totalmente precisa una tale no-<br />
tizia dataci dal Campi, ma bens'i e da credere che per garanzia<br />
di quella somma avesse il comune concesso in pegno ai Bagarotti<br />
la meta della Corte di Fombio.<br />
Travagliata Cremona dalle fazioni al pari delle altre citta<br />
d'ltalia, i Ghibellini fuorusciti avevano per loro difesa alzata una<br />
rocca fortissima ed una torre in Maccasiwma ora Maccastorna,<br />
(1) Can. Pier Maria Campi: Isloria ecrAesinslica di Piacenza, t. -2. lib. 17.<br />
(2) Can. Pier Maria Cam[»i: Isloria ecclesiaslica di Piacenza, t. 2. lib. 18.<br />
(3) OUo soldi d'allora fanno GO lire ii Milaiio.<br />
(4) Circa 2U0000 lire di Milano.
- 184 -<br />
ed altrimenti chiamata Belpavone (1) castello che favoreggiato<br />
dalle lagune dell'Adda die lo circondavano divenne col tempo<br />
uno dei piu importaiiti dello Stato di Milano. Premendo ai<br />
Guelfi di Cremona d'avere nelle loro mani quella rocca e di<br />
scacciarvi i partigiani dell'altra fazione vi si posero aU'essedio<br />
neli'anno 1250, Costante fu il valore dei Ghibellini che vi sta-<br />
vano alia difesa che de' Guelfi aH'oflesa, che malagevole n' era<br />
certamente la conquista si pel valore degli assediati che pella<br />
natura del sito. Grandissima perci6 fu la strage d'ambe le parti<br />
e solo dopo un' anno d'assedio poterono i Guelfi impadronirsene<br />
il 24 Maggio 1251 e la distrussero per poscia riedificarla ben<br />
tosto. Milano era pure divisa fra i Visconti e i Torriani, e poiche<br />
furono questi ultimi cacciati dalla Citta si rifuggiarono appresso<br />
i lodigirmi. Per tal cagione il marchese di Monferrato qual Po-<br />
desta di Milano, unito alle milizie dell' Arcivescovo Ottone Vi-<br />
sconti ed ai Pavesi venne sul lodigiano, ove (2) dopo aver fatta<br />
la conquista di varie rocche, die' fuoco il 24 tsettembre 1278 al<br />
ponte sul Lambro vicino a S. Colombano, Intanto i Cremonesi<br />
e Parmigiani temendo i progressi del Marchese di Monferrato e<br />
della potenza Viscontea accorsero unitamente a Pizzighettone, onde<br />
proteggere quella piazza importantissima, e minacciare il Mar-<br />
chese (olla loro presenza, mossa che noi vedremo tra poco ri-<br />
petuta. Pare che durante una tale invasione il Marchese di<br />
Monferrato si fosse impadronito anco del Castello di S. Fiorano,<br />
giacche il Musso ci racconta (3) che I'anno dopo Lodigiani e<br />
Cremonesi vi posero I'assedio, e dopo averne fatta la conquista,<br />
lo distrussero. U Monferrato che pel soccorso dato ai Lodigiani<br />
dai Cremonesi e Parmigiani non aveva potuto ottenere I'intento<br />
di cacciare i Torriani da Lodi nell'Agosto del 1281 recossi con<br />
un esercito di Milanesi, Comaschi, Vercellesi, Novaresi e Sviz-<br />
zeri nuovaraente sul Lodigiano, mentre un' altra mano di Mila-<br />
nesi e Pavesi s'accampava a S. Colombano, onde tenere i Cremonesi<br />
in soggezione (4). 1 Cremonesi non poterono infatti im-<br />
pedire che alcune castella del Lodigiano, fra le quali Maleo e<br />
Castiglione cadessero in mano dell' inimico, ma fatta da lore<br />
(I) Sforia della famiglia Bevilaqua - P. Alessando Ciseri: Istoria Sacro-pro*<br />
fana di Lodi, - Antonio Campo: DeW istoria di Cremona, - Ludovici Cavilelli:<br />
Annates.<br />
(2)^Giuiini Conte Giorgio: Memorie della Citld e Campagna di Milano, t.<br />
8. - M. Bernardino Corio: Istoria della (Jittu di Milano, p. 2.<br />
(3) Johann. de Mussis: Chronicon Placent. in Race. Mural, t. 16.- PoggialiJ<br />
Memorie storiche di Piacenza, t. 5.<br />
(4) Giulini Conte Giorgio: Memorie della Citta e Campagna di Milano^ I.<br />
8. - M. BernardiQo Corio: Istoria di Milano, p. 2*
— m -<br />
prestamente la pac»^ coi Parmigiani coi quali cr:\no in guerra<br />
a quel tempo, si unirono ai Heggiani, Modenesi eil al ^[archeso<br />
d'Kste e s'avanzarono insieme sino a Pizzighettone. Di la passando<br />
I'Adda talvolta inquiotavano con alcunc ziilTe parziali i Mihuiesi,<br />
ciie accorrevano da S. Colombano, e tencndo qiundi riniiiiico<br />
che faceva 1' assedio di Lodi, nel timore continuo di una sor-<br />
presa lo forzarono in tal niodo a sloggiare dal contado ed a<br />
lasciaro in pace per allora i Torriani rincliiusi nella citta. In-<br />
tanto i Cremonesi cercando di ritogliere ai Milanesi i forti di<br />
Castiglione e Maleo si posero all'assedio di quest' ultimo, ma i<br />
Piacentini che tenevano le parti del Visconte v' accorsero pre-<br />
stamente nel 1204, ed attaccata la pugna cogli assedianti li posero<br />
in fuga 6 loro fecero GO prigioni (I). — Pero I'anno dopo<br />
tornarono i Cremonesi in campagna e si posero all'assedio di<br />
Castiglione difeso dai fuorusciti Lodigiani, e circondato da so-<br />
lide mura innalzatevi dai Milanesi. A questa novella Matteo Vis-<br />
conti Signore di Milano e Vicario Imperiale portossi coUe mi-<br />
lizie dei Hresciani allavoltadi Castiglione, mentre i Piacentini dal<br />
loro canto onde ajutare le mosse del Magno Matteo s'avvanza-<br />
vano con forte esercito a Guardamiglio. Udite dai Cremonesi le<br />
mosse dei nemici, e temendo che loro venisse chiuso il passo<br />
alia ritirata si rifugiarono in Lodi, abbandonando in tal guisa<br />
I'assedio incominciato. Percio Matteo portossi co' Bresciani Til<br />
di Giugno a Lodi Vecchio da lui nel mese antecedente fortifi-<br />
cato la dimorando per qnalche giorno, si rivolse il 18 verso<br />
S. Colombano onde ingannare il nemico; ma i Milanesi e i fuo-<br />
rusciti Lodigiani che erano alia difesa di Castiglione creden-<br />
dosi da quelle mosse abbandonati e traditi escirono di quelia<br />
rocca e si ricongiunsero a Matteo, che partendo improvvisamente<br />
il 24 da S. Colombano, marcio con tutte le sue forze<br />
sommanti a 30 mila soldati verso di Lodisperando di trovare la<br />
citta spovveduta o non pronta a tanta difesa. Ma deluso nel suo<br />
progetto vendicossi colrovinare il contado e col porre a fuoco<br />
i borghi della citta, ritirandosi poscia pella via di Lavagna a<br />
Milano, dove nel Settembre successivo firmo la pace coi Lo-<br />
digiani.<br />
Era a questi tempi Signore di Piacenza Alberto Scotto il<br />
Magno amico del Signore di Milano Matteo Visconti. U Comune<br />
(1) Poggiali: SUmorie Sloriche di l>iaren:a,U(i. - Pclrusdc Ripalla: Chro'<br />
nicon I'lacenl. in Race. Muralori. - Giuliiii Conic liiorgio-.MemonedetlaCitlA<br />
e C'vnpagna di ililuno, t. 8. - Vinceiizo Bosclli: DcUe Islorie I'iacentinr, I. 1.<br />
lib. 2. - .M. Bernardino Coriu: Istoria di Milano, p. 2. - Gio. Ball. Vilianova:<br />
liloria della Cilln di Lodi, lib. 3.
di Piacenza o per divozione verso il Signer suo o per domanda<br />
ch' ei ne facesse, lo investi a titolo di fitto perpetuo e mediante<br />
rannuo censo di Lire 50 (i) della proprieta di Fombio, il 19<br />
Marzo 4299. Quest' investitura passabile anche ai suoi eredi<br />
venne espressa, dice il Poggiali (2) coi termini i piu forti e<br />
colle pill significanti formole che adoperar potesse in que' rozzi<br />
tempi la Notaria. Uno degli obblighi che vennero imposti alio<br />
Scotto, fii che ei dovesse erigere in Fombio un castello, onde<br />
potessero all'occasione trovarvi ricovero quegli abitatori. Questa<br />
investitura adunque fatta ad fictum el jure ficti in perpetuum<br />
s'intese estesa sul luogo e pertinenze di Fombio, e quindi sopra<br />
omnibus el singulis domibus, casamenlis, Icrris el possessionibus,<br />
cultis el incultis, boschivis, gerbidis el pralivis, vet vinealis, ne-<br />
moribus el silvis, ripis et minis, piscaris, venalionibus, aquis<br />
et aquarum juribus et aquae ductibus, pascuis el pascalis, de-<br />
cimis et decimariis et decimarum perceptionibus, jnrisditiones<br />
et honoribus, angariis el perangariis, ficlis, feudis el juribus<br />
vassallorum, el universis alii juribus quibuscumque ipsius loci<br />
Fomhii ed altretali diritti e giurisdizioni coll'obbligo ad Alberto<br />
di dover fabbricare a proprie spese in Fombio U7iam Fortaliciam<br />
sive munitionem habilem et decenlem ad tuitionem et defentionem<br />
ipsius loci, et ad quam, sive in qua, hornines dicti loci, sive illius<br />
Curiae, seu contratae, unum expedierit possiiit se ibidem redu-<br />
cere tempore opportune. Una simile convenzione avvenne in<br />
Lodi verso il 1300, della quale citta essendosi reso padrone<br />
Antonio Fissiraga, ottenne dal Vescovo Bernardo Talente (3)<br />
che per 24 anni gli fossero concesse in affitto le castella di Castiglione<br />
e di Cavenago, e le Corti di Secugnago e di Somma-<br />
riva, ora Soltarico, colle rispettive giurisdizioni e pertinenze<br />
per I'annuo censo di Lire 190 (4).<br />
Perduta da Matteo Visconti il 14 Giugno 1302 la Signoria<br />
di Milano per opera de' Torriani e d'Alberto Scotto Signore di<br />
Piacenza ed un tempo amico suo, questi non permise al Vis-<br />
conte ch'escir potesse di Piacenza che prima non gli ebbe con-<br />
segnata la forte rocca di S, Colombano che venne tantosto<br />
(1) Circa Lire 7500 di Milano.<br />
(2) Poggiali: Mcmorie slnrich« di Viorcnza, t. 6. -Sansovino: Dclle fami-<br />
glie illuslri d'Hnlia. - Can. I'icr Maria Campi: Isloria ecclesiastica di Piacenza,<br />
t. 3. lib. 20. - Umbertus Localus: Dc IHacentinae urbis origine etc. - Vincenzo<br />
Rosclii: IJelle Isloric Piaccnline, I. 1. lib. 11,<br />
(3) Giamballisia Molossi; Memerie di alctmi illusti di Lodi,l 1.- P. Fran*<br />
cesco Zaccaria: Ser. Epis. Laud. ms.<br />
(4) Circa Milanese L. 25000.
smantellata e nella quale Matton aveva infendimento di rinchiil-<br />
dersi (1). Tale era la potenza dello Scotto a quo' d] che i<br />
Guelli I'aveano eletto signore di Bergamo e di Tortona; per la<br />
qiial cosa iugelositi i Delia Torre che egli aspirar volesse al<br />
dominio della citta di Milano, rozzainente ne lo cacciarono. Of-<br />
feso lo Scotto per tanto insuito ricevuto dai Torriani, che a lui<br />
solo erano debitor! del ricupcrato dominio, divenne loro giurato<br />
nemico, e nuovamente stringeiido amicizia coll'antico suo compagno<br />
Matteo lo accolse in Piacenza dopo la sconfitta che gli<br />
ebbero data i Milanesi ed i Comaschi. Quindi ogni mezzo adoperando<br />
per indebolire la lega del Torriani, voile che Alatteo<br />
uscendo di Piacenza con alcune milizie di Parma, Tortona, Alessandria,<br />
Mantova e Verona ascendenti a 500 lance e GOOO<br />
fanti tentasse il hcupero dell'avito dominio. Attraversato percid<br />
il Po da Matteo nel 18 Settembre 1302 con quelle truppe, e i<br />
proscritti della sua fazione chiamati Malesardi in allora, colla<br />
speranza che Alberto lo raggiungorebbe col nerbo dell'esercito,<br />
s'avauz6 egli insino ad Orio, ove dopo avere atteso invano la<br />
venuta del mendace Alberto si ritiro di bel nuovo in Piacenza,<br />
poiche alia novella della sua comparsa tutta in armi accorreva<br />
la Lega a' siioi danni e gia Cremonesi e Cremaschi s'erano a-<br />
vanziti a Pizzighettone. L'infelice Matteo surnomato il Magno 6<br />
che certamente meritava una sorte piii degna dell'animo suo,<br />
ingannato e tradito da tutti, venne finalmente in mano de' suol<br />
nemici che lo rinchiusero per qualche tempo nel castello di S.<br />
Colombano. Di la si ritiro egli a Nogarola villaggio del Vero-<br />
nese, vivendo una vita tutta campestre e pacilica, ed ove fu de-<br />
riso dal suo rivale Guido della Torre, che inebbriato della sorridente<br />
fortuna gli aveva fatto chiedere come vivesse e quando<br />
sperasse di riveder Milano. Matteo quietamente passeggiando<br />
sulle sponde dell'Adige rispose al messo: « Come io vivo tu lo<br />
vedi; io torner5 in patria allorquando i peccati dei Torriani a-<br />
vranno sovverchiato i miei. » N6 tardo quel tempo. Richiamato<br />
dairimperatore Enrico a Milano per gli uffici dell' illustre suo<br />
amico Francesco da Garbagnate ne riacquist6 ben anche la Si-<br />
gnoria, dopo di che I'orgoglioso Guido ne fu cacciato. Ma ingiu*<br />
stamente perseguitato da' Pontefici, le citta del suo dominio<br />
poste all'interdetto, egli stesso piii volte, e i suoi discendenti<br />
insino alia quarta generazione, scomunicato come eretico e reo<br />
(1) Foggiali: Memorie htoriche di Piacenza, l. 6.- Vincenzo Bosclii: Delle<br />
islorie I'iacenline, I. 1. lib. 2. - Antmles MedioU nella Race. Muralori t. 16, -<br />
Oiuliiii Conle Giorgio: Meimrin della Cilia e Campagna di Mtlano I. S. - M,<br />
Bernardino Corio: L'Isloria di MilanOy p. 2.
— 188 -<br />
di sacrilegio, quest'ullimo periodo di sua vita benclio piu fortu-<br />
nato fu per esso il piu dcdoroso, sicclie oppresso dai disgusti<br />
mori di 72 anni senza tornba, poiche I'anatema gli pesava tut-<br />
tora sul capo.<br />
La Mensa vescovile di Lodi a cagione delle guerre passate<br />
e delle fazioni aveva perduto gran parte dei suoi possedimenti<br />
oltre al pregev^Dle diritto di pescar I'oro nell'Adda, per cui il<br />
Vescovo di Lodi Egidio dell'Acqua ne chiese all'Imperatore En-<br />
rico di Lussenburgo la conferma, nella quale parlando appunto<br />
della pesca deH'oro si esprime in tal mode: «... quatenus eidem<br />
ecclesiae episcopatus... redilus auri, quod annue levatiir in ripis<br />
fluminis a Cornaiano Bertaro usque ad Castrum novum huchae<br />
Abduae vel saltern intra curtem Galgagnani et curtem Castionis<br />
quae sunt curtes episcopatus prefati iuris imperii inter ilia con-<br />
finia reddilus auri quod ibidem de cetero lavabitur de speciali<br />
gratia cum omnibus alluvionihus et glareis dicti fluminis Abduae<br />
ab utraque parte riparum quae sunt et de cetero insurgent<br />
secundum metum superius pretaxatam ob vestrorum remedio<br />
peccatorum de novo concedere degnamijii (i).<br />
Pertanto I'lmperatore con altro diploma dell'S Gennajo 1311<br />
aderi pienamente all' istanza del Vescovo ed al medesimo con-<br />
ferm^i tutti i beni che la sua Mensa aveva ricevuti in dono dai<br />
Sovrani suoi antecessor^ II diploma relativo ci ha conservato<br />
rUghelli neWJtalia Sacra, torn. IV.<br />
Ottenuto dai Vescovo questo diploma e dubitando d' altro<br />
lato che i suoi vassalli non avessero nullostante ad ubbidireli<br />
come per tante volte ne avevano fatto esperimento i di lui an-<br />
tecessori, prego I'lmperatore^ che egli stesso ordinasse agli uo-<br />
mini de' suoi feudi di espressamente osi^ervargli ubbidienza e<br />
fedelta con un'altra lettera scritta tre giorni dopo. Convien per6<br />
credere che il vescovo Egidio possedesse altri beni, benche non<br />
colla ragione del feudo, giacche egli in seguito esegui vari af-<br />
litti di suoi beni che possedeva eziandio (2) in Camairago, Sa-<br />
larano, Regona e S. Bassiano sul Cremonese unitamente al diritto<br />
di pescar nel lago de' Barilli per annui soldi 40 (3) e died<br />
libbre gro^^se di pesce.<br />
(continua)*<br />
(i) Delle Aniichita Longohardico Milanesi. Diss. XXXIX, toni. I.<br />
(2) Giamb. Molossi: Memorie di alcuni iiomini illiislri di Lodi, I. I.<br />
(3) Circa mil. lire 150.
~ 189 -<br />
§ui(iosita: UTOHjicnis<br />
(Conlinuazionc vcdi Nunioro prcccdciile)<br />
DELIA CGLONICA LODIGIANA<br />
Propria corum bona. Nemnieno in qiiesto dice la verita,<br />
non esseiulo iilonti in cansa sino ad era i beni proprii e patrimoniali,<br />
nonostante la tiichiaiazione dei nostri Decurioni cd 11<br />
sapere clie in allri stati di Sna Maesta in Italia e specialmente<br />
nel regno di Napoli, gli stessi beni patrimoniali d'ecclesiastici<br />
sono pre
— 190 —<br />
Triulzio governatore generale. Venne ricevuto in Milano il cardinale<br />
Ascanio Sforza ai 3 Febbraio 1506 e subito la nostra<br />
citta fu invitata a seguire la sua parte per cui Lancelotto Vistarino<br />
ai 4 dello stesso mese prest5 giuramento insieme a molte<br />
altre citta della Lombardia. nur6 poco qnesla fortuna del Dnca,<br />
che ai 17 dello stesso mese, Ambroglo Triulzio e Socino Benzone<br />
passata I'Adda con gente della Signoria Veneta sorpresero<br />
Lodi, entrando per Porta Regale con intelligenza d'alcuni soldaii<br />
della fazione giielfa. E Gian Giacomo Triulzio ingrossato<br />
con 10000 Svizzeri, 6000 francesi e 1500 cavalli condotti dal<br />
Tramouille e dal cardinale di Rohan, pose I'assedio a Novara,<br />
e corrotto con buona somma di denari quel presidio svizzero,<br />
ebbe colla citta agli 11 Aprile il Duca stesso a man salva, inviandolo<br />
prigione in Francia e ricevette in grazia i Milanesi, i<br />
Lodigiani ed altri solhvati collo sborso di 300000 scudi tra<br />
tutti.<br />
Le scorrerie degli Svizzeri e Grigioni nell'anno 1502 nello<br />
Stato, occupando da Musocco a Lucerna, le rivolte di Genova<br />
dell'anno 1507, i tentativi dell'imperatore Massimiliano in Italia<br />
nell'anno 1508 non lasciarono lungo tempo disarmati i Francesi<br />
in Italia. Crebbero i tumulti nel 1509, colla mossa d' armi di<br />
Luigi XII contro i Veneziani, contro i quali avendo fulminato<br />
Giulio 11° le censure, lo concito nello stesso tempo contro loro<br />
le armi dei maggiori principi della Cristianita mediante la Lega<br />
di Cambrai, per il che i Veneziani perdettero tutto il dominio<br />
di Terra ferma.<br />
Luigi XII" affrontatili ai 14 di Maggio in Geradadda, n'ebbe<br />
la famosa vittoria chiamata di Vallate (1), o d' Agnadello per<br />
la quale gli vennero nelle mani con facilita le piazze di Cremona,<br />
Bergamo, Brescia, Peschiera e Pizzighettone.<br />
Sul principio del 1510 il Pontefice presente il Sacro Collegio<br />
accolse gli ambasciatori veneti prostratisi ai piedi avanti<br />
la porta maggiore di S. Pietro, giurando essi a nome della Repubblica<br />
d'astenersi in perpetuo dall 'impor decime ed altre<br />
gravezze sopra beni ecclesiastici o luoghi immuni, di restituire i<br />
denari riscossi per I'addietro sui detti beni e ristorare le chiese<br />
dai danni patiti. Dopo cio ricevutili in grazia, permise ai baroni<br />
romani di pigliar cariche dalla Signoria, e lev6 gli Svizzeri<br />
dall'amicizia di Francia, mentre nell'istesso anno scorrazzarono<br />
in grosso numero sul Milanese, senz'altro tentativo, perche costretti<br />
per mancanza di denari e di vettovaglie a ritornarsene<br />
alle case loro.<br />
L'anno 1511 avendo guerra i Francesi col Pontefice e Veneziani,<br />
mori in Correggio scomunicato Claremont governatore<br />
di Milano e Capitano generale del Re in Italia, prima che gli<br />
potesse giungere da Roma I'assoluzione da esso con scrittura<br />
pubblica instantemente richiesa. L'anno stesso ai 5 d'Ottobre<br />
fu giurata lega tra il Papa, il Re cattolico e la Repubblica Veneta<br />
per scacciar d'ltalia i Francesi, fautori di scisma per mezzo<br />
del Concilio Pisano.<br />
(1) Guicciardiui: Istoria d'llalia.
- 101 -<br />
Dopo la niemorabile piornata di Ravenna ricliiamati dalriniperutore<br />
i I'anti tedesclii clie inilitavano nel canipo francese,<br />
ed ingrossate le gonti voneziane a Verona coU'arrivo di buon<br />
niimeio di Svi/zcri, liesci facile all'esercito deila Lega comandato<br />
dal cardinale di Sion e da monsignor Sforza voscovo di<br />
Lodi, la ricupera di Cremona e poscia di Loili ai 11} di Giugno<br />
151*2 (I) 6 finalmente di Milano col riinanente dello Stato a<br />
benelizio di Massiniiliano Sforza figlio di Ludovico il Moro.<br />
Nel 1513 ritornato il Tiinlzio in Italia, prcse Alessandia ed<br />
Asti; percio tinnultuaiido i Guelli in Milano, si dichiaro quelia<br />
citta a' 28 di Maggio |)er Francia ed ai 30 Cremona e Lodi.<br />
Cio per poco tempo, poiclie rotto a Novara I'esercito francese<br />
dagli Svizzeri ai di Giugno, al gioino seguente tutte quelle<br />
citta mandarono inviati al Dnca per chieder perdono, clie fu<br />
loro concesso pagando certa quantita di danaro agli Svizzeri.<br />
Nell'istesso tempo fu conchiusa in Francia (^1) tra quel re ed i<br />
Veneti a danni del Duca, una nuova lega maneggiata dal Gritti<br />
ed Alviano ivi prigioni. Fu appunto in quell'estate che le gentl<br />
di Renzo da Ceri scorrazzando da Crema, maltrattarono il Lodigiano.<br />
Ai 10 di Giugno fu arso Spino e saccheggiato Pandino.<br />
Per vendicarsi di questi insulti il Duca venne in parere di<br />
attaccar Crema. L'assedio nel Maggio dell' anno "1514 sotto il<br />
comando di Prospero Colonna e Silvio Savello che duro sine<br />
aU'Agcsto. In questo stato erano le cose nostre, quando cossate<br />
appena le scorrerie, la citta era ingombrata da gran massa di<br />
genti concorsevi da tutto lo Stato, quale piazza opportuna per<br />
soccorrer le genti accampate. Allora dai nostri Decurioni fa<br />
presa la suddetta deliberazione a favore degli ecclesiastici per<br />
rimmunita dei beni patrimoniali.<br />
E vero che non cosi presto la deliberazione ebbe il suo effetto,<br />
ricercandosi per avventura la conferma del Duca, come<br />
lo dinotano le parole: quantum in sc est, e per le frequenti mutazioni<br />
di Signoria che ben presto seguirono. Infatti morto Luigi<br />
XII* di Francia il 1 Gennajo 1515 e successogli Francesco I",<br />
questi unitosi tosto coi Veneziani e coi Genovesi pens6 alTim.<br />
presa d'ltalia, raccogliendo potentissimo esercito. All'arrivo del<br />
re di qua dai monti Renzo da Cerri occupo Lodi (3) colie forze<br />
della Signoria, ma qui in Lodi venuto in disparere con FAlviano<br />
suo generale, sacclieggiate le case dei Ghibellini abbandonolla.<br />
Fu di nuovo presidiata dal cardinal di Sion con poclii Svizzeri,<br />
che intesa la venuta del re a Melegnano si ritiro manomettendo<br />
prima le case dei Guelfi. Intanto le genti iiontiticie e spagnuole,<br />
ch' erano in Piacenza comandate da Lorenzo de' Medici nipote<br />
del papa e dal vicere di Napoli, designando di pigliar [)Osto qua<br />
per impedirr all'Alviano la via di Melegnano, furono prevenuti<br />
da cento lancie francesi e poscia dallo stesso Alviano, il quale<br />
col suo ajuto Gontribui alia gran vittoria riportata dal re a Melegnano;<br />
onde Massimiliano Sforza fu costretto ancora a cedeie<br />
lo Stato e paiisar in Francia.<br />
(I) Cnvilflio: Antiali di Cn'tnorio.<br />
(2j Alarnatio Fiiiu; Sloria di (.nma.<br />
(3) Uuicciardini; ^(oria dltalia.
— l'J2 —<br />
L'anno d5iG per tante tiirbolenze d' Italia, dall' imperatore<br />
Massimiliano allestito numeroso esercito di Svizzeri, Spagnuoli,<br />
Italian! e Lanzichenecchi marcio a questa volta, e passata I'Adda<br />
ge gli arrese Lodi per opera di Ludovico Vistarino ed altri nobili<br />
luorusciti, die miJitarono seco sotto Marc' Antonio Colonna,<br />
tra i quali Ambrogio Boldone, Giovan M. Berinzago e Stefano<br />
Gavazzo maltrattando la fazione guelfa. In quest'occasiono ebbe<br />
la nostra citta a proveder di viveri il campo imperiale (1),<br />
mentre durava I'assedio di Milano. E nel ritorno di quelle genti<br />
essendosi ammuttinati 45 mila Svizzeri qui in Lodi, ridussero la<br />
citta in diciotto giorni a pessimo partito; sinche pattuito colla<br />
medesima citta (2) in grossa somma di denari, presero commiato,<br />
essendo Milano meramente presidiata da Lautrech gO'<br />
vernatore di ]\Iilano.<br />
In tante pubbliche calamita, sebbene il clero non godesse<br />
pienamente dell' esenzione suddetta per difetto della conferma<br />
del principe, pure era meglio trattato d' oggidi, fede ne faccia<br />
I'ordine seguente:<br />
» Magnifici Domini plur hon: Poiche intendo cbe alcuni<br />
di questa terra di Lodi, asserendo esser essi beneficiati, non<br />
vogllono carico alcuno di soldati; Hem alcuni altri, quali sono<br />
soldati e per questo voler difendere tutti i suoi beni e de' suoi<br />
fratelli e parenti; percio ordino che egualmente ognuno patisca<br />
la sua porzione, che V. S. non esenterete persona alcuna servando<br />
I'ordine infrascritto, cioe:<br />
Che li capi clericati per li bejii godono per li beneficii;<br />
essi clericati li preserverete exempti per li lor beneficii tanto<br />
et per il resto delli lor beni li larete pagare.<br />
Item che quelli quali sono soldati della Regia Maesta vol<br />
li preservate esenti per la lor portione delli beni tanto et per<br />
il resto delli altri fratelli o parenti dove habitano in comune li<br />
farete pagare, procedendo in questo con quelle executioni che<br />
pareranno espedienti. Et in questo non mancherete et tenereto<br />
buon ordine. Bene valete ».<br />
Mediolani, 23 Novembris 1517.<br />
Magnificis et Praestanlissimis<br />
Dominis Praeiori et Presidentibus<br />
Laudae, mnicis Carissimis.<br />
Laude<br />
Cum sigillo.<br />
V. R, Parfois<br />
Regius Commissarius.<br />
(1) Hem e I'oralionc di Barlolomco Corrado giureconsulto e console.<br />
(2) Cavileilo: Sloria di Cremona.<br />
Sac. Andrea Timolati, Dircllore.<br />
Lodi 1882. Tip. QuiricoeC- Camagm Uii'SErrE, Gerenle responsale.
Acerrn<br />
Kelp^ivone<br />
Borlonica<br />
IKDICE<br />
DI LUOGHI I.ODIGIANI<br />
Boij.'li»'tlo<br />
Bor^lii tli Lodivoocliio »<br />
Uor^'o Casca di Lodivtccliio<br />
Bosco Bulchignaiio<br />
JJiazzalfiigo<br />
Breinbio » 53,<br />
Brcnibiolo<br />
Camaiiago<br />
Can)|io llinaldo<br />
Candi<br />
»<br />
Pag. 23, 2i 25<br />
123<br />
18i<br />
11";<br />
•«•<br />
81)<br />
8:;<br />
. 82<br />
» 11"J<br />
. 76<br />
182, 183<br />
> 40<br />
1, 83, 118, 188<br />
> 41<br />
> 13<br />
Canlonale (Campo malo) » !i4, 83, 138<br />
Capiellania di S. Giuliano » 82<br />
Girossa > 27<br />
Ca 28, 57, 70<br />
Cascina dei rasscriiii » 71<br />
Casclle Landi » 57, 172, 183<br />
Casloggio » iC<br />
CasUilo di Lodi » 15<br />
Castillo di S. Colombano » 132<br />
Castelnuovo bocca d'Adda > 25, 38, 85,<br />
88, 99, 102<br />
Caslione » 50. 70, 86, 89, 91, 118, 121,<br />
135, 167 ISi, 185, 186, 188<br />
Cavacuria . 52. 57, 116, 118, 13S<br />
Cavcnago . 91, 121, 127, 135, 167, 186<br />
Cavi'igo » 76<br />
Chifs:i di S. Bassiano di Lodiv. > 145<br />
Cliiesa di S. I'ielro di Lodiv. » 97<br />
Codt'gno » 27, 53. 76, 89, 91, 102, 121,<br />
135, 136, 139, 167, 16S, 188<br />
CogozEO « 138<br />
Colicgiala di S. L.^rcnzo di Lodivccchio<br />
« 8<br />
Comnicnda di S. Giov. di Lodi » U<br />
Convenli sof^|i^cs^i » 128<br />
Corno giovine » 107<br />
Corno vecchio » 5i, 182<br />
torle Sanl' Andrea » 54, 181<br />
Coilc Sommariva 91, 186<br />
Farizago c sua Cosia 12<br />
Fonibio . 43, 53, 56, 86, 87, 1C9, 183, 186<br />
Forum diuguiiloruru » 23<br />
Foisadollo — lossato alio, Dor-<br />
;:littfo . 85. 135<br />
Calgagnano . 91, 121. 167; 1fc8<br />
Gamorra<br />
GalltMa<br />
Gt-radadda<br />
Gera di I'izzigliellonc<br />
Giardino vcscovile<br />
Gradella<br />
Grafligiiana<br />
Giiarda iubbia (cavo)<br />
Pag. . 91<br />
. 57, 71<br />
> 12<br />
. 23, !;2<br />
. 127<br />
> 13S<br />
> 138<br />
> 4»<br />
Gnardaniiiilio » 26, 150, 172, 18[><br />
Lago Barili . 42, 70, 121, 16S, 188<br />
Lago I'ulignano » 11<br />
Lago S. \ ito » 13<br />
Lainbro . 37, 42, 121<br />
Lardera o Lardaria > 136<br />
Lavagna > 18!><br />
Liguria > 17<br />
Livraga . 91, 121, 135<br />
Lodi veccliio » 117, I8f><br />
Maccastonia (Casleiio di) . 128, 183<br />
Macollo Piibblico » 15<br />
Mairago » 50, 53<br />
Mairano > 83<br />
Maleo . 27, 37, 116, 184<br />
Mar Gerondo > 12, i'/,<br />
Massalcngo > 50<br />
iMclegnaiicilo > 50<br />
iMeiilo > §3<br />
Merlino > 135<br />
Mczzana Casali . 54, 55, 68, 87, 119, 138<br />
Mifiula , 27<br />
Moiiaslirolo > 57<br />
Moiile Kglu'zzonc » 119<br />
Monlc malo « 54, 120<br />
Moiilicelli » 57, US<br />
Morlizza > 43<br />
iMolla . 53<br />
Musco civico J- 1(><br />
Muzz^ » 151, 166<br />
.Muzzano » 7(»<br />
Noceto » 27, 36<br />
Orgnaga » 7<br />
Orio . 54, 91, 121, 181<br />
Uriolo . 70, 121<br />
O»|,od:ilc di S. Scpolcro di Lodi<br />
. vecchio . 6<br />
O.-pedalello (comiinc) » 166, 17<br />
Ospedali di Lodi » 7<br />
Osservazioiii sulie Coliinc di S.<br />
Colombano > 94
— 210 —<br />
Palazzelto (monaslcro dc'cappiiccini)<br />
Pag. 13<br />
Paiiflino » 191<br />
Paiillo . 123<br />
PpzzoIo de'Codazzi » 1(0<br />
Pixzolano » IfiG<br />
Pizzighollonc . 09, 88, 117, 118<br />
Porta al lalo sinislro della Cal-<br />
( 11, 14, lo<br />
Porta Roma o Cremonesc » 15, 16<br />
Prada » 54<br />
Qundrata padana > 23<br />
Uanora « 57<br />
R('c:liinera » 57<br />
Uegona . 27, 85, 1S8<br />
Rctcgno . 43, 56<br />
Honcadollo » 138<br />
Roncaglia . 27, 84, 91, 101, 116, 119, 1-22<br />
Roncarolo » 54, 56, 172<br />
Ronco Ronclii » 27, 121, 126 .<br />
Rovodaro » 27, 85<br />
Satcrano « 76, 188<br />
Salo » 91<br />
San Fiorano » 27, 56, 57, 167, 184<br />
San Colombano » 120, 138, 184, 185, I8ii<br />
San Mailino in Slrada » 121, 127, 167<br />
San Piolro di Lodivecchio » 35,57,126<br />
San PJPlro in Pirolo » 69<br />
San Piciro in Cicldoro » 169<br />
Sania Maria di Lodiveccliio » 127<br />
San Stol'ano al Corno » 40, 53,68, 69,<br />
71, 88, 99, 116, 135, 138, 167, 170,<br />
17 , 182<br />
San Vito (monaslero) . 68, 70, 170<br />
Secugnago » 40, 50, 53, 77, 90, 186<br />
Seniinario Vescovile » 127<br />
Senadogo » 121<br />
^•enna » 166<br />
Soitarico » 186<br />
Somagiia » 70, 116, 166<br />
Spodalc di S. Pielro di Senna » 99<br />
S|)ino » 191<br />
Torrella (anlicamentc Daiella) » 13<br />
Tiirano » 50 55, 68<br />
Valei-a Fralla » 138<br />
Valloria » 27, 83<br />
Via Eghezzone » 15, 58<br />
Via Maffeo Veggio » 15, 58<br />
Via Tresseni « 15<br />
Villa franca » 40<br />
Villa Pompejana » 61<br />
Vinzasca » 70<br />
Viladonc > 70, 86<br />
Zorlosco » 40, 70<br />
Zovcnigo giovine » 109<br />
Zovenigo vecchio » 1Q9<br />
KOMI DI PtRSONE<br />
Alviajio, Generale Voncto Pag. 191<br />
Andrea Vescovo di Lodi "» 55<br />
Arderico della Sala Podesia di<br />
Lodi > 126<br />
Arderico Vignali Vesc. di Lodi » 9<br />
Attila re degli Unni in Lodi » 179<br />
Barni Conic Giuseppe > 63<br />
Realrice di Rorgogna impcratr. » 10<br />
Rovio Caniillo prevoslo di San<br />
Salvatore » 19<br />
Berinzago Gio. Maria » 192<br />
Bertoetlo I'aoio slampalore lod. > 58<br />
Besana prof. Carlo > 80<br />
Rignami Giudice di Codogno » 168<br />
Riograli di S. Bassiano vesc, » 163<br />
Boldone Ambrogio » 192<br />
Bongiovanni Fissiraga vescovo » 123<br />
Bracco Anlonio Gius. vicario » 64<br />
Bruzzo Visconii » 92<br />
Buoso da Dovara » 183<br />
Cadamoslo — Nob. famiglia lodigiana<br />
a Vicenza e Venezia » 80<br />
Cadamoslo Davide, scritlore » 79<br />
Cadamoslo Lnigi, navigalore » 78<br />
Cadamoslo Pielro » 80<br />
Cainardo Giselberlo » 8<br />
Cardinale di Sion in Lodi » 191<br />
Carlo Mil re di Francia » 62, 64<br />
Cassino Lanfranco, vesc. di Lodi » 73<br />
Cassone della Torre signore d<br />
Lodi<br />
Cavezzali Gerolamo<br />
Cislercensi (i'P.) di Cerelo » 1<br />
Clero Lodigiano<br />
Codazzi Nol). Bassiano e Donalo<br />
Congregazione del Conlado » 1<br />
Consiglio Comunalc di Lodi<br />
Consorzio del Clero<br />
Corrado Barlolomeo<br />
Cremonesi Dolt. Sccondo<br />
Del Corno Alberico vescovo di<br />
Lodi<br />
Dell'Acgua Egidio vesc. di Lodi<br />
Diooleziano Impcralore in Lodi<br />
Enrico VII di Lussemburgo in<br />
Lodi<br />
Esposilori lodig. a Milano (1881)<br />
Ezzelino da Romano<br />
Fabbriceria della Caltcdrale<br />
Fabbrizio Maramaldo<br />
Federico I. Imperatore di Gcr-<br />
mania » 10<br />
Fissiraga Bongiovanni vescovo > 76<br />
Francesi in Lodi » 190<br />
Franchino Gaffurio » 16, 59<br />
Gallarali Giuseppe vesc. di Lodi » 64<br />
Gavazzi Alberto » 74<br />
0,<br />
122<br />
94<br />
171<br />
192<br />
90<br />
0, 143<br />
14<br />
64<br />
192<br />
80<br />
135<br />
188<br />
81<br />
188<br />
112<br />
183<br />
63<br />
15
0(lia Lodi »<br />
Loili I)t'ft>iulonU\ C'ationii'O » 19<br />
Lollodojjii Aj::;li, rodesia ili Lodi »<br />
Mifloo Vt'K'pU' »<br />
MaKloUi 1*. Antonio »<br />
Maiviano, Trosido ticlla cilia di<br />
Lodi<br />
»<br />
Maivlu'so di Monfcrralo ocoupa<br />
Lodi<br />
Massinuano Imix^raloro in Lodi »<br />
Mas>imiliano Iniporalore di Gorluania<br />
in Lodi »<br />
Meiiini Nob. faniijriia lodipiana »<br />
Mcrlino Alberitv vosc. di Lodi » 71),<br />
Minoja Anibrojiio, inaoslro di inusica<br />
»<br />
Mode^nani Baldassarc, pod(^sla »<br />
Monailie di S. \ inconzo in Lodi »<br />
Oldorico Gossolengo, vescovo di<br />
Lodi<br />
Osio Fclico commcnlalore dello<br />
slorico Morona »<br />
Ollavio Farnrso a Lodi »<br />
Ollobollo Soflionlino, vesoovo »<br />
Owi'jjrnajrhi, faniijilia lodig. »<br />
i'alalini, Conli di Lodi »<br />
Pallavicini Carlo vesc. di Lodi »<br />
»<br />
><br />
- 211 —<br />
83<br />
75<br />
127<br />
lS-2<br />
18:)<br />
99<br />
G3<br />
I'eria Giov. Dall. |inlro, maeslro di nmsica » "29, i"3<br />
Ramelli Gaotano, lillabile di l3orfllietlo<br />
» 100<br />
Rcnzo fla Cerri oocupa Lodi » 191<br />
San Barnaba A|»osioio » 1, 17, 33<br />
Ssiii Bassiano I'alrono di Lodi »<br />
li:j<br />
San Bernardino da Siena in Lodi »<br />
San Ciriaco Vll vcsc. di Lodi »<br />
San Dionigi vescovo di Lodi ><br />
San Gencbardo vescovo di Lodi <<br />
Ss. Gervasio c I'rotasio »<br />
San Giacomo vescovo di Lodi »<br />
San Giuiiano marlire lodig. »<br />
126<br />
81<br />
192<br />
76<br />
121<br />
16<br />
127<br />
13<br />
129,<br />
161<br />
59<br />
77<br />
97<br />
113<br />
50<br />
51<br />
66<br />
San Giuiiano vescovo e marlire » 66, 82<br />
San Giialliero Garbagni - » 12<br />
San Malusio vescovo di Lodi > 51<br />
Ss. Nabore e Felice » 50<br />
Ss. Nazaro e Celso » iiO<br />
Sania Savina dei Tresseni » 7, 60, 67<br />
San Siro vescovo di Ha via » IiO<br />
Scollo Albcrlo sign, di Fiacenza » 185<br />
Seistlio Claudio vescovo di Lodi » 73<br />
Sommariva I'ieiro » 55<br />
Sonniariva Zilio vcsc. di Lodi » 55<br />
'l.ilini I'iflro, suoi scritti » 78<br />
Taveriia Lodovico vcsc. di Lodi • 19, 6<br />
192 TNcozzi<br />
Basilic , pillore Png.<br />
12<br />
71<br />
IJi<br />
'!'( rorriani<br />
T^•ossi'ni<br />
T!'ress(Mii<br />
scacciali<br />
Fanone<br />
.Mbcrto<br />
da Lodi<br />
58 l; Jberlo dc'Caselli » 121<br />
19 I'ajrano padro Anselmo<br />
65<br />
\ I'esoovo anonimo di Lodi<br />
Y'ignali<br />
Giovanni sig. di Lodi<br />
\<br />
\;<br />
ilia Doll. Gomel lo »<br />
illanova V. Caiislo<br />
isotinti Malleo sig. di Milano i<br />
islarini Lodovico i<br />
islarini Gio. I'ielro lencnlc generale<br />
><br />
islarini Sozzo »<br />
y.<br />
iz/era Giuseppe di Codogno »<br />
INDICE DELLE VARIETA<br />
Benelicenza ai contadini Pag.<br />
Carroccio lombardo »<br />
Cari'slia sul lodigiano »<br />
Calendarjo Grcgoriano »<br />
Colonica Lodigiana » 17 3,<br />
Dirillo di pescar I'oro in Adda »<br />
Dignila dei Capilani e Valvassori »<br />
Uebilo dei Coiilado Lodigiano<br />
(175i)<br />
Esposizionc Musicale di Milano »<br />
Esposizione IJi.a inlernazionale<br />
Geogi'alica di Venozia »<br />
Esposizione delle osservnzioni<br />
meloorolog. di S. Colombano »<br />
Forniacgio lodigiano » 166,<br />
Inchiesla del Corpo Topogralico<br />
Franccsc ncli'anno 1802 »<br />
Musica<br />
Origine della Chiesa Lodigiana »<br />
Originc c nalura dei Feudi ccclesiaslico-civili<br />
» 72,<br />
Onoriliccnze decrelalc ai lodig.<br />
I'roverbio lodigiano »<br />
I'rivilogio imperiale per la navi-<br />
gazione sull'Adda<br />
Premiali Lodigiani all'Esposizione<br />
Nazionale di Milano (1881)<br />
Pace Ira Lodi e Crema »<br />
Pace Ira Lodi c Milano »<br />
Provvisionc del Comune di Lodi<br />
sulla Colonica »<br />
Passaggio di Iruppe in Lodi ><br />
Keclamo anlico Lodigiano » 140,<br />
Sloria della vila dei vcscovi di<br />
Lodi ><br />
Scomunira di Ollone Visconli<br />
ai Lodigiani » 122,<br />
Signoria Venela in Lodi »<br />
Vino di S. Colombano »<br />
»<br />
»<br />
1«<br />
126<br />
76<br />
74<br />
123<br />
66<br />
6.'><br />
128<br />
104, J 08<br />
19<br />
185,187<br />
15, 192<br />
128<br />
183<br />
80<br />
160<br />
85<br />
126<br />
127<br />
189<br />
69<br />
72<br />
157<br />
16<br />
96<br />
167<br />
103<br />
29<br />
1<br />
90<br />
176<br />
lOH<br />
108<br />
110<br />
126<br />
127<br />
17i<br />
189<br />
152<br />
126<br />
190<br />
133
PRSZZO L. 4